Lezioni di Teologia Trinitaria 2. Modi di contemplare il mistero
[Copertina in carta]EAN 9788840170534
Gerald O’Collins, nel suo The Tripersonal God, distingue tre diversi approcci teologico-trinitari: fides quaerens intellectum; fides quaerens adorationem; fides quaerens iustitiam socialem (The Tripersonal God, Paulist Press, New York 1999, 4). Senza dubbio possiamo collocare i due volumi di Lezioni di Teologia Trinitaria di P. Guido Innocenzo Gargano all’interno del secondo approccio. Come è infatti esplicitato fin dal sottotitolo del primo volume “Dalla lex orandi alla lex credendi”, l’esperienza liturgica, che costituisce il culmine della preghiera cristiana, rappresenta per l’Autore il punto di partenza e l’orizzonte costante che indirizza e qualifica tutta la trattazione.
Tale scelta è deliberatamente e coscientemente compiuta a partire da una duplice giustificazione: una, come affermato nell’introduzione al vol. I (cf.9), è basata sull’esperienza didattica di Gargano, professore alla Pontificia Università Urbaniana, e dunque a contatto con studenti provenienti dai cinque continenti del mondo; quale elemento unificante è possibile rintracciare tra centinaia di giovani cattolici contraddistinti da diverse lingue, culture, tradizioni, se non la comune esperienza liturgico-sacramentale? Tale constatazione fattuale è poi fondata su un più rigoroso presupposto, che viene dalla grande Tradizione della Chiesa, dal magistero dei pontefici e soprattutto dal Concilio Vaticano II, nonché dalla riflessione di riconosciuti maestri (quale Cipriano Vagaggini, i cui contributi sono puntualmente messi in luce da Gargano): la liturgia costituisce un locus theologicus privilegiato per l’intelligenza della fede trinitaria, perché è nella celebrazione liturgica che, a partire dal rito battesimale e in particolare nel sacramento dell’eucaristia, il cristiano viene esperienzialmente inserito nel dinamismo della vita trinitaria ed è solo permanendo in essa che il mistero può essere indagato dal sapere teologico.
Accanto al primato affidato alla liturgia come principale via d’accesso all’identità del Dio Trino e Uno, troviamo altri due motivi che attraversano e caratterizzano il manuale di Gargano, distinguendolo da tutte le altre proposte in circolazione. Il primo è costituito dall’attenzione alla riflessione patristica, al punto che lo spazio materiale dedicato ai Padri occupa circa la metà di ciascuno dei due volumi. Tale peculiarità trova evidentemente la sua spiegazione nell’approccio prevalentemente contemplativo che connota l’atteggiamento di fondo dei Padri (al di là delle peculiarità individuali) e che ben si coniuga con l’orizzonte metodologico di P. Gargano (senza trascurare i numerosi studi monografici che l’Autore ha dedicato in particolare ai Cappadoci e che hanno plasmato una consonanza profonda col loro spirito adorante).
Il secondo aspetto, a sua volta connesso a quelli già evidenziati, consiste nella speciale attenzione all’Oriente cristiano, non solo nel suo percorso storico e in quelle dispute che l’hanno visto spesso contrapposto all’Occidente, ma anche nella considerazione degli sviluppi e delle proposte contemporanee. Ciò significa una costante apertura al dialogo ecumenico, un dialogo non astratto e formale, ma che parte dal sincero apprezzamento dei contributi che l’Ortodossia sta attualmente apportando alla riflessione trinitaria, sia dal punto di vista del metodo (col primato della vita liturgica e di uno sguardo sapienziale al mistero divino), sia dal punto di vista dei contenuti.
Fatte queste osservazioni di carattere generale, si può accostare in maniera più analitica la materia dei due volumi.
