L'Hungrvaka (Il Risveglia-appetito) è una breve storia dei primi centoventi anni della Chiesa d'Islanda, ovvero dei cinque vescovi della diocesi di Skálholt avvicendatisi dal 1056 al 1176. Si tratta di un compendio, scritto in volgare per avvicinare i giovani alla storia del loro paese, che segue a distanza di circa settant'anni Il libro degli Islandesi, composto dal prete Ari Thorgilsson su sollecitazione dei vescovi di Skálholt e di Hólar, seconda diocesi dell'isola istituita nel 1106. La storia medievale dell'Islanda, disabitata fino al ix secolo e poi colonizzata prevalentemente dai Norvegesi tra l'870 e il 930, è essenzialmente la storia della sua Chiesa e dei suoi presuli, dopo l'accettazione del Cristianesimo come unica religione nell'anno Mille. Una conversione avvenuta senza spargimento di sangue, in quanto realizzata con un atto giuridico dell'Althingi, l'Assemblea generale che a partire dal 930 fu l'unica forma di governo in un paese amministrato da singoli capi (goðar) nei vari distretti. Sempre in maniera pacifica, a differenza di quanto si verificò in altre terre nordiche, fu introdotta in Islanda anche la decima, nel 1096, grazie all'autorità e alla popolarità di cui godeva il vescovo Gizurr. Le conseguenze politiche, culturali e sociali legate all'avvento del Cristianesimo e alla guida dei primi vescovi, veri e propri padri della patria - come li definisce un testo latino del 1200 -, le troviamo accennate nel libro di Ari e più ampiamente illustrate nell'Hungrvaka, attraverso le biografie dei cinque predecessori del santo vescovo Thorlákr Thórhallsson (1178-1193), riconosciuto patrono d'Islanda anche dalla Chiesa cattolica. Dai soggiorni di studio sul continente dei futuri vescovi alla fondazione delle scuole cattedrali sull'isola, dai contatti dei vescovi eletti con i pontefici di Roma all'istituzione in Scandinavia di nuovi arcivescovati, dall'eco della cantilena di san Lamberto alla notizia della traslazione delle reliquie di Nicola di Myra a Bari, dalle scomuniche papali all'assassinio di san Thomas Becket, il racconto dell'anonimo autore dell'Hungrvaka lascia emergere il progressivo inserimento della remota isola del Nord Atlantico nell'alveo della storia europea e della cultura cristiana latina. E grazie a quest'ultima l'Islanda, depositaria di un'antica e ricchissima tradizione orale, poté farsi anche interprete e custode del proprio passato eroico e leggendario affidandolo a una tradizione scritta.