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Descrizione
«Fortunatamente tu non scrivi libri, ma fai, sai, riempi con la vita reale ciò di cui io ho solo sognato... questo è ciò di cui ho bisogno, ciò che ho trovato in te, ciò che amo: l'intero, l'indiviso». Così scriveva il trentottenne Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) nel 1944 dalla Cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel alla fidanzata diciannovenne Maria von Wedemeyer (1924-1977). Bonhoeffer doveva vedere Maria per l'ultima volta nel settembre dello stesso anno. Su ordine di Hitler in persona fu giustiziato il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg. L'evoluzione di Dietrich Bonhoeffer da figlio di un professore dell'alta borghesia a stimato teologo e infine a cristiano radicale che scopre e vive la dimensione politica della sua fede culmina negli ultimi due anni della sua vita, che egli trascorse in carcere. Le sue lettere del tempo della prigionia al suo interlocutore teologico e amico intimo Eberhard Bethge dopo la loro pubblicazione nel 1951 (tradotte in 13 lingue) hanno commosso e influenzato il pensiero e le azioni di persone di ogni parte del mondo.
La corrispondenza di Bonhoeffer con Maria, invece, il ruolo dell'amore per questa giovane donna nel suo sviluppo, è rimasto fino ad oggi sconosciuta. Le lettere vengono qui pubblicate per la prima volta. Esse presentano una inusuale storia d'amore. Le lettere sono tanto commoventi non da ultimo perché il lettore sa fin dal primo momento che ogni speranza è vana.
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Riedizione, con una nuova veste tipografica, in 5a edizione del celebre scambio epistolare fra Dietrich Bonhoeffer e la fidanzata, Maria von Wedemeyer. Le loro lettere si incrociavano nella cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel negli anni fra il 1943 e il 1945. È una corrispondenza che manifesta insospettati tratti dell’umanità del grande teologo resistente alla dittatura nazista.
Tratto dalla rivista Concilium n. 1/2012
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
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marta il 24 agosto 2015 alle 16:40 ha scritto:
I nostri giovani dorevbbero leggere le lettere di Bonhoeffer per imparare cos'è veramente l'amore. Dovrebbero introdurle nelle scuole, al posto dell'educazione sessuale e di quella dei gender, che disorienta e non fornisce ai giovani nessun significato sull'amore totale.
Prof. Stefano Coccia il 26 novembre 2015 alle 11:30 ha scritto:
Ho sempre pensato a Bonhoeffer come “il pastore”, tutto dedito alla causa di Dio. Se non fosse stato per una persona a me molto cara, non avrei mai conosciuto il Bonhoeffer sentimentale, innamorato totalmente e unicamente della sua Maria. Scorrendo le pagine di questo libro, leggendo lettera per lettera, traspare un amore puro, un desiderio forte e una voglia tanto grande di trascorrere tutto il resto della sua vita insieme alla sua amata. Nonostante il loro sia un grande amore, però, è straziante il doverlo vivere stando quasi sempre lontani, a causa della prigionia. Fa riflettere moltissimo il totale abbandono alla volontà di Dio, nonostante le numerose avversità che la coppia si trova a dover affrontare e la fede profonda che li sostiene risulta essere la forza che li fa andare avanti fino alla fine.