Nel primo volume, dopo aver esplicitato le opzioni di metodo già segnalate e seguendo una struttura che è ormai tipica di tutti i manuali post-conciliari di trinitaria, P. Gargano presenta l’esigenza di cominciare a riflettere sul mistero del Dio Uno e Trino a partire dalla sua comunicazione, da quell’oikonomia ad extra che si dispiega nella rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento. L’Autore esamina così dapprima l’Antico Testamento, visto come “promessa” che spinge verso il compimento neotestamentario e che in quest’ottica è stato accolto e viene continuamene riproposto nella liturgia cristiana. L’analisi è compiuta avvalendosi in particolare del contributo di P. Coda, che individua cinque tappe della rivelazione veterotestamentaria: i patriarchi, Mosè, i profeti, i sapienti, l’apocalittica (cf.p. Coda, Dalla Trinità. L’avvento di Dio tra storia e profezia, Città Nuova, Roma 20122, 142-200), e di R. Schulte, che propone cinque caratteristiche del Dio d’Israele: la paternità, la parola, la sapienza, lo spirito e l’angelo di Dio (cf.R. sChULte, La preparazione della rivelazione trinitaria, in J. feiner m. Löhrer [edd.], Mysterium salutis, tr. it., III, Queriniana, Brescia 1969, 63-110).
L’approccio al Nuovo Testamento è invece compiuto a partire dalla prospettiva battesimale (secondo il mandato di Mt 28,19: «Andate e insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo») e perciò liturgico-sacramentale, tenendo presente l’azione dello Spirito Santo che permette di riconoscere in Cristo il Signore e dunque l’unigenito Figlio del Padre. Tale orientamento tiene evidentemente conto delle differenti prospettive degli agiografi, per cui vengono considerati distintamente i Vangeli sinottici, l’opera giovannea e quella paolina.
Compiuta l’analisi dei fondamenti biblici, Gargano comincia il lungo esame dello sviluppo storico-dogmatico, tenendo presente in ogni caso che la dimensione speculativa della riflessione teologica non può non trovare la sua sorgente e la sua continua verifica nel vissuto di preghiera della comunità ecclesiale. A guidarlo nella sua esposizione, specialmente per i primi quattro secoli, sono gli studi di E. Prinzivalli e M. Simonetti. L’Autore ripercorre i più antichi tentativi di elaborazione della dottrina trinitaria fino ad arrivare ai primi due concili ecumenici, ai Padri Cappadoci, per l’Oriente, e ad Agostino, per l’Occidente. Chiude il primo volume una sintesi del cammino percorso, lasciandosi orientare dalle tesi di J. Zizioulas: viene dato così un primo saggio di quella forte considerazione della teologia ortodossa che caratterizza, come abbiamo visto, l’impianto generale dell’opera.
Nel secondo volume, significativamente sottotitolato “Modi di contemplare il mistero”, P. Gargano, dopo la riproposizione di indicazioni di metodo che seguono da vicino l’impostazione di P. Coda (Dalla Trinità, 113-115) e dunque l’esigenza di partire dall’oikonomia per giungere a contemplare il mistero di Dio e poi rileggere gli eventi storico-salvifici alla luce dell’identità immanente del Dio-agape, riprende l’esame dei Padri orientali, concentrandosi su alcune figure di singolare rilevanza. Si sofferma così sul pensiero di Gregorio di Nissa, dello Psuedo-Dionigi l’Areopagita, di Leonzio di Bisanzio e di Massimo il Confessore. L’Autore mostra una profonda e diretta conoscenza di questi scrittori (in particolare di Gregorio di Nissa e di Massimo il Confessore) e ne evidenzia quelle peculiarità che costituiscono un perenne stimolo al pensiero credente: speciale attenzione è rivolta al loro metodo teologico, alla questione dei nomi divini, al rapporto tra dimensione apofatica e catafatica (passando dall’equilibrio del Nisseno al progressivo accentuarsi dell’apofatismo in Dionigi e nella tradizione successiva), al ruolo dell’antinomia nel parlare di Dio in Massimo il Confessore. Comune a tutti i Padri – ed elemento imprescindibile per Gargano – è la dimensione contemplativa della riflessione teologica, per cui non si può arrivare a conoscere Dio (pur con tutti i limiti che tale conoscenza in ogni caso possiede) se non vivendo e permanendo nello stato di the?sis o divinizzazione.
