Memoria passionis
-Un ricordo provocatorio nella società pluralista
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904447
INDICE GENERALE
Nota all'edizione italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
parte prima
MEMORIA PASSIONIS '
UNO SGUARDO SUL MONDO
I. NELLE STORIE DI SOFFERENZA E CATASTROFI DI QUEST'EPOCA . . . 15
§ 1. La rimemorazione di Dio nella storia di sofferenza
del nostro mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
1. Ritorno alla questione della teodicea 16
2. «Luogo di grida» 20
3. La figura classica della teodicea: la dottrina della libertà
di Agostino e le sue conseguenze 22
4. «Soppressioni» attuali della questione della teodicea:
sofferenza in Dio' 28
5. Mistica della sofferenza per Dio 33
Excursus: Conoscenza della mancanza, in senso teologico 36
§ 2. «Dopo Auschwitz» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
1. Il segno-del-tempo «Auschwitz»' 43
2. Auschwitz ' un ultimatum 45
3. «Cultura anamnestica» nel cristianesimo' 48
§ 2,1. «Singolarità» come categoria del pensiero storico . . . . . . . 50
1. Lo shock della contingenza «Auschwitz» 50
2. Un secondo nominalismo' 51
3. Rischiare la storia 54
§ 2,2. Approssimazioni ad una cristologia dopo Auschwitz . . . . . 55
1. Premesse storico-spirituali e storico-teologiche 55
248 Indice generale
2. Tentativi di approssimazione 60
Una cristologia obbligata al monoteismo biblico 60
Una cristologia sensibile alla teodicea 61
Una cristologia con una coscienza morale apocalittica 63
Una cristologia nel paradigma sinottico 64
§ 2,3. Una maestra di Dio con «gli occhi bendati» . . . . . . . . . . . . 66
1. Spirito anamnestico 67
2. «Povertà in spirito» 69
3. Mistica della sofferenza 70
II. NEL TEMPO DELLA CRISI DI DIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
§ 3. Crisi di Dio come contrassegno del tempo . . . . . . . . . . . . . 72
1. «Morte di Dio» 72
2. Crisi di Dio come crisi dell'universo morale 75
3. Crisi di Dio come crisi della cultura 77
4. Crisi di Dio come crisi del linguaggio 79
§ 4. Dov'è andato Dio, e dove l'uomo' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
1. Del dileguarsi dell'uomo nell'ancora-modernità
oppure nella post-modernità (A) 81
2. L'anacronismo biotecnico «uomo»' (B) 83
3. Rimemorazione di Dio contro la morte dell'uomo 85
4. A chi appartiene il linguaggio' 87
5. «' e a chi la sofferenza passata'» 89
6. Soggetti della rimemorazione di Dio 90
§ 5. Saggio sulla disposizione umana a Dio: il grido . . . . . . . . . 92
1. Approssimazione biografica 93
2. Implorare Dio per Dio: Sis mihi Deus 95
3. Passione per Dio 100
4. Con-passione 103
§ 6. Competenza naturale su Dio' '
La lotta di Karl Rahner per la dignità teologica dell'uomo 105
1. Contro la cifratura ecclesiologica del discorso su Dio 106
2. Sulla competenza che l'uomo ha di Dio 108
3. Il mistero negativo della sofferenza umana 113
4. Contro l'allontanamento di dottrina e vita 115
III. CONTRO L'INCANTESIMO DELL'AMNESIA CULTURALE . . . . . . . . . . . 119
§ 7. Tempo privo di termine' . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120
1. Una basilare frattura 120
2. Nell'egemonia del tempo sfrenato 121
Indice generale 249
3. «Eterno ritorno dell'uguale» 122
4. De-terminazioni bibliche 124
5. Il timore dei timori 125
6. «Worstward Ho» 128
§ 8. Tempo con un termine '
Approssimazioni ad un'eredità biblica . . . . . . . . . . . . . . . . 129
1. Lo sguardo apocalittico 130
2. «Dare al grido un ricordo e al tempo un termine...» 132
3. Il «Nietzsche atmosferico» e il futuro del cristianesimo 133
§ 9. Faccia a faccia col pericolo:
per un'ermeneutica dell'interruzione . . . . . . . . . . . . . . . . . 135
1. «Chi mi è vicino è vicino al fuoco» 135
2. Verità rimossa delle immagini apocalittiche' 137
3. Contro le ingenuità ermeneutiche 139
§ 10. Sull'evasione dal tempo nella teologia e nel cristianesimo . 141
