«E Dio vide che era cosa buona»
-Una teologia della creazione
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904461
INDICE GENERALE
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
I. Il compito di una teologia cristiana della creazione . . . . . . . . . . 9
II. Sfide particolari poste oggi alla teologia della creazione . . . . . . 12
1. La concezione evolutiva del mondo 12
a) L'evoluzione come 'dogma'
di una nuova mistica naturale 13
b) L'evoluzione come paradigma
di una Weltanschauung materialistico-riduzionistica 15
c) Sfida e opportunità 17
2. La concezione deistica di Dio 19
III. Concetti fondamentali della teologia
della creazione e insegnamenti del magistero . . . . . . . . . . . . . . 21
1. Creazione come creatio: l'atto solo a Dio possibile 22
a) Creare 22
b) Creazione 'dal nulla' (creatio ex nihilo) 23
c) Creazione sotto l'aspetto del tempo 24
1) La creazione 'in principio' 24
2) La creazione 'continua' e la conservazione del mondo
(creatio continua) 25
3) La provvidenza del Creatore (providentia) 25
d) Il motivo della creazione (creatio ex amore) 26
2. La creazione come 'creatura':
il mondo come frutto dell'azione creatrice di Dio 28
a) Creaturalità ' il segno di tutto ciò che è finito 28
b) L'autonomia 'relativa' della creazione 28
c) La bontà dell'intera creazione 29
460 Indice generale
IV. «I concetti senza sensazioni sono vuoti» (I. Kant) '
Simboli della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
1. Dalla natura: l'ordine affidabile del cosmo
e delle fonti di vita naturali 32
2. Dall'arte: il mondo come opera d'arte
e il Creatore come artista 33
3. Dall'ambito sociale: il potere della volontà sovrana
e l'obbedienza delle cose 35
4. Dall'esperienza delle relazioni personali: la nascita
e la crescita di un bambino e l'arte dell'amore liberante 37
V. Struttura e metodo di questo saggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
parte prima
LA SITUAZIONE ATTUALE:
LA TESTIMONIANZA ODIERNA
DELLA FEDE NELLA CREAZIONE
A. LA LITURGIA DELLA VEGLIA PASQUALE: PORTA D'INGRESSO
ALLA COMPRENSIONE DELLA FEDE NELLA CREAZIONE . . . . . . . . . . . . . 51
I. Il simbolo centrale del tempo:
la liturgia nel «passaggio dalla notte al giorno» . . . . . . . . . . . . 52
II. Lo svolgimento del dramma liturgico della Veglia pasquale . . . 56
III. Il contributo per una comprensione sistematica
della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
1. Sottolineatura soteriologica 57
2. Sottolineatura escatologica 58
a) La creazione come promessa 58
b) La trasformazione di tutta la creazione
nella nuova creazione 61
3. Sottolineatura ecclesiologica 64
4. Concezione biblica e metafisica della creazione 65
B. IL CREDO: LA FEDE NEL «PADRE, ONNIPOTENTE, CREATORE
DEL CIELO E DELLA TERRA» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
I. Confronto fra i due simboli di fede (usati nella liturgia) . . . . . . 67
1. L'unico Creatore 69
2. Il Creatore trinitario 70
II. Gli attributi di Dio creatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
Indice generale 461
1. Dio, il Padre 71
2. Dio, l'Onnipotente 73
C. LA QUARTA PREGHIERA EUCARISTICA: UN FRUTTO DEL CONCILIO
VATICANO II E DELLA SUA TEOLOGIA DELLA CREAZIONE . . . . . . . . . . 78
I. Tratti fondamentali della teologia conciliare
della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
1. Punto di partenza storico-salvifico-cristologico 79
2. Visione antropocentrica del mondo 80
3. Escatologia: compimento dell'opera umana nel mondo 81
II. Fede nella creazione trasformata in preghiera . . . . . . . . . . . . . . 82
1. Storia e struttura della IV Preghiera Eucaristica 82
2. L'inno di lode per la oikonomía di Dio 84
a) Lode del Creatore 85
b) Lode dell'azione salvifica universale di Dio 86
c) Preghiera per il compimento universale 87
D. LA FEDE NELLA CREAZIONE NEL SUO RAPPORTO CON LA CULTURA
E CON LA VITA QUOTIDIANA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
I. La ricerca della benedizione di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
1. Un fenomeno sorprendente 89
2. La riflessione teologica 91
a) Il significato della parola 'benedire' 92
b) Un segno efficace 93
c) Benedizione e salvezza 94
II. Il rinnovato interesse per gli angeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
1. «Da potenze benigne meravigliosamente soccorsi»
(D. Bonhoeffer) 96
2. Alla ricerca di una mediazione
con la teologia tradizionale degli angeli 99
a) La 'natura' degli angeli 100
b) Il significato degli angeli 101
c) Un paragone 103
462 Indice generale
parte seconda
IL FONDAMENTO ORIGINARIO:
LA FEDE NELLA CREAZIONE
TESTIMONIATA DALLA BIBBIA
A. LA FEDE NELLA CREAZIONE NELL'ANTICO TESTAMENTO . . . . . . . . . 107
I. Nella tensione tra la fede storica in Jahvé e la mitologia . . . . 107
1. L'orizzonte di comprensione generale 107
2. La razionalità propria dei racconti mitici di creazione 108
3. Il significato dei miti di creazione 109
a) In senso religioso: espressione
di una fiducia fondamentale nel senso del mondo 109
b) In senso sociale: una spiegazione eziologica
delle condizioni di vita esistenti 111
4. L'ambiente contiguo ad Israele
dal punto di vista storico-religioso: Canaan 113
5. Il 'superamento' del pensiero mitico
nella fede e nella teologia di Israele 114
a) Elementi di demitologizzazione 114
b) Il superamento teologico fondamentale
della coscienza mitica nell'Antico Testamento 115
II. La signoria di Dio su tutta la terra (Salmi) . . . . . . . . . . . . . . . 117
III. Jahvé ' Creatore del mondo e Salvatore di Israele
(Deutero-Isaia) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120
1. La crisi 120
2. L'impotenza dei popoli e la nullità dei loro idoli 122
IV. Dio che trasforma il caos in dimora di vita (Gen 1,1'2,4a) 123
1. L'ordinamento del caos 124
a) Un caos increato' 125
b) Conciliabilità con l'idea di una «creazione dal nulla» 127
c) Lo Spirito di Dio sul caos 129
2. Il mondo come 'dimora di vita' per gli esseri umani
e gli animali 130
3. Il fine della creazione: Dio che abita insieme
agli uomini 133
4. Creazione e diluvio (Gen 6'9) 134
V. La creazione ferita dal peccato e dalla morte
(Gen 2,4b'3,24) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 135
Indice generale 463
1. Intento, struttura e contenuto
del racconto jahvista della creazione 135
2. I limiti creaturali dell'uomo
e l'ingresso del peccato e della morte nella creazione 137
a) La mortalità dell'essere umano '
condizione naturale e conseguenza del peccato 138
b) Il comandamento di non trasgredire la volontà
di Dio (Gen 2,17) 140
1) Il peccato come superamento del limite 140
2) Il motivo di tale superamento del limite:
la perdita della fiducia in Dio (Gen 3) 141
c) La tentazione dell'uomo al male (Gen 3,1-7) 146
d) Il significato dei cosiddetti
verdetti di castigo (Gen 3,14-19) 148
e) Ulteriori concretizzazioni del peccato originario
