Preti, dono di Cristo all'umanità
-Studi sulla formazione al presbiterato
(Studi e ricerche)EAN 9788851406042
Nel campo della formazione teologica, pastorale e spirituale dei presbiteri vi sono libri che si pongono all’attenzione degli studiosi, dei formatori e, più in generale, di tutti coloro che, in diverso modo, sono coinvolti in questo delicatissimo compito educativo soprattutto per il loro contenuto. Toccando temi fondamentali dell’essere e dell’agire del presbitero, questi studi vanno al di là della semplice contingenza storica e lasciano una traccia duratura nel tempo perché propongono un orientamento per l’azione formativa e aprono piste per un ulteriore approfondimento. Vi sono, poi, testi che traggono la loro importanza per la capacità degli autori di saper cogliere il momento più opportuno per intervenire nel dibattito proponendo una prospettiva educativa originale, fondata su una riflessione di tipo progettuale, che magari si avvale anche dei risultati di una sperimentazione formati-va già concretamente verificata nel corso degli anni. Vi sono, infine, pubblicazioni che hanno il pregio di sapere unire tutti e due gli aspetti sopra indicati, presentandosi ricchi nella proposta formativa e corrispondenti alle attese del tempo e delle circostanze storiche. Sapienza educativa e attualità dell’offerta formativa fanno di questi studi un pregevole contributo di idee e di suggerimenti che arricchiscono la riflessione e danno un rinnovato vigore all’impegno pedagogico.
Il libro, curato da don Carlo dell’Osso, Direttore dell’Istituto Teologico Pugliese «Regina Apuliae», e don Luigi Renna, Rettore del Pontifico Seminario Regionale Pio XI di Molfetta, appartiene a quest’ultima categoria di testi, perché si presenta stimolante per la varietà degli studi e propositivo nell’individuazione di linee di orientamento nella formazione al presbiterato. Unendo insieme profondità di analisi e riflessione attenta alle diverse dimensioni della formazione, il libro – come auspicano gli stessi curatori – potrà risultare «utile non solo alla riflessione dei teologi, ma anche a coloro che danno la propria vita per la formazione dei futuri presbiteri» (11). Va riconosciuto ai due curatori l’indubbio merito di aver creato una feconda sinergia tra la riflessione proposta da alcuni professori dell’Istituto Teologico Pugliese e quella di altri teologi italiani di riconosciuto valore per il contributo offerto alla ricerca teologica. Non è un piccolo risultato l’aver unito voci diverse, raccogliendo contributi che si avvalgono di specifiche competenze e armonizzandoli in una visione unitaria. Ancor più apprezzabile è aver coinvolto le due istituzioni che essi rappresentano. Il libro, infatti, si presenta come «espressione di una profonda osmosi tra Seminario Regionale e Istituto Teologico perché si sofferma su una riflessione teologica sollecitata dai percorsi formativi, attenta ai «segni dei tempi», orientata dal Magistero» (9). Si evidenzia così la chiara intenzione di voler procedere insieme nel campo della formazione al presbiterato, seguendo un metodo di azione, non occasionale e passeggero, ma destinato a rimanere e ad approfondirsi nel tempo; un’ispirazione metodologica che intende valorizzare la collaborazione tra istituzioni diverse per creare un’interazione tra l’impegno culturale e l’itinerario formativo. Prospettiva, questa, assolutamente indispensabile nell’attuale contesto storico, attraversato da forme di frammentazione del sapere e da un’accentuata difficoltà in campo educativo.
Emerge, insomma, la consapevolezza che la for-mazione deve avvalersi di contributi diversificati, ma convergenti perché i molteplici aspetti della formazione possano implicarsi vicendevolmente e fecondarsi reciprocamente. Non è di secondaria importanza, poi, l’aver saputo cogliere il momento favo-revole per l’ideazione e l’attuazione di questo articolato progetto editoriale. Sotto questo profilo, può risultare utile richiamare i momenti più significativi della sua realizzazione perché ognuno di essi è come un tassello che illumina il valore del testo e fa emergere l’unità del progetto stesso. L’idea ispiratrice è maturata in occasione della celebrazione del centenario del Pontificio Seminario Regionale. Pensato e programmato dal precedente Ret-tore, mons. Antonio Ladisa, prematuramente scomparso mentre erano in corso gli appuntamenti previsti, la celebrazione del centenario – come ha scritto mons. Cacucci, Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese, nel Messaggio augurale – si prefiggeva non solo di fare memoria del passato, ma soprattutto di «scorgere i segni dei tempi nuovi e continuare a formare presbiteri fedeli a Dio e alla storia degli uomini».
