Giuda e il Vangelo di Gesù
(Books)EAN 9788839928580
Indice
Prefazione 5
1. Non un altro nuovo vangelo' 11
2. Gnosticismo del II secolo 23
3. Il Giuda della fede e l'Iscariota della storia 35
4. Quando un vangelo non è un vangelo' 55
5. Signore del mondo o in fuga dal mondo' 77
6. Capovolgere Giuda:
il nuovo mito delle origini cristiane 99
7. La s'da di 'Giuda' per l'oggi 127
Abbreviazioni 137
Verso la fine del 2006 è uscita una breve presentazione critica, molto lucida di Eric Noffke, Il Vangelo di Giuda. La verità storica tra scoop e pregiudizi, Claudiana, Torino. Ora, nel 2007 è uscito in italiano questo libro vivace di Tom Wright, del 2006 nell’originale inglese. A differenza di quello di Noffke, stringato e accademico, questo è invece di carattere giornalistico e colloquiale, di facile e attraente lettura.
Va detto anzitutto che questo documento, Il vangelo di Giuda (Vdg) in copto è datato del IV secolo ed è certamente la traduzione di un originale greco, probabilmente del II secolo se la menzione di Ireneo riguarda questo Vangelo (AdvHaer I,31,1; trad, it. Contro le eresie e gli altri scritti, Jaka Book, Milano 1979, 115). Ed è quindi importante per la documentazione della storia del cristianesimo antico. Ma non certo né per la storia di Gesú e tanto meno di quella di Giuda.
Quanto a questo libro di Wright, aldilà del racconto autobiografico della sua ricerca (Introduzione), la tesi fondamentale propugnata da lui è che VdG, invece di fondare ulteriormente quello che lui chiama «il nuovo mito delle origini cristiane», lo affonda definitivamente, tanto è chiaro il suo carattere gnostico e la sua opposizione al Vangelo reale per cui viene chiamato anche da B.D. Ehrman «Il Cristianesimo capovolto» e da Wright «il Vangelo capovolto» ed è in opposizione non solo al cristianesimo ma anche al giudaismo perché considera il Dio creatore un dio inferiore, un dio malvagio che ha creato un mondo malvagio, da cui si deve fuggire per salvarsi (nonostante la ingenua tesi contraria di Meyer ed Ehrman, che pensano il VdG possa favorire il dialogo ebraico-cristiano, cui rispondono però in modo drasticamente contrario due autori ebrei, G. G. Stroumsa e A.J. Levine, pp. 106-107) . Tale mito è stato diffuso da B. D. Ehrman (I cristianesimi perduti. Apocrifi, sette ed eretici nella battaglia per le Sacre Scritture, Carrocci ed., Roma 2005, ristampa 2006), da Elaine Pagels specialista degli scritti gnostici [I Vangeli gnostici (Best sellers), Oscar Mondatori, Milano 2005, prima edizione del 1981, Oscar 1987, originale americano 1979] da Marvin Meyer e dagli entusiasti editori del VdG, secondo i quali la chiesa proto-ortodossa del IV secolo per mantenere un potere politico avrebbe eliminato tutti i Vangeli, esistenti in grande quantità già nel II secolo, ed avrebbe ritenuto come canonici solo i quattro che noi abbiamo. Questi autori sostengono che i testi gnostici di Nag Hamadi sarebbero stati superiori ai vangeli canonici per qualità religiosa e per datazione (almeno il Vangelo di Tommaso), e sarebbe un insegnamento autentico di Gesú, comunicato solo ai cristiani perfetti che avessero superato la fase precedente della fede salvifica per passare alla gnosi, alla vera conoscenza di sé e di Dio in noi, la particella divina che dev’essere liberata e salvata nel mondo celeste, «inseguendo la propria stella» (Il Vangelo di Giuda, p. 42). Questo mito purtroppo sta dilagando attraverso i mezzi di comunicazione di massa e spudorate falsificazioni come il tristemente famoso «Codice da Vinci» di Dan Brown. In realtà nessuno dei Vangeli gnostici è propriamente un Vangelo, cioè un racconto narrativo della storia, della missione e dell’insegnamento di Gesú, ma si riducono a insegnamenti di carattere gnostico che pretendono risalire ad un insegnamento di Gesú, il quale sarebbe perciò al massimo solo un maestro e un mistagogo della gnosi.