(Gen 4'11) 150
VI. La creazione come manifestazione
della sapienza del Creatore (Libri sapienziali) . . . . . . . . . . . . 151
B. LA FEDE NELLA CREAZIONE NEL NUOVO TESTAMENTO . . . . . . . . . . 154
I. La creazione e la venuta della Signoria di Dio in Gesù . . . . . . 155
1. Fiducia senza limiti nella presenza
della sollecitudine del Padre 155
2. L'ordine della creazione come criterio
per la prassi della Signoria di Dio 156
II. Il rinnovamento della creazione in Gesù Cristo . . . . . . . . . . . 157
1. Gesù ' il compimento di Adamo 157
2. I battezzati ' una nuova creazione
e nuovi esseri umani 158
III. Gesù Cristo, il mediatore della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . 160
1. Fonti e significato dell'idea di mediazione
nella creazione 160
2. La trasposizione a Gesù Cristo 161
a) In Paolo 161
b) Nel prologo di Giovanni (Gv 1,1-18) 162
c) Nell'inno della lettera ai Colossesi (Col 1,15-20) 164
1) «Create in Cristo» 165
2) «Create per mezzo di Cristo» 166
3) «Create in vista di Cristo» 166
IV. Sperare nel compimento della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 167
464 Indice generale
parte terza
IDENTITÀ IN TRASFORMAZIONE:
LA FEDE NELLA CREAZIONE
DI FRONTE ALLE SUE GRANDI
SFIDE STORICHE
A. AGLI INIZI DELLA TEOLOGIA CRISTIANA: IRENEO DI LIONE . . . . . . . 171
I. La sfida storica: la confutazione della gnosi . . . . . . . . . . . . . . . 173
II. L'eredità greca: il mondo come cosmo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175
1. Lo stadio della appropriazione 175
2. Lo stadio della trasformazione 178
a) Creatio ex nihilo 178
b) Creatio ex amore 180
III. L'integrazione cristiana: la creazione
come parte della oikonomía divina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182
1. L'unità di Dio e delle sue opere 182
2. Gesù Cristo, la Parola di Dio che unifica tutta la realtà 183
3. Gesù Cristo, il Redentore che ricapitola la creazione
e la storia 186
a) Adamo ' Cristo 186
b) La pedagogia di Dio nella sofferenza e nella colpa 188
c) Cristo ' la nuova creazione in persona 189
d) L'unità della chiesa e l'unità della oikonomía 190
B. LA RICEZIONE DEL NEOPLATONISMO TARDO-ANTICO: AGOSTINO . . . 192
I. Lo stile della teologia della creazione agostiniana . . . . . . . . . . 193
1. Teologia basata su esperienze esistenziali
fondamentali 193
2. La conoscenza della creazione per mezzo della fede
e della ragione 195
a) Unità e distinzione di fede e ragione 195
b) Fede comprendente nel Creatore 197
II. La fede biblica espressa col pensiero neoplatonico . . . . . . . . . 199
1. Genesi 1 ' letto con gli occhi di Plotino 201
2. Il tempo ' pensato alla luce dell'eternità 204
a) Il principio della mutabilità 204
b) Una realtà sperimentata all'interno del soggetto 207
c) Valore teologico del tempo 208
1) Il tempo della conversione 208
Indice generale 465
2) Il tempo della chiesa 209
3. Il male ' pensato a partire dal bene 211
a) L'essenza del male ' «nient'altro che
la privazione del bene» 211
b) Il senso del male ' riconoscibile solo
nella totalità dell'ordine della creazione 213
c) L'origine del male (morale) ' la libertà creaturale 215
III. La formula distintiva cristiana: la creazione
come opera del Dio trinitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 217
C. FEDE NELLA CREAZIONE E METAFISICA NELL'ALTO MEDIOEVO:
TOMMASO D'AQUINO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 222
I. Premessa sul metodo scolastico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 223
II. Il programma di una sintesi tra fede e ragione . . . . . . . . . . . . 225
1. Il servizio indispensabile dalla filosofia alla teologia 226
2. La sempre vera autonomia della filosofia 227
3. Limiti della ragione umana nella conoscenza di Dio 228
4. Dimostrazioni dell'esistenza di Dio e fede
nella creazione 230
Excursus: la discussione attuale sulla prova cosmologica
dell'esistenza di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233
III. Il concetto metafisico di Dio e di creazione . . . . . . . . . . . . . . . 235
1. Dio, l'Essere che partecipa l'essere 235
2. Il significato permanente di questa metafisica per la
fede nella creazione 238
IV. L''ordine dell'universo': una 'formula cosmologica'
della teologia di Tommaso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241
1. Il senso di questa figura argomentativa 242
2. Esempi della sua applicazione 244
a) La molteplicità e la diversità delle creature 244
b) Un mondo unico 245
c) Il senso del male 245
d) Gli angeli 247
D. A CONFRONTO COL PENSIERO DELLA MODERNITÀ:
ROMANO GUARDINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 250
I. Un profilo moderno del cattolicesimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 252
1. Discernimento degli spiriti 252
466 Indice generale
2. Il significato della modernità per la fede 253
3. L'ambivalenza della coscienza moderna 256
II. Accenti moderni nella teologia della creazione di Guardini . . 257
1. La creazione a fondamento della dignità del finito 257
2. Il posto speciale dell'essere umano nella creazione 261
a) Creato dalla chiamata di Dio 261
b) Una concezione esistenziale della creazione 264
c) La responsabilità dell'essere umano per il mondo 266
3. La provvidenza 269
a) Presa di distanza da interpretazioni inadeguate 269
b) Il concetto cristiano:
provvidenza per il Regno di Dio 270
c) L'efficacia della provvidenza 272
parte quarta
RIFLESSIONE SISTEMATICA:
QUESTIONI FONDAMENTALI
DELLA FEDE NELLA CREAZIONE
A. IL 'PUNTO SALIENTE' DELLA FEDE CRISTIANA NELLA CREAZIONE:
TRASCENDENZA E IMMANENZA DI DIO NELLA CREAZIONE . . . . . . . . 277
I. Dio, il totalmente Altro, perché il Non-Altro . . . . . . . . . . . . . 278
II. Il pan-en-teismo cristiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 279
III. Il Dio trinitario come creatore del mondo . . . . . . . . . . . . . . . . 281
1. «Dio è amore» (1 Gv 4,8) ' interpretazione trinitaria 281
2. La creazione nello spazio dell'amore trinitario 284
B. L'AGIRE DI DIO NEL MONDO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 288
I. Introduzione alla problematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 288
II. Tre modelli di comprensione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 290
1. L'agire di Dio attraverso la sua azione personale
e il suo intervento nel mondo 290
2. L'agire di Dio attraverso l'ordine da lui instaurato
nel mondo 293
a) Forma tradizionale 293
b) Formulazione moderna in Karl Rahner 295
c) Punti di forza e punti deboli 296
3. L'agire di Dio attraverso la sua presenza efficace 297
Indice generale 467
a) Presenza di Dio 299
b) La 'forza d'attrazione' del suo amore 301
c) La forza di comunione dello Spirito 303
III. Il banco di prova della preghiera di domanda . . . . . . . . . . . . . 304
1. La nostra preghiera '
significativa per l'agire di Dio nel mondo 305
