Oltre il corpus iuris canonici
(Università)EAN 9788849822007
Questo volume, fondamentale per la ricostruzione dell’iter evolutivodelle Fonti e della manualistica canonica della seconda metà del Cinquecento,frutto di una lunga e feconda attività di ricerca, condotta su fontiin buona parte inedite o comunque di difficile reperimento, si articola inun testo composto da tre capitoli seguiti da una ampia appendice documentariae dagli indici delle fonti archivistiche e dei nomi.Il primo capitolo si intitola “Un manuale per il Corpus Iuris canonici.Le Institutiones di Giovanni Paolo Lancellotti”. Come si desume facilmentedal titolo oggetto di analisi sono la figura e l’opera dell’autore delcelebre manuale ispirato al modello delle Institutiones gaiane-giustinianee.In questo quadro si analizza anche la straordinaria “fortuna” che ebbequest’opera presso i contemporanei ed i posteri.Segue un secondo capitolo dedicato al tema delle “alternative alleInstitutiones” del Lancellotti, capitolo che porta il sottotitolo: “sviluppo edevoluzione della letteratura canonistica di taglio manuaslistico sino allefine del Cinquecento”.
Come prima opera viene presa in considerazione la “Institutione canonica”dell’Abate fiorentino Mattia degli Alberti, una sorta di originaletraduzione italiana del Lancellotti, opera di grande interesse sia per lalingua che per le caratteristiche strutturali, in particolare per una sintesiitaliana dei Canoni del Concilio di Trento. L’aver richiamata l’attenzionesu quest’opera pressoché sconosciuta sino ad ora va annoverato tra imeriti non minori di questo fondamentale contributo alla ricostruzionestorica della Canonistica del tardo Cinquecento.La seconda è costituita dalle note “Institutiones” del pavese Cucchi,coeve rispetto a quelle del Lancellotti, sulle quali l’autore recensito gettanuova luce anche grazie al fortunato reperimento di un manoscrittoinedito.In seguito l’autore passa all’esame del quasi sconosciuto “CompendiumIuris canonici” del vicentino Francesco Graziano Garzadori, spostando poil’attenzione all’area tedesca con le opere di Nicolaus Vigel (Vigelius) docentea Marburg, autore di un volume dal titolo “Methodus universi Iurispontifici”, pubblicato nel 1577 e l’“Analysis methodica Iuris pontifici” di DanielVenator, autore anche di compendi civilistici. L’attenzione dell’autorepassa poi all’ambito francese, al giurista tolosano Pierre Gregoire ed allesue “Iuris canonici seu Pontificis partitiones”, apparso nel 1594 e da ultimoalla “Summa Iuris canonici” di Hendri Kanijs (Canisius), fratello di PietroCanisio e docente a Ingolstadt in Baviera, che ebbe una certa diffusioneeditoriale in ambito tedesco. Interessante, come nota l’autore, rilevareuna sorta di divisione del mercato editoriale con una pressoché esclusivapresenza in Italia ed in particolare a Venezia dell’opera del Lancellotti.Di particolare interesse è l’analisi dell’opera “Iuris canonici seu Pontificispartitiones” di Pierre Gregoire definito dall’autore «una delle figure piùinteressanti del Cinquecento giuridico francese» (p. 119), opera ampia,interessante e complessa che forse non riscosse il successo che avrebbemeritato, mancandole l’agilità espositiva propria del Lancellotti.L’ultimo capitolo di questa impegnata e ponderosa opera, che potrebbecostituire di per se stesso, una monografia a parte, estendendosiper più di cento pagine, con numerose suddivisioni e paragrafi, è dedicatoal fallito tentativo di codificazione del Diritto canonico nellaseconda metà del Settecento, quell’ardito progetto del “Liber septimusDecretalium”, perseguito con passione da Papi, Cardinali e canonisti divario livello, destinato, dopo una serie di riprese ed abbandoni a tramontaredefinitivamente. La vicenda, studiata su Fonti edite ed inedite, si faa tratti avvincente. Il grande nodo da sciogliere che aveva tanto turbatoi redattori degli schemi del “Liber septimus” ed i responsabili del lavoro di redazione a cominciare dal cardinal Pinelli circa il ruolo che in essodovevano avere i materiali del Concilio di Trento, rimane irrisolto e lepreoccupazioni di carattere politico, di dare ulteriore elemento alle polemichee lacerazioni con gli Stati a causa della promulgazioni di nuovenorme ispirate al Concilio di Trento e da esso dettate hanno infine ilsopravvento. Tutta la complessa vicenda dai molti personaggi, di cui sinorasi conoscevano solo i maggiori, per la prima volta analiticamentericostruita, ci appare ora chiara e leggibile con piacere grazie alla bellaed a tratti avvincente esposizione.L’opera si chiude con un accenno al Concilio Vaticano I ed alla codificazionepiano-benedettina che realizzerà idealmente, seppure superandolain un nuovo contesto, il sogno dei redattori del “Liber septimus”.Completa ed integra il volume, da pagina 236 al termine (pagina 428),una preziosa appendice documentaria. In essa rinveniamo un “Raffrontosinottico fra i titoli delle Institutiones Iuris canonici del Lancellotti e quellidelle Institutiones del Cucchi”.Viene di seguito pubblicato il progetto di “Codex gregorianus Decretalium”di Celso Pasi (redatto verso il 1579), seguendo la lezione del codicemanoscritto cartaceo conservato nel fondo Zelada della Biblioteca capitolaredi Toledo ed altro materiale.In conclusione l’opera recensita, oltre a darci una profonda ed originaleanalisi di tutta l’accennata complessa problematica offrendo risultatidi novità rispetto allo stato della dottrina, porta alla nostra conoscenzaanche fonti nuove dando un rilevantissimo contributo alla storia del Dirittocanonico del secondo Cinquecento.
Tratto dalla rivista Apollinaris LXXXIII (2010)
(http://www.pul.it)