Più limitato è lo spazio dedicato alla teologia occidentale, di cui comunque vengono prospettati gli snodi più significativi, da Boezio fino a Tommaso d’Aquino. Ampia è invece la trattazione del problema del Filioque, presentazione che si caratterizza non solo per la ricostruzione delle vicende storiche che hanno portato alla tragica frattura tra Oriente e Occidente, ma anche per la considerazione delle attuali implicazioni (e a questo proposito è dato grande peso alle posizioni dei teologi ortodossi contemporanei, da P. Florenskij a V. Losskij).
Per quanto riguarda poi la trinitaria moderna e contemporanea, l’Autore preferisce ripercorrerne i momenti più rilevanti seguendo le opere di quattro studiosi, due dei quali sono docenti appartenenti all’attuale “Scuola lateranense” (Ciola e Coda). Gargano si lascia così guidare da P. Coda (Dalla Trinità, 437-442) per l’esposizione sulla mistica moderna (nordica e carmelitana), da N. Ciola per l’esame del contesto contemporaneo della secolarizzazione e dei nuovi paradigmi teologici emersi dopo la crisi dell’impostazione manualistica (cf.n. CioLa, La crisi del teocentrismo trinitario nel Novecento teologico, Dehoniane, Roma 1993), da B. Forte per il ricentramento economico della riflessione trinitaria, collocata in un orizzonte storico-salvifico (cf.B. forte, Trinità come storia. Saggio sul Dio cristiano, Paoline, Cinisello Balsamo 1985). La quarta opera, infine, appartiene al mondo ortodosso (e qui si nota fino in fondo la coerenza dell’Autore coi presupposti della propria indagine): dopo un dettagliato excursus su Gregorio Palamas, che ha avuto un influsso determinante sulla Chiesa bizantina ormai separata da Roma, Gargano dedica l’ultima parte del volume alla dottrina di V. Losskij. Ne evidenzia in particolare la dimensione apofatica e antinomica, in una deliberata contrapposizione al pensiero occidentale, ma nello stesso tempo ne coglie i punti di notevole interesse e di sollecitazione per un ripensamento della stessa trinitaria cattolica.
Giunti al termine dell’esame dei principali contenuti del lavoro, bisogna rilevare due limiti che l’approccio scelto da Gargano per impostare le sue Lezioni di teologia trinitaria comporta.
Rispetto all’impostazione ormai classica della maggior parte dei manuali di trinitaria, in cui emerge una forte preoccupazione per le questioni di metodo, manca una specifica sezione dedicata al profondo cambiamento di prospettiva avvenuto nel Novecento grazie al superamento dell’impianto manualistico (coi due trattati De Deo Uno e De Deo Trino). L’Autore accenna alla questione (specialmente rifacendosi ai testi di Ciola e Forte), ma senza dedicarvi uno studio analitico.
Egualmente non si trova un’adeguata trattazione di alcuni teologi contemporanei, come K. Barth, K. Rahner (sebbene venga più volte richiamato il suo Grundaxiom) e H.U. von Balthasar, i quali hanno dato dei contributi imprescindibili, seppur sempre discutibili, nell’ambito trinitario. Si tratta comunque di scelte compiute da Gargano per privilegiare invece quell’approccio liturgico-sapienziale che è stato evidenziato.
Concludendo, è da sottolineare l’impronta fortemente didattica dell’opera, che emerge in tutto il percorso, dalla ricerca dell’accesso più facilmente fruibile per gli studenti di una facoltà teologica internazionale (come si è visto all’inizio del primo volume), fino alle schede di approfondimento, le sintesi, gli excursus e le indicazioni bibliografiche che accompagnano ogni capitolo.
Tratto dalla rivista Lateranum n.1/2017
(http://www.pul.it)
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