Liquidazione della religione?
-Il fanatismo scientifico e le sue conseguenze
(Giornale di teologia)EAN 9788839908483
Indice
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1. «Un mondo senza religione»' . . . . . . . . . . . . . . 7
1. Déjà-vu: l'ateismo ieri e oggi 8
2. La scienza confuta la religione' 28
3. emi ' Una teoria della cultura
M
basata sulle scienze naturali 31
4. Io sono il mio cervello 45
5. a responsabilità '
L
concepita nel senso di tutti i giorni
e nel senso delle scienze naturali 54
6. luralità delle religioni:
P
che dire al riguardo' 70
7. n limite assoluto
U
delle spiegazioni darwiniste 91
8. ll'Est alcune cose
A
si leggono in modo un po' diverso 101
293
2. La religione: un fenomeno ostico . . . . . . . . . . . 109
1. Problemi di definizione 109
2. Storia del termine 113
3. Prospettive sulla religione 118
4. Religioni e lingue 125
5. Sul futuro delle religioni 126
6. a religione
L
può essere sostituita dall'etica' 129
3. apere, pensare, credere '
S
Esercitarsi a distinguere . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133
1. Sapere che orienta e sapere che dispone 133
2. Sapere, sperimentare, credere 136
3. Evoluzione, progresso, progressi 154
4. 'interpretazione ideologica
L
del darwinismo proposta da Dawkins 171
4. L'ateismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192
1. L'ateismo nell'antichità 195
2. L'ateismo come immoralità 205
3. 'antica accusa di ateismo
L
contro i cristiani 207
4. Il crollo del consenso medievale 218
5. L''ateismo' di Spinoza 221
6. Religione razionale 225
7. Prove dell'esistenza di Dio 227
8. Ateismo speculativo: Feuerbach e Marx 235
9. Ateismo metodico 241
10. Ateismo dell'indifferenza 244
294 | Indice
5. l cristianesimo,
I
«la religione più sanguinaria di tutti i tempi»' . 247
1. Il Nuovo Testamento 250
2. Le crociate 259
3. La caccia alle streghe 268
Conclusione:
Che cos'è puro altruismo' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 289
295
Così scrive autorevolmente Hans Küng: «Il confronto più lucido con L’illusione di Dio di Dawkins viene dal libro Liquidazione della religione? di Richard Schröder, un teologo che ha alle spalle la spiacevolissima esperienza di sei decenni di società comunista atea della ex DDR»
Tratto dalla rivista Concilium n. 1/2011
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
Tra i filosofi che si pongono come alfieri del «nuovo ateismo», R. Dawkins, l’a. de L’illusione di Dio, è, per certi aspetti, quello più rappresentativo. A tale sfida risponde in modo lucido, sistematico, razionale l’a., teologo che ha vissuto in prima persona l’esperienza di un regime ateo come quello instaurato nella ex DDR. Il libro in ogni suo c. si presenta come un approfondimento di ciò che è stato nel corso della storia del pensiero umano la scienza con i suoi sviluppi darwiniani, il sapere, il pensare e lo stesso ateismo. Si delinea, in tal modo, una prospettiva che nega alla radice la possibilità che i metodi delle scienze naturali possano rispondere alle domande radicali dell’uomo sull’uomo (cf. anche Regno-att. 14,2010,479).
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 6
(http://www.ilregno.it)
Diversi volumi, in questi ultimi anni, hanno riproposto con uno stile spesso polemico e aggressivo quella critica senza appello della religione nel nome della verità scientifica, tipica del positivismo ottocentesco, che sembrava ormai definitivamente superata grazie al diffondersi della sensibilità ermeneutica e allo sviluppo dell'epistemologia. A tale critica si accompagnava solitamente una condanna di tipo morale, dal momento che la religione, in particolare quella monoteistica, appariva strettamente collegata con la violenza e il terrorismo. Uno dei più noti tra questi volumi è certamente L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere (Mondadori, Milano 2007, or. ingl. The God Delusion, Boston 2006) del biologo inglese Richard Dawkins, un volume che trova la sua ispirazione nella convinzione che un mondo senza religione sarebbe senz'altro un mondo migliore, tanto da riportare in appendice addirittura un elenco di indirizzi «utili a chiunque cerchi aiuto per liberarsi dalla religione».
