Mistero della trasformazione
-Tentativo di una escatologia tridimensionale, in dialogo con il pensiero ebraico e la filosofia contemporanea
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904645
Josef Wohlmuth
MISTERO
DELLA
TRASFORMAZIONE
Tentativo di una escatologia tridimensionale,
in dialogo con il pensiero ebraico
e la filosofia contemporanea
QUERINIANA
Indice
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Parte prima
Introduzione
1. 'Ospiti sulla terra' ' una prospettiva regionale . . . . . . . . . . 12
a) La fede, figura biblica della speranza12
b) Ispirazioni da una filosofia dell'ospitalità13
c) Esistenza nomadica in prospettiva cosmica16
2. Astrofisica ed escatologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
a) Astrofisica: uno sguardo su alcune correlazioni20
b) Il significato teologico delle ipotesi astrofisiche26
3. Apocalittica ed escatologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
a) A proposito del concetto di apocalittica29
b) Apocalittica e potere politico32
c) Apocalittica e computo della fine35
d) Apocalittica e paura37
e) L'apocalittica ebraica secondo Gershom Scholem39
f) Excursus sulla ricezione islamica delle tradizioni apocalittiche40
4. Conseguenze dell'illuminismo sull'escatologia . . . . . . . . . . . 43
a) Panoramica su alcune questioni filosofiche43
b) Impulsi delle discipline teologiche dal XIX al XX secolo45
5. Uno sguardo sulla teologia cattolica dei Novissimi . . . . . . . 53
6. nticipazione sulla suddivisione
A
sistematica dell'escatologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
376 Indice
7. Escatologia dopo Auschwitz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
Parte seconda
Éschaton e tempo
1. Concezione estatica del tempo e primato del futuro . . . . . . . 68
a) La concezione del tempo di Martin Heidegger68
b) reazione dall'éschaton e tempo estatico del mondo
C
nel contesto della filosofia del processo73
2. Critica della concezione estatica del tempo
e significato della diacronia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
3. nflussi della filosofia
I
del tempo sulla escatologia cristiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
87
a) L'esistenzializzazione dell'escatologia in Rudolf Bultmann87
b) 'escatologia come 'rottura della totalità'
L
nella concezione qui rappresentata89
c) Il rapporto tra tempo ed eternità95
4. Osservazioni
a proposito della terminologia biblica sul tempo . . . . . . . . . . 100
Parte terza
Le tre dimensioni dell'escatologia
1. Escato-estetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106
a) Elementi dell'estetica108
1) Estetica come studio della percezione 108
2) Estetica come teoria dell'arte 109
3) Estetica e linguaggio 112
b) Dall'estetica all'escato-estetica120
1) Escato-estetica e metafora 121
2) Escato-estetica e musica 126
3) xcursus: composizioni contemporanee
E
con tematiche escatologiche o apocalittiche 129
4) Universi figurativi escatologici e loro critica 133
Indice 377
c) La liturgia come ensemble della escato-estetica135
d) reve sguardo su alcuni elementi
B
escato-estetici della liturgia romana139
2. Escato-logica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145
a) Uno sguardo all'opera di Kant La fine di tutte le cose146
b) La provocazione di Kant alla escato-logica154
c) rincìpi teologici di K. Rahner
P
per un'ermeneutica delle affermazioni escatologiche156
1) Uno sguardo alle tesi di Rahner 156
2) Rahner in dialogo con altre posizioni 162
3) Conseguenze per la escato-logica 167
d) L'escato-logica e il linguaggio della promessa o dell'assicurazione168
e) L'escato-logica e il linguaggio della preghiera di domanda170
3. Escato-prassi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 173
a) Impulsi dal pensiero ebraico174
1) Escato-prassi ' alla luce di Emmanuel Levinas 174
2) Walter Benjamin: agire in forza dell'interruzione messianica179
b) Prassi messianica ed escato-prassi cristiana183
1) Tesi sull'apocalittica di J.B. Metz 183
2) l significato della pericope sul giudizio di Mt 25,31-46
I
per la escato-prassi 185
3) alvezza d'Israele e salvezza dei popoli pagani
S
come tema della escato-prassi in Rm 15,1-13 188
c) scato-prassi ' oltre la logica della storia
