Un uomo nella chiesa don Primo Mazzolari
(Testimoni)EAN 9788837224387
«La bontà è un’altra cosa. Essa viene davanti e si fa strada nel cuore con un senso di pietà che abbraccia ogni creatura e che t’impedisce di giudicare, perché tu stesso ti senti spaccato dalla tua stessa povertà, che è poi la povertà di ognuno»: sono parole di don Mazzolari (1890-1959) scritte nel 1955 e commentate con benevolente simpatia dall’allora patriarca di Venezia, Roncalli (poi Giovanni XXIII). L’incontro di Mazzolari con alcuni dei protagonisti della Chiesa della seconda metà del Novecento è l’ultima parte di un libro che rappresenta per l’a. una sorta di sintesi di studi a lungo coltivati. Si parte dal racconto dell’inizio pastorale del giovane prete e delle sfide che si profilano ben oltre i confini della parrocchia; si passa poi al tema della ricerca di nuove vie di testimonianza (il rapporto con la politica, il modernismo, i lontani, la rivista Adesso); s’affronta la questione della profezia della pace, per poi arrivare al c. dedicato agli incontri con Bonomelli, Rossi, Bernstein, Fanfani, La Pira, Roncalli, Dossetti.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 14
(http://www.ilregno.it)
Per l’autore G. Campanini, già docente di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Parma e di Etica sociale nella Facoltà teologica di Lugano, 686 Recensioni il presente volume, il quinto della collana Fondazione Don Primo Mazzolari, conclude idealmente, come si legge sulla copertina dello stesso, una propria lunga, articolata e approfondita serie di studi su specifici settori della cultura del ’900, secolo complesso e delicatissimo di guerre totali, di crisi economiche eccezionali, di sviluppo e benessere fortemente differenziati, di autentiche svolte a livello sociale e culturale. Più precisamente esso segna, per lo studioso, il traguardo di un puntuale, intenso e appassionato itinerario speculativo teso ad investigare il pensiero politico e religioso del ’900 nelle peculiarità distintive e connotative, nelle variazioni più sottili, nei richiami più arditi, negli echi più sommessi e più prorompenti, nei contenuti più tradizionali e in quelli più innovativi: un itinerario nel quale don Primo Mazzolari (Boschetto di Cremona 1890 - Cremona 1959), sacerdote prima di Cicognara, poi di Bozzolo, ha rappresentato un costante e prezioso interlocutore.
Ispirato proprio dal 50° della morte del parroco, il testo si propone, attraverso una rivisitazione dei suoi scritti riconsiderati nei loro aspetti essenziali e più significativi e alla luce dei numerosi studi condotti sulla sua vita e sulle sue opere, sia di ricostruirne la personalità in ogni sfaccettatura sia di restituirne in tutta la sua pienezza il pensiero, nonché di fare il punto sull’intera sua produzione, dagli ardori patriottici degli anni giovanili alle impegnative e pregnanti pagine di Tu non uccidere (1955), che, scritte a pochi anni dalla morte, possono quasi considerarsi il suo testamento spirituale. Il libro non ci offre, tuttavia, il racconto di una vita che, sviluppandosi in direzione cronologica, ricostruisca tappe, avvenimenti, circostanze o mutamenti di rotta, risolvendosi in una narrazione organica e unitaria.
Prospetta piuttosto l’esemplare biografia di un’anima, la storia, cioè, di un uomo votato al sacerdozio che, senza mai smettere di restare sinceramente aperto al “tu” divino e umano, è maturato attraverso i sentieri tortuosi di un’esistenza difficile e complicata: un’esistenza che, pur coinvolgendolo in una sequenza drammatica che lo rese spettatore di inaudite tragedie e pur registrando incomprensioni, censure e tensioni nel suo naturale rapporto con le gerarchie ecclesiastiche, fu comunque sorretta e governata, in ogni stagione, da sano realismo e perfetto equilibrio, e soprattutto dalla straordinaria capacità del protagonista di consentire all’ininterrotto e spesso imprevisto succedersi degli eventi, che lo trovò sempre pronto anche ad abbandonare precedenti convincimenti per donarsi, senza risparmio di forze, a nuovi avvii e a rinnovate aspirazioni e battaglie.
Nel testo lo conosciamo, infatti, sincero interventista, quando, poco più che ventenne e con il cuore ardente di amor patrio, pensò che la guerra potesse essere strumento indispensabile per realizzare l’unità d’Italia. In Italia mancavano, al tempo, coesione e unitarietà di ideali; le azioni militari sembravano prolungare il risorgimento nazionale e l’ardore bellico era vissuto come forza rigeneratrice e rivitalizzante: l’intervento dovette sembrare così, anche a Mazzolari, doverosa azione di nobiltà e di onore per la difesa, l’unità e il bene della patria.