Il volume che qui presentiamo, scritto da un teologo, docente di filosofia alla Humboldt-Universität di Berlino, cresciuto nella ex DDR, e con incarichi di rilievo in campo politico ed istituzionale, intende rispondere alle tesi di Dawkins, sia mettendone in evidenza l’ingenuità metodologica, sia ritorcendo contro di esse quell’accusa di fanatismo che di solito viene attribuita alla religione. Dal punto di vista metodologico ed epistemologico la critica viene portata avanti particolarmente nel 1° e nel 3° capitolo, prendendo di mira la convinzione, originata dall'incapacità di cogliere «la differenza tra l’eredità biologica e i processi culturali di trasmissione» (p. 39), che i fenomeni culturali siano perfettamente spiegabili con i metodi delle scienze naturali. In realtà, secondo il nostro A., i fenomeni culturali possono essere compresi non sulla base di leggi di natura, radicate nei geni, ma unicamente facendo riferimento alla coscienza, che cresce, si sviluppa e matura sulla base di rapporti interpersonali collocati di un preciso contesto storico-sociale.
Nessuna descrizione dei processi fisici e biochimici che avvengono nel cervello permette di giungere ad una reale comprensione della complessità e della ricchezza culturale della coscienza e della mente umana. Interessanti, al riguardo, sono le osservazioni sul fenomeno tipicamente umano del riso. Qualche tempo fa, ci informa l'A., è stata fatta la scoperta che nel cervello esiste un centro del riso, una ben precisa area che viene attivata quando si ride. Effettivamente si è potuto constatare che la stimolazione di tale area tramite degli elettrodi provoca automaticamente il riso.
Tale scoperta tuttavia, se ci permette di conoscere la base biologica del riso, quella base che costituisce la condizione necessaria perché l'uomo possa ridere, non ci consente per nulla di comprendere che cosa il riso effettivamente sia. Infatti, osserva giustamente l'A., «che cosa il riso sia lo sappiamo dalla nostra esperienza quotidiana» (p. 47), dal momento che un riso avulso dal mondo è un riso senza senso, è un riso folle. Allo stesso modo, «che cosa significhi essere un ente consapevole lo conosciamo in ogni caso, dall'esperienza di noi stessi» (p. 51), e non da uno studio di tipo scientifico su quella realtà fisica che è il cervello. Tale ragionamento viene esteso, attraverso delle riflessioni pertinenti e penetranti, a tutte le dimensioni in cui l’uomo esprime la sua specificità: l’arte, la morale e, particolarmente, la religione, mettendo in luce come nessuna di queste possa ricevere una spiegazione esaustiva sulla base dell'approccio tipico delle scienze naturali, ma abbia bisogno di un approccio in cui gioca un ruolo decisivo proprio quella «comprensione vissuta di noi stessi, unitamente alle nostre esperienze personali e alle convinzioni che ci guidano nella vita» (p. 70) che il sapere scientifico vorrebbe definitivamente liquidare.
D’altra parte, a ben riflettere, le stesse scienze naturali rientrano tra quelle realtà che non possono essere spiegate solo in termini naturalistici, «non possono essere interpretate come il risultato di un adattamento darwinista» (p. 95), dal momento che non si concepiscono come una conseguenza della spinta della selezione, ma aspirano ad una conoscenza della realtà così com'è, senza alcun fine ed interesse che non sia la conoscenza della verità stessa. Il resto del volume (i capitoli 2°, 4° e 5°) è dedicato ad una risposta all’accusa di fanatismo rivolta da Dawkins alla religione, cercando di offrire delle informazioni corrette, pacate e precise, in campo sia storico che teologico e filosofico, capaci di mostrare il limite di un approccio alla religione semplicistico e riduttivo, frutto, in molti casi, di ignoranza. L'A. ha buon gioco nel ribaltare tale accusa, osservando come esista pure un fanatismo scientifico, perfettamente speculare al fanatismo religioso; il primo intenderebbe liquidare la religione esattamente così come il secondo vorrebbe liquidare la scienza.
