Ogni romanzo (efficacia, bellezza, raffinatezza nascono dalla scrittura, dalla fantasia e dalla complessità di chi lo scrive) somiglia a un labirinto. L'intreccio è fatto di strade che portano a perdersi o a trovarsi, dipende dalla guida, dall'Arianna che certamente è il risultato della fusione tra chi scrive e chi legge. I romanzi e i racconti di Enzo Guidi da questo punto di vista sono esemplari: si viaggia in un mondo che può sembrare frutto di una delirante immaginazione dove tensione onirica, veggenza e incubo potrebbero essere l'autobiografia di un'anima alla ricerca di una via di fuga dall'esistente. Ma ben presto il lettore si accorge, da alcuni segnali, da certi riferimenti che ciò di cui si parla è drammaticamente il nostro mondo o, meglio, quello che è diventato o potrebbe diventare: una dimensione in cui è davvero difficile distinguere i diversi ruoli della vita e dove apparenza e vero, virtuale e reale convivono senza alcuna linea di demarcazione. Un universo kafkiano dove gli oggetti, le cose, le forme dell'esistenza continuano a mantenere i loro caratteri di sempre ma risultano inquietanti perché è venuta meno la loro sistemazione logica. Come accade nella pittura metafisica dove lo spostamento dal suo luogo naturale di un oggetto produce inquietudine e tensione. Dove un insieme di bottiglie nella loro perdita di funzione possono, se contemplate da lontano, assumere una connotazione di paesaggio urbano. Ecco non ho detto niente sulla trama del romanzo (altrimenti che enigma sarebbe e che facile labirinto...). Solo un accenno: Novy Mir, mondo nuovo, non allude alla rivista fondata nel 1925 da Anatolij Lunacarskij e da Jurij Steklov, poi negli anni Sessanta vicina alla dissidenza. È un romanzo che, con precise tecniche cinematografiche, ci porta verso una nuova realtà, dove l'uomo cede la sua centralità sapendo di essere vita nella vita. Non a caso si parla di coscienza vegetale. Mi sono invece voluto soffermare sulla intenzione, sulla vocazione scritturale di Guidi. Una scrittura che nasce dalla articolazione speculativa, da un continuo interrogarsi e ragionare sull'uomo e il suo divenire ma che si affina, si essenzializza fino al punto di raggiungere una gradevolezza musicale, uno snello e armonioso passo di danza. Ed è grazie a questa apparente contraddizione tra poliedricità della trama e linearità espressiva che davvero nasce un rapporto di complicità tra i due lembi dell'immane ferita: lo scrittore e il suo pubblico.