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Descrizione
Il concetto di desiderio - nei suoi aspetti etimologici e semantici - allude a un senso fondamentale: le persone umane sono protese verso un compimento. E l'accento cade sull'attesa che il compimento arrivi come dono, o cade invece sull'esito raggiunto in forza di scelte finalizzate. I due aspetti non sono da contrapporre. Vanno piuttosto collegati. Se infatti si scegliesse unilateralmente il primo, si correrebbe il rischio di vivere in una condizione di attesa passiva; se si scegliesse unilateralmente il secondo si attribuirebbe agli esseri umani la nativa capacità di raggiungere la meta verso la quale avvertono di essere orientati.
Collegare tra loro i due aspetti significa riconoscere che il compimento non può che essere dono, ma per chi ha strutturato la sua esistenza in maniera conforme al medesimo compimento: la dimensione etica non può essere esclusa dal desiderio, benché questo stia al principio anche dell'etica; il compimento intuito, infatti, è il motore di ogni scelta ed è il criterio in base al quale valutare ogni scelta. Per questo gli esseri umani sono portati ad attribuire la causa della propria insoddisfazione alla colpa; anzi, la colpa sta nell'aver posto ostacolo alla realizzazione del desiderio. Colpa e desiderio si richiamano: non scegliere nella direzione della meta alla quale conduce il desiderio costituisce contraddizione, poiché fa morire il desiderio e quindi nega un aspetto fondamentale dell'esistenza.
Ciò comporta però riconoscere il contenuto vero del desiderio, che può essere colto solo mediante il riconoscimento di una destinazione. Questa nelle religioni in genere, e in particolare nel cristianesimo, viene descritta come beatitudine, che è più di felicità.
Contributi di: M. Zani, M. Cinquetti, R. Maiolini, F. Dalla Vecchia, A. Gazzoli, G. Canobbio, S. Passeri, R. Ferrari, A. Donini, D. Mombelli
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