E d’altra parte, l'A., cresciuto in una società comunista, ispirata da una ideologia che pretendeva di possedere il crisma della scientificità, sa che la liquidazione della religione, può essere non solo l'obiettivo di una battaglia culturale, ma può pure diventare il programma di un'azione politica. Ed effettivamente, nell’ultimo secolo, per lo meno nell'ambito del nostro mondo occidentale, le peggiori violenze sono state perpetrate da regimi che dichiaravano apertamente il loro ateismo e che spesso intendevano giungere ad una liquidazione della religione. Il libro, se certamente non intende convertire né alla religione, né alla fede cristiana, offre tuttavia degli strumenti utili per confrontarsi con pacatezza e serietà con un certo fondamentalismo scientifico; nello stesso tempo, senza nascondere i possibili rischi insiti nella religione, vuole essere un invito, rivolto anche ai suoi critici, a considerarla nella sua varietà, complessità e ricchezza, sulla base di una conoscenza approfondita e onesta.
Solo su questa base un autentico confronto tra credenti e non credenti uscirà dalle secche di una contrapposizione basata su un atteggiamento reciprocamente aggressivo e sterilmente polemico e diventerà capace di evidenziare, al di là di ogni demonizzazione, come sia il credere sia il non credere abbiano le loro ragioni. Solo in tal modo sarà possibile superare ogni tentazione di giungere ad una liquidazione, sia reale che metaforica, dell'interlocutore.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2011
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Nell?orizzonte culturale e antropologico contemporaneo, la valenza del ruolo della religione è messa fortemente in discussione a causa di un ateismo imperversante. In questo aspro dibattito si inserisce anche il contributo di R. Schröder, teologo e filosofo, che critica soprattutto le affermazioni di R. Dawkins espresse in due sue opere di grande divulgazione (Il gene egoista. La parte immortale di ogni essere vivente [1992] e L?illusione di Dio. Le ragioni per non credere, [2007]). La tesi dawkinsiana di una rottura rivoluzionaria tra sapere scientifico e sapere religioso non è assolutamente condivisa dall'?A. che cerca di evidenziarne, nella propria opera, tutte le incongruenze.
L’essere umano, infatti, è caratterizzato da una innata predisposizione all’auto-trascendenza e, ai nostri giorni, da un’evoluzione socio-culturale che non si inquadra perfettamente nel modello dell’evoluzionismo universalistico proposto da Dawkins. La ricerca scientifica non avrebbe soppiantato, per Schröder, la ricerca teologica, ma quest’ultima continua ad affiancarsi a quella delle scienze umane nello sforzo comune di apportare contributi significativi alla comprensione della esistenza umana (29). L’A. dedica ampio spazio alla discussione delle nozioni di religione e di ateismo, che si presentano ricche di sfumature e con uno sviluppo etimologico molto articolato nel corso della storia. Dopo aver desunto i tratti caratteristici di una religione e, in particolare, nell’accezione di religione monoteistica, l’A. richiama l’importanza, nel discorso religioso, di una prospettiva interna (118), propria dell’esperienza religiosa personale, e di una prospettiva esterna (120), propria di un osservatore che riflette criticamente e descrive la religione fino a delineare una scienza della religione (come, ad esempio, una sociologia della religione).
