Manuale di dottrina trinitaria
-Nuovo Corso di Teologia Sistematica 4
(Grandi opere)EAN 9788839924049
Indice generale
Premessa: Lo stato attuale della ricerca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Introduzione: Il senso e le coordinate di una teologia trinitaria . . . 9
1. Il senso salvifico ed esistenziale della dottrina trinitaria . . . . . 10
1.1. Un'interessante proposta che ha fatto scuola 11
1.2. La dimensione trinitaria dell'esperienza spirituale
del cristiano nella coscienza della Chiesa 19
1.2.1. La configurazione trinitaria dell'anima 19
1.2.2. L'inabitazione della Trinità 22
1.2.3. Elisabetta della Trinità 26
1.2.4. La soglia difficile della novità cristiana 31
2. La novità cristiana dell'esperienza di Dio in rapporto
con altre forme di conoscenza ed esperienza religiosa . . . . . . . 33
2.1. Il dato storico-salvifico e le sue interpretazioni 33
2.2. La differenza del Dio cristiano
sul versante della prenozione di Dio 39
2.3. L'affermazione teologica: analogia e rivelazione 48
2.3.1. Cosa si intende con «analogia»' 48
2.3.2. Il sospetto di inadeguatezza 51
2.3.3. Quale analogia' 55
2.3.4. Analogia e «rappresentanza vicaria» 67
3. Il luogo del discorso su Dio oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
3.1. La gratuità dell'affermazione di Dio 72
3.2. Il ritorno del mito 76
3.3. Mutamenti nel modo di dire Dio: verso un nuovo teismo 84
3.3.1. Un nuovo modo di dire Dio 84
3.3.2. Mutamenti nell'idea di Dio 92
973 Indice generale
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
parte prima
SAGGIO DI LETTURA TRINITARIA DELLA SCRITTURA
La verità di Dio Padre in Gesù Cristo e il dono dello Spirito
Introduzione:
Il senso dell'operazione di lettura e la sua struttura . . . . . . . . . . . . 103
1. Ascoltare una rivelazione di Dio 103
2. Abitare il mondo dischiuso
dal testo biblico per cogliervi la Parola 104
3. Una lettura «trinitaria» 106
1. L'automanifestazione di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
1. Il Nome e la storia: l'automanifestazione di Dio . . . . . . . . . . . 112
1.1. Il Nome di Dio nella polifonia delle forme di discorso 112
1.2. L'unità nell'automanifestazione di Dio 118
1.3. I nomi divini e il Nome 123
1.4. Le proprietà caratteristiche di Dio
nella sua autopresentazione 131
2. L'attestazione dell'alleato:
l'identità di Dio nella risposta dell'uomo . . . . . . . . . . . . . . . . . 134
2.1. L'identità narrativa 134
2.2. Il monoteismo 136
2.3. L'identificazione dell'unico Dio JHWH 141
2.4. Le proprietà dell'unico Dio che salva 153
3. Il drammatico incontro divino-umano
e la mediazione definitiva 156
3.1. L'esperienza di uno scarto 157
3.2. Le tensioni dell'esperienza di Dio: mediazione
di una sorprendente immediatezza (Dt 4,7) 161
3.3. Il compimento e la ripresa 171
2. La mediazione definitiva dell'automanifestazione di Dio . . . . . . 173
1. La manifestazione definitiva di Dio:
il racconto fondatore di Pasqua e la verità del Padre . . . . . . . . 174
1.1. La risurrezione di Gesù:
generazione del Figlio di Dio nel mondo 175
Indice generale 974
1.2. La verità di Dio scritta sul corpo di Gesù 178
2. La testimonianza dei discepoli: il «luogo» di Gesù . . . . . . . . . 181
2.1. Gesù è l'evidenza del Regno 182
2.2. Identità di missione e persona 185
2.3. La pretesa filiale di Gesù: Dio come «Abbà» suo 188
2.4. La verità di Dio manifestata nel Figlio 195
3. La drammatica dell'incontro divino-umano in Gesù:
croce e «pedagogia filiale» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200
3.1. La sfida della croce:
accedere a un nuovo modo della presenza di Dio 201
3.2. Morte e figliolanza divina 204
3.3. Il dramma della croce compie
la «pedagogia filiale» dell'alleanza 206
3.4. La circolarità delle immagini di Dio
e il processo analogico 213
3.5. L'invocazione paterna 216
3. Una nuova immediatezza con Dio: l'effusione dello Spirito . . . . 218
1. La presenza e l'azione dello Spirito
nell'automanifestazione di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 218
1.1. L'azione dello Spirito nello scambio simbolico
della pedagogia filiale 219
1.2. Esperienza e teologia dello Spirito 220
2. Lo Spirito che attesta in noi la verità del Figlio:
lo Spirito di Gesù . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226
2.1. Lo Spirito di Gesù 226
2.2. Gesù e lo Spirito 231
3. Una nuova immediatezza con Dio:
la pneumatologia di Paolo e Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 234
3.1. Lo Spirito di Cristo in Paolo 234
3.2. Lo Spirito Paraclito in Giovanni 239
3.3. Lo Spirito e Cristo:
verso il riconoscimento della personalità dello Spirito 243
4. Le formule trinitarie del Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . . . . 248
1. Le formule triadiche nell'articolazione
dell'evento salvifico definitivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 248
1.1. Le dimensioni trinitarie del compimento
della storia della salvezza 249
975 Indice generale
1.2. Le formule triadiche: esplicitazione coerente
del dono definitivo di Dio 251
2. Le principali formule trinitarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 253
2.1. In Mt 28,19 la formula trinitaria è associata al battesimo 253
2.2. La nuova esperienza di Dio nella comunità cristiana,
secondo 1 Cor 12,4-6 255
2.3. La dimensione trinitaria della salvezza
compiuta in Gesù secondo 2 Cor 13,13 256
Conclusioni: Ciò che c'è in gioco nella fede trinitaria . . . . . . . . . . . 258
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259
parte seconda
LA TRINITÀ NELLA FEDE DELLA CHIESA
Approccio storico, ermeneutico e dogmatico
1. La formazione del dogma trinitario
e l'ellenizzazione del cristianesimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 271
1. La questione delle origini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 276
1.1. La struttura originariamente trinitaria della fede,
intesa come atto e come contenuto 276
1.2. L'angelologia giudeo-cristiana
e la prima forma di teologia trinitaria 284
1.3. Lo spazio teologico
della teologia trinitaria e lo gnosticismo 286
2. Il nuovo spazio teologico della Trinità economica:
la teologia prenicena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 289
2.1. L'articolazione trinitaria
dell'azione di Dio «dalle origini» 292
2.1.1. Un nuovo spazio teologico
e la sua interpretazione 292
2.1.2. Un nuovo principio di narratività:
la «preesistenza» 295
2.1.3. La nozione di «economia» 297
