Famiglia storia e società
-Studi e ricerche
(La cultura)EAN 9788838240539
Gli studi sulla famiglia italiana hanno interessato l’autore già dal 1970, con il volume Comunità familiare e società civile, e si pongono nel solco di analoghe ricerche condotte da Achille Ardigò e Silvano Burgalassi. L’attenzione alla storia della famiglia, tuttavia, ha trovato, prima che in Italia, un posto di rilievo nella aeree di lingua francese e inglese, colmando una lacuna nella storiografia, e con-tribuendo a superare una subalternità della famiglia rispetto agli altri tipi di società, dandole così la dignità di soggetto storico. L’analisi del nostro autore non è meramente sociologica, ma anche filosofica e fornisce elementi molto utili anche alla ricerca all’etica teologica. Il volume è suddiviso in due parti: la prima, intito-lata L’eredità della storia, in sette capitoli, esamina i cambiamenti, ma anche le costanti della famiglia nella società in età moderna e contemporanea, con un confronto solo prospettico con il medioevo, mentre la seconda, Dinamiche della società e politiche familiari vuole aiutare a focalizzare il grado di soggettività e di protagonismo che la famiglia ha avuto o che gli è stato riconosciuto nella società italiana nella stessa epoca. La ricerca storica, come già detto, ha riguardato la famiglia come soggetto sociale solo a partire dagli anni ’70, superando una visione che la relegava nel privato: «Alla tesi tradizionale della rigorosa e necessaria dipendenza del privato dal pubblico si andava così sostituendo, a mano a mano che gli studi di storia della famiglia progredivano, una dialettica più duttile e articolata, basata su un processo di azione-reazione che vede famiglia e società di volta in volta oggetto e soggetto, attraverso un recesso di interazione reciproca il cui esito conclusivo sono, dal punto di vista generale, le istituzioni politiche e sociali; istituzioni, per-tanto sulla cui configurazione finale il «privato» finisce per avere un’incidenza tutt’altro che secondaria» (38). A tale ricerca si deve la riscoperta della famiglia come protagonista e non semplicemente subalterna, della storia sociale e istituzionale.
In una prima disamina fatta dall’autore (cap. I), emergono le costanti della famiglia occidentale, vale a dire la cultura etico-religiosa, lo sviluppo economico sociale omogeneo, il consolidarsi dell’istituzione, come anche le variabili: le di-verse modalità del rapporto uomo-donna, il cambiamento delle modalità di scelta del coniuge, il rapporto genitori-figli (non più precario e generico, ma duraturo e specifico), il passaggio dalla modalità di produzione tipico della società agricola a quello dell’età industriale, il ruolo di piccola comunità politica all’interno della società e quello nuovo, più privato, nell’epoca post-industriale. Di particolare importanza appare il capitolo II, sulla storiografia della fami-glia in Italia, che sottolinea la mancanza di studi di sintesi come quelli di area francese e anglosassone, con l’unica eccezione dello studio sociologico di Mar-zio Barbagli. Ma quali fonti utilizzare in un progetto di ricerca interdisciplinare? Pur essendoci infatti una notevole documentazione sulla memoria delle classi «privilegiate», risulta quasi inesistente la memoria delle classi inferiori, con l’eccezione rappresentata dall’unica riserva di dati realmente «egualitaria», ovvero gli archivi parrocchiali. La storia della famiglia contemporanea presenta un quadro diverso, per l’abbondanza di materiale, definito «a volte caotico, disordi-nato, indomabile d’informazione e di notizie» (62). Si pensi, ad esempio, alla mole delle immagini degli album familiari e la filmografia, oppure alle leggi sul diritto di famiglia. In questo mare magnum l’autore dà una priorità a due fonti importanti sotto il profilo qualitativo: le fonti letterarie e quelle dei testi di predicazione, di catechesi, di teologia morale, cioè di quanto la Chiesa ha prodotto per quella che noi chiamiamo pastorale familiare.
