La coscienza
-Istruzioni per l'uso
(Giornale di teologia)EAN 9788839908476
Una giornalista e un teologo moralista di fama incrociano le proprie competenze per illustrare ai lettori distratti il senso, la rilevanza e i limiti della coscienza. Per non perdersi nell’insignificanza morale dei comportamenti e in un esercizio di libertà tanto proclamata quanto rimossa è necessario riprendere la riflessione sulla coscienza e la sua inquietudine. Essa rende l’essere umano capace di fare il bene ed evitare il male. È a disposizione di ciascuno, ma ha bisogno di essere formata. «Avere una coscienza è faticoso, ma a chi se ne infischia della propria coscienza manca l’essenziale per essere un essere umano: manca lo sguardo interiore, la voce dell’altro, una norma affidabile nelle decisioni difficili dell’esistenza».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 2
(http://www.ilregno.it)
Il libro scritto a quattro mani da E. Schockenhoff, uno dei più noti e apprezzati teologi morali cattolici tedeschi, e da C. Florin, giornalista e docente di Scienze politiche presso l’Università di Bonn, rispecchia pienamente il titolo italiano, fedele traduzione di quello tedesco: Gewissen. Eine Gebrauchsanweisung. Il genere letterario del volume, infatti, si discosta dai canoni del piccolo trattato filosofico-teologico sulla coscienza – come ci si potrebbe invece aspettare vista la sua collocazione nella prestigiosa collana «Giornale di teologia» –, ma risponde a un intento più direttamente pratico e formativo.
Come si legge nella Postfazione, il libro vuole suggerire una «terza via» tra la proposta di «una rigida morale dell’obbedienza e un atteggiamento di fondo permissivo verso la vita», indicando «la via della coscienza responsabile, acuita grazie ai principi morali» (p. 245). E in effetti, a ispirare e a guidare le loro riflessioni troviamo una concezione della morale come «aiuto alla vita» (p. 245) e come «consigliera amichevole» (p. 246) da interpellare non solo nelle situazioni conflittuali e problematiche, ma persino laddove si ha la consapevolezza di «aver agito male, in malafede o in buona fede» (p. 246). Una morale che trova nella coscienza di ciascuna persona il principale e insostituibile interlocutore, dal momento che la coscienza, intesa come «lo sguardo interiore, la voce dell’altro, una norma affidabile nelle decisioni difficili dell’esistenza» (p. 20), pur non garantendo l’assoluta correttezza di ogni singola decisione, «rimane però l’unica norma a cui posso orientarmi» (p. 246). Informate da questi presupposti basilari, le considerazioni di Schockenhoff e Florin, scritte con piglio giornalistico, scorrono via in maniera molto agile, incrociando nei quattro capitoli del testo le problematiche, gli interrogativi e i dilemmi etici che attraversano i principali ambiti vitali del «cittadino globale» odierno: l’ambito delle relazioni economiche (consumi, fisco, beni di lusso), l’ambito degli affetti e dei legami (internet e social network, relazioni sessuali, rapporti genitorifigli), l’ambito della comunicazione (bugie e menzogne, segreto professionale, consenso informato, verità della scienza e dei media, verità e politica) e, da ultimo, quello delle più controverse questioni bioetiche (aborto, diagnosi genetica prenatale, fecondazione artificiale, eutanasia). L’esito di questa esplorazione a tutto campo delle potenzialità e, insieme, delle possibili amnesie della coscienza morale è senz’altro utile per il lettore non specialista di etica.
Di fronte a ogni dilemma morale ed esistenziale illustrato, gli autori non si accontentano delle soluzioni prospettate dal senso comune e/o dalle agenzie culturali attualmente più accreditate, ma hanno la pretesa di interpellare direttamente la coscienza morale di ciascuno, confidando nel suo ruolo insostituibile di guida dell’esistenza, pur senza enfatizzarne la prontezza e la correttezza di giudizio in modo ingenuo e acritico (cf. pp. 31-33; 58-59; 64; 67; 72; 83; 95; 99-100; 168; 170-171; 181-183; 212; 237).
Il lettore più esigente, tuttavia, probabilmente non sarà del tutto soddisfatto dal volume. Manca infatti una trattazione teorica sufficientemente articolata del complesso fenomeno della coscienza morale, il quale, non a caso, continua a essere al centro di un vero e proprio conflitto di interpretazioni; basti pensare alla continua crescita di consenso registrata dalle ricerche neuroscientifiche e, di contro, alla marginalizzazione delle più consuete prospettive filosofiche e teologiche. L’impressione è che i due autori si fidino eccessivamente di una nozione di coscienza intuitivamente plausibile, ma probabilmente anche fragile e tutt’altro che immune da contestazioni e da critiche. Pensare con maggiore aderenza e profondità la genesi, la strutturazione e la formazione della coscienza morale avrebbe senz’altro favorito un recupero più convinto di ciò che continua a rappresentare un baluardo di umanità autentica.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 2 del 2012
(http://www.credereoggi.it)
Sbaglierebbe chi, considerando il titolo di questo volume e l’A., uno dei più noti teologi moralisti tedeschi, pensasse di trovarsi di fronte a un trattato accademico sulla coscienza. In effetti E. Schockenhoff aveva scritto un testo del genere qualche anno fa, intitolato Wie gewiss ist das Gewissen? Eine ethische Orientierung (Herder, 2003). Qui però ci troviamo dinanzi a qualcosa di nuovo, e per certi versi sorprendente; merito forse anche della collaborazione di Ch. Florin, caporedattrice delle pagine culturali del settimanale Rheinischer Merkur.