2.1.4. Un caso esemplare: la riflessione di Giustino 300
2.2. Il rapporto di Dio con l'economia
tra «teologia del Lógos» e tendenze «monarchiane» 303
2.3. Il «trinitarismo economico» di Ireneo e Tertulliano 311
Indice generale 976
2.3.1. La teologia trinitaria antignostica di Ireneo 312
2.3.2. Tertulliano:
il trinitarismo economico antimonarchiano 318
2.4. Origene: la teologia del Verbo di Dio
in un nuovo schema storico-salvifico 322
3. La crisi ariana e il concilio di Nicea (325):
l'articolazione nella distinzione
tra ordine eonomico e teologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 331
3.1. L'eresia ariana 335
3.2. Il concilio di Nicea 340
3.3. Tre valutazioni conclusive 344
4. Il concilio di Costantinopoli (381):
l'uno e il tre nella Trinità immanente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 349
4.1. La questione dello Spirito Santo 350
4.2. Il discernimento del Costantinopolitano I (381) 356
4.3. Il permanente problema ariano
e la questione del significato
dei nomi divini nella Trinità immanente 361
4.3.1. Il livello della formula di fede 362
4.3.2. La disputa teologica di fondo:
il funzionamento dei nomi divini
Padre, Figlio e Spirito 365
4.3.3. Il Tomo sinodale 373
4.4. Valutazione conclusiva:
Il senso dell'operazione teologico-trinitaria 377
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 380
2. La teologia trinitaria di Agostino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 384
1. Il contributo di Agostino:
una rilettura neoplatonica della dottrina trinitaria' . . . . . . . . . 384
1.1. Il problema interpretativo 384
1.2. L'esperienza di Agostino e la nozione di Dio,
oggetto della beatitudo 393
1.3. I tre contributi della sua teologia trinitaria 402
1.3.1. L'unità-uguaglianza dell'Unus Deus Trinitas 403
1.3.2. La distinzione relazionale
come difesa speculativa del dogma 407
1.3.3. L'analogia psicologica 416
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 427
977 Indice generale
3. La formalizzazione del dogma trinitario
tra questioni terminologiche ed eredità agostiniana . . . . . . . . . . 430
1. La codificazione dogmatica del linguaggio trinitario:
sostanza-ipostasi/ natura-persona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 431
1.1. Il concilio di Costantinopoli II
(5 maggio ' 2 giugno 553) 431
1.2. Il sinodo in Laterano (5-31 ottobre 649) 432
2. Fissazione del dogma ed eredità agostiniana 433
2.1. Il simbolo Quicumque o Pseudoatanasiano 434
2.2. Il simbolo di fede del sinodo di Toledo XI
(iniziato il 7 novembre 675) 436
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 444
Conclusione: Il dato dogmatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 445
4. Tre «stili teologici» differenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 448
1. La teologia trinitaria medievale:
il monoteismo cristiano e la nozione di persona . . . . . . . . . . . . 450
1.1. I tre pilastri delle cattedrali teologiche medievali:
Agostino, Boezio, Dionigi 452
1.1.1. L'eredità agostiniana 452
1.1.2. La mediazione logica
della verità trinitaria in Boezio 456
1.1.3. Dionigi lo Pseudo-Areopagita 463
1.2. La teologia trinitaria di Anselmo (1033/4-1109) 473
1.3. Le istanze della «dialettica»:
Abelardo e Gilberto di Poitiers 487
1.3.1. Abelardo (1079-1142 ca.) 488
1.3.2. L'analisi logico-linguistica
di Gilberto di Poitiers (ca. 1080-1154) 494
1.4. La sintesi di Riccardo
nell'ambito della scuola dei Vittorini 500
1.4.1. Ugo di San Vittore 501
1.4.2. Il De Trinitate di Riccardo 506
1.5. La Trinità nella meditatio monastica:
un'impostazione più «storico-salvifica» 522
1.6. La sistemazione di Pier Lombardo
e il discernimento del Lateranense IV 529
1.6.1. Lo sforzo sistematico del Lombardo (1095-1160) 530
Indice generale 978
1.6.2. Il Lateranense IV (1215)
e la nozione dogmatica di persona in Dio 538
1.7. La teologia trinitaria di Bonaventura e Tommaso 541
1.7.1. La struttura trinitaria della comunicazione perfetta
del Sommo Bene: Bonaventura (1217ca.-1274) 542
1.7.2. La dottrina trinitaria alla luce dell'intuizione
delle relazioni sussistenti: Tommaso (1225-1274) 551
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 579
2. La Trinità tra Oriente e Occidente:
la questione del «Filioque» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 581
2.1. La differenza tra teologia trinitaria
occidentale e orientale 583
2.2. Il problema del «Filioque»: cenni storici 595
2.3. La dottrina trinitaria nei concili di unione:
Lione e Firenze 601
2.3.1. Il concilio di Lione 604
2.3.2. Il concilio di Firenze 610
2.4. La Chiarificazione romana del 1995 621
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 632
3. La Trinità nella prospettiva della «teologia della croce» . . . 634
3.1. La theologia crucis in Lutero 635
3.2. La croce nella Trinità: la radicalizzazione
della theologia crucis in J. Moltmann 642
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 646
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 649
5. Crisi e riscoperta della dottrina trinitaria nell'orizzonte
della soggettività moderna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 654
1. La crisi della dottrina trinitaria:
dall'umanesimo rinascimentale attraverso
il deismo fino all'illuminismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 655
1.1. Il filone dell'antitrinitarismo: l'«unitarismo» 657
1.2. Il deismo razionalista 658
1.3. La Trinità nei «limiti della sola ragione» 664
1.4. La Trinità nel contesto della nuova interpretazione
dell'essenza del cristianesimo 666
2. La riscoperta della Trinità
nelle speculazioni dell'idealismo tedesco: Hegel . . . . . . . . . 670
2.1. La presenza e la rilevanza del tema trinitario 671
979 Indice generale
2.2. La dinamica trinitaria dello Spirito assoluto:
incarnazione e croce 681
2.3. Una promessa e un tradimento 686
2.4. La condanna di tesi hegeliane
nell'ambito del semirazionalismo 689
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 691
6. La Trinità nella storia della salvezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 693
1. Dimensioni della riscoperta della Trinità . . . . . . . . . . . . . . . . . . 693
1.1. Il nesso Trinità-Rivelazione
ovvero la storicità di Dio nella sua automanifestazione 694
1.2. Il cuore dell'esperienza trinitaria di Dio:
l'amore di Dio nel mistero pasquale 700
1.3. L'auto-determinazione trinitaria di Dio
come identificazione escatologica dell'essere divino
