Spiritualità del Nuovo Testamento
(Studi biblici)EAN 9788839408464
In questo volumetto si dà per presupposto che la religione cristiana è intrisa di spiritualità e che questa è la risposta di fede del cristiano al dono salvifico di Dio in Cristo: la spiritualità come incarnazione nella parola.
Tratto dalla rivista Concilium n. 3/2013
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
Questo libro intende presentare «i temi fondamentali di meditazione da parte di tutti coloro che cercano di vivere pienamente la propria fede cristiana» (Premessa, p. 9). Queste parole introduttive delineano chiaramente quella che è la finalità di questo scritto.
Non si prefigge come obiettivo primario entrare nella problematica teologica della «teologia spirituale», oggi impegnata come non mai a delineare il percorso, la definizione e il rapporto con le altre scienze teologiche, ma si pone di preferenza in una linea discorsiva, meditativa, piana, e quindi di facile accesso, senza con questo non accennare all’esistenza di interrogativi che non hanno ancora avuto una buona e convincente risposta nell’attuale riflessione teologica. In questa linea è condivisibile la semplice e classica definizione che appare agli inizi: si guarda alla teologia neotestamentaria come «denotazione della piena risposta di fede del cristiano, resa fattiva dall’amore e vivificata dallo Spirito santo, alla manifestazione di Dio in Cristo» (Introduzione, p. 11). Come metodologia di riferimento si fa proprio il percorso di qualsiasi altra indagine neotestamentaria, dove vengono studiati e analizzati i testi presi in considerazione «secondo il senso letterale e nel contesto d’uso originario» (Introduzione, p. 12).
Ci si accorge nella graduale lettura di tale «meditazione spirituale» che vi è alle spalle dell’A. una lunga esperienza di studio, di vita e di insegnamento (negli anni passati sono molti come me che ne hanno potuto ascoltarne le lezioni al Pontificio Istituto Biblico di Roma), terreno migliore per annunciare e vivere la Parola. I lettori auspicati per lo scritto rimangono i «gruppi di studio», ai quali si suggerisce di leggere integralmente i testi biblici riportati e consultare qualche commento «per dare maggiore consistenza alla scarna presentazione» (Premessa, p. 9). Il libro non offre né bibliografia, né note: un silenzio voluto che in questo caso rende agevole e facilita in un certo senso la conoscenza e la prima accoglienza del messaggio spirituale, ovviamente nella speranza di poterlo tradurre in vita. Dopo tutto questa è la finalità piú evidente e proclamata! Ci si avvede subito che in questo tracciato l’A. segue la posizione degli studiosi piú accreditati (senza farne il nome), e che volutamente non si lascia impigliare nella rete di numerose e possibili controversie o questioni esegetiche, teologiche e storiche, per non appesantire oltre misura la linea descrittiva scelta.
Il testo biblico – riportato come è ovvio in modo abbondante – non è quello della Conferenza episcopale italiana (Bibbia 2008), ma probabilmente si tratta di una traduzione in italiano, fatta a partire da una delle traduzioni in lingua inglese, attualmente presenti in campo biblico e liturgico. Cosí tradotta non è cosa facile intuirne e comprenderne il punto di partenza. Tuttavia non si notano citazioni o passi che non siano riportati con quella dovuta attenzione e rispetto del testo originale. Nell’ampio campo dei possibili contenuti della spiritualità del Nuovo Testamento è stata fatta come è ovvio una scelta, seguendo in linea di massima la successione canonica dei testi biblici: sinottici, san Paolo, Giovanni, Apocalisse. La riflessione spirituale si presenta nello scorrere delle pagine il piú delle volte in modo sintetico e agile, mentre in altre invece assume toni piú approfonditi e sostanziosi (cf. ad esempio il commento al Padre nostro, pp. 69-79). Si inizia con il porsi questa domanda nel primo capitolo (pp. 14-25): Redenzione: da che cosa? da chi? Si parte in effetti da una considerazione di base che sta a monte di ogni successivo percorso spirituale: se si deve essere salvati, da che cosa dipende questo evento? Questo interrogativo non è solo cristiano, ma si incontra anche in altre religioni.
Non poteva mancare in questo momento di partenza un accenno alla spiritualità dell’Antico Testamento. Vi è la convinzione che anche questa esperienza entra a suo modo senza dubbio nella risposta cristiana. Viene delineata nel capitolo secondo con questa indicazione: Risposta all’alleanza veterotestamentaria. Una devozione ereditata (pp. 26-42). Si entra nel vivo della spiritualità neotestamentaria nel capitolo terzo (pp. 43-94), in quanto ci si ritrova a contatto diretto con la proposta autorevole e unica di Gesú stesso, delineata nelle pagine testimoniali dei vangeli sinottici. Il numero stesso delle pagine dedicato a questo tema centrale dice del valore unico di questo tratto di strada che si compie, dal titolo: Risposta al dono del regno: Gesú. Il quarto capitolo (pp. 95-119) dal titolo Risposta al mistero pasquale: la tradizione paolina, attinge alle lettere paoline e alla loro scuola. Si approfondisce e si delinea il tema dell’incorporazione al mistero pasquale e della morte e risurrezione redentiva di Cristo, frutto consequenziale di tale evento. In tal modo si incomincia a delineare e intravedere nelle prime comunità cristiane, fondate dall’apostolo Paolo, i benefici spirituali della Pasqua. Segue nel capitolo quinto (pp. 120-142) la Risposta alla luce di Giovanni.
Si descrive il ruolo della fede e dell’amore nel Vangelo e negli scritti giovannei. Si conclude con il capitolo sesto (pp. 143-157) dove viene evidenziata la Risposta alla presenza di Cristo nella storia: Atti e Apocalisse; qui si profila una possibile lettura del ruolo del cristiano nella storia della speranza nella redenzione finale. Piú che indovinata è sicuramente la considerazione finale: «Ciascuno degli autori presi in esame rappresenta una sfaccettatura di quel gioiello di quell’amore salvifico di Dio e l’amore viene ripagato unicamente dall’amore. La misura della statura spirituale di ciascuno dipenderà dunque da quanto si sarà apprezzato il dono della fede che ci è stato accordato e da questa gratitudine suscita in ciascuno di noi il dono di Dio in Cristo» (Conclusione, p. 159).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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