Ma quando, come cappellano militare, si ritrovò tra gli uomini tristemente rintanati nelle trincee e dolorosamente aggrappati a un filo di speranza, quando sperimentò in prima persona la disumanità, la sofferenza e il deserto cui potevano condurre l’odio e la divisione, quando, affondando nel dolore dei fratelli, conobbe l’orrore della guerra, procedette a una revisione profonda delle sue certezze e maturò un rifiuto nettissimo dei conflitti bellici, rinvigorendo i sentimenti di fratellanza e di solidarietà, la fede in un domani migliore e l’anelito alla pace, all’equità e alla concordia. Ripercorrendo dunque, in una ricostruzione non emotiva, ma rigorosamente supportata da dati documentali, le fermate, le ripartenze, gli ostacoli, i sostegni, le spinte, gli influssi, i pesi e le suggestioni del percorso esistenziale di don Primo Mazzolari, Campanini ci ricorda il carattere itinerante del vivere dell’uomo, infondendogli però assoluto valore, se lo scopre, come quello del sacerdote di Bozzolo, coscienzioso, fiero, dignitoso e consapevole.
Raccontandoci, dunque, tempi di ardore e di partecipazione, ma anche esperienze di disperazione e disillusione, il nostro Autore ci restituisce l’immagine di un uomo che ha constatato a sue spese quanto sottili possano essere i confini tra razionalità e delirio, umanità e ferinità, quanto profonde possano risultare le lacerazioni conseguenti all’insensata brama di potere e all’innaturale differenziazione tra gli uomini e quanto possa degradare, mutilare e trafiggere, nella totale indifferenza, la complessità del reale. Soprattutto ci ripresenta un sacerdote che, in autentico spirito di servizio, si mosse tra gli eventi del tempo tragico che ebbe in sorte di vivere non come un idealista sognatore che sperava in condizioni paradisiache sulla terra, ma come un uomo di Chiesa pratico ed efficiente, aperto e lungimirante, che cercò senza sosta di fare e di dare il meglio in un mondo in prevalenza negativo.
Lo ricorda antifascista, fondatore della rivista Adesso (1949), che rivendicava le istanze socialiste dell’impegno evangelico, autore di scritti di impegno cristiano in ognuno dei quali oppose alla violenza un rinnovato umanesimo, un senso profondo dell’amore per l’uomo, la consapevolezza che la logica della morte chiude nei confini di un’angoscia senza redenzione. E chiarisce con grande efficacia come la generosa speranza del Mazzolari in un mondo più equo e in una Chiesa più profetica si sia, infine, concretamente proiettata ed espressa in tre specifici ambiti: la promozione della giustizia, il rinnovamento della Chiesa e l’impegno per la pace.
Campanini riconduce all’impegno per il trionfo della giustizia il convinto interventismo di Mazzolari nella I guerra mondiale, concepita come mezzo per ripristinare il naturale ordine delle cose, così come la sua denuncia della guerra quale disgregazione della realtà ed evento crudele e disumano, l’accento ininterrottamente posto sui bisogni antichi e nuovi delle genti e sull’inaccettabile divario tra le masse dei diseredati e le ristrette classi dei benestanti, la critica mai vuota e sempre propositiva a ogni forma di violenza, limitazione, sopruso, accomodamento o compromesso. E a chiare linee rimarca come, a guerra conclusa, Mazzolari prendesse coscienza della gravità della crisi e della necessità di avviare profondi cambiamenti, anzi di procedere a una vera e propria rivoluzione, nel bisogno di «modificare le strutture della società operando non soltanto “dal di dentro”, attraverso il cambiamento delle coscienze, ma anche “dal di fuori” mediante la trasformazione delle strutture, così da raggiungere “un ordine più umano” garantito non soltanto dal sostegno di intense “forze spirituali”, ma anche da adeguate misure di riorganizzazione della società: la rivoluzione, per quanto “prevalentemente spirituale” – affermava – “non può e non vuole dimenticare che il regno di Dio abbraccia anche il tempo”» (10). Ci ricorda, quindi, come, nella sua condizione di chierico, Don Primo lottasse instancabilmente, anche scontrandosi con le strutture ecclesiastiche, affinché quella Chiesa che aveva sempre amato, corrispondendo alla sua vera missione, non solo tutelasse, predicasse e diffondesse il messaggio evangelico, ma soprattutto se ne facesse concreta e proficua testimonianza.