2. La speranza della preghiera di domanda 306
3. La preghiera di intercessione 308
C. IL CREATORE BUONO E LA SOFFERENZA DELLE CREATURE:
LA QUESTIONE DELLA TEODICEA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 310
I. Introduzione alla problematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 311
1. Fede ed esperienza in contraddizione' 311
2. Distinzione fra il livello teoretico e quello
esistenziale-pratico 313
a) Il discorso teoretico 313
b) Il coinvolgimento esistenziale 314
II. L'acutizzazione moderna del problema della teodicea . . . . . . . 316
1. La indimostrabilità di Dio attraverso la ragione 317
2. L'utopia come caratteristica fondamentale
della mentalità moderna 318
III. Passi per una risposta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 320
1. Il contributo della teologia della creazione 320
a) Dio vuole la vita e la salvezza 320
b) La responsabilità del Creatore per la sofferenza 321
c) In nome dell'amore 323
2. Il contributo dell'escatologia 325
3. Il contributo della cristologia 327
a) Dio ' in mezzo alle sofferenze delle sue creature 327
b) La potenza del Dio che soffre con noi 328
D. LA CREAZIONE BUONA E IL POTERE DEL PECCATO:
IL PECCATO ORIGINALE (Michael Sievernich) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 331
I. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 331
II. Il peccato originale, l'«animale inquieto» nella storia . . . . . . . 333
1. L''invenzione' di Agostino 333
2. Ridimensionamento da parte di Tommaso d'Aquino 336
III. La situazione dialettica della libertà:
peccato originale e grazia originale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 338
468 Indice generale
1. La libertà creaturale 339
2. Situazione della libertà condeterminata dalla colpa 340
3. La situazione dialettica della libertà 341
IV. Potenziale ermeneutico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 342
1. 'Peccato originale' e Shoah 343
2. Vie teologiche d'interpretazione 345
3. Il significato ermeneutico permanente del discorso
sul peccato originale 347
a) Il soggetto 347
b) Il sociale 348
c) La storia 349
d) La lotta 350
Excursus: PER UNA COMPRENSIONE
DEL DISCORSO TEOLOGICO SUL 'DIAVOLO' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 352
parte quinta
PROVA DI DIALOGO:
INTERROGATIVI DALL'ESTERNO
RIVOLTI ALLA FEDE CRISTIANA
NELLA CREAZIONE
A. FEDE NELLA CREAZIONE E SCIENZE DELLA NATURA
(Hans-Dieter Mutschler) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 361
I. L'ateismo è un'implicazione della scienza
della natura moderna' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 361
II. Teologia e scienza della natura '
un rapporto di esclusione' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 368
III. Possibilità di un incontro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371
1. La problematica di una teologia naturale 372
2. Sulla realizzabilità di una metafisica generale 373
3. Sulla necessità di una teologia della natura 375
IV. Sulla teologia della natura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 375
1. Fisica 375
a) Il 'principio antropico'
dal punto di vista della teologia 375
b) Contingenze nella natura 376
2. Biologia 378
Indice generale 469
a) Caso e fine ' nessuna contraddizione 379
b) Il fenomeno della vita ' un ponte fra natura e fede 383
B. FEDE NELLA CREAZIONE ED UNA SPIRITUALITÀ
DELLA CREAZIONE RELIGIOSO-NATURALISTICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . 387
I. Un testimone di primo piano: Matthew Fox . . . . . . . . . . . . . . 387
II. Una nuova versione dell'antico racconto della creazione . . . . 389
III. Disamina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 391
Excursus: LA SPIRITUALITÀ DELLA CREAZIONE
DIPIERRE TEILHARD DE CHARDIN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 395
C. FEDE NELLA CREAZIONE ED ETICA TEOLOGICA . . . . . . . . . . . . . . . . . 399
I. Necessarie spiegazioni dei termini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 400
1. Ecologia 400
2. 'Salvaguardia' del creato 402
II. Il contributo della fede nella creazione ad un'etica
ecologica: tre atteggiamenti fondamentali rilevanti
per l'agire umano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 403
1. Responsabilità ' motivata dalla gratitudine 405
a) Percepire i 'pre-doni', i doni che precedono
il nostro agire 405
b) Vedere la terra come 'prestito' 406
c) Imparare a rapportarci con ciò di cui
non possiamo disporre 407
2. Responsabilità nella consapevolezza
della dignità unica dell'essere umano 408
a) 'Con-creaturalità' 408
b) 'Distinzioni utili' 408
c) La dignità particolare dell'essere umano
e il valore proprio delle sue con-creature
(per esempio, gli animali) 410
3. Responsabilità nella tranquillità escatologica 411
a) Credere ed agire di fronte alla possibilità
di una distruzione del mondo in cui viviamo 411
b) La fiducia in Dio e nella sua volontà
di creatore e perfezionatore del mondo 413
c) Il contributo insostituibile dell'essere umano
al compimento del nostro mondo 415
470 Indice generale
D. LA FEDE NELLA CREAZIONE DEL CRISTIANESIMO E DELL'ISLAM . . . . 416
I. Sul significato del Corano nell'islam . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 416
II. Punti comuni tra la fede cristiana
e la fede musulmana nella creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 418
1. Dio ' Creatore unico ed onnipotente del mondo 418
2. La creazione ' opera della bontà di Dio 420
3. L'essere umano ' sostituto di Dio nel mondo 421
III. Differenze significative all'interno
della fede nella creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 423
1. Trascendenza di Dio '
che esclude ogni comunanza tra Dio e uomo 423
2. Causalità esclusiva di Dio '
senza 'causalità seconda' delle creature 425
3. Predeterminazione divina incondizionata '
ma anche spazio per la responsabilità umana 426
4. Il Dio misericordioso '
al di sopra della sofferenza umana 428
Conclusione:
UNA PICCOLA «PARENESI DELLA CREAZIONE» DI IRENEO . . . . . . . . . . . 430
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 431
Indice dei passi biblici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 453
Allievo di Walter Kasper, gesuita e docente di teologia dogmatica e fondamentale alla Scuola superiore di filosofia e teologia S. Georgen di Francoforte sul Meno, l’a. applica alla sua ricerca teologica l’immagine suggerita da Congar del «nuotare in un mare infinito». Questo perché scrivere un manuale di teologia della creazione oggi significa porre accanto ai tradizionali temi della creazione, della teodicea e del peccato originale – comunque reinterpretati tenendo conto della cultura, della sensibilità e della storia contemporanee – anche sollecitazioni nuove come l’evoluzionismo, l’ecologia e il confronto con l’islam. N. 146 della collana «Biblioteca di teologia contemporanea».
