Introduzione alla dottrina sociale della Chiesa
(Books)EAN 9788839928559
Il 23 marzo scorso le agenzie di stampa, a ridosso di quella che si usa chiamare «prima serata», hanno diffuso una notizia certamente... fuori programma. Alle 19.15, l’agenzia Ansa, con una nota dal titolo: «Papa: studia il tema del lavoro e la questione sociale», informava che «tra i temi di riflessione all’attenzione del Papa c’è anche quello del lavoro e della questione sociale. Ma non sembra che tale riflessione si debba tradurre in tempi brevi in una enciclica su questo argomento – aggiungeva il dispaccio –. Lo si apprende in Vaticano, dopo voci di stampa seguite alla partecipazione, alcune sere fa a Milano, del cardinale Tarcisio Bertone a un incontro su Etica e Finanza». E alle 20.21, invece, l’agenzia Adnkronos, rilanciando sulla notizia già diffusa e rivendicano alla propria rete di informazione l’anticipazione estiva su questo versante, intitolava il servizio: «Su Affari Italiani la notizia che conferma anticipazioni già diffuse l’estate scorsa». E quindi scriveva: «Il Papa sta scrivendo una enciclica sui problemi sociali e del lavoro.
È quanto ha affermato il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, secondo il giornale on-line “Affari italiani”. Bertone ne avrebbe parlato nel corso della cena presso la sede di Cà de Sass della Cariplo a Milano, al termine dell’incontro organizzato dall’associazione Etica e Finanza guidata dal presidente dello Ior Angelo Caloia, sul tema “Le linee fondanti del nuovo pontificato”. Secondo quanto riporta il servizio di Affari Italiani – riferiva ancora l’Adnkronos – Bertone è stato abbastanza chiaro: “il Papa ha mantenuto un’impostazione pedagogica proprio per il passato da professore, per cui ha voluto articolare la sua missione in due sensi”. “Se finora – ha spiegato il porporato – il Pontefice ha ricordato i punti fondamentali della fede cristiana, adesso vuole scendere nella vita di tutti i giorni dei fedeli. Ecco allora l’idea dell’enciclica su lavoro e problemi sociali (ma, pare, anche con degli accenni al rapporto tra politica e fede) sulla quale Benedetto XVI sta lavorando personalmente, sia pure coadiuvato da alcuni collaboratori”». Richiamandosi quindi alle «fonti latinoamericane circa l’impegno del Pontefice su un’enciclica che si occupa di problemi sociali», riferite nell’estate 2006 come anticipazione sul tema, l’Adnkronos non solo considerava quella attuale come conferma a quelle anticipazioni, ma proseguiva affermando che «indiscrezioni del resto circolavano da tempo». «Il testo riprenderebbe il cammino iniziato negli anni ’90 da Giovanni Paolo II – si affermava testualmente –, e avviato con l’enciclica Centesimus annus: Ratzinger dovrebbe trattare il tema del capitalismo trionfante e della globalizzazione, non disgiunto dai problemi scottanti come la dignità dei lavoratori e il tema del precariato.
Ancora il testo potrebbe toccare, sotto questo profilo, la questione del rapporto fra Chiesa e politica» (Fpe/Ct/Adnkronos; 23 marzo 2007, h. 20.21). A guardare attentamente, quelle riferite dalle agenzie di stampa, più che essere anticipazioni, sono i temi attuali sui quali si attende una riflessione del magistero, a distanza di 16 anni dalla Centesimus annus. È vero, il 25 ottobre 2004 è stato pubblicato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, elaborato dal Pontificio consiglio della giustizia e della pace, ma a questo punto forse i tempi sono davvero maturi per un’aggiornata riflessione, data l’accelerazione impressa ad alcuni temi, che la società si trova ad affrontare, talvolta senza adeguati elementi di confronto e di approfondimento, pur trattandosi di punti nodali della propria civiltà. Il Compendio, del resto, che ha reso più compiuto un disegno progettuale iniziato con l’Agenda sociale, pubblicata sempre da quel Pontificio consiglio in occasione del Giubileo, tra gli altri pregi ha anche quello di orientare un’elaborazione che ha bisogno, di riflessioni aggiornate. Quanto agli studi, nel 1996 fu pubblicata la prima edizione del corso di Dottrina sociale della Chiesa, che padre Bartolomeo Sorge svolse a Palermo, presso l’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe. A quelle lezioni, l’autore pose come titolo «Per una civiltà dell’amore», ben consapevole che quello era «il cuore di tutta la dottrina sociale della Chiesa».
Ed esaurita anche la terza edizione, ecco questa «Introduzione alla dottrina sociale della chiesa», pubblicata dalla Queriniana, in veste aggiornata ed arricchita. La prima parte, quale «chiara sintesi dell’evoluzione del discorso sociale della chiesa dalla Rerum Novarum (1981) fino al pontificato di Giovanni Paolo II», costituisce «Il discorso sociale della Chiesa» e si articola in cinque densi capitoli, ciascuno dei quali si conclude con un apposito «discorso» («Il “discorso sociale” della chiesa», «Un “discorso” aperto», «Un “discorso” che continua», «Un “discorso » nuovo, «Un “discorso” ecumenico»). La seconda parte, invece, offre in sei capitoli «La proposta sociale della Chiesa». «Sono qui tratteggiati i grandi principi che concorrono a delineare gli aspetti fondamentali della Dottrina sociale della chiesa – è stato autorevolmente scritto –: principio personalista, di solidarietà, di sussidiarietà, del bene comune, ecc. Essi sono declinati non in astratto ma nel confronto con le ideologie politico- economiche dominati (marxismo e liberalismo), nonché con i fenomeni che segnano attualmente la nostra società… o i valori cui esse sono particolarmente sensibili». Globalizzazione e multiculturalismo, ad esempio, multireligiosità e relativismo, come pure il tema della laicità degli stati – tutti elementi di discussione nell’opinione pubblica – trovano in questa seconda parte del libro una riflessione che verrà poi sviluppata nella quarta parte, quella dedicata ai «Dibattiti di attualità».