con l'auto-distinzione di Gesù Figlio e dello Spirito:
W. Pannenberg 710
2. Tre episodi significativi
del rinnovamento della teologia trinitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . 716
2.1. La Trinità nel mistero della Chiesa al Vaticano II 716
2.2. La «riduzione» della dottrina trinitaria
alla Trinità economica 723
2.3. L'assioma fondamentale della teologia trinitaria:
senso e dimensioni 730
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 749
7. La Trinità nell'epoca del pluralismo religioso . . . . . . . . . . . . . . . 753
1. La Trinità nel dialogo tra le religioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 755
1.1. La Trinità: un Dio che invita
al dialogo nello scambio gratuito 759
1.2. La forma trinitaria della teologia delle religioni 762
1.3. La Trinità nel dialogo con l'induismo 769
1.4. Il mistero di Dio nel dialogo col buddhismo 774
1.5. La sfida dei monoteismi: islam e giudaismo 779
2. L'esigenza di ri-concettualizzare la dottrina trinitaria:
reciprocità, comunione, struttura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 784
2.1. La teologia trinitaria alla luce della «communio» 786
2.2. La Trinità nell'orizzonte
di un pensiero della «struttura» 788
Indice generale 980
2.3. Comporre una logica pericoretica-comunionale
e una logica delle relazioni d'origine 792
2.4. Il senso e i limiti di questa «ri-concettualizzazione» 795
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 799
Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 802
parte terza
SEZIONE SISTEMATICA
1. La forma della teologia trinitaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 813
1. Trinità e Rivelazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 814
1.1. La rivelazione come automanifestazione di Dio 814
1.2. L'istanza barthiana 818
1.3. Implicazioni teologiche dell'intuizione barthiana 819
1.4. Valutazione e prospettive 822
2. La Trinità e la storia: la passibilità di Dio nell'alleanza . . . . . . . 824
2.1. L'antinomia del teismo classico e la soluzione trinitaria 824
2.2. L'istanza dell'alterità e passibilità storico-salvifica di Dio:
una dottrina sociale della Trinità 832
2.3. L'istanza critica della teologia ortodossa 837
2.4. L'alterità personale come spazio del dono di sé
nella «rappresentanza vicaria» 842
3. La mediazione antropologica della verità del Dio Trinità . . . . 849
3.1. Verso un'ontologia trinitaria:
la novità cristiana nell'esperienza della realtà 856
3.2. Il venire di Dio secondo la misura dell'auto-trascendenza
dell'uomo inteso come spirito elevato per grazia 859
3.3. Il mirabile accordo di Dio e dell'uomo in Gesù Cristo:
la Trinità nel drammatico incontro
di libertà finita e infinita 863
Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 869
4. Logica e dimensioni della teologia trinitaria . . . . . . . . . . . . . . . 873
4.1. L'auto-comunicazione di Dio: il dono e la mediazione 873
4.2. Le dimensioni teologiche:
Dio come evento di rapporto a sé e di altruismo 875
4.3. La logica: unità di identità e differenza 877
981 Indice generale
4.4. La Trinità come evidenza adeguata
del segno offerto da Gesù Cristo 880
2. I contenuti principali della riflessione
teologica sul mistero della Trinità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 887
1. Le figure storiche dell'automanifestazione di Dio:
la Trinità economica 887
1.1. La missione del Figlio: il mistero di Gesù Cristo 887
1.2. La missione dello Spirito 892
1.3. La verità del Padre origine delle missioni
del Figlio e dello Spirito 901
2. La Trinità immanente: il mistero della vita intradivina . . . . . . 905
2.1. Il problema del «risalimento» al «Dio in sé»
e il rapporto fra Trinità economica e immanente 905
2.1.1. Necessità del «risalimento» 905
2.1.2. Il rapporto tra economia e immanenza 911
2.1.3. I modelli interpretativi della Trinità immanente 913
2.2. Le categorie centrali della riflessione
sulla Trinità immanente: persona e natura 916
2.2.1. La nozione di «persona» 916
2.2.2. L'unità divina tra natura comune
e comunione reciproca 928
3. La natura di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 933
3.1. La vera sfida: «Quale Dio esiste'» 933
3.2. Esempi di rilettura storico-salvifica degli attributi divini 940
Temi di studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 944
Bibliografia generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 949
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 959
La presente recensione parte dall’apprezzamento di un’opera ampia, completa, profonda, dottrinalmente sicura, scientificamente documentata. In apertura, l’Autore presenta lo stato attuale della ricerca (Premessa) e il senso e le coordinate di una teologia trinitaria. Seguono le tre parti nei quali il Manuale si articola: 1. Saggio di lettura trinitaria della Scrittura. La verità di Dio Padre in Gesù Cristo e il dono dello Spirito. 2. La Trinità nella fede della Chiesa. Approccio storico, ermeneutico e dogmatico. 3. Sezione sistematica.
Vi è alla fine un’abbondante e aggiornata bibliografia. Dal momento che il testo è un manuale, dunque anche ad uso degli studenti di Teologia, l’Autore ha inserito temi di studio per l’approfondimento, con ulteriori opportuni suggerimenti bibliografici. È fuori luogo sottolineare che il lavoro, di alto spessore culturale, può facilitare l’approccio con il mistero del Dio vivente. Al di là dell’analisi strutturale, dell’opera di A. Cozzi, dei suoi pregi, del metodo, delle unità didattiche, dei singoli argomenti sviscerati, va evidenziato e molto apprezzato il tentativo del superamento di un oblio a cui la Teologia trinitaria era stata condannata. Oggi si registra un recupero della centralità del Mistero trinitario. La chiave ermeneutica per la comprensione del pensiero dell’Autore è da individuare nelle prime pagine, nelle questioni preliminari. Egli, presentandole, più che offrire soluzioni, intende sollecitare un dibattito, incoraggiare la riflessione teologica a spostare l’interesse da ciò che Dio è in sé, sulla sua rivelazione che ha come culmine il mistero dell’Incarnazione. La ricerca è sulla linea di coloro i quali, pur non rinnegando i presupposti metafisici, intendono occuparsi di Dio, parlare di Lui non in termini statici, ma dinamici. La tendenza, oggi, è quella di occuparsi non del concetto di Dio, ma di occuparsi di un Dio persona che entra in relazione con l’uomo.