Tratto dalla rivista Il Regno n. 2/2010
(htto://www.ilregno.it)
Docente a Sankt Georgen (Francoforte) e autore di importanti saggi ecclesiologici ed escatologici, il gesuita tedesco Medard Kehl offre con questo nuovo volume, cui hanno collaborato H.-D. Mutschler e M. Sievenich, un importante e valido trattato sul primo articolo della nostra fede. Le cinquanta pagine dell’ampia Introduzione servono ad individuare il «compito di una teologia cristiana della creazione» come fondamento dell’autorivelazione salvifica di Dio; prospettandola nel contesto delle attuali sfide culturali (teoria dell’evoluzione e deismo illuministico). Si ricordano poi i concetti chiave della proto-logia cattolica da parte di Dio(creatio ex nihilo, continua; providentia; ex amore) e da parte della creatura(finitezza, autonomia relativa, bontà dell’intera creazione) e si richiamanoopportunamente i principali “Simboli della creazione” (ordine cosmico,opera artistica, governo sociale, generazione ed educazione) che rendonol’atto divino intuibile alla nostra esperienza. Il percorso si snoda poi incinque parti. La prima raccoglie le testimonianze ecclesiali della fedenella creazione; la seconda risale ai dati biblici; la terza offre un percorsodi teologia storica; la quarta è sistematica e tocca i grandi temi della dottrinasulla creazione; l’ultima parte si pone in dialogo con varie istanzedella cultura moderna.Diciamo subito che l’opera è convincente e si presta pure assai benecome testo per un corso di protologia. La sensibilità dell’autore è genuinamenteecclesiale, con costante ricorso alla Scrittura e alla tradizione,ma l’attenzione all’attualità e alle domande del nostro contemporaneosono sempre tenute a mente. È pregevole quindi lo sforzo di fare unateologia che possa interloquire con l’uomo d’oggi. Rendiamo conto diseguito di taluni punti più significativi.Nella parte prima «La situazione attuale: la testimonianza odiernadella fede nella creazione» (pp. 51-105), l’autore muove, in modo assaioriginale, dal cuore della liturgia cattolica: la Veglia pasquale in cui ildato di fede del mondo creato è celebrato come «passaggio dalla notteal giorno» nell’orizzonte insieme soteriologico, escatologico ed ecclesiologico.Queste sottolineature tipicamente bibliche non escludono però? come se fosse un’alternativa ? la visione scolastica metafisica della creazione.Quest’ultima è preziosa, ma non può essere anteposta al messaggiorivelato. Altra fonte per la dottrina de creatione è lo stesso Symbolum fidei(pp. 67-77), in cui appare che la creazione è riconducibile all’unico Dio“Creatore trinitario”, la cui paternità dice la personalità dell’amore el’onnipotenza l’efficacia della bontà (cf Origene, C. Cels. III, 70). Ulterioreattestazione liturgica è la Preghiera eucaristica IV, vista come fruttodella teologia conciliare in cui risplende, soprattutto nel prefazio e nellaconclusione, una bella teologia protologica ed escatologica (pp. 78-88).Ultimo punto è il rinvenimento del rapporto tra fede nella creazione ecultura e vita quotidiana (pp. 88-105). Kehl sottolinea quanto, benchésecolarizzato, l’uomo d’oggi non cessi di ricercare in modo religiosonaturalela ‘benedizione’ di Dio. A questo si associa il rinnovato interesseper gli angeli.La seconda parte indaga il «Fondamento originario: la fede nellacreazione testimoniata dalla Bibbia» (pp. 107-170). Si ripercorrono qui i classici luoghi scritturistici non senza averli contestualizzati nel quadrodella tensione tra fede storica in Jahvé e mitologia. In finale emerge il‘superamento’ del pensiero mitico nella tradizione d’Israele. Tra gli ‘elementidi demitologizzazione’ si rileva lo stesso monoteismo e la ‘secolarizzazione’insita nel tema della creazione da parte del Dio trascendente.Il libro dei Salmi e il Deutero-Isaia documentano la visione di un Diosovrano su tutta la terra e insieme creatore e salvatore del suo popolo afronte della nullità degli idoli delle genti. Yhwh è il Dio che trasforma ilcaos in dimora di vita (cf. Gen 1,l-2,4a) e che vuole abitare insieme agliuomini. In Gen 2-3 si palesa però pure la ferita del peccato e della morte.Il comando di Gen 2,17 è letto come monito a rispettare la propria limitatezza,mentre il peccato è perdita di fiducia in Dio. Il NT apportaun radicale novum con la fede in Gesù Cristo che non è soltanto NuovoAdamo e compimento dell’umanità nuova inaugurata col battesimo (cf.Rm 5-6 e 1Cor 15), ma addirittura ‘mediatore’ della creazione (Gv 1,Col 1).La terza parte sonda vari modelli di teologia della creazione nellastoria del pensiero cristiano (pp. 171-277). Quattro figure paradigmaticherappresentano altrettanti momenti emblematici: Ireneo, Agostino,Tommaso, Guardini. Del vescovo di Lione si ricorda la valorizzazione antignosticadell’unicità della creazione e della sua positività, riassunte condue lemmi: creatio e nihilo e creatio ex amore. Di Agostino invece sono rievocatesoprattutto le riflessioni sul tempo (interiorità, relazione all’eternità,teologalità), sul male come privatio boni scaturito dalla libertà dellacreatura, ma integrato nell’ordine universale e sui vestigia Trinitatis nelmondo. Tommaso si rivela invece come esempio di riflessione metafisicasulla creazione in cui fede e ragione, filosofia e teologia concorrono,seppur autonomamente, ad elaborare delle prove cosmologiche dell’esistenzadi Dio e un solido concetto metafisico di Dio quale pienezza di Essereche partecipa l’essere alla creazione (p. 235). A dire di Kehl siffatta metafisica,senza poter pretendere all’esaustività, ha un significato permanentein quanto ha «elaborato criteri categoriali-concettuali di cui ci si puòservire anche oggi per esprimere l’esperienza religiosa in maniera taleche si parli veramente di Dio, in modo tale che – come dicevano i greci– ciò che si esprime in parole sia la ‘vera natura’ del divino e non unaqualche sua degenerazione fantasticata dalla mente umana» (p. 239). Se lavisione tomista trova nell’ordine dell’universo la propria “formula cosmologica”,non è però sottaciuto il rischio di rasentare talora alcuni spunti dellafutura teodicea hegeliana tendente a giustificare esteticamente il male aifini della bellezza del tutto (cf ST I, 48,2 ad 3). Ad illustrare il “confronto col pensiero della modernità” da partecattolica viene chiamato in causa Romano Guardini (p. 250ss). Il teologoitalo-tedesco ha avuto il merito di interrogarsi sin dal 1938 sulsignificato della modernità per la fede e di individuarne la dimensionepositiva nel recupero dell’autonomia del mondo creato, della responsabilitàintramondana, oltre il ‘cortocircuito religioso’, che