«Omiletica, pastorale, catechetica della famiglia – scrive Campanini – potrebbero essere fonti di primaria importanza per cogliere – all’interno della cultura cattolica, ma anche in generale nella società – l’evoluzione dei rapporti tra uomo e donna, oltre che il progressivo, pur se lento e quasi impercettibile, passaggio da una concezione «patriarcale» ad una «egualitaria» della famiglia» (67). L’approccio interdisciplinare, tuttavia, si rivelerà fecondo nella misura in cui ciascun specialista terrà conto del limite della propria metodologia e dei propri strumenti. Nello stesso capitolo si fa una sintesi della situazione della famiglia dal 1860 ad oggi, che va nella direzione del prevalere della privatezza familiare, con tutte le conseguenze sociali e morali che ne sono derivate, tra le quali ci preme sottolineare l’elogio che Campanini fa alla famiglia allorquando afferma: «Soltanto la privatezza ha consentito al rapporto di coppia e alla stessa relazione genitori-figli di liberarsi dai pesanti condizionamenti su di essi esercitati dalla struttura sociale» (77). I capitoli successivi della prima parte prendono in esame le dinamiche della libertà in rapporto alla storia della famiglia (cap. III), la genitorialità come idea che si sviluppa nel tempo (cap. IV), la famiglia nella costruzione della democrazia nell’Italia repubblicana (cap. V), il Movimento cattolico e la famiglia negli anni del post-Concilio, la famiglia e il suo sviluppo nel tempo. Ci soffermiamo solo su alcuni di essi, riconoscendo la validità di ognuno. Anzitutto il concetto di genitorialità, nel capitolo IV, che fin dalle prima battute scopriamo essere «una scoperta moderna, da col-locarsi all’interno di quel lungo processo di trasformazione che ha caratterizzato la società occidentale – e, di riflesso, la famiglia occidentale (per ora quasi sol-tanto essa) – in quella fase storica che siamo soliti definire «età moderna)» (95). L’età medievale per numerose ragioni è stata caratterizzata da un distacco affet-tivo fra genitori e figli (98-101), mentre la svolta si è avuta con il miglioramento delle condizioni di vita dell’età moderna, che hanno fatto riscoprire il senso dell’intimità familiare e una più accurata attenzione agli affetti. Anche l’educa-zione ha risentito di questo clima culturale: la logica della lontananza e della separazione erano garanzia di una educazione elitaria, con un una «decisa sottova-lutazione del ruolo paterno e materno dell’educazione: le preoccupazioni propriamente educative sono rimaste a lungo latenti, se non del tutto assenti» (106).
La nascita dei quello che Aries ha definito il «sentimento dell’infanzia» ha determinato un’inversione di tendenza. La genitorialità è stato quindi un concetto sviluppatosi nelle scienze umane e nella legislazione, con l’emergere della categoria di paternità, fino ad allora rimasta all’ombra della maternità. Nell’arco temporale analizzato dal nostro autore, tuttavia, il concetto di genitorialità decli-na ed entra in crisi nella società post-industriale, mettendo in discussione quell’identità interiore degli stili di essere padri e madri che fa della coppia un unicum nei confronti del figlio. Il ruolo della famiglia risulta imprescindibile anche nella costruzione della democrazia (cap. V) che proprio grazie alla capacità di trasmissione di valori che avviene al suo interno, permette che essa non sia una semplice sistema di regole: «Si può dunque affermare, in sintesi, che la famiglia italiana è stato per certi aspetti coinvolta sua ma grado nei processi di modernizzazione, ma per altri aspetti li ha preparati silenziosamente e li ha guidati» (124). Infine il ruolo del Movi-mento cattolico, seppure ha permesso alla famiglia italiana di non laicizzarsi, non è stato attento a percepire i cambiamenti e non è stato in grado di impedire che si introducesse il divorzio, che fosse legalizzato l’aborto, che ci fossero delle buone politiche familiari. Solo a partire dagli anni ’90, con un’azione pastorale più attenta alla famiglia e più consapevole del suo ruolo sociale, ha prodotto dei segna-li come il Forum delle famiglie e le direttive del Direttorio nazionale di pastorale familiare. La parte seconda del volume si sofferma sulle questioni sociali che riguardano la famiglia, ed è suddiviso in sette capitoli, che si conclude con la famiglia italiana dal dopoguerra ad oggi.