Sembra che la fatica di A. Cozzi, meritevole di ogni apprezzamento, risponda all’esigenza di ritornare alla divina rivelazione con l’intelligenza della fede e di comprendere Dio non solo con le categorie filosofiche, ma con le categorie che nella Sacra Scrittura aiutano a comprendere l’ineffabile Mistero: la paternità, la gratuità, il dono, la vita, l’amore, la comunicazione, la fedeltà all’Alleanza, la Promessa, la relazione. Nelle pagine prodotte con cura e competenza da A. Cozzi, si parla di un Dio che si incarna, si fa uomo, condivide la storia umana, entra nel vissuto quotidiano dell’uomo in ogni tempo. Dunque, vi è il prezioso tentativo di ridurre le distanze tra Dio e l’uomo, il finito e l’infinito, il contingente e l’eterno. Se tale superamento è stato attuato dal Dio uno e trino da sempre e si è reso visibile, storico nella persona di Gesù di Nazaret, non è stato ancora attuato da parte dell’uomo che si sente sempre e ancora lontano da quel Dio che è Amore per essenza. Nello sviluppo del suo progetto di lavoro, l’Autore parte dall’idea di dover recuperare la centralità del mistero trinitario, interpretandolo come “superamento di un oblio” o “come ritorno da un esilio” o “come recupero di un fallimento” (p. 5). Il tentativo, comunque, di effettuare tale superamento, restituendo la centralità al mistero, non vuol dire necessariamente affermare la sua significatività. Il punto di partenza esige di chiarire tre aspetti: precisare il senso della teologia trinitaria; la novità della conoscenza cristiana di Dio; il luogo attuale del discorso sul Dio cristiano.
Il chiarimento del senso della teologia trinitaria rimanda al dono della fede, ricevuto gratuitamente attraverso la rivelazione, che si realizza nell’incontro con Gesù. La novità della conoscenza di Dio esige che l’uomo sia docile di fronte alla sua venuta mediante Gesù Cristo. Il luogo attuale richiama l’esigenza di riferirsi al clima culturale in cui è annunciato il mistero trinitario per verificarne il significato salvifico nel mondo. L’Autore, dopo aver sufficientemente dato ragione della sua impostazione e dopo aver ben enucleato le problematiche concernenti l’approccio al mistero trinitario, applicando il metodo teologico, offre ampiamente un Saggio di lettura trinitaria della Sacra Scrittura. La verità di Dio Padre in Gesù Cristo e il dono dello Spirito (pp. 101-263). Anche circa il senso della Scrittura, chiarisce la chiave interpretativa: non mette in rilievo “ciò che la Bibbia dice del Dio Trinità”, ma “di cosa parla” la fede trinitaria quando parla della Trinità, mettendo in luce “in base a cosa” i cristiani affermano che Dio è Trinità (p. 102). Dopo aver sollecitato il superamento di luoghi comuni, le enfatizzazioni e i rischi devozionistici, l’Autore scrive: “La convinzione che muove la ricerca è che la fede trinitaria non sia altro che il compimento del modo di incontrare e confessare Dio che struttura l’alleanza. In tal senso la fede trinitaria è la chiave adeguata di accesso allo scrigno prezioso delle Scritture, è la regola fondamentale per interpretare la rivelazione, è la grammatica dell’esperienza storicosalvifica di Dio” (p. 102). Molto dettagliata e ampia è la parte storica: La Trinità nella fede della Chiesa.
Approccio storico, ermeneutico e dogmatico (pp. 265-810). Anche per questa parte, l’Autore orienta lo studioso o il lettore ad addentrasi nel lungo cammino della storia del dogma trinitario. Come egli stesso afferma, non si tratta di leggere tutti i trattati sulla Trinità, ma di rivisitare i maggiori “stili teologici” che ancora oggi caratterizzano il discorso cristiano sulla Trinità (p. 267). La storia non può non tener conto di alcuni orizzonti epocali, necessari per interpretare rettamente la dottrina trinitaria. In particolare, il riferimento è: all’ellenizzazione del cristianesimo o inculturazione del Vangelo; alla comprensione escatologica o metafisica e proto logica della teologia; all’articolazione trinitaria dell’economia salvifica o speculazione astratta sulla Trinità immanente; alla separazione o composizione di Trinità economica (Dio per noi) e immanente (Do in sé); all’essenzialismo latino o personalismo greco; all’immagine monosoggettiva o interpersonale della vita trinitaria; alla logica comunionale e pericoretica o sostanzialista e gerarchica del mistero trinitario (pp. 267-268). L’ultima parte, la terza, è la Sezione sistematica (pp. 813-947). Anche per la terza parte, si registra l’orientamento offerto dall’Autore per una retta comprensione del mistero trinitario. Si parla di forma per indicare le coordinate fondamentali che caratterizzano un discorso sul Dio cristiano. Sono tre gli ambiti privilegiati per la riflessione teologica contemporanea: la Trinità e l’idea di rivelazione; la Trinità e la storia della salvezza ovvero la passibilità di Dio nell’alleanza; la Trinità e la mediazione antropologica della novità del Dio rivelato (p. 813).
I tre ambiti rimandano alla specificità della nozione di rivelazione come atto in cui Dio comunica se stesso al punto che “dono e donatore, messaggio e messaggero, contenuto e segno, realtà e mediazione si identificano, permettendoci di venire e a conoscere, nella pienezza dei tempi, una differenza nuova (oltre a quella creaturale) in Dio stesso (quella dello scambio trinitario), nella quale siamo coinvolti” (p. 813). Nel secondo ambito si cerca di comprendere quale nozione di Dio corrisponda all’esperienza cristiana della sua autocomunicazione per giungere, nel terzo ambito, a considerare la mediazione antropologica della verità di Dio, cioè il nesso tra la Trinità e la verità dell’uomo. È un’impresa ardua presentare, in maniera esauriente, in tutte le sue articolazioni, il poderoso manuale. L’analisi molto dettagliata, lo sguardo ampio, l’apporto personale dell’Autore, le puntuali argomentazioni susciteranno certamente la passione del lettore che sarà aiutato nella comprensione del mistero trinitario e, si spera, a viverlo. In ultimo vorrei evidenziare la prospettiva universalistica resa più immediata e concreta dal dialogo interreligioso, presente in queste pagine.
Tratto dalla Rivista "Fides et Ratio" n. 2/2009
(http://www.issrguardini.taranto.it)
Uno degli aspetti, oggi rilevanti, della trasmissione del sapere teologico è quello che concerne gli strumenti di studio che ad esso sono correlati. Infatti, se si osserva con attenzione la produzione teologica che si indirizza specificamente alla “manualistica”, non si può che constatare la difficoltà di trovare proposte innovative atte ad organizzare in maniera sistematica e coerente un materiale rilevante sotto il profilo quantitativo e spesso di difficile acquisizione in quanto frutto di una ormai bimillenaria riflessione intorno ai temi trattati.