faceva transitaredirettamente il mondo nell’assoluto (cf. Mondo e persona, Milano 1964,12ss). Ora, è proprio la dottrina della creazione a stabilire il fondamentodella dignità del finito, la centralità dell’uomo e la sua responsabilità per ilmondo sotto lo sguardo benevolo ed efficace della provvidenza orientataal Regno di Dio.La parte quarta, volta a pensare in modo sistematico alcune «Questionifondamentali della fede nella creazione» (pp. 277-360), si concentrasu quattro temi: il tipico cristiano come affermazione della copresenza ditrascendenza e immanenza di Dio nella creazione (pp. 277-288); l’agiredi Dio nel mondo (pp. 288-309); il problema della sofferenza (pp. 310-330), il peccato originale (pp. 331-360).Il primo punto è sviluppato ‘cusaniamente’ indicando nel Dio totalmenteAltro perché ‘Non-Altro’ la chiave della pericoresi tra trascendenzaed immanenza di Dio nella sua creazione (p. 278ss). Tenutopoi conto del mistero cristologico della redenzione, la visione cristiananon può non sfociare in un vero e proprio “pan-en-teismo”, in cuitutto è in Dio, ma senza confondersi con Dio che ad esso fa spazio (p.279). Questo si spiega in ultima istanza risalendo (con Balthasar e Greshake)al mistero trinitario stesso che consente di pensare una analogiatra generazione eterna del Figlio e creazione del cosmo (cf. pp. 285s).L’agire di Dio nel mondo è proposto seguendo tre possibili modelli:il primo esalta l’Onnipotenza divina e pensa l’agire di Dio come suaazione personale e diretto intervento nel mondo: è la visione comunenell’AT , ma anche – diremmo noi – nell’Islam); il secondo, più centratosulla Sapienza creatrice, vede l’agire di Dio attraverso l’ordine da luiinstaurato nel mondo (cf. Tommaso): si ragiona qui anche in terminidi cause seconde e di teleologia (p. 293s). La formulazione moderna, inRahner, vede in Dio il «fondamento della possibilità di tutte le causeintramondane» (p. 295). Infine la teologia contemporanea tende a porrel’accento sull’agire di Dio attraverso la sua presenza efficace, dandoil primato all’amore (cf. Jüngel, Moltmann…). La presenza divina sideclina sul modo di una forza d’amore d’attrazione e di comunionedello Spirito. Interessante, a questo punto, il paragrafo dedicato allapreghiera di domanda, la quale costituisce un vero e proprio “banco di prova” dell’agire del Dio personale nel mondo creato (p. 304ss). La preghierarisulta essere significativa per l’agire di Dio nel mondo in quantoesprime il nostro co-amore all’opera divina (p. 306). Il miracolo rappresentail possibile esaudimento della speranza inclusa nella preghiera didomanda (p. 307) allorché la preghiera di intercessione evoca la fiducia‘vicaria’ rivolta al bene degli altri (p. 308s).Come comporre la bontà del creatore e la sofferenza delle creature?Tale è la cruciale questione della teodicea che viene affrontata con misurae tatto e sulla scorta di molti saggi recenti (cf. Kessler, Moltmann,Greshake, Pannenberg…), non senza sottolineare il limiti del discorsosul male e la sofferenza che mette sempre in campo oltre al livelloteoretico quello esistenziale e pratico (pp. 310-330). L’epoca contemporanea,inoltre, con il suo funesto corteo di stragi e genocidi ha ulteriormenteacutizzato il problema della teodicea. L’opzione decisiva è ditentare una risposta umile e articolata e che tenga conto dell’insiemedel depositum fidei (Si potrebbe menzionare qui CCC 309). La fede cristianaannuncia infatti un Dio che vuole la vita e la salvezza (p. 320s)e che non rinuncia alla propria responsabilità per la sofferenza giacchéla vera onnipotenza coincide con l’amore, ossia nel rendere l’altro libero(cf. Kierkegaard, Diario, Brescia 1980, 240, cit. a p. 321). La fedeafferma che la creazione di un mondo finito e ferito dal male constadell’amore misterioso di Dio il quale si rivelerà in pienezza soltantonell’escatologia. Eppure la cristologia rende già conto di tale amorecome presenza compassionevole e vittoriosa di Dio in mezzo alle sofferenzedelle sue creature: è la potenza del Dio che soffre con l’umanità.Il tema scottante del peccato originale e del potere del peccato è trattatoda Michael Sievernich (pp. 331-360). Dapprima si ricordano i fondamentibiblici e poi la dottrina (“invenzione”) di Agostino alla basedei pronunciamenti dogmatici dei concili di Cartagine (418), Orange(530) e Trento (1546). L’impostazione assai cupa del maestro africanosarà in parte riequilibrata da Tommaso d’Aquino col suo recupero dellapositività e socialità della natura umana. L’analisi della “dialettica dellalibertà”: peccato originale e grazia originale si rifà molto a K. Rahner:la grazia si comunica non dalla protologia adamitica, ma dall’escatologiacristologia (cf. Corso fondamentale, Roma 1984, 153-158). Ad altreconsiderazioni d’ordine ermeneutico segue un piccolo Excursus circala comprensione del discorso teologico sul ‘diavolo’ (p. 352ss) in cui siricorda il testo magisteriale di Leone Magno contro i priscilliani (447;DH 286). La fede nell’esistenza del demonio dice il carattere previo el’esteriorità del male rispetto alla sola libertà umana (Ricoeur) (p. 356), oltre al male come privatio boni, bisogna pensare una reale perversionedel bene. Si ricorda pure il concetto di Unperson usato da J. Ratzinger.L’ultima parte si intitola “Prova di dialogo: interrogativi dall’esternorivolti alla fede cristiana nella creazione”. Il primo punto, svolto da Hans-Dieter Mutschler, concerne la fede nella creazione e le scienze della natura(p. 361ss). Di fatto, l’autore nega che l’ateismo sia un’implicazionedella scienza della natura moderna e denuncia le aporie del materialismo(epicureo) di autori come Kanitscheider e Rophol che col loro riduttivismonon possono sfuggire a logiche contraddizioni. L’alternativa posta,infatti, si enuncia così: o si aderisce ad un vero materialismo, e quindi sirinuncia alla libertà; o si riconoscono le ‘qualità emergenti’ dell’essereumano e perciò la possibilità di una trascendenza. Né sono esclusivee alternative teologia e scienza della natura (p. 368ss). Esiste, di fatti, lapossibilità di un incontro, che dovrebbe percorrere più ancora che lavia della teologia naturale (Polkinghorne) o di una metafisica generale(Whitehead) quella di una necessaria teologia della natura. In tale ambitosi nota che in Fisica si può benissimo rileggere il “principio antropico”e le contingenze nella natura dal punto di vista della teologia (p. 376s)e in Biologia non si dà nessuna contraddizione tra caso e fine (p. 378ss),legittimando quindi delle visioni creazionistiche di scienziati credenticome Teilhard de Chardin, Peacoke e