Nonostante ritornino alcuni concetti-chiave, come quello di privatizzazione della famiglia occidentale, questa parte del saggio è molto nutrita e aiuta a riscoprire la famiglia come soggetto sociale, non partendo da dichiarazioni di principio, ma aiutandoci a leggere la storia. Tutti i capitoli hanno la loro importanza, ma noi ci soffermeremo anche qui solo su alcuni di essi, che riteniamo possano darci uno sguardo d’insieme e possano essere un invito alla lettura e alla ricerca. Anzitutto il concetto di cittadinanza affrontato nel capitolo VIII Famiglia e società: un difficile rapporto. La società postmoderna si fonda sui concetti essenziali espressi dai diritti umani, che rischiano di tenere fuori dal dialogo socio-politico la famiglia, in quanto la relazione sociale si gioca nel rapporto tra Stato e persona. Si auspica, sulla scorta anche del pensiero di Vittorio Possenti, una nuova cittadinanza della famiglia, con la nascita di un ter-zo soggetto, oltre agli individui e allo Stato: «La nuova cittadinanza della famiglia intesa come recupero della sua dimensione pubblica, non si collega tanto alle tradizionali funzioni, in senso lato «sociali» che essa svolge, quanto ad una fun-zione più profonda che si collega proprio alla sua capacità di relazionalità» (165). È importante anche il riferimento ai modelli di famiglia in evoluzione, che secondo l’Istat potrebbero arrivare ad essere sedici. L’autore nota come nella società italiana c’è una sorta di schizofrenia tra la famiglia tradizionale, fortemente radicata nella prassi, e i modelli familiari trasmessi dai media.. Ciò che farà la differenza, nel futuro, afferma Campanini, sarà la qualità dei rapporti: «Saranno più creativi, più liberanti, più gratificanti, i rapporti che si instaureranno nella famiglia stabile e fedele fondata sul matrimonio, nella famiglie ricostruite, nelle libere convivenze?» (221). Il nostro autore, lungi dal difendere la famiglia secondo una modello statico, invita a raccogliere la sfida della sua «tenuta» sul terreno della qualità. Al modello famiglia richiama con intelligenza l’interessante capitolo su Politiche familiari nella crisi del Welfare State. Se infatti il Welfare, nella tradizione occidentale ha saputo mettere in atto delle politiche che avessero come oggetto la famiglia, con aree di interventi che riguardavano la redistribuzione del reddito, la risposta alle situazioni di disagio, la creazione di servizi, con la crisi del Welfare e la ricerca di modelli nuovi, ci si chiede quale famiglia è il soggetto delle politiche familiari: quella tradizionale o le varie forme di convivenze?
La prospettiva laica dello Stato non è quella della superiorità di una forma riguardo all’altra, quanto piuttosto «la considerazione della utilità sociale del-la varie forme familiari, il moderno stato laico non deve rilasciare patenti di etici-tà, o di autenticità, o di sacralità, ai diversi modelli di convivenza, ma più semplicemente valutare quali forme di convivenza, piuttosto che altre, debbano essere riconosciute, incoraggiate e sostenute, sulla base di una valutazione di insieme delle conseguenze che deriverebbero alla società dalla prevalenza dell’una sull’altra delle diverse forme familiari» ( 251). Le conclusioni dell’autore all’intero volume sono un invito a risvegliare la coscienza, a far sì che il futuro della famiglia possa «reggersi sulle proprie gam-be e correre da sola l’avventura della storia» (285) perché avrà fatti suoi i valori che la differenziano e la qualificano: l’amore reciproco, la fedeltà, la comunione di vita, l’impegno educativo. Naturalmente, crediamo che l’autore dia per scontato anche se non lo esplicita, che in questa corsa la famiglia non può essere sola, perché non produce da sola tutti i valori che la animano, ma li sintetizza, li invera, li trasmette. Il volume rappresenta un buon saggio sulla famiglia, che aiuta a comprendere i cambiamenti e anche a guardare al futuro assumendosi la responsabilità di credere nella famiglia come soggetto sociale ed ecclesiale. La ricca bibliografia apre la strada anche ad ulteriori ricerche e approfondimenti.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose n. 2/2009
(http://www.facoltateologica.it/rivistadiscienzereligiose.html)
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