E
e l'autonomia del soggetto193
d) Excursus: il 'terzo regno dello Spirito' (Gioacchino da Fiore) '
riforma della chiesa, non escato-prassi196
Parte quarta
Questioni particolari
dell'escatologia individuale e universale
in prospettiva escato-estetica,
escato-logica ed escato-pratica
1. Il morire e la morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 208
a) orte e rimozione della morte nella cultura odierna '
M
alcuni dati sociologici208
378 Indice
b) Ars moriendi ' fasi del morire ' accompagnamento dei morenti211
c) Uno sguardo alle filosofie della morte del XX secolo215
2. La teologia della morte: sviluppi recenti . . . . . . . . . . . . . . . . 222
a) Punti di partenza nella teologia tradizionale223
b) Nuovi catechismi cattolici225
c) La 'teologia della morte' di Rahner227
La morte come separazione dell'anima dal corpo 228
La morte come conseguenza del peccato 228
La morte come manifestazione del morire con Cristo 229
d) La tesi della morte totale di Eberhard Jüngel232
e) a teologia della morte di Joseph Ratzinger
L
e la sua difesa dell'immortalità dell'anima235
3. l dono insperato della trasformazione '
I
Un nuovo approccio paradigmatico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241
a) 'Risurrezione nella morte': storia del dibattito242
Dall''altro' verso me 248
Da me verso l''altro' 248
b) Valutazione della tesi 'risurrezione nella morte'252
1) Dichiarazioni magisteriali 253
2) Valutazione teologica delle questioni dibattute 256
3) Il mysterium della trasformazione in Paolo 260
4) pprofondimento antropologico
A
in dialogo con Emmanuel Levinas 262
5) xcursus: Risurrezione di Gesù
E
come risurrezione nella morte' 264
4. Sulla via verso la beatitudine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 268
a) Il giudizio individuale269
1) Breve profilo della dottrina della chiesa 269
2) Tentativi di interpretazione teologica 270
b) Purgatorio ' luogo di purificazione ' stato intermedio273
1) Un proprium della tradizione cattolica 274
2) entativi di fondare la dottrina nella Scrittura
T
e nella tradizione 276
3) Tentativi odierni d'interpretazione 278
4) ignificato per i vivi
S
della commemorazione dei defunti 281
Indice 379
c) Paradiso: visione ' conoscenza ' amore282
1) Aspetti della dottrina ecclesiale 283
2) Escato-prassi dell'amore
al di là della visione e della conoscenza 288
d) Inferno: estetica del terrore come ammonimento ipotetico293
1) Elementi della dottrina tradizionale e sue aporie 294
2) Tentativi di interpretazione nella teologia recente 298
3) Conseguenze per la predicazione 302
5. Speranza nel compimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 305
a) «Di là verrà a giudicare i vivi e i morti»306
b) Risurrezione dei morti310
1) ul problema dell'identità
S
del corpo prima e dopo la risurrezione 311
2) Di nuovo: il tema della trasformazione in Paolo 315
3) e difficoltà di Mosè Maimonide
L
a proposito della risurrezione del corpo 318
4) isurrezione ' impulso per una cultura cristiana
R
della corporeità 319
c) ielo del regno di Dio che verrà ' cielo della creazione '
C
cielo della lode ' cielo della vita eterna320
1) Il regno di Dio che urge 320
2) Il cielo ' un dono della creazione 321
3) Non un cielo senza mondo 324
4) Musica in cielo' 325
5) «' e la vita eterna» 327
d) Fine cosmica'330
1) Scienza cosmologica e speranza nella trasformazione 330
2) Trasformazione escatologica della creazione 332
e) Riconciliazione universale'335
Parte quinta
Invece di una postfazione
Parte sesta
Bibliografia
1. Fonti della dottrina della fede343
380 Indice
2. Testi scelti di teologia dogmatica344
3. Bibliografia teologica secondaria346
4. Bibliografia filosofica356
5. Ulteriore bibliografia (letteratura, scienze naturali, ecc.)361
6. Altre fonti363
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 365
A otto anni dalla pubblicazione dell’originale tedesco, l’editrice Queriniana propone la traduzione italiana, curata da Valentino Maraldi, di un impegnativo saggio di Joseph Wohlmuth, docente emerito di dogmatica alla Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Bonn, già autore di studi storico-teologici (sui concili di Basilea e di Firenze) e sui rapporti fra ebraismo e cristianesimo.