Ne è scaturito un volume di grande freschezza, dove gli abbondanti riferimenti (dati scientifici, inchieste giornalistiche, citazioni filosofiche, passi biblici, esempi di vita quotidiana) vengono presentati in modo vivace, molto giornalistico. Il testo si legge perciò con grande facilità, anche se non sempre un lettore italiano avrà facilità a comprendere i riferimenti all’attualità tedesca. Insomma, è un volume che è quanto di più lontano si potrebbe pensare dallo stereotipo del pedante trattato accademico tedesco. La coscienza, si legge in una delle prime pagine del volume, «non serve come morbido cuscino per riposare» (10); essa obbliga alla risposta e alla responsabilità. In tal modo deve confrontarsi con i diversi ambiti di vita, con gli inevitabili problemi e, talvolta, i dilemmi morali che essi portano con sé. I quattro capitoli del testo affrontano precisamente questi diversi settori. È interessante notare che nel sottotitolo vengano offerti una serie di verbi che esprimono atteggiamenti tipici in relazione a un certo ambito e danno l’idea degli argomenti trattati. Così il primo capitolo, dedicato all’etica economica (dalla giustizia fiscale alle questioni sollevate dalla globalizzazione, fino all’etica manageriale), reca come sottotitolo questa serie di verbi: «comprare, lottare, lesinare, bramare, scialacquare, frodare, amministrare, invidiare...».
Nel secondo capitolo, consacrato a quella che in termini accademici si chiama etica sessuale e matrimoniale, compaiono atteggiamenti quali «speculare nei siti di incontri, innamorarsi, prendere precauzioni, tradire, lasciare, educare, disciplinare, punire, essere stressati, poltrire.», che già dimostrano la ricerca di un’aderenza ai dati di una realtà in continua evoluzione, tra le occasioni di tradimento moltiplicate grazie a internet e il compito ormai quasi sovrumano dell’educazione dei figli. La terza parte è inaspettatamente la più ampia, quasi il doppio delle altre. Esse riguarda l’ambito, forse piuttosto trascurato nella teologia morale di area italiana, della verità, con la virtù della veracità. «Mentire, contar frottole, barare, adulare, tacere, avere tattica, denunciare, rifiutare l’obbedienza»: questa la gamma di attitudini possibili nell’ambito dell’ottavo comandamento. Il tema della sincerità e della menzogna è particolarmente avvertito nell’ambito tedesco, forse per aver conosciuto, da un lato, il celebre rifiuto kantiano di ogni tipo di bugia, foss’anche quella che avesse lo scopo di salvare una vita umana, ma anche, dall’altro, la tragedia di un regime che è vissuto nell’idolatria di una sistematica menzogna. Accanto alla menzogna gli AA. esaminano il tema del segreto, che è poi l’altra faccia della stessa medaglia, e cioè il rispetto dovuto all’altro, e la questione di “quale” verità vige oggi nei mezzi di comunicazione di massa, nell’ambiente politico, nel mondo digitale e di “quale” verità va detta agli altri, al malato da parte del medico, per esempio, ma anche sugli altri, nel contesto dello “scontro di civiltà”. Il quarto ambito, infine, è perfettamente indicato dalle parole richiamate dagli AA.: «aborto, diagnosi genetica prenatale, fecondazione artificiale, immortalità, eutanasia».
La conclusione è il tentativo di uscire da quella che è stata chiamata la “follia dell’innocenza“ dell’uomo contemporaneo: il pentimento, il riconoscimento della colpa, l’umile richiesta di perdono, è la dignità più alta e responsabile dell’uomo, dinanzi a Dio e al prossimo. «Tra una rigida morale dell’obbedienza e un atteggiamento di fondo permissivo verso la vita, secondo il motto “Anything goes - Va tutto bene”, questo libro voleva indicare una terza via: la via della coscienza responsabile, acuita grazie ai principi morali» (245). Gli AA., più che offrire delle risposte, indicano per l’appunto questa strada per la coscienza. Al lettore l’invito ad approfondire altrove, con l’ausilio di studi più dettagliati e sistematici, le sfide etiche che qui vengono brillantemente evocate.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2012
(www.rassegnaditeologia.it)
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