Barbour. Il caso non può essereassolutizzato (p. 382). Il fenomeno della vita costituisce in ogni modo ilponte fra natura e fede (in dialogo con Nagel, Teilhard de Chardin, K.Rahner). Questa la conclusione: «i risultati delle scienze della natura nonsolo sono integrabili senza difficoltà in una fede cristiana nella creazione,ma in questo contesto acquistano addirittura una plausibilità ed una profonditàparticolari» (p. 386).Il paragrafo dedicato alla spiritualità della creazione religioso-naturalistica(p. 387ss) prende in esame la figura del Californiano MatthewFox (nato nel ’40) che tra l’altro propone una nuova versione dell’anticoracconto della creazione. Sintomatico l’Excursus dedicato alla spiritualitàdella creazione di Teilhard de Chardin (p. 395ss) che si iscrive nel recenterevival teilhardiano (cf. il citato Barbour, ma anche, in Italia, R. Gibellini,C. Molari…).Nello studio su «Fede nella creazione ed etica teologica» (p. 399ss),Kehl considera l’ecologia in senso cristiano, al riparo da riflussi ideologici,e sostiene che l’ethos teologico a salvaguardia del creato dovrebbe essereanimato da tre atteggiamenti fondamentali e riconducibili alla responsabilitàcristianamente motivata dalla gratitudine (come capacità di scoprireil reale come dono e la terra come ‘prestito’); dalla coscienza della dignità unica dell’essere umano e dalla tranquillità escatologica (la pacedi fronte alla possibilità di una distruzione del mondo nella fiducia inDio e nella sua volontà di creatore e perfezionatore del mondo). Chiudequesta sezione un confronto con la teologia della creazione dell’islam(p. 416ss) in cui si rilevano i punti comuni tra fede cristiana e fede musulmana(Dio - Creatore unico, onnipotente e buono e l’uomo come suosostituto [Khalifah] nel mondo), ma anche le differenze più significative (p.423ss): in Islam, la trascendenza di Dio esclude ogni comunanza tra Dioe uomo, la causalità esclusiva di Dio senza ‘causalità seconda’ delle creature,l’incondizionata predeterminazione divina, che pure lascia anchespazio per la responsabilità umana; il Dio misericordioso che resta peròcomunque al di sopra della sofferenza umana.Il libro si conclude con una piccola, ma bellissima «parenesi» ireneanache invita l’uomo a rimettersi con fiducia all’arte creatrice di Dio (Advhaer. IV, 39,2).Qualche piccola osservazione. In merito al contenuto: è particolarmenteapprezzabile il rilievo dato a tematiche molto sentite oggigiornoquali il male e la sofferenza, la relazione con le scienze della natura edanche il pressoché costante riferimento alla prospettiva trinitaria che illuminail poprium cristiano. A tale riguardo però forse la sezione dedicataal peccato originale è un po’ debole nella riflessione sulla (carenza di)filialità; così come si può pure deplorare la scarsa rilevanza tributata a Ef1 nel discorso cristologico (p. 157ss). Dal punto di vista storico, è chiaroche non si può dire tutto e la scelta dei quattro autori è molto giustificata;nondimeno, una ulteriore ed esplicita messa in luce di alcuni momenti incui protologia e cristologia si incrociano felicemente, come in Duns Scotoo nella Gaudium et spes, avrebbe probabilmente arricchito l’esposizionedidattica. In coda del volume, in cui manca l’Indice dei nomi, il lettoretroverà venti pagine di serrata a ampia bibliografia (con l’indicazionedi eventuali traduzioni italiane). Come spesso accade però nel mondogermanico, non sono molti i titoli in lingue neo-latine: si cercherannoinutilmente nomi quali Eméry, Durrwell, Tanzella-Nitti che pure avrebberopotuto, se non dovuto, essere tenuti in considerazione. Ripetiamocomunque che il libro non è solo estremamente meritevole di attenzioneda parte di studenti e studiosi di teologia, ma anche – ci pare – fruibileda parte di chiunque voglia penetrare più a fondo l’inizio del Credo cristiano;e questo a tutto tondo, ossia in ambito biblico, storico, spirituale,etico e dialogico-contestuale.
Tratto dalla rivista Lateranum
Il gesuita tedesco M. Kehl, docente a Sankt Georgen (Francoforte) e autore di importanti saggi ecclesiologici ed escatologici, offre con questo nuovo volume - cui hanno collaborato H.-D’Mutschler e M. Sievenich - un importante e valido trattato sul primo articolo della nostra fede. L’ampia Introduzione serve a individuare il ."compito di una teologia cristiana della creazione" come fondamento dell’autorivelazione salvifica di Dio; prospettandola nel contesto delle attuali sfide culturali (teoria dell’evoluzione e deismo illuministico).
Si riepilogano poi i concetti chiave della protologia cattolica da parte di Dio (creatio ex nihilo, creatio continua; providentia) e da parte della creatura (finitezza, autonomia relativa, bontà dell’intera creazione) e si richiamano opportunamente i principali "simboli della creazione" (ordine cosmico, opera artistica, governo sociale, generazione ed educazione) che rendono l’atto divino intuibile alla nostra esperienza. Il percorso si snoda poi in cinque parti. La prima raccoglie le testimonianze ecclesiali della fede nella creazione; la seconda risale ai dati biblici; la terza offre un percorso di teologia storica; la quarta parte offre una riflessione sistematica sui grandi temi della dottrina sulla creazione; l’ultima parte si pone in dialogo con varie istanze della cultura moderna. L’opera è convincente e si presta molto bene come testo per un corso di protologia. La sensibilità dell’autore è genuinamente ecclesiale, con costante ricorso alla Scrittura e alla tradizione, ma l’attenzione all’attualità e alle domande del nostro contemporaneo sono sempre tenute in debito conto.
È pregevole quindi lo sforzo di elaborare una teologia attenta alle istanze dell’uomo d’oggi. Rendiamo conto di seguito di taluni punti più significativi. Nella parte prima «La situazione attuale: la testimonianza odierna della fede nella creazione» (51-105), l’A. muove, in modo assai originale, dal cuore della liturgia cattolica: la Veglia pasquale in cui il dato di fede del mondo creato è celebrato come «passaggio dalla notte al giorno » nell’orizzonte insieme soteriologico, escatologico ed ecclesiologico. Queste sottolineature tipicamente bibliche non escludono però la visione scolastica metafisica della creazione. Quest’ultima investigazione è preziosa, ma non può essere anteposta al messaggio rivelato. Altra fonte per la dottrina de creatione è lo stesso Symbolum fidei (67-77), in cui appare che la creazione è riconducibile all’unico Dio "Creatore trinitario", la cui paternità dice la personalità dell’amore e l’onnipotenza l’efficacia della bontà (cf Origene, C. Cels. III, 70).
