Quando, il 1° agosto 1914, le campane suonano a martello annunciando la mobilitazione, nemmeno il mite, smarrito Anthime riesce a sottrarsi all'esultanza generale, alle discussioni febbrili, alle risate senza fine sovrastate da inni e fanfare. E poi – lo dice anche Charles con la consueta sicumera – è questione di quindici giorni al più, sarà una guerra lampo. Un ultimo, antinomico sguardo d'addio alla deliziosa Blanche – la giovane che ama ma che Charles ha ovviamente conquistato per primo – e, insieme a lui e agli inseparabili Padioleau, Bossis e Arcenel, eccolo partire da Nantes alla volta dell'ignoto. Ignoto che rimarrà tale per tutti i cinquecento giorni che passerà al fronte, perché per Anthime la guerra non può che essere un evento tenebroso e indecifrabile: anche quando si lancia curvo e goffo contro il nemico, preceduto dalla lama della baionetta che fora l'aria gelida, anche quando apprende della morte di Charles, abbattuto insieme al Farman F 37 sul quale compiva un volo di ricognizione, anche quando vede Bossis inchiodato a un puntello di galleria, anche quando si vomita addosso di paura e di disgusto – anche quando una scheggia di granata, simile a una levigata ascia neolitica, punta su di lui come per regolare una questione personale. D'ora innanzi, la sua vita minuscola sarà diversa – inaspettatamente, sorprendentemente diversa.
Con una leggerezza e una concisione che già il titolo evoca come un temerario programma, Echenoz ci mostra la tragedia che ha diviso nettamente in due il secolo scorso ad altezza d'uomo, senza mai varcare l'orizzonte visivo di Anthime, lasciandosi guidare dal suo sguardo candido e attonito, e facendo così di lui l'emblema della sola qualità che consenta di attraversare indenni l'inaudita violenza della Storia: la sorridente, caparbia volontà di adattarsi.