I rischi cui si può incorrere in questo frangente, infatti, sono: o la pedissequa ripetizione dei contenuti classici della manualistica (magari rivisti solo sul piano della organizzazione interna e corroborati da un più o meno vasto ricorso al dato scritturistico); oppure la presentazione di una proposta sicuramente innovativa e legata agli studi specialistici dell’autore, ma con la lacuna (talora grave) di lasciare nell’ombra alcuni temi che non sono immediatamente ricollegabili alla sintesi così realizzata. Non è questo il caso dell’opera che intendiamo qui recensire e che, grazie anche alla sua notevolissima mole e all’esperienza del suo autore (don Alberto Cozzi è, infatti, professore di Teologia trinitaria e Cristologia presso il Seminario di Milano, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale), ha il grande pregio di non incorrere in questi due limiti ora segnalati. Essa intende proporre uno studio della teologia trinitaria capace di accettare e rispondere alle sfide dell’attuale contesto filosofico-culturale nel quale viviamo, e di mettere il lettore dinanzi ai problemi più rilevanti che sorgono nel momento in cui si riflette sulla realtà del Dio di Gesù Cristo in vista del suo annuncio.
Il lavoro che, fin da subito, si può definire completo, documentato e ricco dal punto di vista teologico e dottrinale, si suddivide in tre distinte parti precedute da una significativa introduzione. Prendendo in esame ciascuna di queste sezioni, si può intanto rilevare che l’introduzione (pp. 9-100) intende già mettere a tema e illuminare alcune questioni preliminari circa la pensabilità di Dio: essa, infatti, prendendo le distanze da un’idea statica del divino, e pur presupponendo ma non utilizzando una concezione solamente metafisica di Dio, volge il suo sguardo a considerare la prospettiva dinamica ed esistenziale dell’incontro dell’uomo con Dio, un incontro che ha il suo culmine nell’evento della Incarnazione e, in ultima istanza, in Gesù Cristo stesso. In questo modo l’autore offre, fin da subito, la chiave ermeneutica di tutta l’opera chiarendo qual è l’orizzonte interpretativo nel quale si devono collocare le sezioni che seguiranno: tornare a pensare Dio con le categorie offerte dalla Rivelazione e, in particolare, dalla Scrittura senza, peraltro, dimenticare l’apporto della grande tradizione filosofica, laddove essa è in grado di fornire quei termini e quei concetti capaci di meglio tratteggiare e sviluppare il contenuto della Rivelazione stessa.
Questo progetto perciò, esige di superare l’oblio nel quale il discorso trinitario era caduto o era stato esiliato (cf. p. 5), e di recuperare il senso salvifico ed esistenziale del discorso sul Dio cristiano anche in rapporto alle altre forme di conoscenza ed esperienza religiosa; per giungere, infine, a confrontarsi con il presente storico e culturale nel quale viviamo e formulare, in questo contesto, una proposta coerente di riflessione teologica su questo tema. A sua volta, la prima parte dell’opera, prendendo sul serio l’istanza biblica che connota la scelta ermeneutica dell’autore, si presenta come un vero e proprio «Saggio di lettura trinitaria della Scrittura» (pp. 101-263). In esso, Cozzi chiarisce fin da subito l’intento: «cogliere non “ciò che la Bibbia dice del Dio Trinità”, quanto piuttosto “di cosa parla” la fede trinitaria quando parla della Trinità, mettendo in luce “in base a cosa” i cristiani affermano che Dio è Trinità» (p. 102).
Partendo da questo principio, il lavoro si connota poi come un’analisi minuziosamente articolata e ampiamente documentata del dato biblico a partire dalla rivelazione veterotestamentaria di Dio; verso la sua definitiva automanifestazione in senso trinitario nella mediazione realizzata da Gesù Cristo mediante la sua Incarnazione (da intendersi come evento complessivo che riguarda tutta la sua esistenza storica); e fino all’effusione – dono dello Spirito Santo come compimento della rivelazione del mistero trinitario e, contemporaneamente, come luogo di una possibile nuova immediatezza con Dio, ossia la realizzazione nell’uomo di quella comunione esistente tra il Figlio Gesù e il Padre suo che lo rende capace dell’incontro con Dio-La Trinità. La seconda parte dell’opera, come suggerisce il titolo, si rivolge in modo molto ampio e ordinato allo studio dell’evoluzione della dottrina trinitaria lungo tutto il percorso della storia della Chiesa, dai primi secoli e fino all’epoca contemporanea segnata dalla “riscoperta” del mistero trinitario in prospettiva storico-salvifica e nel contesto del pluralismo religioso che caratterizza l’incontro e il dialogo tra le religioni (pp. 265-810). L’autore, all’interno di questo orizzonte indubbiamente ampio e articolato, dichiara di non voler «rileggere tutta la storia dei trattati teologici sulla Trinità» (p. 267), quanto di evidenziare, da un lato, «quelle regole terminologiche e concettuali […] che vanno utilizzate per dischiudere un corretto campo semantico al discorso trinitario» (ibidem); e, dall’altro lato, di proporre i principali momenti della storia del dogma e i maggiori «stili teologici» che caratterizzano il discorso cristiano sulla Trinità senza, tuttavia, cadere in grossolane o facili semplificazioni. A partire da questa scelta metodologica, perciò, questa seconda parte dell’opera sviluppa dapprima l’evolversi del discorso trinitario nei primi otto secoli di storia della Chiesa, caratterizzati dall’unità tra Oriente e Occidente, e, quindi, prosegue con l’illustrazione del pensiero trinitario nell’Occidente latino fino alle soglie del nostro tempo.
