Maria-ecclesia
-Prospettive per una teologia e una prassi ecclesiale fondate in senso mariano
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904843
La prestigiosa collana Biblioteca di teologia contemporanea della Queriniana offre ai lettori italiani quest’importante lavoro mariologico di Gisbert Greshake (pubblicato in tedesco nel 2014 all’età di 81 anni), noto per la sua lunga attività in molti campi della teologia e della vita cristiana, dalla teologia trinitaria alla riflessione sulla grazia, dall’escatologia alla spiritualità. Al culmine della sua attività, il teologo tedesco sente il bisogno di esporre in maniera sistematica le idee che ha raccolto lungo tutto l’arco della sua carriera, all’interno della prospettiva che, ai tempi del dibattito preconciliare, fu chiamata “ecclesiotipica”, caratteristica proprio della mariologia tedesca, da Hugo Rahner a Heinrich M. Köster e Alois Müller, da Heribert Mühlen a Gerhard Lohfink, da Joseph Ratzinger a Wilhelm Klein, il teologo, suo maestro, che non scrisse nulla e che è considerato tra i più originali pensatori del Novecento.
L’articolata riflessione di Greshake si svolge in oltre seicento pagine secondo due momenti. Il primo, fondante, fa riferimento ai “prolegomena” della tesi, in cui attraverso l’analisi delle pericopi mariane del Nuovo Testamento e dei dati della tradizione, dai padri della chiesa al Vaticano II, coglie la continuità del pensiero cristiano nel trasferire le caratteristiche della chiesa anche alla madre di Gesù. Entrambe, per la rivelazione, sono madre e vergine, immacolata e assunta: i dogmi mariani sono, innanzitutto, costrutti che riguardano la chiesa e, solo successivamente, sono stati riconosciuti in Maria, che della chiesa è il typus primordiale. In particolare, a proposito dell’assunzione, l’autore guarda al mistero di Maria come prova dell’ipotesi della “risurrezione in morte” degli uomini (contro l’affermazione tradizionale che la risurrezione dei corpi avvenga solo nell’ultimo giorno), tesi già da lui sostenuta, e di un divenire degli uomini in cielo.
A queste prerogative comuni, Greshake ne aggiunge una quinta: sia la Vergine sia la comunità cristiana, secondo una lunga tradizione che dai padri giunge fino alla teologia sofianica russa (Solov’ëv, Florenskij, Bulgakov), possono essere considerate la personificazione della Sapienza, descritta nei testi dell’Antico Testamento.
Il secondo momento è di carattere sistematico: alla luce dei dati della rivelazione, il teologo tedesco propone una riflessione tendente a completare il percorso avviato dal Concilio. Se il capitolo VIII della Lumen gentium segna l’ingresso della mariologia nell’ecclesiologia, Greshake propone un’ecclesiologia mariana, in cui si definiscono i termini dello “scambio” tra le prerogative della chiesa e quelle della Madre di Dio, anche oltre le tradizionali immagini, valide per entrambe, di madre, vergine e sposa. Quattro sono i capitoli che definiscono altrettanto prospettive. In primo luogo, infatti, il teologo tedesco indica la fede come elemento condiviso da Maria e dalla comunità dei credenti: per entrambe, il dono gratuito di Dio esige la risposta accogliente e fedele della creatura. L’antropologia del dono – alla base di queste considerazioni – consente di affermare, inoltre, la condizione “personale” della Vergine e della chiesa: partendo dalla concezione trinitaria della persona (in cui singolarità e relazione si congiungono), e seguendo in particolare Heribert Mühlen – che a sua volta si fonda sulla teologia agostiniana –, Greshake guarda alla chiesa come una mystica persona, ossia una comunità che, in forza dell’unità nello Spirito, può essere rappresentata come una sola persona che si rivela in più persone, così come, in maniera analoga e inversa, Maria è stata compresa quale corporative personality, ossia come una persona singola che, tuttavia, rappresenta una collettività, che è appunto la comunità dei fedeli. In terzo luogo, il dinamismo personale della fede eleva sia Maria sia la chiesa al ruolo di “collaboratrice” all’opera di salvezza: è lo stesso Spirito che rende partecipi la Vergine e i credenti dell’attività dell’unico mediatore efficace tra l’uomo e il Padre, che è «l’uomo Gesù Cristo» (1Tm 2,5). Tuttavia, la prospettiva originale seguita da Greshake nell’individuare la forte connessione tra il mistero della madre di Gesù e quello della chiesa è data, infine, dall’identificazione di entrambe con la Sapienza, principio delle vie della creazione. Qui l’autore si lascia guidare dalla teologia di Teilhard de Chardin, sull’“eterno femminino”, che è all’incrocio tra Dio e la creazione e che può essere identificato con la Sapienza con la quale Dio crea il mondo, che, come ha dimostrato nella prima parte, si personifica in Maria e nella chiesa; inoltre, segue il maestro Wilhelm Klein, che nella sua originale lettura della Lettera ai Romani vede Maria come la persona concreta sottostante a tutti i concetti paolini (grazia, amore, risposta all’opera di Dio, symbolon che si oppone a diabolon) e, dunque, come mediazione – Sapienza creata e Sapienza increata – per superare la separazione tra Creatore e creatura, tra infinito e finito.
Ognuno dei quattro capitoli della seconda parte si conclude con un paragrafo dedicato alle “conseguenze” di questa visione d’ecclesiologia mariana. In primo luogo, Greshake riconosce che il primato della fede è vissuto autenticamente dai credenti e solo essa è assimilata alla fede di Maria, una fede che coinvolge l’esistenza e non si riduce all’adesione a una dottrina. Poi, la dimensione personale-relazionale della chiesa-Maria indica che ogni riforma della chiesa non può avvenire dall’esterno, dal cambiamento delle istituzioni ecclesiali, ma dall’interno, dalla continua conformazione a Maria e alla spiritualità del Magnificat, che pone i poveri al centro dell’azione di Dio. Ancora, la cooperazione della chiesa alla salvezza del mondo, in terzo luogo, si compie a condizione dell’assunzione dell’agire di Maria, che non è di tipo “produttivo” (contrassegnato dallo sforzo personale che mira a organizzare l’attività) ma “espressivo” (che compie e rivela ciò che già esiste dall’iniziativa di Dio). Ancora, la visione relativa a Maria e la chiesa come principio della creazione, infine, produce sia una visione rinnovata della creazione, in cui l’unità tra Creatore e creatura tende a prevalere sulla loro separazione (con il superamento della netta scissione tra sacro e profano, spirito e materia, mistico e mondano), sia una attenzione maggiore al dialogo interreligioso. La prospettiva del lavoro di Greshake, quindi, trae tutti i risultati dalla relazione tra Maria e la chiesa: la chiesa è chiamata a diventare ciò che Maria è.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
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