Esaurito
Descrizione
La nostra esperienza del mondo è l'essere corpi, averne percezione, esprimerci con linguaggi. Ma, non è su questo stesso sfondo che si veicola l'esperienza religiosa? Sono i concetti o sono le immagini a fare la religione? In quale rapporto stanno queste con i grandi sistemi teologici e metafisici, con i dogmi, con i misteri? Stando agli studi delle scienze cognitive, riti e liturgie attestano il religioso come presenza nelle immagini, nelle icone. Ma non solo, qui si cerca di capire quel lato interiore - l'immagine come si forma dentro di noi -, che muta l'interpretazione del fenomeno religioso, rovesciandone la struttura epistemologica. Ad esempio nel modo in cui ci si rappresenta la Trinità o la creazione ex nihilo: in quanto pensieri-limite, per pensarli il credente ricorre a immagini di per sé incapaci di renderli, in grado però, proprio esercitando il paradosso, di fargli compiere una diversa esperienza - quella religiosa appunto.Queste pagine ne sono un'indagine che rimette in discussione l'ordine dei fattori in gioco, ponendo un problema serio per le scienze delle religioni: cos'è davvero alle origini del religioso?
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Sono i concetti oppure le immagini a fare la religione? Riti e liturgie attestano il religioso, il mistero, come presenza “in immagini”: ricorrono a icone – di per sé incapaci di rendere il mistero – perché queste, esercitando il paradosso, sono in grado di far compiere al credente una esperienza diversa, altra, al limite delle possibilità. Una esperienza religiosa, appunto.
Tratto dalla rivista Concilium n. 2/2011
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
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