Nella prima parte (capp. 1-3), infatti, l’autore si propone di studiare: l’ellenizzazione del cristianesimo e la sua influenza sulla formazione del dogma trinitario nei primi Concili della Chiesa; l’articolazione del pensiero trinitario tra economia e immanenza; lo sviluppo della speculazione astratta sulla Trinità immanente e l’apporto specifico di Agostino di Ippona per ciò che concerne la teologia trinitaria occidentale (a cui l’autore dedica un intero capitolo: cf. pp. 384-429) e, infine, la riflessione sulle conseguenze formali di questa eredità fino alla definitiva fissazione del dato dogmatico. La seconda parte (capp. 4-7), a sua volta, pur dedicando ancora un certo spazio al confronto tra Oriente e Occidente attraverso la questione del «Filioque», è maggiormente orientata a presentare: i diversi «stili teologici » medievali nel trattare il mistero Trinitario (Anselmo, Riccardo di San Vittore, Pier Lombardo, Bonaventura e Tommaso); la crisi e riscoperta della dottrina trinitaria nell’orizzonte della soggettività moderna e alla luce del “rinnovamento” storico-salvifico di tutta la teologia; e, infine, l’illustrazione del discorso trinitario nell’orizzonte del pluralismo religioso, come già si è avuto modo di accennare. L’opera si conclude, infine, con una terza parte dedicata da Cozzi alla presentazione della sua proposta sistematica in merito alla teologia trinitaria (cf pp. 811-947). Qui l’autore, riprendendo le osservazioni iniziali del capitolo introduttivo, intende soprattutto sviluppare l’intuizione secondo cui il Dio di Gesù Cristo comunica se stesso nell’atto stesso della rivelazione, cosicché «dono e donatore, messaggio e messaggero, contenuto e segno, realtà e mediazione si identificano, permettendoci di venire a conoscere, nella pienezza dei tempi, una differenza nuova (oltre a quella creaturale) in Dio stesso (quella dello scambio trinitario), nella quale siamo coinvolti» (p. 813). A partire da qui, il lavoro di Cozzi si organizza secondo tre momenti distinti: la Trinità e l’idea di rivelazione (la forma della teologia trinitaria); la Trinità e la storia della salvezza (la comprensione del mistero trinitario a partire dall’esperienza cristiana dell’autocomunicazione di Dio in Cristo e nello Spirito); e, infine, la Trinità e la mediazione antropologica del Dio rivelato (il nesso tra il discorso trinitario sul Dio di Gesù Cristo e la verità dell’uomo).
Al termine di questa presentazione che, data la mole del ponderoso volume, non può che essere parziale, rimangono da sottolineare alcuni pregi e qualche limite che, a nostro avviso, un’opera del genere non può non presentare. Senza dubbio, al di là dell’accurato apparato tecnico di documentazione del testo, degli indici che accompagnano il lavoro e dell’ampia bibliografia, ciò che va segnalato sul piano non solo didattico ma anche formativo dell’opera sono i numerosi «Temi di studio» che chiudono i singoli capitoli. Essi, infatti, offrono ulteriori piste di lavoro per l’approfondimento delle questioni trattate, ampliando così le possibilità di utilizzazione dell’opera anche in vista della redazione di lavori specialistici che vogliano mettere a tema aspetti particolari del discorso trinitario. Non è, inoltre, da sottovalutare, in un lavoro del genere rivolto anche agli studenti dei primi anni della formazione teologica, il linguaggio piano utilizzato che permette una migliore comprensibilità del testo anche laddove le questioni trattate risultano particolarmente difficili nella loro tematizzazione.
Di contro, al di là delle osservazioni da altri sollevate su alcune sviste in un’opera così vasta, che potranno sicuramente essere risolte in una seconda edizione, ciò che lascia ancora qualche perplessità in merito a questo lavoro è, in fin dei conti, un suo stesso pregio ovvero l’ampiezza e il grado di penetrazione dell’analisi dei temi trattati che ne giustificano la mole ma che, certamente, pongono qualche interrogativo sulla possibilità della sua utilizzazione nei corsi istituzionali di teologia. Resta evidente che, di fronte a questo limite, è sufficiente e giustificata la mediazione del docente della materia, mentre lo studio specialistico del tema non può che trarre vantaggio da un’articolazione così completa ed esaustiva della dottrina trinitaria offerta da questo manuale.
Tratto dalla rivista Lateranum n. 3/2011
(http://www.pul.it)
Con questo ponderoso lavoro, Alberto Cozzi, docente di Teologia trinitaria e Cristologia presso il Seminario e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, accetta la sfida di pensare e dire l’identità tri-unitaria del Dio rivelato in Gesù Cristo e professato dalla plurisecolare tradizione della chiesa nella forza dello Spirito in un clima, qual è quello odierno, segnato dal pluralismo religioso. La scelta dell’autore di presentare il suo saggio come un manuale di “dottrina trinitaria” piuttosto che di “teologia trinitaria”, offre, da subito, la chiave di lettura di quest’opera, che intende dare uno sguardo analitico e, al tempo stesso, globale (peraltro documentatissimo) sull’argomento: Cozzi sembra, infatti, preoccupato soprattutto di precisare le coordinate entro le quali “oggi” è chiamata a muoversi la teologia trinitaria, lasciando aperti (e, anzi, invitando a intraprendere) percorsi di ricerca che, di volta in volta, sono suggeriti nei Temi di studio. A fare da premessa è quell’«insuperabile crisi di significatività» (p. 5) che la teologia trinitaria vive accanto alla scoperta della centralità del suo tema, non solo ai fini della ricerca propriamente teologica: nella misura in cui si riconosce che il vero problema che la dottrina trinitaria pone è quello dell’incontro con Dio in Gesù nella forza dello Spirito, allora occorre mettere a fuoco «l’originalità di quell’incontro e la novità o differenza dell’esperienza che ne deriva» (p. 8).
Il manuale si viene così sviluppando in tre parti (Saggio di lettura trinitaria della Scrittura, La Trinità nella fede della chiesa, Sezione sistematica), precedute da un’ampia Introduzione dedicata al senso e alle coordinate di una teologia trinitaria. Parlare di “senso” della teologia trinitaria significa riportarsi alla «coscienza originaria della fede di aver ricevuto per rivelazione un nuovo principio di conoscenza di Dio, una conoscenza “per connaturalità”, ovvero una conoscenza di Dio in Dio, per partecipazione alla conoscenza che Dio ha di se stesso» (p. 9), una conoscenza il cui “luogo” è Gesù Cristo. Bisogna, in tale prospettiva, recuperare il valore salvifico ed esistenziale della Trinità – e, quindi, della teologia trinitaria –, il che implica pure, nell’incontro e nel dialogo con le altre esperienze religiose, il recupero dello specifico dell’esperienza cristiana: è, infatti, su tale “specifico” che il cristiano è chiamato a misurare ogni altra conoscenza di Dio da parte dell’uomo.
Ciò significa che, quanto alle prenozioni del divino che sono proprie dell’uomo, possono essere assunte solo quelle che permettono di riconoscere il venire di Dio in Gesù. È qui, in questa reciprocità da mantenere tra Dio e Cristo, che per l’autore risiede la possibilità di risolvere quella tensione tra teocentrismo e cristocentrismo che anima sin dalle origini la teologia cristiana, spesso tacciata di aver tradito la “pretesa” di Gesù di Nazaret. Quanto, poi, alla capacità del linguaggio umano di poter esprimere la novità cristiana, l’autore non può fare a meno di imbattersi nella questione dell’analogia, delle sue potenzialità espressive e del suo rapporto con la rivelazione. Il valore del discorso analogico va riportato, come già una certa tradizione scolastica a partire da Tommaso d’Aquino ha fatto, al livello dell’essere prima che al livello del dire, riconoscendo che è quello a fondare questo.