Il libro si caratterizza proprio per lo sguardo rivolto al futuro della Chiesa italiana e pugliese; un futuro al quale i sacerdoti devono guardare con fiducia e speranza per offrire un servizio pastorale qualificato e creativo. La pubblicazione del volume, poi, è avvenuta nel contesto dell’Anno sacer-dotale, indetto da Benedetto XVI in occasione del 150° anniversario della morte del santo curato d’Ars, il cui esempio di vita e le modalità con le quali egli ha esercitato il ministero pastorale costituiscono ancora oggi un fulgido punto di riferimento per i presbiteri in cura d’anime. In questo senso, il volume diventa un dono fatto a tutti coloro che intendono riflettere sul sacerdozio ministeriale per riscoprire la ricchezza della vocazione sacerdotale e lasciarsi affascinare dalla bellezza di una vita spesa nell’esercizio del ministero pastorale. Infine, la presentazione del volume, affidata a mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, è coincisa con la festa liturgica di San Carlo Borromeo, grande propugnatore della riforma tridentina che, tra gli altri aspetti, contemplava anche la formazione del clero diocesano. Come si può vedere, si è trattato di circostanze provvidenziali per la realizzazione di questo progetto; contingenze storiche che contribuiscono a dare maggiore spessore a questo interessante volume sulla formazione al sacerdozio. Da un punto di vista contenutistico, il libro si articola in tre parti. La prima parte (Il contesto della formazione), contenente i contributi di Renna, Ladisa, Palese e Sabatelli, colloca il tema della formazione al presbiterato all’interno della realtà pugliese, considerata da un punto di vista storico e progettuale. Il libro, infatti, è una sorta di sostegno e di accompagnamento che i professori hanno inteso offrire agli educatori impegnati a ripensare il «progetto formativo del Seminario, a circa vent’anni dalla pubblicazione della raccolta di documenti formativi che costituiscono ancora oggi un punto di riferimento per la vita del Seminario Pu-gliese» (15).
La seconda parte (Per una teologia della formazione dei presbiteri), che raccoglie i contributi di Acquaviva, Fabris, Lorusso, Fisichella, Semeraro, Mignoz-zi, Dell’Osso, Paternoster e Chiarelli, è la più corposa di tutto il libro. Gli articoli toccano tutto l’arco della formazione al presbiterato e, partendo dalla considerazione del tempo presente e dalla necessità di collocarsi in una relazione di amore alla Chiesa, propongono una riflessione circa i diversi aspetti dell’iter formativo: l’orizzonte filosofico-teologico, il fondamento biblico-patristico, il riferimento liturgico e canonico. La terza parte (Le dimensioni della formazione), costituita dagli studi di Cozzoli, Ancona, Dotolo, Romita, Amato, prende in esame alcune dimensioni della formazione dal punto di vista etico, intellettuale, spirituale ed ecumenico. Il ri-chiamo alla carità pastorale, anima di tutta la formazione al presbiterato, fa da conclusione e da sintesi di tutto il libro. A ben vedere, si può scorgere una profonda unità tra queste tre parti. Il punto focale, infatti, è costituito dal proposito di volere delineare l’identità, la missione e lo stile del ministero sacerdotale nel contesto di un mondo in vertiginosa trasformazione culturale, sociale ed economica. Si potrebbe esprimere l’idea centrale del libro con tre espressioni del santo curato d’Ars il quale, attingendo alla migliore tradizione della Chiesa e sulla base della sua esperienza personale, delinea la vocazione e la missione del presbitero con parole semplici, ma di grande profondità spirituale e saggezza pastorale . Per Giovanni Maria Vianney, il sacerdozio non è altro se non «l’amore del Cuore di Gesù», un amore quasi personificato ed espresso nella vita e nel ministero del presbitero.
L’identità del sacerdote è tutta in questa relazione con Cristo: da lui prende origine, su di lui continuamente si modella, con lui porta a compimento la missione voluta dal Padre, affidatagli da Cristo, animata dallo Spirito Santo. La connotazione cristologia e trinitaria costituisce il sacerdote come «l’eco-nomo del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni». Si noti in questa definizione del prete proposta dal curato d’Ars l’assonanza con un’analoga espressione paolina (cf 1Cor 4, 1). Il sacerdote è un uomo chiamato a mettersi a servizio della multiforme grazia di Dio, per distribuire a tutti i doni spirituali e introdurre i fedeli nella conoscenza e nell’esperienza dei misteri di Dio. Questa missione richiede uno stile di vita in tutto simile a quello di Cristo, il quale non è venuto «per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45). Allo stesso modo, il prete – afferma il curato d’Ars – «non è prete per se stesso: egli non può darsi l’assoluzione né amministrarsi i sacramenti. Egli non esiste per sé, ma per voi tutti». Travolto dall’amore di Cristo e per Cristo, il sacerdote è chiamato a vivere d’amore, a spendere tutta la sua vita in un grande atto di amore a Cristo che lo ha scelto come suo ministro e ai fratelli ai quali è inviato. Ma per fra questo – come avverte mons. Antonio Ladisa, con quella sua profonda sapientia cordis maturata in tanti anni di ministero a servizio della pastorale vocazionale – occorre che il sacerdote passi «dalla paura alla gioia di amare» (26). La credibilità del presbite-ro è tutta espressa nella sua capacità di amare, nel suo abbandono all’amore, per vivere, come Cristo, di amore verso tutti; un amore senza limiti e senza frontiere, sine modo e sine glossa.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose n. 2/2009
(http://www.facoltateologica.it/rivistadiscienzereligiose.html)