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Ai confini del sapere. Introduzione alla filosofia per teologhe e teologi
(Giornale di teologia)EAN 9788839908209
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DETTAGLI DI «Ai confini del sapere. Introduzione alla filosofia per teologhe e teologi»
Tipo
Libro
Titolo
Ai confini del sapere. Introduzione alla filosofia per teologhe e teologi
Autore
Müller Klaus
Traduttore
Danna C.
Editore
Queriniana Edizioni
EAN
9788839908209
Pagine
168
Data
gennaio 2006
Peso
170 grammi
Altezza
19,5 cm
Larghezza
12,3 cm
Collana
Giornale di teologia
COMMENTI DEI LETTORI A «Ai confini del sapere. Introduzione alla filosofia per teologhe e teologi»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Ai confini del sapere. Introduzione alla filosofia per teologhe e teologi»
Recensione di Valerio Bortolin della rivista Studia Patavina
La consolidata e tradizionale presenza di corsi filosofici all’interno del curriculum degli studi teologici non deve trarre in inganno: oggi il rapporto tra la filosofia e la teologia viene avvertito come problematico da più punti di vista, nonostante la presa di posizione della recente enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio. Gli studenti di teologia hanno l’impressione che l’approccio filosofico tolga alla riflessione teologica il suo peculiare carattere spirituale e la sua specifica dimensione pratico-pastorale, trasformandola in un insieme di teoremi incapaci di toccare il cuore. I teologi, da parte loro, per un verso, privilegiano un approccio storico-positivo che li porta a recuperare il valore fondamentale dei testi fondanti la fede cristiana (sia quelli biblici che della tradizione), per un altro, affrontano le questioni teoretiche fondamentali rimanendo nell’ambito di un approccio rigorosamente teologico, per non far dipendere l’intelligenza della fede da un logos, come quello filosofico, che, metodologicamente, appare loro, già fin dall’inizio, pregiudizialmente estraneo rispetto alla fede. In altre parole, la stessa teologia tende a crearsi la sua filosofia, la quale, quindi, non sarà altro che teologia essa stessa, più precisamente, quella parte della teologia che affronta la questione dei fondamenti della fede.
I filosofi che hanno la ventura di insegnare all’interno di un ciclo di studi teologici, da parte loro, provano a volte la sgradita impressione che l’insieme dei loro corsi rappresenti un momento marginale ed accidentale rispetto ad un iter formativo che possiede in se stesso una sua autosufficienza. L’unico argomento capace ancora di giustificare la presenza della filosofia nella teologia sembrerebbe essere la necessità del confronto, avvertita da parte di quest’ultima, con il contesto culturale contemporaneo. Anche in questo ruolo tuttavia la filosofia non occupa più una posizione di primo piano; altre discipline: la fisica, la biologia, la psicologia, la sociologia, appaiono essere rappresentative, forse anche più della filosofia, dell’attuale temperie culturale. Evidentemente la situazione qui brevemente descritta non può essere generalizzata, eppure mi sembra possa esprimere, in qualche modo, «lo spirito del tempo», quel clima che viene assorbito senza che ce ne rendiamo conto e che avanza nonostante tutti i tentativi di combatterlo e di bloccarlo.
Il piccolo, chiaro e denso volume che qui presentiamo non affronta esplicitamente questa problematica. Tuttavia, di fatto, le domande che rimangono costantemente sullo sfondo sembrano essere le seguenti: perché la teologia ha bisogno della filosofia? e ancora: quale filosofia per la teologia? Si veda, ad esempio, quanto l’A. dice nell’ultimo capitolo, dedicato al tema della religione e di Dio. Dopo avere messo in luce l’importanza delle categorie e degli argomenti che «hanno la forma di prove dell’esistenza di Dio», dal momento che, se è vero che «non servono per dimostrare all’altro la validità della propria posizione», tuttavia permettono di «delineare in maniera decisa, localizzabile davanti al foro della ragione, appunto questa posizione» (p. 144), rendendo così il credente un interlocutore serio di fronte a colui che la pensa diversamente, egli nota come la teologia attuale mostri sorprendentemente pochissimo interesse per tutto questo e che altri siano per essa i temi all’ordine del giorno da lungo tempo. E tuttavia una teologia i cui temi fossero solo i testi e che rinunciasse a interrogarsi sulla realtà di quel che essa pensa, corrisponderebbe nel modo migliore «alla virtualizzazione del mondo resa possibile dai nuovi media» (p. 146).
L’A. inoltre evidenzia come la stessa idea di rivelazione intesa come l’autocomunicazione di Dio, che rappresenta il punto di partenza del pensiero cristiano, implichi i concetti filosofici di realtà, di ragione, di comunicazione e di verità. Da qui nasce l’esigenza, che appartiene allo specifico cristiano, di sottoporre le affermazioni della fede «a una verifica di fronte al foro della filosofia», di «sottoporle quindi al criterio di una ragione universale, nella convinzione che religione e filosofia possono essere e hanno bisogno di essere conciliate» (p. 22). Ciò non significa tuttavia far dipendere la verità della fede da una filosofia pura ed assoluta, dal momento che il credere deve essere considerato come una premessa di ogni specie di sapere e che la ragione stessa non può a priori escludere di essere lei stessa collegata a quella realtà che tutto determina.