Nella terza parte invece, l’illustre autore – la cui serietà e profondità di dottrina, universalmente riconosciute, hanno fatto dire che esse sono «garanzia della validità di un testo che può essere considerato un vero e proprio manuale a supporto dell’impegno sociale e politico dei credenti» – pone un quesito di fondo: come la Chiesa possa trasferire sul piano pratico – quello, per intendersi, «della vita sociale concreta» – i principi dottrinali suoi propri. Ed ecco, dunque, cinque esaustive riflessioni che, partendo proprio dal tema del quesito iniziale (Dalla proposta alla “presenza sociale”), giungono alle proposte «Per una “nuova presenza” », rispondendo agli interrogativi del «Perché i cattolici in politica», riflettendo sul «Fare politica da cristiani» e su «Come la chiesa fa politica». Ci sono pagine, in questa parte, meritevoli di essere gustate a fondo. Ad esempio, proprio sull’ultimo tema citato, è significativo riferire la conclusione, che guarda proprio all’Italia. Scrive p. Sorge: «Oggi la chiesa italiana, sciolta finalmente da ogni vincolo di “supplenza politica”, può parlare con maggiore liberta e credibilità a tutti, cattolici e non, per denunciare il male e per approvare il bene, da chiunque vanga fatto. Nello stesso tempo, chi vuole presentarsi in politica in nome degli ideali cristiani sa che non può più contare sulla protezione di nessuno, ma dovrà meritarsi il consenso dei cittadini con l’onestà della vita e con la serietà della sua competenza professionale» (p. 296). Questo libro, però, è stato aggiornato perché – lo scrive p. Sorge nell’Avvertenza – «durante lo scorso decennio, si sono verificati eventi straordinari nella vita sociale ed ecclesiale e sono emersi problemi nuovi, inediti e complessi, sui quali il magistero non ha mancato di intervenire».
Si giustifica, così, dunque, quella «Quarta parte» dedicata ai «temi di più bruciante attualità con i quali la dottrina sociale della Chiesa deve quotidianamente confrontarsi». P. Sorge ne enumera dieci – la parte quarta presenta il maggior numero di capitoli – e discute argomenti, che sollecitano le coscienze, dall’«A quarant’anni dal Concilio Vaticano II» alla «Globalizzazione: aspetti sociali, politici, etici»; da «La chiesa e la guerra» alle «Biotecnologie: la vita si può manipolare?». E p. Sorge pone un ulteriore interrogativo:«Perché la chiesa oggi dice no alla pena di morte?». Quindi discute de «La dimensione etica della ricerca scientifica» e de «Il silenzio dei vescovi sull’Italia», di «Terrorismo, guerra e coscienza cristiana» e di «Islam, stato democratico e chiesa». L’ultima riflessione è su «I cristiani nella nuova Europa», tema caldissimo, se solo si pensa che queste pagine sono state stampate oltre un anno prima degli avvenimenti romani, che celebrano il 50° anniversario dei Trattati, che il 25 marzo 1957 diedero l’avvio al lento processo dell’integrazione europea e sembrano scritte, invece, quasi a commento di quegli eventi. C’era, tuttavia, un’altra importante novità da tenere in considerazione. Nel 2004 è stato il Pontificio Consiglio della giustizia e della pace ha pubblicato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa e l’autore ha aggiunto al testo «numerosi box» in modo che il lettore potesse avere a portata di mano i passi più salienti dello stesso «senza noiosi e continui rinvii», ma piuttosto come esplicito riferimento a commenti proposti nel testo.
È l’aggiornamento puntuale e costante, dunque, la peculiarità di questo testo: aggiornato anche il titolo – scrive l’autore – ed il lettore coglie quasi una nostalgia per il titolo precedente, Per una civiltà dell’amore, forse perché quel titolo era immediato nella sua efficacia, forse perché raccoglieva anch’esso i frutti del recente magistero pontificio che, con l’enciclica “Deus caritas est”, ha consegnato a tutti un «inno» a tale civiltà. Sempre restando in tema di nuove ed aderenti approfondimenti sui temi cruciali, «la riflessione della Chiesa cattolica sul lavoro è alle prese con una travagliata mediazione tra principi etici e nuove tendenza – avvertiva Giancarlo Zizola –, che trasformano profondamente l’assetto del mercato del lavoro, in una economia globalizzata» (E la Chiesa si interroga sul lavoro, in “Il Sole-24 Ore”, 11 maggio 2002, p. 7). «I principi condivisi restano quelli dell’enciclica Centesimus annus», aggiungeva, per poi dimostrare come fosse in corso tutta un’attività di elaborazione scientifica, che avrebbe portato al necessario intervento del Magistero.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 1/2007
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