Morire
-La prova decisiva della speranza
(Meditazioni)EAN 9788839922786
Indice
Prefazione all'edizione italiana . . . . . . . . 5
A occhi aperti
La meditazione di Bernhard Welte
sul nulla e sulla morte
(Sandro Gorgone). . . . . . . . . . . . . . . . 9
Nota del traduttore. . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Morire: la prova decisiva della speranza
di Bernhard Welte . . . . . . . . . . . . . . . 23
I. Il silenzioso richiamo 26
La lotta contro la morte 32
II. Il caso serio 35
La negazione e la sua oscurità 40
Risposte rituali alla morte 43
Speranza o consolazione' 52
III. L'alternativa 60
Il lieto annuncio di Gesù 63
Alzati, rivestiti di luce,
Gerusalemme! 67
77
Il libro raccoglie tre meditazioni che B. Welte, filosofo della religione e teologo scomparso nel 1983, espose per la prima volta nel 1978 e che possono essere lette oggi come un’unica riflessione sul morire, sviluppata in tre momenti. Nel primo, intitolato Il silenzioso richiamo, Welte riflette sulla morte da una prospettiva tipicamente fenomenologica: essa fa capolino nella nostra esistenza attraverso la morte di chi amiamo e questo suo apparire è un «silenzioso richiamo». Ci ricorda che essa è presente nel nostro futuro, così come era già presente nel nostro inizio e nel presente che è sempre un inizio. Ma questo richiamo è «silenzioso» perché non dice nulla di ciò a cui richiama. L’uomo da sempre, lotta contro di essa, ma la morte, alla fine, vince sempre su qualunque tentativo umano di sfuggirle. Essa si presenta allora come Il caso serio, formula che costituisce il titolo del secondo momento della meditazione.
La morte è l’esperienza che più di ogni altra ci induce alla serietà perché a essa bisogna consegnare niente meno che tutto e con essa tutto è concluso senza possibilità di ripensamento alcuno. Davanti a tale violenza che tutto assorbe nella sua oscurità, l’uomo pone in essere comportamenti positivi: il primo è il divenire serio, il secondo è l’avvicinarsi alla morte col timore reverenziale di chi sta dinnanzi a qualcosa che lo sopraffa. Ci sono poi i rituali che in ogni cultura accompagnano il morire e che esprimono l’esigenza di rispetto insita nella morte, la quale pare unificare e purificare tutta la vita del defunto del quale spesso non si ricordano gli aspetti meno luminosi per evidenziare invece quelli positivi. Welte analizza anche i rituali verbali che accompagnano la morte: «Non lo dimenticheremo mai!», si dice di chi è morto. Da un punto di vista meramente fenomenologico questo non è vero, perché il tempo cambia molte cose e spesso anche i morti vengono dimenticati, ma in questa espressione è racchiusa una verità: la morte rende il volto di chi non c’è più ancora più bello e prezioso per le persone che l’hanno amato. Da tutti gli atteggiamenti che scaturiscono dal contatto con la morte l’autore conclude che «la morte come il sigillo della finitezza lascia pensare all’infinitezza come a una potenza vivente e sacra» (p. 51). Citando Jaspers, Welte afferma che, essendo la morte la grande situazione limite, essa può portare l’uomo davanti al trascendente. Qui può nascere una speranza in qualcosa che vada al di là della soglia della morte, qui potrebbe nascere una consolazione. Questa rimane solo una possibilità, perché molti leggono una tale speranza semplicemente come un’illusione e interpretano la categoria di speranza soltanto in ambito intramondano. A questo proposito Welte espone le tesi di E. Bloch concludendo però che il suo pensiero «è tanto seducente quanto tipico di molti atteggiamenti del mondo attuale: esso non riesce a rassicurarci nella situazione inquietante di fronte a cui sempre di nuovo ci pone la morte» (p.60).
Il terzo momento della meditazione è intitolato: L’alternativa. L’alternativa al nichilismo è il ritenere come presupposto incrollabile che il bene, l’impegno per la giustizia, per l’amore, valgano anche al di là della morte. Tale fede e speranza che sfuggono a qualunque sapere scientifico danno senso e fiducia alla nostra esistenza. Ma la domanda è: davanti alle difficoltà, alle oscurità, alle tentazioni di superficialità, il nostro cuore sarà in grado di mantenere un atteggiamento di fede e speranza? Un aiuto in questo giunge dalla vicenda e dall’annuncio di Gesù e della sua forza messianica che non si ferma nemmeno davanti alla morte. Egli l’ha attraversata come la prova decisiva e ne ha fatto la via per la vita divina. Dunque è proprio dall’interno del «caso serio», attraversandolo, che chi riesce ad avere fede e speranza proverà la consolazione e sarà sollevato. Il «come» della vita eterna lo possiamo conoscere soltanto attraverso le immagini che ce ne danno le Scritture e possiamo pensarla come una «fioritura di misericordia».
Il libro è una meditazione dal tono pacato e tranquillo, arricchita da accenti fortemente poetici. Si sentono in essa il dramma di chi ha assistito ai massacri delle guerre e dei totalitarismi del secolo scorso, l’osservazione attenta della realtà, l’attenzione a chi pensa e vive diversamente.
Nella riflessione vi sono due svolte fondamentali: la prima è data dal «postulato etico» del primato «quasi ontologico del bene», come afferma S. Gorgone nell’introduzione (p. 14); la seconda dal riferimento alla persona e al messaggio pasquale di Gesù. Le ultime pagine sono un canto intessuto di immagini e metafore bibliche che racconta la promessa cristiana di superamento della morte.
Una lettura coinvolgente, evocativa, particolarmente utile a chi vive l’esperienza del lutto, ma di grande aiuto per chiunque voglia riflettere con serietà sul «caso serio» della vita.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 169 (1/2009)
(http://www.credereoggi.it)
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Lara Munari il 17 gennaio 2021 alle 10:56 ha scritto:
La realtà della morte fa parte della realtà della vita e fa bene riflettere su un dato di fatto che accomuna ogni essere umano e ogni essere vivente. L'Autore, tramite la sua meditazione, mette chi legge davanti al caso più serio con cui, prima o poi, ci si imbatte, e conduce a meditare da più prospettive, quasi segnando un percorso. Lo fa da filosofo, ma lo scritto è comprensibile e si adatta ad ogni lettore. Al termine si rimane con un silenzio aperto a scrutare.
Ribadisco l'ottima grafica che caratterizza questa collana.