Questa tesi polemica, presentata nella prefazione e ribadita nell’ultimo capitolo (La sfida di ‘Giuda’ per l’oggi), viene svolta negli altri sei capitoli: 1. Non un altro vangelo? (risposta: no!); 2. Gnosticismo del II secolo come sfondo in cui si inquadra il VdG; 3. il Giuda della fede e l’Iscariota della storia (per la fede è l’apostolo traditore di Gesú, per la storia si fanno molte ipotesi, ma certamente la più lontana dalla storia è quella del VdG, ove è Gesú stesso a suggerire il tradimento: «Ma tu, Giuda, sarai il maggiore di tutti loro (apostoli). Poiché sacrificherai l’uomo che mi riveste» (Il Vangelo di Giuda, p. 41, e nella n. 137 si spiega che «la sua morte» (di Gesú), con l’aiuto di Giuda, è vista come la liberazione della persona spirituale interiore); 4. Quando un vangelo non è un vangelo? È forse il capitolo più illuminante perché pone in un confronto critico serrato i vangeli canonici con i vangeli gnostici, dimostrando l’inconsistenza di chiamarsi «vangeli»; 5. Signore del mondo o in fuga dal mondo?, ove espone l’opposta concezione del mondo: da una parte nei vangeli canonici Gesú appare il Signore del mondo e della storia in cui porta il regno di Dio che la trasforma progressivamente dal suo interno; mentre dall’altra si ha una concezione negativa del mondo che va rinnegato e fuggito perché malvagio per rifugiarsi nell’autentico essere divino, presente in noi e cui si perviene con la gnosi (non scienza oggettiva, ma conoscenza personale) evidentemente di ispirazione ellenistica. 6. Capovolgere il nuovo mito delle origini cristiane ove espone il mito largamente diffuso in America di cristianesimi perduti perché perseguitati ed eliminati da una chiesa intollerante, preoccupata solo di mantenere il suo potere. Nessuna questione della verità e tanto meno della verità storica. 7. La sfida di ‘Giuda’ per l’oggi dice l’attualità del discorso sui vangeli gnosi perché nel cristianesimo liberale americano sta diffondendosi una moderna gnosi cristiana in contrasto con la fede ortodossa e con la chiesa costituita, che pretende di ritornare alle origini cristiane più antiche ove regnava la tolleranza; in termini di verità è come dire, in chiave post-moderna che ciascuno si tiene la sua verità senza pretendere che si dia une verità da cercare, anche se non la si raggiunge mai ma ci si avvicina.
La breve monografia, come si può capire, è molto attuale nell’ambiente anglo-americano; ma anche da noi in Italia si sta diffondendo un sospetto e un dubbio sulla fede ortodossa di fronte alla propaganda di teorie della cospirazione, del silenzio su ciò che turberebbe la fede e così via. Tutte puntualmente smentite dalla storia, ad iniziare dalle fantasiose e assurde ipotesi sui documenti di Qumran, nascosti dalla chiesa perché avrebbero messo in questione la fede in Gesú (Tutto sarebbe provenuto da Qumran), una tesi, questa, purtroppo ribadita anche in Italia da persone di una ignoranza storica e critica abissale, che fanno fortuna con libro scandalistici, come quello di David Donnini, Gesú e i manoscritti del Mar Morto. Il cristianesimo delle origini e l’identità storica di Cristo (Coniglio editore, Roma 2006), che viene annullata.
Il nemico più grande del cristianesimo ortodosso è oggi l’ignoranza, non la scienza autentica, quella storico-critica. L’ignoranza gioca con l’ideologia e insinua solo dubbi di cospirazioni e di silenzi ufficiali per far tacere la verità storica. In realtà le cospirazioni sono proprio da parte di chi senza serio fondamento storico-critico pretende destituire la fede cristiana di ogni fondamento storico e di ogni verità perché perseguirebbe interessi politici. La verità in realtà viene falsificata e la menzogna intenzionale e astuta prende il posto della verità. La fede cristiana non ha paura della ragione vera, ha paura solo dell’ignoranza o della ideologia distruttiva di ogni verità e di ogni senso della vita.
Benvenuta dunque questa breve monografia che auspico vada diffusa e letta.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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