L' ermeneutica
(Giornale di teologia)EAN 9788839908605
JEAN GRONDIN
L'ERMENEUTICA
360
QUERINIANA
Indice
Introduzione: Che cosa può essere l'ermeneutica . . . . 5
1. La concezione classica dell'ermeneutica . . . . . . . . . 13
2. 'emergere di un'ermeneutica
L
più universale nel XIX secolo . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1. Friedrich Schleiermacher (1768-1834) 18
2. Wilhelm Dilthey (1833-1911) 28
3. a svolta esistenziale
L
dell'ermeneutica in Heidegger . . . . . . . . . . . . . . . . 34
1. Un'ermeneutica della fatticità 35
2. o statuto dell'ermeneutica
L
in Essere e tempo39
3. Una nuova ermeneutica del comprendere 44
4. Il circolo della comprensione 48
5. L'ultima ermeneutica di Heidegger 50
157
4. Il contributo di Bultmann
allo sviluppo dell'ermeneutica . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
5. Hans-Georg Gadamer: un'ermeneutica
dell'evento della comprensione . . . . . . . . . . . . . . . . 59
1. n'ermeneutica non metodologica
U
delle scienze umane 59
2. l modello dell'arte:
I
l'evento della comprensione 63
3. pregiudizi, condizioni della comprensione:
I
la riabilitazione della tradizione 66
4. Il lavoro della storia e la sua coscienza 70
5. a fusione degli orizzonti
L
e la sua applicazione 72
6. l linguaggio, oggetto ed elemento
I
del compimento ermeneutico 75
6. Ermeneutica e critica delle ideologie . . . . . . . . . . . . 80
1. La reazione metodologica di Betti 80
2. L'apporto di Gadamer secondo Habermas 83
3. La critica di Gadamer da parte di Habermas86
7. Paul Ric'ur: un'ermeneutica del sé storico
di fronte al conflitto delle interpretazioni . . . . . . . . 92
1. Un percorso arborescente 92
2. Una fenomenologia divenuta ermeneutica 97
3. l conflitto delle interpretazioni:
I
l'ermeneutica della fiducia e del sospetto 99
158 | Indice
4. na nuova ermeneutica
U
della spiegazione e della comprensione
ispirata alla nozione di testo 102
5. L'ermeneutica della coscienza storica 106
6. na fenomenologia ermeneutica
U
dell'uomo capace 109
8. Ermeneutica e decostruzione . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
1. ecostruzione, ermeneutica
D
e interpretazione in Derrida 113
2. L'incontro parigino tra Derrida e Gadamer 118
3. Il seguito dell'incontro 127
4. L'ultimo colloquio tra Derrida e Gadamer 129
9. L'ermeneutica postmoderna: Rorty e Vattimo . . . . 133
1. orty: il congedo pragmatistico
R
notificato alla nozione di verità 134
2. Vattimo: 'per' un nihilismo ermeneutico 139
Conclusione: I volti dell'universalità
dell'ermeneutica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153
159
Dopo la recente pubblicazione nella storica collana «Giornale di teologia» della Introduzione alla filosofia della religione (Giornale di teologia, 350), l’editrice Queriniana pubblica ora, nella stessa collana, un nuovo volume del filosofo canadese Jean Grondin, già noto ai lettori italiani per una sua biografia di Gadamer (Gadamer. Una biografia, Bompiani, Milano 2004, pp. 768).
In questo volume, piccolo per mole ma denso di contenuti, l’ A. ci offre una sintetica ricostruzione del percorso storico della grande corrente filosofica dell’ermeneutica, dedicando i singoli capitoli alle sue figure piú rappresentative: Schleiermacher e Dilthey, Heidegger, Bultmann, Gadamer, Betti e Habermas, Ricoeur, Derrida, Rorty e Vattimo. L’introduzione e la conclusione ci permettono di cogliere la chiave di lettura dell’A. Da una parte egli riconosce che l’ermeneutica rappresenta la koinè filosofica del nostro tempo, dall’altra ne mette in luce il carattere complesso e contrastato, dal momento che esistono diverse «interpretazioni dell’interpretazione».
Nel senso classico del termine, l’ermeneutica, in quanto arte di interpretare i testi, era costituita essenzialmente da un insieme di regole, precetti, canoni ai quali si attingeva di fronte a testi oscuri, a passaggi ambigui o scioccanti. A una tale accezione dell’ermeneutica, nata nel mondo greco e utilizzata soprattutto nell’ambito della teologia cristiana, si è fatto riferimento fino a Schleiermacher. Con Dilthey essa diventa «riflessione metodologica sulla pretesa di verità e sullo statuto scientifico delle scienze umane» (pp. 9-10), con l’obiettivo di costituire quel fondamento epistemologico delle scienze della comprensione che permette di equipararle, per rigore metodologico, alle scienze della spiegazione. Nella terza accezione l’ermeneutica prende la forma di «una filosofia universale dell’interpretazione» (p. 10), sulla base della convinzione che la comprensione e l’interpretazione siano processi fondamentali che stanno alla base della vita stessa. Se gli «sponsor» di questa terza accezione sono Nietzsche e Heidegger, i suoi rappresentanti piú importanti vanno individuati in Gadamer e Ricoeur, la cui riflessione permette di rendere «meglio giustizia alla dimensione storica e linguistica della comprensione umana» (p. 11).
È proprio a quest’ultima accezione, quella che propriamente caratterizza l’ermeneutica contemporanea, che è dedicata la maggior parte del volume. Anche questa tuttavia, che può essere riassunta nell’espressione prospettivistica: «è tutto questione di interpretazione», è stata rielaborata in una molteplicità di interpretazioni che hanno delle rilevanti conseguenze per la concezione della verità.
L’A. ne individua sette: 1) il prospettivismo nietzschiano della volontà di potenza, 2) il prospettivismo epistemologico di Kuhn, secondo il quale non c’è conoscenza del mondo senza «paradigma» di interpretazione, 3) il prospettivismo storico, per il quale ogni fenomeno, e quindi ogni verità, va compresa a partire dal suo contesto storico, 4) il prospettivismo ideologico, che ritiene ogni visione del mondo «guidata da interessi piú o meno confessati», 5) il prospettivismo esistenziale di Heidegger per il quale l’ermeneutica è «una filosofia universale della “fatticità” umana che mira a trarre questa fuori dall’oblio di sé» (p. 148) per condurla a un ideale di autenticità, 6) il prospettivismo linguistico di Gadamer, secondo il quale «ogni interpretazione, ogni rapporto con il mondo, presuppone l’elemento del linguaggio, in quanto il compimento e l’oggetto della comprensione sono necessariamente fatti di linguaggio» (p. 149) e infine 7) il prospettivismo postmoderno (Derrida, Vattimo, Rorty) che giunge alla dissoluzione del concetto di verità, attraverso l’eliminazione di ogni riferimento extralinguistico. Pur all’interno di una rigorosa e obiettiva ricostruzione di un percorso storico, l’A. fa intravvedere il suo orientamento filosofico, sottolineando, sulla scia di Gadamer e contro il nominalismo del pensiero moderno che riduce il linguaggio a strumento del soggetto sovrano, il carattere veritativo e universale dell’ermeneutica e la sua portata ontologica.
Secondo tale prospettiva gli esseri umani vivono nell’elemento indispensabile del senso, di un senso che «è sempre il senso delle cose stesse, di ciò che esse vogliono dire, un senso che supera le nostre povere interpretazioni e l’orizzonte limitato, ma, grazie a Dio, sempre estensibile del nostro linguaggio» (p. 151).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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