Dei libri di Wohlmuth, questo è il primo a essere tradotto in italiano. Non è, in senso proprio, un «manuale» o un «trattato» di escatologia, anche se al lettore è chiesta la disponibilità a riesaminare quasi tutti i temi classici del discorso teologico sul compimento della realtà. Lo scopo dichiarato è quello di far dialogare gli interrogativi che emergono nella cultura attuale con la dottrina cattolica tradizionale, confrontandosi con alcune importanti correnti di pensiero dell’ebraismo contemporaneo «con la speranza di gettare un ponte per il dialogo fra ebraismo e cristianesimo, senza cancellare le differenze» (p. 6).
La parte introduttiva disegna il panorama nel quale oggi si colloca il discorso escatologico, aprendo con la figura, insieme biblica e filosofica, dell’ospitalità, strettamente correlata a quella della speranza.
Seguono alcuni accenni al possibile contributo dell’astrofisica per un ripensamento dell’escatologia, al rapporto di quest’ultima con l’apocalittica e con le conseguenze dell’Illuminismo, al modo in cui nella seconda metà del Novecento la teologia cattolica ha affrontato la questione dei «novissimi». Sempre nell’introduzione, viene enunciato il piano della ricerca che sarà sviluppata nella terza parte del libro e, prendendo spunto da una poesia di Paul Celan, viene richiamata l’esigenza di una escatologia cristiana dopo Auschwitz.
La seconda parte propone una «escatologia fondamentale», soffermandosi sulle possibilità e sui limiti della coscienza umana del tempo, istituendo un dialogo fra Agostino, Heidegger e Lévinas attorno alla questione del rapporto fra tempo ed eternità.
La terza parte è quella che giustifica la formula non immediatamente perspicua adottata nel sottotitolo della traduzione italiana: «escatologia tridimensionale». Le tre dimensioni individuate da Wohlmuth sono, nell’ordine, quella che fa riferimento al linguaggio escatologico dal punto di vista della sua qualità poetica (escato-estetica), quella che si interroga sulla dicibilità e sulla verità del discorso cristiano sulla realtà ultima (ecato-logica), quella infine che si occupa dell’agire «ultimamente responsabile» (escato-prassi o escato-etica). Queste tre dimensioni entrano attivamente in campo nella quarta parte del libro, interagendo con le tematiche che di solito trovano spazio nei testi di escatologia: la morte, l’ipotesi teologica di una «risurrezione nella morte», il giudizio individuale, la purificazione, il paradiso, l’inferno, la risurrezione dei morti, la vita eterna, la trasformazione del mondo, la pensabilità di una «riconciliazione universale».
Nulla, come si vede, è trascurato sebbene, in linea con il carattere del libro, siano piú gli spunti offerti per proseguire nella riflessione che le trattazioni sistematiche dei singoli argomenti. Che questa sia stata l’intenzione dell’A., lo si comprende anche dalla quinta parte, nella quale «invece di una postfazione» si trova in una sola pagina una ripresa poetica dell’oracolo di Isaia con la domanda alla sentinella (Is 21,11-12). Piú che con la «filosofia contemporanea», come lascerebbe intendere il sottotitolo italiano, il confronto filosofico si muove nell’orizzonte del pensiero ebraico del Novecento (il sottotitolo dell’originale tedesco corrisponde meglio al contenuto: Eine Eschatologie aus katholischer Perspektive im Gespräche mit jüdischem Denkem der Gegenwart – Un’escatologia da un punto di vista cattolico in dialogo con il pensiero ebraico contemporaneo).