1. La tentazione gnostica della permanenza 142
2. Fuga dalla sfera pubblica della storia 144
3. Autocensura della teologia' 145
IV. NELL'EPOCA DELLA «GLOBALIZZAZIONE» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148
§ 11. Programma mondiale del cristianesimo nel pluralismo
delle religioni e delle culture: la con-passione . . . . . . . . . . 148
1. Cristianesimo come religione-mondo 148
2. Monoteismo sensibile alla teodicea 150
3. Il «primo sguardo» di Gesù:
responsabilità planetaria sensibile al dolore 153
4. Con-passione
come programma mondiale del cristianesimo 155
5. Un éthos globale della con-passione' 161
6. Un'ecumene della con-passione fra le religioni' 162
Excursus: Sensibilità al dolore versus sensibilità ai peccati' '
Memoria di un documento sinodale . . . . . . . . . . . . . . . 166
§ 12. Programma di riforma della chiesa ex memoria passionis . . 170
1. Chiesa della con-passione 171
2. La metafora dell'«elefante cattolico».
Contro l'autoprivatizzazione della chiesa
nell'ambito pubblico pluralista 171
Excursus: Rimemorazione istituzionalizzata della sofferenza' . . 178
§ 13. Dare all'Europa un ricordo:
per un'Europa pluralista, contro un'Europa laicista 181
250 Indice generale
1. Un «progetto secolare»' 181
2. Dialettica della secolarizzazione' 182
3. Nell'incantesimo dell'amnesia culturale 183
4. Il pericolo dell'autoprivatizzazione del cristianesimo 186
Excursus: L'Europa e il «Terzo Mondo» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188
1. L'Europa dell'illuminismo politico 189
2. Crisi dello spirito europeo:
euro-esteticismo ed euro-provincialismo 190
3. «Prospettiva globale»
in base alla rimemorazione dell'Europa 192
parte seconda
MEMORIA PASSIONIS '
PROSPETTIVE
NEL PROCEDIMENTO FONDATIVO
§ 14. È giunto il momento di pensare nuovamente
in modo dialettico:
Memoria passionis nell'uso pubblico della ragione . . . . . . 195
1. Sul carattere dialettico della ragione anamnestica 195
2. Éthos razionale-immanente 200
3. Conseguenze 201
§ 15. Ragione anamnestica nell'attuale discorso scientifico.
Sulla determinazione della tenacia
delle scienze dello spirito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205
1. Mondo della scienza ' mondo della vita 205
2. Scienze dello spirito ' un progetto dell'Illuminismo 205
3. Non un'officina di riparazioni, ma un luogo
di venuta al mondo e di abitazione della modernità 207
4. Risorse che garantiscono la libertà 209
5. Cultura della comunicazione obbligata alla memoria 210
§ 16. Atene contro Gerusalemme' Sul nascondimento
del fondamentale stato anamnestico dello spirito europeo . 212
1. Il dibattito sull'ellenizzazione
all'interno del cristianesimo 213
2. Scisma tra anamnesi cultuale e cultura anamnestica 214
3. Sulla competenza della ragione anamnestica 217
4. Conflitto di culture 219
Indice generale 251
§ 17. Sulla capacità di verità della «narrazione»
negli scambi interculturali e interreligiosi . . . . . . . . . . . . . 220
1. «Inculturazione» nel pluralismo dei mondi culturali 220
2. Sulla dignità comunicativa della narrazione 223
3. Dischiusura narrativa della verità' 224
§ 18. Memoria passionis come categoria fondamentale
della Teologia Politica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226
1. Due specie di Teologia Politica 226
2. La nuova Teologia Politica come teologia fondamentale
ex memoria passionis 228
3. Il cristianesimo in un ambito pubblico
rigorosamente pluralista 230
Indicazioni bibliografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231
Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 240
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242
