""I sogni ad occhi aperti sono notturni balli in maschera in pieno giorno". Ho voluto rubare questa frase di "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler per iniziare un discorso su questo strano e misterioso libro perché, se è vero che il sogno è uno dei motivi ricorrenti di questa storia è anche vero che il confine tra sogno e realtà in quel suo farsi ondivago e fluttuante somiglia spesso a un ballo e chi danza indossa una maschera dettata dal ritmo e sottoposta alle sue regole e alle sue figure. "La strega bambina" è un titolo che nasconde in sé un ossimoro bizzarro. Nell'immaginario collettivo, infatti, la strega è un'entità spaventosa e orribile, così come ce l'hanno sempre raccontata nelle fiabe da Hansel e Gretel in poi, mentre la bambina evoca atmosfere idilliache di ingenuità e purezza, anche se la letteratura e il cinema ci hanno proposto spesso visioni terribili di bambine, dalla dodicenne Regan de "L'esorcista" alle due bambine fantasma che appaiono davanti al piccolo Danny, nell'Overlook Hotel nel film "Shining" di Kubrick fino a "Carrie", l'adolescente protagonista del romanzo di Stephen King, che stermina tutti quelli che la prendevano in giro. In realtà in questo romanzo la strega bambina non è cattiva, ma è figlia di un sogno e nasce, evocata o forse no, dalla fantasia di Eloisa, la protagonista, che vive una storia sospesa, appunto, tra la realtà e il sogno. Il nome della protagonista, Eloisa, ci riconduce al romanzo di Rousseau "Giulia o la nuova Eloisa", dove si narra la storia d'amore di Giulia, moglie del signor Wolmar e figlia del barone d'Etange, per il giovane precettore dei suoi figli, Saint-Preux; una storia infelice e drammatica che ricorda quella che unì, in epoca medievale, Eloisa con il suo maestro Abelardo. Con la scelta dei due nomi nel titolo, Rousseau aveva voluto creare una sorta di corrispondenza tra queste due donne, entrambe vittime di un amore tragico." (Dalla Prefazione di Pierantonio Pardi)