Espressione matura di uno dei protagonisti della recente ricerca sul Gesú storico, caratterizzata dal tono dinamico e informale dell’esposizione orale cui era originariamente destinata, l’opera in questione non si pone come un ennesimo studio sulle vicende e sullo stato attuale della ricerca, ma presenta le considerazioni, le domande e i dubbi di un credente, che, dopo aver scritto a lungo da storico per gli storici, tenta ora di scrivere da cristiano per i cristiani. Mentre traspaiono le sincere inquietudini di un esegeta cresciuto nella chiesa presbiteriana e in quella congregazionalista, si evince la decisa convinzione secondo al quale «un Gesú non indagato non merita d’essere posseduto» (p. 16).
Il cap. I affronta in sede preliminare il problema dell’utilità che può/deve rivestire il Gesú storico per la teologia cristiana. Dopo l’avvertenza di diffidare dai presunti «risultati critici assodati» (p. 23), l’A. constata come sia sempre piú difficile districare la figura autentica di Gesú dalle molte interpretazioni della sua figura, a partire da quelle a lui coeve. Se il «metodo della sottrazione» si è rivelato infruttuoso, occorre anzitutto riconoscere (Allison lo fa non senza un cenno di autocritica, ma chiamando in causa soprattutto le posizioni di R. Funk e del Jesus Seminar) la tendenza diffusa a crearsi un Gesú congeniale alle proprie attese e caratteristiche.
L’evoluzione del rapporto tra storia e teologia, indagato nel cap. II, ha visto un progressivo distacco della seconda dalla prima, tanto che si è dovuto imparare a convivere con sempre meno storia. Certamente gli apporti della Terza ricerca sono stati notevoli e hanno reso possibile una conoscenza ben piú ampia di quanto il passato avesse consentito di raggiungere. Ciononostante, la stragrande maggioranza del materiale evangelico non è di per sé suscettibile né di dimostrazione né di confutazione. Ogni studioso – questa la constatazione e, a un tempo, il suggerimento avanzato nel cap. III – dipende di fatto da una propria «immagine preferenziale di Gesú». Da storico coscienzioso, Allison, sulla scia di precedenti approfonditi studi in materia, propone quella di un profeta apocalittico, alla cui luce rilegge eventi e detti del Nazareno riportati dalle fonti evangeliche, canoniche ed extra-canoniche, a partire dal ricco materiale inerente l’attività esorcistica e taumaturgica di Gesú.
Dopo tale operazione, molto tuttavia resta da fare. È questo propriamente il compito del teologo (cap. IV), che si deve muovere tra l’ambiguità e l’incertezza lasciate dagli storici e la polivalenza degli stessi testi neotestamentari, suscettibili di un’interpretazione cristologica piú o meno «alta». Di fatto, la tradizione teologico-dogmatica non ha lesinato letture antistoriche dei dati evangelici, poste sovente a servizio di programmi cristologici piú che della verità storica. I fatti storici, del resto, non risultano di conforto agli assertori di una «cristologia bassa» piú di quanto lo siano per chi si attesta su posizioni piú «ortodosse»: «un Gesú addomesticato… che ci tranquillizzi e confermi le nostre opinioni, non è affatto Gesú» (p. 122). Occorre lasciare che egli inquieti i nostri sogni, con un atteggiamento di maggiore umiltà teologica. Punto di partenza sono ritenute le attese escatologiche di Gesú medesimo: senza la pretesa che tutto il materiale evangelico a ciò inerente e analiticamente recensito provenga direttamente o anche indirettamente da Gesú, l’A. si accontenta di riconoscervi una «raccolta di impressioni» (p. 128), racconti di «cose del tipo di quelle che egli disse e fece» (p. 129), frutto in ogni caso delle «salde attese escatologiche che manifestò di frequente» (ibid.).
L’evoluzione stessa attestata in qualche caso da Giovanni, con la reinterpretazione da questi operata del materiale sinottico, fa capire che il contesto originario è molto spesso perso per sempre. Le impressioni personali ospitate nell’ultimo capitolo si soffermano su alcuni argomenti ritenuti particolarmente sensibili nell’esperienza dell’A.: il rapporto dialettico tra amore divino e dolore umano; la necessità di un’immaginazione piú vivida per entrare nel mondo di Gesú; la coincidenza degli opposti incarnata da Gesú, precisamente in virtú dell’annuncio e della realizzazione della presenza escatologica del Dio d’Israele.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2012
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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Francesca Burigotto il 4 ottobre 2016 alle 23:13 ha scritto:
Ottima lettura per tutti, credenti e non credenti. A mio parere questo testo di Dale Allison andrebbe letto come premessa alle altre letture sull'argomento, cioè prima di addentrarsi in qualsiasi altra opera o ricerca sul Gesù storico. L'autore offre una riflessione globale sia sul metodo storico attualmente utilizzato dagli studiosi sia sulle possibilità e limiti dello stesso. Viene affrontata poi (come da titolo) la relazione (e/o non relazione) tra scienza storica e scienza teologica. In tutta la trattazione viene mantenuto il rigore scientifico, sempre distinto dalle opinioni personali (e fede) di Allison. La parte rivolta più espressamente alla teologia cristiana si trova dopo le prime cento pagine. Un libro consigliabile a tutti, agli appassionati di storia e a quelli di teologia. Si può essere d'accordo o meno con l'autore ma la sua onestà intellettuale di ricercatore è indubbia, ed è oggi merce rara su questi temi. Il linguaggio utilizzato è piuttosto semplice, divulgativo.