Il problema, in effetti, è proprio quello di chiarire che cosa si debba intendere per rivelazione: se essa fa riferimento (come lo stesso autore sottolinea a più riprese) non a un insieme di enunciati dottrinali, ma alla persona di Gesù di Nazaret, non è forse lo stesso mistero divino-umano di Gesù già, in qualche modo, analogo, nel senso che il divino in Gesù non solo “allude” al suo umano (e viceversa), ma nel senso che divino e umano in lui vengono a trovarsi in una relazione intrinseca e “proporzionata” in forza dell’unione ipostatica, pur senza confusione e senza mutazione? E ciò non significa anche che una tale relazione non è a detrimento della stessa eccedenza divina, ma chiede che tale excessus sia inteso (non compreso!) e detto teologicamente proprio entro una tale relazione? «Senza analogia non ci sarebbe un discorso responsabile su Dio» (E. Jüngel) in Gesù e, quindi, “nella parola della croce” si assiste a una kenosi di Dio che si adegua al linguaggio umano.
Nel mysterium paschale Dio si autoafferma e si rende accessibile mentre attua quel legame (analogia) in cui non le parole umane si avvicinano troppo a lui, ma lui si avvicina all’uomo appropriandosi di tutto ciò che è umano e, dunque, anche del linguaggio. L’analogia che si realizza in Gesù chiaramente non annulla la differenza, altrimenti non ci sarebbe il venire di Dio a noi nella storia e la salvezza stessa annunciata nel vangelo. L’infinita sproporzione tra Dio e l’uomo in Cristo non è semplicemente la differenza ontologica di una non affinità sempre maggiore, quanto piuttosto la differenza sempre maggiore in un’affinità pur tanto grande. La relazione primordiale tra uomo e Dio viene così sanata: in lui, l’evento stesso della Parola fatta carne è la nuova possibilità data, all’ontologia e al linguaggio, di corrispondere a Dio. Proprio “in Cristo”, dunque, l’analogia, anche intesa come analogia entis, non smarrisce la forza trasgressiva/eccessiva del discorso su Dio e, al tempo stesso, in relazione alla corrispondenza che viene stabilita tra l’azione di Dio e la risposta dell’uomo, non risulta incompatibile con un’analogia relationis, che, anzi, viene fondata proprio sulla somiglianza (ma sarebbe meglio dire somiglianza dissimile) tra Dio e il creatore, in cui si dà la possibilità stessa di una relazione di alleanza tra Dio e l’uomo. In concreto, la “necessità” dell’analogia si traduce nel recupero della valenza simbolica del discorso analogico (non nel senso di una risalita a Dio a partire dal creato, ma di un riconoscimento di un luogo della possibile manifestazione di Dio) e, al tempo stesso, della sua struttura dossologica (nel senso che nella preghiera l’uomo offre a Dio «tutto ciò che è e quindi anche l’univocità del suo discorso, per ricevere in esso la comunione col Dio pregato », p. 53). Ne risulta una provocazione al linguaggio teologico, chiamato a reintegrare simbolo e dossologia che, tuttavia, non è assunta in tutta la sua portata e in tutte le sue implicazioni: si pensi, ad esempio, alla fecondità di una riflessione trinitaria che sia attenta alla relazione tra preghiera, contesto liturgico e riflessione sulla Trinità e sulla quale, però, l’autore, dopo avervi accennato, purtroppo non torna più nel corso del suo saggio. Un’altra parte dell’Introduzione è dedicata all’analisi delle condizioni per un discorso responsabile su Dio. Il problema è quello di coniugare la gratuità con la logica dello scambio, sulla quale è strutturata una società come quella odierna, nella quale «il senso di una cosa è dato dalla sua relazione con le altre cose e non dal suo essere riferita a un fondamento unico» (p. 75).
Nella linea di un recupero della gratuità, si assiste da più parti a una riscoperta del valore del mito, inteso come strategia ermeneutica, oltre che linguistica, un segno della crisi della ragione moderna, ma anche e soprattutto «come il recupero della forma originaria e più completa del discorso simbolico sul trascendente » (p. 76). Di un tale recupero del mito va custodito, per l’autore, il suo essere espressione sia del bisogno di una nuova “spiritualità” in grado di restituire all’esperienza religiosa quel sapore di cui è stata privata dalla razionalità secolarizzata e dalla pretesa della ragione scientifica di offrire un orizzonte di senso universalmente condiviso. L’esigenza che emerge è quella di una revisione del modo di dire Dio oggi. In primo luogo, non è possibile pensare Dio nella logica dell’essere, riducendolo semplicemente a un grande Ente che fonda l’esistenza di tutti gli altri enti. Ciò significa: a) passaggio dall’idolo all’icona; b) passaggio dall’idea di verità come adaequatio all’idea di verità come testimonianza e, in effetti, passaggio dal Dio detto al Dio che si dice. Inoltre, non è possibile un’oggettivazione del trascendente, sebbene egli si faccia conoscere a partire dall’esperienza.
L’elaborazione di una teologia trinitaria a partire dalla rivelazione in Cristo culminante nel mysterium paschale porta al centro della teologia l’agape quale verità ultima di Dio e, quindi, dell’uomo stesso, che «può esser conosciuta solo in quanto testimoniata da individui concreti e unici, che si sono lasciati convocare e interpellare e hanno fatto della loro vita un realizzarsi della verità di Dio» (p. 96). Di qui, la centralità della testimonianza. Alla ricognizione scritturistica l’autore dedica la seconda parte del suo studio: la rivelazione costituisce, in effetti, il “luogo proprio” del discorso trinitario, che non può essere facilmente ridotto a una verità dottrinale, ma a un rapporto (salvifico) tra l’uomo e Dio.
In vista di un tale recupero del “referente” della teologia trinitaria, occorre prestare attenzione non solo a ciò che la Scrittura dice su Dio, ma anche all’atto con cui viene designato Dio. I tre momenti nei quali viene strutturata questa parte colgono il rivelarsi di Dio nella storia a partire dalla relazione di alleanza che significa: comunicazione del Nome; dono del Figlio; effusione dello Spirito. A loro volta, questi tre momenti, si articolano tenendo conto dell’Io che si autocomunica, dell’Egli cui rimanda il racconto e del tu umano cui Dio si rivela. Non si tratta di ridurre la fede trinitaria a una nuova rappresentazione di Dio: essa esprime piuttosto l’esperienza di un incontro, in cui il comunicarsi di Dio all’uomo acquisisce la duplice valenza, manifestativa e relazionale. La terza parte, di carattere storico, si preoccupa di analizzare ciò che la fede della chiesa dice della Trinità.
