Lepanto 1571. La Lega santa contro l'impero ottomano
(Nuovi saggi. Storia)EAN 9788842813453
È il 7 ottobre 1571: presso le isole Curzolari (a circa quaranta miglia nautiche dalla città di Lepanto) la flotta cristiana, comandata da don Giovanni d’Austria, figlio di Carlo V, si scontra con la temibile flotta turca, superiore nel numero e in precedenza sempre vittoriosa. Tra i 30.000 soldati (oltre ai 50.000 marinai e rematori) che stanno sulle 235 navi spagnole, pontificie e veneziane c’è quello che è forse il più grande scrittore dell’epoca, Miguel de Cervantes, arruolato nel Tercio napoletano. E forse anche in omaggio alla sua presenza il polemologo Niccolò Capponi rievoca con penna da narratore, pur nel pieno rispetto della verità e nella scientificità della ricerca storica, l’atmosfera che precedette e seguì la più famosa battaglia navale della storia dei rapporti (sempre improntati a scontro) tra islam ed Europa.
Quella di Lepanto fu «la più memorabile ed alta occasione che abbiano visto i secoli passati o i venturi sperino di vedere», scrisse l’autore del Don Chisciotte, che nello scontro aveva perso l’uso della mano sinistra. E nonostante, nel Settecento, Voltaire si sforzasse di minimizzare il successo cristiano, esso fu fondamentale nell’immediato per aver inferto un duro colpo all’espansionismo navale turco e per i secoli successivi perché sancì la superiorità culturale del mondo europeo su quello levantino.
Ricco di notizie tecniche, ma mai noioso, il saggio dopo l’accurata descrizione degli eventi militari della battaglia, prosegue analizzando le conseguenze della vittoria cristiana. In particolare l’autore insiste sullo scarso entusiasmo del Re spagnolo, che avrebbe preferito evitare il combattimento e che avrebbe agito in maniera da ritardarlo: con la nuova situazione, infatti, una volta indebolita «la flotta della Sublime Porta, l’equilibrio di poteri nel Mediterraneo si era alterato e la morsa spagnola sull’Italia allentata». Una teoria discutibile, che andrebbe meglio approfondita.
Indubitabile, invece, come lo stesso autore sottolinea, il trauma che la battaglia causò nell’Impero ottomano: grande confusione politica, tensioni acuite nello stato maggiore islamico, enormi spese – con conseguente crisi economica – per ricostruire la flotta. In particolare i musulmani si resero conto di non essere in grado di costruire navi che potessero competere con quelle, di impianto modernissimo, della flotta veneziana e quindi rinunciarono presto al tentativo di egemonia nel Mediterraneo.
A quasi quattro secoli e mezzo di distanza, Lepanto continua a mantenere un significato particolare: la vittoria della Lega Santa, suggerisce l’autore, divenne la pietra miliare sulla quale si sarebbe legittimata l’egemonia occidentale e di cui si nutrirà la volontà di riscatto del mondo islamico nei secoli a venire. E se Voltaire poté ironizzare sulle scarse conseguenze politiche di un così grande scontro militare, questo avvenne perché, dopo la battaglia, tornarono a galla le divisioni interne alla Lega Santa (presto sciolta) e gli scontri tra Principi europei. Una lezione, che, ancora oggi, torna utile ripetere.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 37 - Agosto/Settembre 2008