La recente traduzione in lingua italiana di Memoria passionis. Un ricordo provocatorio nella società pluralista offre non solo l’opportunità d’attraversare in modo sistematico e sintetico l’opera di Metz, ma è anche l’occasione per declinare le possibili configurazioni tra cristianesimo e politica nel presente della nostra storia globale e nazionale. Nel volume si assiste a un passaggio di paradigma, nonché a un’evoluzione tematica nell’opera dell’autore: la teologia politica si fa mistica politica. Se negli anni Sessanta e Settanta la riflessione di Metz si era concentrata maggiormente sull’elaborazione della nuova teologia politica come sguardo rinnovato sul mondo e come teologia fondamentale pratica, negli ultimi due decenni, invece, il tema della memoria passionis ha inaugurato un’ermeneutica critica del cristianesimo, in quanto luogo di rammemorazione della sofferenza ingiusta e innocente. Dal momento che questi due poli tematici sono strettamente interconnessi, vorrei brevemente soffermarmi sulle caratteristiche essenziali della nuova teologia politica che vede in Metz sia il fondatore sia il più acuto studioso. Il cuore dell’annuncio evangelico ha una natura mondana e pubblica che non prefigura mai una salvezza privata. Allo stesso tempo quella salvezza non è mai politicamente identificabile con una concreta istituzione storica, ma esperibile solo come processo critico-sociale mediante il quale le concrete istituzioni storiche vengono migliorate partendo dalla loro inappagata incompletezza. In Memoria passionis, quello che si presentava come un’ermeneutica critica della mediazione istituzionale ed ecclesiale del messaggio cristiano, si articola nella prassi individuale e collettiva del cristiano come soggetto politico e come membro di una comunità civile.
Quello che agli occhi di Metz qualifica e distingue la prassi cristiana, in quanto naturalmente situata e collocabile in un contesto sociale, è l’esercizio della razionalità anamnestica in un contesto sociale pluralistico. All’interno della natura pubblica e mondana del cristianesimo, una cosa in particolare non è secolarizzabile: l’essere comunità di credenti che fa memoria della sofferenza, di quella sofferenza scomoda che risiede nel dolore dell’innocente e della vittima d’ingiustizia. Qui risiede il nucleo del concetto di memoria passionis: la vita cristiana è vista come la fatica comunitaria di far emergere il dolore rinserrato nelle fitte maglie del sociale, facendosi memoria con-passionevole della passione di Cristo. La sofferenza è il magma, la sostanza e la carne su cui il cristianesimo articola ogni gesto e informa ogni stile. Quella di Metz è una teologia critica della sofferenza sociale; essa poggia non su un’astratta fenomenologia del dolore umano, ma su una cruda antropologia del male in quanto ingiustizia. In questo punto teorico risiede anche il luogo di massima comunicazione della teologia di Metz con la teoria critica francofortese, in particolar modo con le movenze della dialettica negativa adorniana; è proprio Adorno, infatti, ad aver messo davanti agli occhi della speculazione filosofica contemporanea la natura sociale del fianco squarciato dell’uomo. Metz rinnova l’acuto e interpellante grido della teodicea ricollocandolo nell’umanità contemporanea la quale, nello stesso momento in cui si scopre sofferente, si riscopre affamata di giustizia. Peccato o sofferenza? Queste sono le due categorie ermeneutiche su cui si gioca il volto con-passionevole del cristianesimo. Da tale scelta scaturiranno pratiche sociali e politiche diverse se non contrastanti tra loro. «La questione che inquieta la fede d’Israele, della giustizia per gli innocenti che soffrono, nel cristianesimo fu mutata e trasformata troppo velocemente nella questione della redenzione dei colpevoli (…). Abbiamo forse, nel corso del tempo, interpretato il cristianesimo troppo esclusivamente come religione sensibile al peccato e perciò troppo poco come religione sensibile alla sofferenza?» (62).