L’autore procede per “grandi orizzonti epocali”, dei quali cerca di cogliere di volta in volta intuizioni e tensioni interpretative: gli orizzonti individuati sono sette, a partire dalla formazione del dogma trinitario, per arrivare alla svolta segnata dal pluralismo religioso e dall’esigenza che ne scaturisce di un dialogo del cristianesimo con le altre esperienze religiose. Al termine di questo percorso, che si ammira più per lo sforzo quasi enciclopedico di ricostruzione storica che per la puntualità dell’indagine delle fonti, l’autore afferma che «il punto d’arrivo ci riporta al punto di partenza [il dono che Dio fa di sé]: ciò significa che lo sviluppo si è compiuto all’interno della fede inziale, senza infiltrazioni estrinseche, ma secondo la logica propria della rivelazione» (p. 805). Un tale bilancio suggerisce l’idea che il percorso dell’intellectus fidei sia ormai giunto a un compimento che si declina come fedeltà alle sue origini nella rivelazione attraverso il recupero della nozione di relazione e, quindi, delle categorie di comunione e di dono; di qui, le differenti analogie (cosmologiche, psicologiche e dialogiche) con cui si cerca d’indagare il mistero del Dio uni-Trino sono colte in un avvicendarsi che le riduce quasi a fasi successive all’interno dello sviluppo della stessa riflessione cristiana sulla Trinità, senza che di esse sia offerta una chiave di lettura in grado d’individuare la verità di cui ciascuna è portatrice, al fine di metterle in un dialogo che può costituire l’autentico “traguardo” dal quale potrebbe ri-partire, ai nostri giorni, una teologia trinitaria che voglia inserirsi nella tradizione senza smarrire il contesto nel quale viene elaborata. L’ultima parte del saggio (la cui brevità rispetto alle “premesse” si giustifica a partire dal carattere “compilativo” dell’opera) è quella più specificamente sistematica. Essa comprende due grandi capitoli. Il primo è dedicato alla forma della teologia trinitaria, laddove “forma” sta a indicare «le coordinate fondamentali che caratterizzano un discorso sul Dio cristiano» (p. 813): qui l’autore fa emergere tali coordinate da tre ambiti tipici, la rivelazione, la storia della salvezza e la mediazione antropologica della novità del Dio rivelato (intesa come il nesso fra la Trinità e la verità dell’uomo). Il secondo è dedicato ai contenuti principali della riflessione teologica sul mistero della Trinità: qui, a partire dalla missione del Figlio e dello Spirito, si “risale” alla vita intradivina, per approdare all’analisi delle categorie di persona e di natura e a esempi di rilettura degli attributi divini in chiave storico-salvifica.
Ciò che all’interno di questa parte merita maggiore attenzione è senza dubbio la scelta di premettere il capitolo sulla forma a quello sui contenuti: un tale “ordo disciplinae”, infatti, riporta alla questione dell’intima connessione di oggetto e metodo, al punto che è l’oggetto che decide della pertinenza e dell’adeguatezza del metodo (actus specificatur ex obiecto recita il celebre adagio di Tommaso d’Aquino) e ciò coerentemente con la “pretesa” di Gesù di essere non solo verità, ma anche “via” (cf. Gv 14,6), quindi metodo secondo cui introdursi nella verità e comprenderla. La “concentrazione cristologica” tentata dall’autore, tuttavia, non si spinge al di là di un riconoscimento della necessità per il trattato sul Dio Trino di «partire dall’economia», per operare poi «il risalimento alla Trinità immanente», fino a considerare «il problema della natura o essenza del Dio cristiano» (p. 885). Quest’ultima parte è come una grande conclusione al saggio.
Anche in questo caso, la preoccupazione didattica di presentare un quadro il più possibile completo delle diverse letture e soluzioni, rende difficile individuare quale “in positivo” sia il contributo che intende offrire l’autore: egli si limita a suggerire delle direzioni nelle quali far procedere la ricerca, sulla base dei punti fermi acquisiti dalla teologia trinitaria nonché delle tensioni ancora irrisolte. Ancora una volta, nonostante le premesse, la rivelazione cristiana risulta essere considerata più sotto il suo aspetto di contenuto dottrinale in un senso oggettivo che di processo di comunicazione di un Dio personale capace di mettere in moto (nella progressività di un dono che trova nell’Incarnazione il suo culmine, ma anche la sua chiave ermeneutica) un circolo virtuoso soggetto-oggetto, che chiederebbe una “rivoluzione copernicana” del modo stesso di accedere alla Verità: ma forse a questo intende introdurre l’autore stesso al termine del saggio, facendo della “carità” (l’agape) la parola ultima e, al tempo stesso, il percorso “aperto” sul mistero del Dio rivelato in Gesù Cristo.
Tratto dalla rivista "Asprenas" n. 1-4/2012
(http://www.pftim.it)
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spirito santo, padre, figlio di Dio, teologia dogmatica, teologia trinitaria, dogma trinitario, Trinità santissima
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alberto, alberto.lucchetticigarini@fastwebnet.it il 28 aprile 2010 alle 07:32 ha scritto:
Va letto con calma senza fretta.Comunque per me Cozzi se non è già il primo Trinitarista del mondo lo sarà
Studente GIORGIO MORO il 29 luglio 2018 alle 23:51 ha scritto:
Un'avanguardia sul versante delle conoscenze "TRINITARIE"!
Frutto di un alacre impegno da parte di quanti vi ci son cimentati!
Costoso ed impegnativo, ma necessario ad una adeguata conoscenza di quest'ambito specialistico ma pure cosi importante nel dare risposte di Senso a quei tanti perché?.. che rischiano di non avere una degna risposta capace di Significare adeguatamente!
Danilo Ferrari il 11 febbraio 2019 alle 15:19 ha scritto:
Si tratta di un ottimo manuale della Dottrina trinitaria. Ho avuto la possibilità di partecipare ad un suo corso sull'argomento e devo dire che, nonostante la difficoltà della materia, la sua spiegazione è decisamente alla portata di molti. Il libro rispecchia questa sua efficacia e semplicità affrontando argomenti di grande profondità. È affrontata anche la parte storico-dogmatica con l'esame di alcuni documenti ufficiali della Chiesa sull'argomento.
ROLANDO DAL CASON il 26 marzo 2020 alle 17:28 ha scritto:
Carissimo Don Alberto non ho ancora finito di leggere questo tuo poderoso volume. Lo leggo a macchia di leopardo. NONOSTANTE i miei studi teologici, trovo la lettura di questo libro assai difficile. A volte leggo il paragrafo più di una volta. Non riesco a capire. A volte mi deprimo. Noto pure parecchie ripetizioni.
Vorrei chiederti di :
1) Abbreviare il testo
2) Renderlo più comprensibile
Grazie
Rolando