Ulteriore attestazione liturgica è la Preghiera eucaristica IV, vista come frutto della teologia conciliare in cui risplende, soprattutto nel prefazio e nella conclusione, una bella teologia protologica ed escatologica (78-88). Ultimo punto è il rinvenimento del rapporto tra fede nella creazione e cultura e vita quotidiana (88-105). Kehl sottolinea come, nonostante la secolarizzazione, l’uomo d.oggi non cessa di ricercare in modo religioso-naturale la .benedizione. di Dio. A questo si associa il rinnovato interesse per gli angeli. La seconda parte indaga il «Fondamento originario: la fede nella creazione testimoniata dalla Bibbia» (107-170). Si ripercorrono qui i classici luoghi scritturistici, non senza averli contestualizzati nel quadro della tensione tra fede storica in YHWH e mitologia. In finale emerge il .superamento . del pensiero mitico nella tradizione d.Israele. Tra gli "elementi di de mitologizzazione" si rileva lo stesso monoteismo e la .secolarizzazione. insita nel tema della creazione da parte del Dio trascendente. Il libro dei Salmi e il Deutero-Isaia documentano la visione di un Dio sovrano su tutta la terra e insieme creatore e salvatore del suo popolo a fronte della nullità degli idoli delle genti. YHWH è il Dio che trasforma il caos in dimora di vita (cf Gen 1,l-2,4a) e che vuole abitare insieme agli uomini. In Gen 2-3 si palesa però pure la ferita del peccato e della morte.
Il comando di Gen 2,17 è letto come monitor a rispettare la propria limitatezza, mentre il peccato è perdita di fiducia in Dio. Il NT apporta un radicale novum con la fede in Gesù Cristo che non è soltanto nuovo Adamo e compimento dell’umanità nuova inaugurata col battesimo (cf Rm 5-6 e 1Cor 15), ma addirittura .mediatore. della creazione (Gv 1, Col 1). La terza parte sonda vari modelli di teologia della creazione nella storia del pensiero cristiano (171-277). Quattro figure paradigmatiche rappresentano altrettanti momenti emblematici: Ireneo, Agostino, Tommaso, Guardini. Del vescovo di Lione si ricorda la valorizzazione antignostica dell’unicità della creazione e della sua positività, riassunte con due lemmi: creatio ex nihilo e creatio ex amore. Di Agostino invece sono rievocate soprattutto le riflessioni sul tempo (interiorità, relazione all’eternità, teologalità), sul male come privatio boni scaturito dalla libertà della creatura, ma integrato nell’ordine universale e sui vestigia Trinitatis nel mondo.
Tommaso si rivela invece come esempio di riflessione metafisica sulla creazione in cui fede e ragione, filosofia e teologia concorrono, seppur autonomamente, ad elaborare delle prove cosmologiche dell’esistenza di Dio e un solido concetto metafisico di Dio quale pienezza di Essere che partecipa l’essere alla creazione (235). A dire di Kehl siffatta metafisica, senza poter pretendere all’esaustività, ha un significato permanente in quanto ha «elaborato criteri categoriali-concettuali di cui ci si può servire anche oggi per esprimere l’esperienza religiosa in maniera tale che si parli veramente di Dio, in modo tale che - come dicevano i greci - ciò che si esprime in parole sia la .vera natura. del divino e non una qualche sua degenerazione fantasticata dalla mente umana» (239). Se la visione tomista trova nell’ordine dell’universo la propria "formula cosmologica!, non è però sottaciuto il rischio di rasentare talora alcuni spunti della futura teodicea hegeliana tendente a giustificare esteticamente il male ai fini della bellezza del tutto (cf STh I, 48,2 ad 3). Ad illustrare il confronto col pensiero della modernità da parte cattolica viene chiamato in causa Guardini (250ss). Il teologo italo-tedesco ha avuto il merito di interrogarsi sin dal 1938 sul significato della modernità per la fede e di individuarne la dimensione positiva nel recupero dell’autonomia del mondo creato, della responsabilità intramondana, oltre il "cortocircuito religioso", che faceva transitare direttamente il mondo nell’assoluto (cf Mondo e persona, Milano 1964, 12ss).
Ora, è proprio la dottrina della creazione a stabilire il fondamento della dignit à del finito, la centralità dell’uomo e la sua responsabilità per il mondo sotto lo sguardo benevolo ed efficace della provvidenza orientata al Regno di Dio. La parte quarta, volta a pensare in modo sistematico alcune questioni fondamentali della fede nella creazione (277- 360), si concentra su quattro temi: il tipico cristiano come affermazione della copresenza di trascendenza e immanenza di Dio nella creazione (277-288); l’agire di Dio nel mondo (288-309); il problema della sofferenza (310-330), il peccato originale (331-360). Il primo punto è sviluppato .cusaniamente. indicando nel Dio totalmente Altro perché "Non-Altro" la chiave della pericoresi fra trascendenza ed immanenza di Dio nella sua creazione (278ss). Tenuto poi conto del mistero cristologico della redenzione, la visione cristiana non può non sfociare in un vero e proprio "pan-en-teismo", in cui tutto è in Dio, ma senza confondersi con Dio che ad esso fa spazio (279). Questo si spiega in ultima istanza risalendo (con Balthasar e Greshake) al mistero trinitario stesso che consente di pensare una analogia tra generazione eterna del Figlio e creazione del cosmo (cf 285s).
L’agire di Dio nel mondo è proposto seguendo tre possibili modelli: il primo esalta l’Onnipotenza divina e pensa l’agire di Dio come sua azione personale e diretto intervento nel mondo: è la visione comune nell’AT (ma anche . diremmo noi - nell’Islam); il secondo, più centrato sulla Sapienza creatrice, vede l’agire di Dio attraverso l’ordine da lui instaurato nel mondo (cf Tommaso): si ragiona qui anche in termini di cause seconde e di teleologia (293s). La formulazione moderna (cf Rahner) vede in Dio il «fondamento della possibilità di tutte le cause intramondane» (295). Infine la teologia contemporanea tende a porre l’accento sull’agire di Dio attraverso la sua presenza efficace, dando il primato al all'amore (cf Jüngel, Moltmann). La presenza divina si declina sul modo di una forza d'amore d.attrazione e di comunione dello Spirito. Interessante, a questo punto, il paragrafo dedicato alla preghiera di domanda, la quale costituisce un vero e proprio .banco di prova. dell’agire del Dio personale nel mondo creato (304ss). La preghiera risulta essere significativa per l’agire di Dio nel mondo in quanto esprime il nostro co-amore all’opera divina (306). Il miracolo rappresenta il possibile esaudimento della speranza inclusa nella preghiera di domanda (307) allorché la preghiera di intercessione evoca la fiducia "vicaria" rivolta al bene degli altri (308s).
Come comporre la bontà del creatore e la sofferenza delle creature? Tale è la cruciale questione della teodicea che viene affrontata con misura e tatto e sulla scorta di molti saggi recenti (cf Kessler, Moltmann, Greshake, Pannenberg), non senza sottolineare il limiti del discorso sul male e la sofferenza che mette sempre in campo, oltre al livello teoretico, il livello esistenziale e pratico (310-330). L’epoca contemporanea, inoltre, con il suo funesto corteo di stragi e genocidi ha ulteriormente acutizzato il problema della teodicea. L’opzione decisiva è di tentare una risposta umile e articolata e che tenga conto dell’insieme del depositum fidei (si potrebbe menzionare qui CCC 309). La fede cristiana annuncia infatti un Dio che vuole la vita e la salvezza (320s) e che non rinuncia alla propria responsabilità per la sofferenza giacché la vera onnipotenza coincide con l’amore, ossia nel rendere l’altro libero (cf Kierkegaard, Diario, Brescia 1980, 240, cit., 321). La fede afferma che la creazione di un mondo finito e ferito dal male consta dell’amore misterioso di Dio il quale si rivelerà in pienezza soltanto nell’escatologia. Eppure la cristologia rende già conto di tale amore come presenza compassionevole e vittoriosa di Dio in mezzo alle sofferenze delle sue creature: è la potenza del Dio che soffre con l’umanità.
