Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia
(I grandi pasSaggi Bompiani)EAN 9788845261381
L’opera di Bodei, molto scorrevole alla lettura, coinvolgente e pregevole nel contenuto, affonda le radici nella trattazione classica proposta dallo Pseudo Longino, più noto come Anonimo del Sublime, e ripercorrendo i secoli attraverso preromanticismo e romanticismo sia nella letteratura italiana ed europea sia nella riflessione estetica, propone la dimensione del sublime come categoria estetica e come dimensione per l’oggi. Molto attenta e precisa è la panoramica sui diversi autori che nei più svariati contesti dal I secolo ad oggi hanno messo in luce il sublime. Quest’opera sul sublime, frutto di una ricerca estetica matura, si profila come un coronamento ed un complemento di quanto esposto dall’autore nella sua precedente trattazione riguardante il bello (R. Bodei, Le forme del bello, Bologna 1995).
L’epoca contemporanea sembra aver messo in crisi il concetto di bello, ma secondo Bodei “ proprio ciò che sin da Platone ha qualificato la bellezza, il delirio divino, il rapimento, l’essere fuori di sé, l’entusiasmo, passa ora a caratterizzare un tratto fondamentale del sublime”(p.20). L’autore propone la dimensione del sublime come “paesaggio” : paesaggio naturale, seguendo la tradizione romantica, che lo affiorare nelle forze della natura ; paesaggio sociale ed interrelazionale, inteso come categoria che può esemplificare alcune relazioni sociali e politiche nell’epoca contemporanea, e infine come paesaggio dell’anima, esperienza estetica che eleva, e che può delinearsi anche nelle forme frante dell’estetica contemporanea, poiché “il sublime sembra avere la capacità di risorgere in vesti sempre diverse… Da questo punto di vista, il sublime non è altro che quell’eccedenza di senso, quell’invisibile ultravioletto verso cui ci spostiamo ogni volta che cerchiamo di sporgerci, trasformandoci, verso gli estremi e inesplorati confini della nostra esperienza” ( p.182).
L’opera non ha un taglio eminentemente speculativo, ma un taglio che potrebbe definirsi fenomenologico, e, che cioè punta a mettere in rilievo il sublime così come si manifesta nei diversi autori e nei paesaggi naturali ed umani. Il suo pregio sta in questa trattazione dettagliata, che mette in luce il sublime attraverso una sorta di caleidoscopio attraverso classicità e modernità, filosofia e letteratura, arti figurative e riflessione estetica, accogliendo alcuni spunti della prospettiva di Jung. Per quanto riguarda il mondo dell’arte, forse il limite sta nell’essersi fermati alla poesia e alle arti figurative; forse si poteva sviluppare una prospettiva che coinvolgesse anche musica, teatro, danza. Ma si tratta di un’opera stimolante, che apre nuovi spunti di riflessione ed ulteriori ricerche in ambito estetico.
Tratto dalla rivista Firmana n. 49/2010
(http://www.teologiamarche.it)
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