L’instancabile impegno in tal senso è dimostrato anche dall’apertura a tutte le voci culturali del suo tempo, dall’ammirazione per quanti parevano animati da desideri di equità e imparzialità, dalla critica durissima contro formalismi, orpelli, condizionamenti mentali e posizioni di chiusura al nuovo, dall’approvazione per chiunque ricercasse soluzioni conciliatorie e pacificatrici. Mai mancando di evidenziare nel parroco di Bozzolo il saldo connubio tra le spinte interiori, la compartecipazione a ideali umanitari e l’impegno pubblico, che fu fondamento certo e sorgente vivificatrice del suo insopprimibile anelito riformatore al di là delle ricorrenti censure civili ed ecclesiastiche di cui fu fatto oggetto, Campanini lo descrive proteso senza tregua sia alla costruzione di un comune sentire permeato da sentimenti di accoglienza, fraternità, rettitudine e legalità sia alla promozione, attraverso le colonne della rivista Adesso, della rivoluzione cristiana, per una Chiesa svecchiata e aperta, sensibile alle nuove esigenze, libera da vincoli frenanti, coraggiosa e intraprendente.
Consente così, mentre ripropone, seppur in grandi linee, la vita, il pensiero e i testi di Mazzolari nella loro rilevanza tematica e storica, di comprenderne la collocazione all’interno dell’Istituzione ecclesiastica e anche di ricostruire la storia della Chiesa del primo ’900 nei suoi limiti, nelle sue potenzialità, nel suo atteggiamento e nel suo concreto operare. E questo specialmente attraverso l’analisi degli esiti del costruttivo confronto che il sacerdote italiano condusse tra il proprio pensiero e quello cattolico francese, in tanti punti condiviso, in tanti altri respinto.
Don Primo si era reso conto che prima gli intellettuali e poi il popolo erano ormai in gran parte fuori della Chiesa e, mentre individuava le cause di ciò nel formalismo rituale, nella tepidezza della predicazione evangelica, nella distanza che si era venuta a creare tra il popolo di Dio e le gerarchie ecclesiastiche, nella lontananza di queste dai bisogni spirituali e materiali dei fedeli e degli uomini in generale, si adoperava per un rinnovamento che restituisse all’Istituzione ecclesiastica l’antica autorità e l’insito valore. Nella ricerca di nuovi e più efficaci sentieri in tale direzione, rivendicò la centralità della parrocchia, che, secondo lui, avrebbe dovuto essere l’umile, ma necessaria, compagna di strada. Criticandone, però, l’insufficiente slancio missionario, l’eccesso di falso spiritualismo e la sostanziale carenza di quella sana laicità che, liberando la Chiesa dal clericalismo, consentisse ai cristiani di agire nella storia senza vincoli fittizi e senza incorrere nell’accusa di agire nel temporale con secondi fini, la ripropose in un’ottica nuova, orientata al futuro e con una sincera apertura a quelli che molti anni più tardi il Concilio Vaticano II chiamerà i “segni dei tempi”. Da lì la sua attenzione, anzi la sua passione, per la povertà e per i poveri. Una passione religiosa, prima di tutto, ma con comprensibili conseguenze a livello sociale, politico ed economico, come ben sottolinea Campanini, che riporta, al riguardo, una significativa espressione dello stesso Mazzolari: «La giustizia economica, pur essendo di grado meno eminente, precede quasi sempre la giustizia spirituale» (84).
In tale convincimento, il sacerdote profuse costante e responsabile impegno per la costruzione di una città terrena aperta a tutti i valori dell’uomo e nella quale la coscienza religiosa si ponesse essa stessa a servizio della crescita della coscienza civile, di coloro che erano “dentro” e di coloro che erano, o si ritenevano, “fuori” della Chiesa. E presto la sua ansia riformatrice si aprì a ben più ampie coordinate, facendo propri ideali, contenuti, motivi e bisogni del suo presente. Divenne così dominante, nella sua produzione, il tema dei “lontani”, che riconosceva urgente e doveroso il bisogno di instaurare un nuovo rapporto tra Chiesa e mondo moderno, al fine di evitare un profondo e forse definitivo distacco dell’Occidente dal Cristianesimo.
Collegarono Mazzolari al movimento modernista il suo interesse a livello politico-sociale e il suo spirito riformatore. Muovendo da un’attenta e puntuale analisi delle cause che avevano allontanato l’uomo moderno dalla Chiesa (la chiusura della comunità cristiana in se stessa, la troppa rilevanza data all’organizzazione, lo scarso rilievo attribuito a una sana e legittima laicità...), egli maturò la convinzione, che era propria anche dei modernisti, della necessità sia di procedere a un confronto diretto e aperto tra Chiesa e mondo moderno sia di superare definitivamente ogni commistione fra politica e religione, valorizzando adeguatamente il laicato cattolico: forse, pensava, attraverso un atteggiamento di empatia e di avvicinamento, si sarebbero recuperati o trovati tanti fratelli dispersi per le strade del mondo.
