"Io distruggerò questo tempio". Il tempio e il giudaismo nel Vangelo di Marco
(Percorsi culturali)EAN 9788840180946
Apparso in prima edizione nel 1987 (v. Salesianum 56 (1994) 148-149), qui il testo compare arricchito di bibliografia, di molte note e di qualche correzione. Insomma il libro continua ad avere buon successo. E noi per qualche momento ne continuiamo la presentazione. L’A. studia l’argomento stando strettamente all’interno del contesto marciano, cioè nella seconda parte della missione di Gesù (dopo Mc 8,27). Vi è, secondo l’A., una categoria unitaria di fondo che sta nella salita o ascensione (che l’A. chiama con la classica voce di anabasi) di Gesù verso Gerusalemme per la sua pasqua. Ebbene in tale anabasi pasquale si incrocia la figura del tempio con tutta la ricchezza storica e teologica che gli spetta. Concretamente l’attività di Gesù è considerata in relazione anzitutto all’area del tempio della città santa (hieron) dove appunto insegna. Corrisponde ai cc. 11-13.
È chiamata la sezione dei “giorni del tempio”, il cui significato è visto come un adombrarsi profetico della successiva passione (prima parte). La seconda parte è dedicata a qualsiasi relazione che si dà tra Gesù e il recinto sacro del tempio, il naos, in corrispondenza dei cc. 14-15 (sono tre passi 14,58; 15,29; 15,38). Anche qui, come si evince dai testi, netto è il collegamento con la passione successiva. Ecco il tempio ha il suo vero perimetro, la pasqua di Gesù. Ma vediamo meglio il percorso esegetico compiuto. In questa ricerca (l’A. è affermato studioso in università ecclesiastiche romane) è ammirevole anzitutto il metodo: uno scavo minuzioso e documentato, ma non fine a se stesso né assumibile in termini isolati, ma che si impegna a leggere i singoli dati in una contestualità strutturale (nei cc. 11-14); ciò dona ai particolari di essere capiti in una progettualità che riguarda l’identità di Gesù concentrata sul mistero pasquale, il cui primo atto è la passione. A questo primo obiettivo si coniuga quello quanto mai solenne del tempio come struttura e come simbolo della presenza di Dio.
Ebbene per esso è giunto il tempo della sostituzione, la grande sostituzione del corpo di Cristo come tempio di Dio. Il giudaismo con la centralità del tempio finché resta avulso e contrario all’accettazione della croce di Cristo è destinato alla sparizione e a restare un segno premonitore della venuta del Signore negli ultimi giorni. È dunque scomparsa nei vangeli ogni simpatia puramente giudaica del tempio per risorgere nei confronti del corpo sacrificato e glorioso del Cristo. Con semplicità e chiarezza, la conclusione dell’A. è la seguente: «Lo studio dei testi dello hieron e di quelli del naos portano (sic) alla conclusione che Marco ha utilizzato il tempio come pretesto narrativo per guidare il suo primo lettore nella individuazione di quanto il giudaismo aveva di impari alla novità evangelica e, nello stesso tempo, per educarlo al difficile atto di fede nel messia crocefisso» (p. 14).
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 3, 580
(http://las.unisal.it)
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