La passione
(Itinerari biblici)EAN 9788839929068
In campo scientifico G. Vermes non è certo uno sconosciuto; famoso specialmente per i suoi lavori su Qumran, ha scritto molto anche sulla questione del cosiddetto «Gesù storico (più di un volume tradotto anche in italiano). In genere la sua opera ha un pregio molto grande, che condivide con altri autori contemporanei: colloca gli avvenimenti dei Vangeli nel contesto storico-sociale del I secolo d.C. Da questo punto di vista è interessante il c. 1 del presente volume, intitolato: Preliminari letterari e storici: volendo approfondire i testi della passione di Gesù, anzitutto l'autore ricostruisce la situazione socio-politica-legale del tempo.
Questo è un pregio; purtroppo l'unico... Fin dalla prefazione è chiaro lo scopo del lavoro: studiando i racconti della passione ci si accorge che nei quattro Vangeli ci sono non poche differenze; «individuare, valutare e interpretare queste differenze con l'aiuto di una conoscenza esperta condita di buon senso, è l'arduo compito di questa ricerca» (p. 7). Due pagine più avanti continua: «In che modo i racconti dei quattro Vangeli si rapportano l'uno l'altro, e come si accordano con la realtà giudaica e romana del I secolo d.C., così come noi conosciamo da fonti non del Nuovo Testamento? Quali sono le ragioni che hanno influenzato la loro cronaca della passione? (...) Lo storico-esegeta dovrà raccogliere le prove ed esaminarle con una lente di ingrandimento, prima di tentare di rispondere alla domanda da un milione di euro: "Cos'è succeso veramente il giorno della crocifissione di Gesù, circa 2000 anni fa?"» (p. 11). Poste queste premesse, il volume presenta in sinossi i testi della passione secondo i quattro evangelisti e man mano confronta quanto è scritto con altre fonti non bibliche.
Alcune osservazioni critiche. Primo: il lavoro è influenzato da un pregiudizio ideologico. Si legge a p. 13: «I quattro evangelisti non sono narratori distaccati»; su questo siamo tutti d'accordo, ma lo stesso ragionamento va fatto anche per le fonti non bibliche! Perché mai gli scritti ebraici del III sec. d.C. (editi due secoli dopo i Vangeli) sarebbero invece sicuri? Giuseppe Flavio, poi, anche se quasi contemporaneo al Nuovo Testamento, non è precisamente uno storico distaccato; infine, pure i manoscritti di Qumran sono interessati da un punto di vista religioso.
Perché queste fonti non sono prese con le pinze, almeno quanto i testi evangelici? Secondo: lascia perplessi la scarsa conoscenza dei Vangeli; o perlomeno la superficialità con cui vengono affrontati. Affermare che «la maggior parte degli studiosi moderni data il racconto di Marco (...) agli anni che seguirono la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.)» (p. 14), significa non conoscere affatto gli autori moderni, che quasi all'unanimità dicono il contrario.
Difficile poi sostenere che Gesù a Gerusalemme non fosse consapevole della morte imminente (cf. p. 38); ancora più arduo definire il dopo-cena al Getsemani come un «tranquillo riposo» interrotto dall'inaspettato irrompere di Giuda (cf. p. 40): la preghiera angosciata di Gesù al Getsemani è tra gli avvenimenti più sicuri dei Vangeli, da un punto di vista storico. Terzo: il tono è eccessivamente ironico. Un esempio: concludendo il commento a «Gesù davanti a Pilato, a p. 55, l'autore accenna all'usanza di rilasciare un carcerato nel giorno di Pasqua; ecco come commenta: «In questo frangente gli evangelisti, come maghi provetti, si presentano ai loro lettori con una sorpresa, un'usanza (o finzione) legale inattesa: ilprivilegium paschale, o amnistia di Pesah». Non è il massimo del buon gusto paragonare gli autori di cui si stanno studiando i testi a dei maghi provetti; tanto più che nelle pagine successive Vermes porterà una serie di motivi per cui ritiene storicamente plausibile l'amnistia pasquale (cf. p. 107). G. Vermes non è un caso isolato: anche altri autori cercano di scoprire la verità su Gesù, partendo dal presup? posto che i Vangeli non siano attendi? bili come fonte storica; a tal proposito, per i palati più raffinati potrebbe esse? re gustoso l'articolo di S. Barbaglia, In margine alla discussione sul libro-in? tervista di Corrado Augias - Mauro Pesce», in «Studia Patavina» 54 (2/ 2007) 435-460.
A livello scientifico questo tipo di approccio, pur criticabile, ha un suo valore; ma a livello di? vulgativo non è di grande utilità. Chi legge questo volume, se non è un esperto del settore, non potrà far altro che credere o non credere alle affermazioni di Vermes, che spesso dice senza provare; del resto il livello di approfondimento non lo permette. Se dunque il libro in sé è discutibile, per i motivi sopra elencati, la scelta di tradurlo in una collana molto diffusa ri? sulta assolutamente incomprensibile.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 3 del 2008
(www.credereoggi.it)
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