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Descrizione
Nel panorama della lirica tedesca del Novecento la parola poetica di Marie Luise Kaschnitz (1901-1974) si distingue per aver saputo esprimere la consapevolezza della realtà senza mai cedere, di fronte alla devastazione e al mistero del dolore, alla tentazione del silenzio o di un indecifrabile ermetismo. La quotidianità della seconda guerra mondiale e, alcuni anni dopo, la morte del marito, furono esperienze di vita che segnarono profondamente l'evoluzione della scrittura lirica della Kaschnitz verso toni e forme di grande modernità; ad esse però si aggiunse un'esperienza estetica decisiva, ovvero l'intenso confronto con i quadri del pittore francese G. Courbet (1819-1877), del quale la poetessa scrisse la biografia fra il 1941 e il 1943, in una Francoforte sotto perenne minaccia di bombardamenti. Osservatorio privilegiato per individuare le prime tracce del cambiamento è la produzione lirica che corre parallela alla stesura del volume sul pittore francese. Trarre dall'oblio una delle voci più significative della letteratura tedesca del Novecento significa mostrare, come si fa in queste pagine, l'originalità dello stile poetico di M.C. Kaschnitz.
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DETTAGLI DI «Marie Luise Kaschnitz e Gustave Courbet»
Recensioni di riviste specialistiche su «Marie Luise Kaschnitz e Gustave Courbet»
Pur essendo stata riconosciuta come una delle voci più significative e incisivamente espressive del Novecento, M.L. Kaschnitz (1901- 1974) è stata oggetto di un interesse abbastanza discontinuo da parte della critica. La poetessa trovò una vivissima fonte d’ispirazione e di svolta umana e artistica nell’opera del pittore Courbet (1819-1877), ed è questo profondo rapporto che Lucia Mor, docente associata di Letteratura tedesca presso l’Università cattolica del Sacro Cuore, esamina: «La “discesa sulla terra” sollecitata in misura non secondaria dallo stile pittorico di Gustave Courbet, (le) ha di fatto consentito, in attimi di grande intensità, di percepire e rappresentare la presenza di un oltre e di trovare una forma che seppur tragicamente spezzata e frammentaria non ha però mai ceduto alla tentazione di celebrare il vuoto».
Tratto dalla rivista Il Regno n. 4/2010
(http://www.ilregno.it)
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