Ma se la sofferenza si dà come esperienza sociale, se la sofferenza non è mai pre-politica, qual è il suo tratto distintivo e sostanziale? Il cuore della sofferenza sta nel non poter più amare.3 Questa visione sociale della sofferenza umana, in quanto impossibilità di relazioni di reciprocità, è in stretta sintonia con la linea predominante nell’antropologia sociale contemporanea. La vera sofferenza sociale non deve essere ascritta meramente alla negazione o al misconoscimento di diritti individuali, bensì all’assenza di condizioni politiche e di spazi pubblici regolamentati, in cui gli individui possano articolare nuove e plurali relazioni. Qui, in questo preciso passaggio, la memoria del dolore sociale dell’innocente diviene ricerca comune di regole di giustizia. Qui la teologia critica della società, a cui Metz ha dedicato le sue ricerche, si fa prassi politica fondata sulla partecipazione democratica al rinvenimento qualificato di norme di giustizia sociale. D’altro canto, il laicato cattolico non può tralasciare il primato impellente della ricerca dei sofferenti; quel laicato, alla luce della memoria passionis, è chiamato a dare volti e nomi a coloro che soffrono ingiustamente, per non potersi neanche dire, per non poter instaurare libere relazioni di reciprocità in cui quell’identità possa essere costruita. Le scienze umane come la stessa teologia sociale hanno quindi il compito d’essere «l’espressione discorsiva delle diverse forme di torto che derivano dalla sofferenza umana immotivata che si manifesta nel contesto di un costante bisogno d’individuare forme di sofferenza non prevedibili». Allo stesso modo, il gesto che più intrinsecamente identifica l’azione e il compito del politico consiste nella capacità di avvertire l’assenza, risiede cioè nella compartecipazione dei membri della comunità politica al rinvenimento dell’incompletezza delle istituzioni presenti, nel portare alla luce il non-ancora- realizzato nei rapporti di giustizia tra gli uomini.
Per Metz, l’antitesi di tale concezione del politico consiste nella morale della maggioranza appagata, ovvero in uno stile politico in cui una maggioranza democraticamente eletta, o socialmente rappresentativa del senso comune, impone, sazia e paffuta, il suo diritto ad agire in nome del consenso, ignorando sia la minoranza politica sia le minoranze sociali. La memoria passionis, ovvero la mistica politica della con-passione, agisce anche come rimedio al processo di auto-privatizzazione della Chiesa nella sfera pubblica. A tal proposito Metz mette in guardia da due derive. Da un lato, il percepirsi come piccolo gregge, ovvero la tendenza della comunità ecclesiale a definirsi in maniera esclusiva, ignorando che «chi conosce unicamente la Chiesa, non può dire di conoscere neppure la Chiesa» (172). Dall’altro lato, la teologia critica di Metz tende a contrastare la tendenza borghese e assistenziale per cui la comunità dei credenti diventa Chiesa-di-servizi. In questo caso, ritengo che l’accento più pericoloso che Metz voglia evidenziare non risieda tanto nella deriva funzionale e benefattrice delle attività ecclesiali, quanto nel pericolo che la Chiesa stessa si trasformi in agenzia sociale e politica. «C’è (invece) bisogno di un cristianesimo del tutto social-criticamente sveglio, che si comprenda come comunità di memoria e narrazione nell’unica e indivisa sequela di Gesù; ciò, come tale, funziona attraverso una fantasia social- critica non semplicemente scopiazzata ma ingegnosa, che sia in opposizione produttiva verso la crescente stanchezza del soggetto, verso l’atrofia della rimemorazione, verso il degrado del linguaggio e verso una seconda minorità degli uomini. Solo così anche la predilezione verso la fame e la sete di giustizia non si esaurirà all’interno della nostra vita sociale» (91).
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 18
(http://www.ilregno.it)
-
7,00 €→ 6,65 €
-
-
-
24,60 €→ 19,68 € -
-
-
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Lidia Font il 22 novembre 2012 alle 22:07 ha scritto:
Libro molto interessante ma abbastanza complicato. Non facile da leggere per tutti. È un libro pensato per teologi o studenti di teologia. Metz esprime il suo pensiero sulla teologia della sofferenza. Tratta differenti problemi della storia della sofferenza umana dal punto di vista teologico. Johann Baptist Metz è considerato il padre della teologia politica.