Gli autori considerati sono Walter Benjamin, Gershom Scholem e, soprattutto, Emmanuel Lévinas. Di quest’ultimo, è valorizzata in particolare l’idea, maturata nel confronto con l’opera di Heidegger, della necessità di passare da una coscienza sintetizzante del tempo a una coscienza passiva o, in altri termini, dall’idea che il soggetto possa affermare se stesso «sincronizzando» il passato (e il futuro) nel presente a una visione del soggetto che si lascia condurre «dia cronicamente» al di là di se stesso, verso un incontro con la trascendenza. Il tempo, nella sua diacronia, ponendo cioè il soggetto di fronte a uno iato, a una separazione, crea quegli «spazi intermedi» grazie ai quali l’io può far spazio all’altro. In questo modo «ciò che s’intende con eternità è sottratto alla coscienza sintetizzante e viene a galla nel momento in cui siamo di fronte a ciò che è aldilà della coscienza temporale della ritenzione e della protenzione, vale a dire a quell’aldilà dal quale irrompe nel tempo l’idea di infinito come nostalgia indeducibile che il soggetto ha dell’altro oppure a quell’aldilà che si rende udibile nel volto dell’altro come pretesa assoluta rivolta alla libertà del soggetto» (p. 97).
Il percorso suggerito da Wohlmuth, sulla scia di Lévinas, sembra talvolta scontrarsi con le difficoltà di un linguaggio che, come quello del dio che è a Delfi, non dice né nasconde, ma «significa». Si comprendono tuttavia, o per lo meno si intuiscono, le conseguenze della nozione levinasiana di «coscienza passiva del tempo» quando si viene posti di fronte alla necessità di pensare (e dire) la fede nella risurrezione dei morti evitando che l’idea di una dilazione temporale fra la morte dell’individuo e la fine dei giorni comporti una dismissione del valore della carne, in nome dell’affermazione unilaterale dello spirito o, al contrario, una chiusura materialistica nella prospettiva di una felicità puramente intramondana: «per questo è particolarmente significativo riflettere sulla risurrezione in maniera tale da poter parlare di speranze escato-logiche che non dipendano piú dall’indice temporale sintetizzante del giorno del giudizio» (p. 319).
A partire dalla metà degli anni ’70 del Novecento, il pensiero escatologico cattolico è stato segnato dal dibattito sull’idea di una «risurrezione nella morte». Nonostante le obiezioni che hanno messo in luce i punti deboli di questa ipotesi teologica, Wohlmuth la ritiene ancora praticabile, riformulandola come «mistero della trasformazione (Verwandlung)», da cui il titolo del libro. Il termine è paolino (1Cor 15,51: «Noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati») ma potrebbe anche alludere a ciò che accade in teatro, quando la scena cambia improvvisamente. Paolo avrebbe in mente «un modello di trasformazione che sta al posto della morte» (p. 261), approfittando del quale potremmo ripensare ancora una volta il rapporto fra materia e spirito, corpo e anima, tempo ed eternità, per cercare i modi meno inadeguati per dire la continuità e la novità implicate nell’evento escatologico e per promuovere una prassi corrispondente.
Partendo da ciò che si è realizzato in Gesú, la cui risurrezione non può essere separata dall’evento della morte (su questo punto Wohlmuth riprende le tesi di Hansjürgen Verweyen e le discussioni che ne sono seguite), dovremmo piú in generale evitare di «separare la risurrezione dei morti dall’evento della morte» (p. 267). In un costante confronto con la ricca produzione escatologica degli ultimi anni del secolo scorso, Wohlmuth propone al lettore una riflessione ben strutturata e coerente, anche se spesso giocata piú sull’individuazione dei problemi, sulla formulazione di interrogativi, che sulla formulazione di tesi a tutto tondo. D’altra parte «l’escatologia cristiana in tutte le sue dimensioni, evitando anche di ipostatizzare il tempo, sarebbe la logica che lacera ogni lógos, l’estetica e l’etica di “ciò che è estremo”» (p. 338). L’abbondanza di riferimenti bibliografici – evidente anche solo dall’indice dei nomi – può talvolta appesantire la lettura, ma non al punto da far perdere il filo del discorso.
Cosa non frequente in autori di lingua tedesca, trova spazio nel libro almeno un teologo italiano, Antonio Nitrola, del quale viene apprezzato il contributo offerto nel suo Trattato di escatologia (2001) alla riflessione sul ruolo del linguaggio metaforico (cf. pp. 114-120). Segnalo solo due piccoli refusi, per aiutare l’eventuale lettore: a p. 173, «punto di partenza escatologico» va sostituito con «punto di partenza cristologico»; a p. 208, «La tesi della “risurrezione della morte”» con «La tesi della “risurrezione nella morte”».
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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