Che siate appassionati di cinema o meno, questa è la storia più incredibile che vi sia mai stata raccontata. È il 1971. Emilio D’Alessandro lavora a Pinewood, accompagna attori e produttori in giro per i set a bordo della sua Ford Capri. È stato chiamato per una corsa a Abbots Mead, una villa alla periferia nordest di Londra. Suona alla porta d’ingresso, una donna alta e sorridente si affaccia sulla soglia: «C’è una persona che vorrebbe conoscerla, attenda qui». Solo qualche minuto, e dal corridoio spunta un signore barbuto sulla quarantina. «Buongiorno, sono Stanley Kubrick. È lei il pilota di cui si parla in questo articolo?» domanda, mostrando un vecchio ritaglio di giornale. Kubrick sta ultimando le riprese di Arancia meccanica e cerca un autista. Non sanno ancora che quell’incontro cambierà le loro vite. In trent’anni di sodalizio professionale e umano con il regista, Emilio D’Alessandro scopre i segreti della settima arte, un mondo fantasmagorico, lontanissimo dalle sue origini, che lui vive da protagonista. Si troverà a dover portare a spasso il grande fallo di porcellana di Arancia meccanica, a mangiare un boccone con Marisa Berenson in una trattoria per camionisti, a salvare Ryan O’Neal da un’orda di fan scatenate sfrecciando per le vie di Londra.
A Childwickbury, l’immensa villa-studio della famiglia Kubrick, Emilio conosce personaggi come Francis Ford Coppola, James Cameron, Ennio Morricone, George Lucas, Nino Rota, Jack Nicholson, oltre al «discepolo» Steven Spielberg. E sarà sempre lui a fare da interprete nelle lunghe telefonate di Kubrick con Federico Fellini. Passeggiando nei corridoi dell’Overlook Hotel o per le strade di un Vietnam ricostruito nei sobborghi londinesi, Emilio vede nascere film leggendari, fino all’eccezionale partecipazione in Eyes Wide Shut, nei panni dell’edicolante di Tom Cruise. Emilio D’Alessandro, insieme a Filippo Ulivieri, racconta la sua esperienza straordinaria, grazie anche a un’inedita documentazione fotografica e a una raccolta di lettere e messaggi che Kubrick gli ha inviato. Gesti quotidiani, drammi familiari, partenze e ricongiungimenti, chiacchiere davanti a una tazza di caffè americano, lunghi viaggi in auto in cerca di location. Giorno dopo giorno, Emilio diventa indispensabile per Stanley e Stanley per Emilio. Stanley Kubrick e me è lacronaca della carriera di un genio del cinema raccontata attraverso gli occhi del suo assistente personale, ma anche la storia di una profonda amicizia e di una meravigliosa avventura.
Emilio D’Alessandro lascia Cassino per l’Inghilterra nel 1960. Sta sfuggendo al servizio militare. Per evitare il rimpatrio svolge molti mestieri, ma la sua vera passione sono le automobili. Diventa pilota di Formula Ford, poi tassista privato, entrando in contatto con la Hawk Films, la società di produzione di Arancia meccanica. Rimarrà al fianco di Stanley Kubrick per trent’anni, come autista, factotum, assistente personale.
Filippo Ulivieri dal 1999 è curatore di ArchivioKubrick, il più completo database online sulla vita e l’opera di Stanley Kubrick.