Il tema scottante del peccato originale e del potere del peccato è trattato da M. Sievernich (331-360). Dapprima si ricordano i fondamenti biblici e poi la dottrina (.invenzione.) di Agostino alla base dei pronunciamenti dogmatici dei concili di Cartagine (418), Orange (530) e Tren to (1546). L’impostazione assai cupa del maestro africano sarà in parte riequilibrata da Tommaso d'Aquino col suo recupero della positività e socialità della natura umana. L’analisi della .dialettica della libert à.: peccato originale e grazia originale si rifà molto a Rahner, secondo cui la grazia si comunica non dalla protologia adamitica, ma dall’escatologia cristologia (cf Corso fondamentale, Roma 1984, 153- 158). Ad altre considerazioni d.ordine ermeneutico segue un piccolo Excursus circa la comprensione del discorso teologico sul "diavolo" (352ss) in cui si ricorda il testo magisteriale di Leone Magno contro i priscilliani (447; ES 286). La fede nell’esistenza del demonio dice il carattere previo e l’esteriorità del male rispetto alla sola libertà umana (Ricoeur) (356). Oltre quindi al male come privatio boni, bisogna pensare una reale perversione del bene. Si ricorda pure il concetto di Unperson usato da Ratzinger. L’ultima parte s.intitola «Prova di dialogo: interrogativi dall’esterno rivolti alla fede cristiana nella creazione». Il primo punto, svolto da H.-D’Mutschler, concerne la fede nella creazione e le scienze della natura (361ss).
Di fatto, l’autore nega che l’ateismo sia un’implicazione della scienza della natura moderna e denuncia le aporie del materialismo (epicureo) di autori come Kanitscheider e Rophol che con il loro riduttivismo non possono sfuggire a logiche contraddizioni. L’alternativa posta, infatti, si enuncia così: o si aderisce ad un vero materialismo, e quindi si rinuncia alla libertà; o si riconoscono le .qualità emergenti. dell’essere umano e perciò la possibilità di una trascendenza. Ancora, si afferma che teologia e scienza della natura non sono esclusive e alternative (368ss). Esiste, di fatti, la possibilità di un incontro, che dovrebbe percorrere più la via di una necessaria teologia della natura che non quella della teologia naturale (Polkinghorne) o di una metafisica generale (Whitehead). In tale ambito si nota che in fisica si può benissimo rileggere il .principio antropico. e le contingenze nella natura dal punto di vista della teologia (376s) e in biologia non si dà nessuna contraddizione tra caso e fine (378ss), legittimando quindi delle visioni creazionistiche di scienziati credenti come Teilhard de Chardin, Peacoke e Barbour. Il caso quindi non può essere assolutizzato (382).
Il fenomeno della vita costituisce, in ogni modo, il ponte fra natura e fede (in dialogo con Nagel, Teilhard de Chardin, Rahner). L’argomentazione conclusiva è pertanto che: «i risultati delle scienze della natura non solo sono integrabili senza difficoltà in una fede cristiana nella creazione, ma in questo contesto acquistano addirittura una plausibilità ed una profondità particolari» (386). Il paragrafo dedicato alla spiritualità della creazione religioso-naturalistica (387ss) prende in esame la figura di M. Fox (nato nel .40) che propone una nuova versione dell .antico racconto della creazione. Sintomatico l’Excursus dedicato alla spiritualit à della creazione di Teilhard de Chardin (395ss) che s.iscrive nel recente revival teilhardiano (cf il citato Barbour, ma anche, in Italia, Gibellini e Molari). Nello studio su «Fede nella creazione ed etica teologica» (399ss), Kehl si sofferma sull’ecologia in senso cristiano e sostiene che l’ethos teologico per la salvaguardia del creato dovrebbe essere animato da tre atteggiamenti fondamentali.
In primo luogo si fa riferimento alla .responsabilit à. cristianamente motivata dalla gratitudine, quale capacità di scoprire il reale come dono e la terra come prestito. In secondo luogo alla coscienza della .dignit à. unica dell’essere umano. Infine alla .tranquillità escatologica. che si manifesta nella pace di fronte alla possibilità di una distruzione del mondo a motivo della fiducia in Dio e nella sua volontà di creatore e perfezionatore del mondo. La sezione si conclude con un confronto con la teologia della creazione dell’Islam (416ss) in cui si rilevano sia i punti comuni tra fede cristiana e fede musulmana (Dio Creatore unico, onnipotente e buono e l’uomo come suo sostituto [Khalifah] nel mondo), sia le differenze più significative (423ss). Nell’Islam, infatti, la trascendenza di Dio esclude ogni comunanza tra Dio e uomo, perciò ne deriva la causalità esclusiva di Dio senza .causalità seconda. delle creature, come anche l’incondizionata predeterminazione divina, che però lascia anche spazio per la responsabilità umana, e il Dio misericordioso che resta però al di sopra della sofferenza umana. Solleviamo, infine, alcune brevi osservazioni. In primo luogo, riguardo al contenuto, va riconosciuto un particolare apprezzamento al rilievo dato a tematiche attualmente molto sentite quali il male e la sofferenza, la relazione con le scienze della natura ed anche il pressoché costante riferimento alla prospettiva trinitaria che illumina il poprium cristiano. A tal riguardo però la sezione dedicata al peccato originale sembra un po’ debole nella riflessione sulla (carenza di) filialità; così come si può pure deplorare la scarsa rilevanza tributata a Ef 1 nel discorso cristologico (157ss).
Dal punto di vista storico, è chiaro che non si può dire tutto e la scelta dei quattro autori è molto giustificata; nondimeno, una ulteriore ed esplicita messa in luce di alcuni momenti in cui protologia e cristologia si incrociano felicemente, come in Duns Scoto o nella Gaudium et spes, avrebbe probabilmente arricchito l’esposizione didattica. In coda del volume - in cui manca l’indice dei nomi - il lettore troverà venti pagine di serrata a ampia bibliografia (con l’indicazione di eventuali traduzioni italiane). Come spesso accade però nel mondo germanico, non sono molti i titoli in lingue neo-latine: si cercheranno inutilmente nomi quali Eméry, Durrwell, Tanzella Nitti che pure avrebbero potuto, se non dovuto, essere tenuti in considerazione. Ribadiamo comunque che il libro non è solo estremamente meritevole di attenzione da parte di studenti e studiosi di teologia, ma anche . ci pare - fruibile da parte di chiunque voglia penetrare più a fondo l’inizio del Credo cristiano; e questo a tutto tondo, ossia in ambito biblico, storico, spirituale, etico e dialogico-contestuale.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 4/2011
(www.rassegnaditeologia.it)
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