Gli altri capitoli del volumetto enucleano in termini sintetici, ma anche rigorosi, le linee fondamentali per affrontare quelle problematiche filosofiche che hanno particolare attinenza con la ricerca teologica: la questione della conoscenza e della verità, l’ermeneutica, l’etica, l’antropologia, e che stanno alla base dei corsi filosofici che accompagnano il cammino degli studenti di teologia.
In questo modo ne esce una stringata introduzione alla filosofia che permette di cogliere in maniera sintetica il senso di un percorso ancora oggi capace di sollevare domande e di aprire orizzonti di risposte con cui anche i credenti sono chiamati a confrontarsi se vogliono partecipare al dibattito pubblico sulla verità sulla base di un discorso capace di interpellare la razionalità di ogni uomo.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
I filosofi che hanno la ventura di insegnare all’interno di un ciclo di studi teologici, da parte loro, provano a volte la sgradita impressione che l’insieme dei loro corsi rappresenti un momento marginale ed accidentale rispetto ad un iter formativo che possiede in se stesso una sua autosufficienza. L’unico argomento capace ancora di giustificare la presenza della filosofia nella teologia sembrerebbe essere la necessità del confronto, avvertita da parte di quest’ultima, con il contesto culturale contemporaneo. Anche in questo ruolo tuttavia la filosofia non occupa più una posizione di primo piano; altre discipline: la fisica, la biologia, la psicologia, la sociologia, appaiono essere rappresentative, forse anche più della filosofia, dell’attuale temperie culturale. Evidentemente la situazione qui brevemente descritta non può essere generalizzata, eppure mi sembra possa esprimere, in qualche modo, «lo spirito del tempo», quel clima che viene assorbito senza che ce ne rendiamo conto e che avanza nonostante tutti i tentativi di combatterlo e di bloccarlo.
Il piccolo, chiaro e denso volume che qui presentiamo non affronta esplicitamente questa problematica. Tuttavia, di fatto, le domande che rimangono costantemente sullo sfondo sembrano essere le seguenti: perché la teologia ha bisogno della filosofia? e ancora: quale filosofia per la teologia? Si veda, ad esempio, quanto l’A. dice nell’ultimo capitolo, dedicato al tema della religione e di Dio. Dopo avere messo in luce l’importanza delle categorie e degli argomenti che «hanno la forma di prove dell’esistenza di Dio», dal momento che, se è vero che «non servono per dimostrare all’altro la validità della propria posizione», tuttavia permettono di «delineare in maniera decisa, localizzabile davanti al foro della ragione, appunto questa posizione» (p. 144), rendendo così il credente un interlocutore serio di fronte a colui che la pensa diversamente, egli nota come la teologia attuale mostri sorprendentemente pochissimo interesse per tutto questo e che altri siano per essa i temi all’ordine del giorno da lungo tempo. E tuttavia una teologia i cui temi fossero solo i testi e che rinunciasse a interrogarsi sulla realtà di quel che essa pensa, corrisponderebbe nel modo migliore «alla virtualizzazione del mondo resa possibile dai nuovi media» (p. 146).
L’A. inoltre evidenzia come la stessa idea di rivelazione intesa come l’autocomunicazione di Dio, che rappresenta il punto di partenza del pensiero cristiano, implichi i concetti filosofici di realtà, di ragione, di comunicazione e di verità. Da qui nasce l’esigenza, che appartiene allo specifico cristiano, di sottoporre le affermazioni della fede «a una verifica di fronte al foro della filosofia», di «sottoporle quindi al criterio di una ragione universale, nella convinzione che religione e filosofia possono essere e hanno bisogno di essere conciliate» (p. 22). Ciò non significa tuttavia far dipendere la verità della fede da una filosofia pura ed assoluta, dal momento che il credere deve essere considerato come una premessa di ogni specie di sapere e che la ragione stessa non può a priori escludere di essere lei stessa collegata a quella realtà che tutto determina.
Gli altri capitoli del volumetto enucleano in termini sintetici, ma anche rigorosi, le linee fondamentali per affrontare quelle problematiche filosofiche che hanno particolare attinenza con la ricerca teologica: la questione della conoscenza e della verità, l’ermeneutica, l’etica, l’antropologia, e che stanno alla base dei corsi filosofici che accompagnano il cammino degli studenti di teologia.
In questo modo ne esce una stringata introduzione alla filosofia che permette di cogliere in maniera sintetica il senso di un percorso ancora oggi capace di sollevare domande e di aprire orizzonti di risposte con cui anche i credenti sono chiamati a confrontarsi se vogliono partecipare al dibattito pubblico sulla verità sulla base di un discorso capace di interpellare la razionalità di ogni uomo.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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