Era comunque persuaso che ogni vero cristiano dovesse farsi “prossimo”, procedendo in direzione del “lontano”, camminando piano e con pazienza a fianco degli uomini della modernità, attendendo con fiducia e disponibilità, senza forzature o pretese; secondo lui, farsi “compagni di strada” degli uomini del proprio tempo era l’unico modo per trasformare, alla fine, la “lontananza” in “vicinanza”. Campanini rende in tutta la sua ricchezza la dimensione costitutiva e immodificabile della vocazione, che fu propria di Mazzolari, di predicare Dio presente nel mondo, perché ogni uomo potesse incontrarlo per vivere la forza trasformatrice della sua grazia e della sua verità e per desiderare spontaneamente di aderire ai consigli evangelici.
Ci restituisce dunque l’immagine di un sincero ministro di Dio che, in tempi bui e drammatici, pur percependo di essere nella notte fonda e di poter da un momento all’altro soccombere alle insidie, attende vigile la nuova luce, rinforza la speranza e chiama la “sua” Chiesa a porsi al servizio del nuovo giorno. Dare ulteriori accenni al contenuto del testo, che, considerato il tempo storico di riferimento (tutto il primo ’900, e quindi le due guerre mondiali, il periodo del fascismo, la resistenza, i dopoguerra), si articola comprensibilmente in numerose, diversificate e complesse direzioni, o anche tentare sintesi dei singoli capitoli risulterebbe inevitabilmente riduttivo e inadeguato, oltre che penalizzante per talune trattazioni rispetto ad altre, anche per la natura composita del volume, che, come chiarisce l’interna nota editoriale (cf. 19-20), raccoglie, senza alcuna pretesa di organicità, pagine collegate tra loro solo dal riferimento alla personalità di Mazzolari, quale si evince, direttamente, dai suoi scritti personali e, indirettamente, dall’interpretazione che altri hanno dato della sua figura e della sua produzione. Se ne consiglia dunque vivamente la lettura diretta, nella certezza che essa consentirà di cogliere in pieno l’efficacia, l’incisività e la singolare portata degli scritti dell’infaticabile sacerdote lombardo, la forza, l’acutezza e il coraggio del suo pensiero, l’attualità, la profondità e la validità dei suoi ideali, l’adeguatezza della risposta che, attraverso le colonne della rivista Adesso, egli seppe fornire alle aspirazioni dei cattolici animati da autentica volontà di rinnovamento.
E tutto ciò scoprendo che sia come parroco sia come attore del tempo drammatico in cui si trovò a vivere Mazzolari non si limitò a gestire semplicemente le emergenze, mirando invece a creare i presupposti per l’emancipazione e la liberazione dell’essere umano dall’emarginazione e da strutture di respingimento e di esclusione: egli si prodigava, infatti, per la giustizia e la legalità, non per puro spirito di carità o pietismo. Ma il lettore potrà anche ripercorrere, in tutte le sue dinamiche, l’itinerario civile e spirituale che vide Don Primo osservatore attento e giudice critico e perspicace di tutti gli eventi cruciali della sua età, di fronte ai quali assunse scelte precise e dirompenti. E potrà, specialmente attraverso gli interessanti capitoli della Parte Quarta, significativamente intitolata Confronti, conoscere le significative personalità, laiche e religiose, che costituirono per Mazzolari, parroco dal 1922 alla morte, dunque ininterrottamente per trentasette anni, senza mai rivestire altri incarichi in uffici curiali che gli sarebbero stati presumibilmente troppo stretti, veri e propri punti di riferimento sia quando ne abbracciò visioni, contenuti e intendimenti sia quando se ne distinse o li respinse. Sicuramente, infine, si gioverà del contatto con un personaggio di per sé fortemente interpellante, per il fatto di porsi fondamentalmente come campo meditativo rivolto a ogni umana esistenza nella sua lotta al male, nella resistenza alla violenza, nel doveroso impegno di costruire la pace e assicurare la giustizia, nella responsabilità collettiva di tutelare e proteggere i fratelli più bisognosi, nella difesa dei valori universali, nell’anelito al trascendente, al buono, al giusto e al vero. E questo attraverso un testo che parla con semplicità, chiarezza e coerenza, senza in alcun modo forzare o appesantire; perché non intacca l’autonomia del lettore, consolidandone, invece, e potenziandone la riflessione personale e il giudizio critico; e perché attende che il lettore venga a conoscere, osservi pacatamente e confronti quindi serenamente i nuovi contenuti con i suoi precedenti convincimenti.
Tratto dalla rivista Lateranum n. 3/2012
(http://www.pul.it)
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