Per quel che concerne l’ateismo, dopo brevi richiami al suo significato nell’antichità e nei primi secoli del cristianesimo, l’A. si sofferma sull’ateismo ideologico che nasce con l’epoca moderna e contemporanea e che si rivolge prevalentemente contro la dottrina cristiana. L’ateismo viene discusso poi in diverse forme: ateismo speculativo, metodico o ipotetico, dell’indifferenza e delle diverse derivazioni dell’ateismo che nascono in seno al cristianesimo, depauperato di quei princìpi rivelativi che il ragionamento logico ritiene inammissibili. L’A. fa notare che Dawkins entra prevalentemente in diatriba con forme di fondamentalismo cristiano presenti nel continente americano (101). È l’asprezza di questa diatriba che favorisce l’estremizzazione sia delle posizioni evoluzionistiche, che sfociano nell’ateismo, sia delle posizioni religiose, che sfociano nel creazionismo. Ciò provoca la perdita di uno sguardo d’insieme sulla storia umana e di una visione prospettica della verità. A mio avviso l’A. avrebbe dovuto evitare di sottolineare una contrapposizione di fondo tra scienze naturali e scienze umane.
Infatti, il metodo scientifico, proprio dell’ambito delle scienze naturali, potrebbe essere applicato anche all’ambito delle scienze umane con le dovute precisazioni, senza dimenticare la complessità delle variabili coinvolte in questo secondo ambito; il riduzionismo scientifico e il principio di sovrapposizione degli effetti, ad esempio, sono metodologie che vanno applicate con molta cautela se l’oggetto della ricerca è l’essere umano nella sua integrit à e complessità. Nella sua integrità, perché la sua evoluzione non è lineare: l’essere umano in risposta a determinati input non produce in maniera ripetibile gli stessi output. Nella sua complessità, perché l’essere umano viene influenzato anche da fattori socio-culturali e storici che riguardano la collettività e il senso comune. L’A. presenta in modo sintetico una rilettura critica degli avvenimenti aberranti della storia del cristianesimo, mentre più accuratamente risultano trattate due problematiche specifiche: le crociate e la caccia alle streghe. Egli richiama l’autocritica cristiana come segno di apertura culturale che, purtroppo, non è tipico di altre religioni in nome delle quali sono state compiute nel passato atrocità e guerre sante simili a quelle avvenute nel cristianesimo.
Il libro, in modo chiaro e semplice, riesce a esporre diversi argomenti molto delicati e spinosi che riguardano tematiche attuali di grande importanza socio-culturale, come il dialogo tra scienza e fede, l’incontro tra mondo ateo e mondo credente e l’affermarsi del pluralismo religioso, scardinando molte accuse formulate da Dawkins contro la religione, in generale, e il cristianesimo, in particolare. Forse il continuo richiamo alle affermazioni satiriche e melodrammatiche di Dawkins, che critica a tutto spiano il cristianesimo senza rivelare una conoscenza approfondita della relativa dottrina teologica, diviene eccessivamente ridondante.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 4/2012
(www.rassegnaditeologia.it)
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Nicola Giuliani il 12 luglio 2011 alle 09:58 ha scritto:
La lettura di questo libro,a fronte di quello scritto da Richard Dawkins (The God Delusion presentato da Mondadori con il titolo “L’illusione di Dio”) viene consigliata, oltre che dal teologo Hans Kueng, anche dal noto e stimato biblista Gianfranco Ravasi, che più di ogni altro pone attenzione e disponibilità al confronto con “i Gentili”. Una più esaustiva trattazione dell’argomento richiederebbe la citazione e presa in esame delle motivate critiche di Hans Kueng ai due ultimi Pontefici per il mancato ammodernamento strutturale e dottrinario della Chiesa Cattolica. Vedi da ultimo la nota “Lettera aperta ai vescovi dell’aprile 2010 ” , su cui vi è silenzio assoluto negli ambienti religiosi,dopo la breve ,quasi supplichevole, nota di Pier Giordano Cabra apparsa il 23 aprile 2010 sull’Osservatore Romano.