Indice del volume: Le basi dell'interpretazione: La confessione; La memoria; L'interiorità; Il dramma interno; Lo spirito, il senso, la religiosità e il cuore; La vita beata e la perfezione; L'eros e il cuore; La sapienza; La vita beata e il valore divino; Stupore di fronte all'esistenza; Creazione e Provvidenza; Il 'paganesimo' di Agostino; La madre; Lo sviluppo della situazione finale. La vita e la decisione: Infanzia, adolescenza e giovinezza; Roma e Milano; Chiarimenti; La decisione; Vita nuova.
PREFAZIONE
Un libro non nasce come lo scrittore desidera, ma come esso stesso vuole. La prima parte di questo lavoro era stata ideata come lezione accademica, che si proponeva di enucleare, dalle Confessioni di Sant'Agostino, la sua figura di cristiano. Ma poi divenne preminente, e ne fu guida, l'interpretazione di quel processo interiore, di cui narrano le Confessioni.
Con ciò non ci si proponeva davvero un compito semplice. Esso è, certamente, caratterizzato soprattutto dalle soluzioni insufficienti che poté trovare e che ha effettivamente trovato.
La prima di esse parte dalla considerazione che quanto è esposto nelle Confessioni è, semplicemente, una conversione morale-religiosa : dal male al bene, dalla mancanza di fede alla fede. Se detto punto di vista risponde a verità, allora gl'impedimenti, che Agostino trovò su questa via, gl'indugi e le deviazioni non hanno proprio una loro validità. Essi sono soltanto di ostacolo sulla via che avrebbe potuto essere percorsa più rapidamente, se la volontà fosse stata migliore e più energica.
Questa soluzione è lineare, ma non consente una storia vera e propria del processo di conversione di Sant'Agostino. Il procedimento diviene semplice esein_ pio di come si debba o non si debba agire. La via non conta, soltanto il fine — mentre non c e proprio nulla, in una vita umana, che abbia soltanto ragioni estrinseche, anzi, tutto è valido anche in sé e si compie per intimi motivi. Neppur un giorno esiste soltanto per diventare ieri, e nessuna ricerca soltanto per amore della ricerca, ma ogni giorno è l'esistenza e in ogni ricerca vive tutto l'uomo... In una soluzione simile non c'è nemmeno possibilità di seguire uno schema suggerito dalla psicologia, poiché le cose vive noli procedono secondo schemi. Verità e menzogna, bene e male, scopo e mezzo, via diretta e via indiretta s'intrecciano fra loro; e Agostino non ha detto la sua grande parola sulla felix culpa soltanto per cognizione teoretica.
Una seconda soluzione parte proprio dalla psicologia. Questa vede nella vita di Agostino la storia di una forte consapevolezza di sé, ma, nello stesso tempo, un po' turbata. A seconda del suo particolare atteggiamento di pensiero, chi conduce l'indagine ravvisa in tale vicenda il finale risolversi nell'umiltà dell'appassionata affermazione di sé di Agostino, oppure il suo infrangersi dinanzi all'autorità religiosa, e il suo conseguente consentire a tutte le violenze, a danno proprio ed altrui, e a tutte le insidie teoretiche e pratiche che un simile crollo comporta.... Lo studioso vede nella vita di Agostino la storia di una potente vita istintiva che, tuttavia, non è in accordo con se stessa, ma anzi porta in sé impedimenti e contraddizioni tali, che non può risolversi in decisivi rapporti umani, ma anzi degenera. Non giunge ad essere una personalità, piena di vita, ma si arresta nella mediocrità e nell'isolamento. Non sa affermarsi decisamente, ma per la presenza costante di un'esigenza spirituale-religiosa vive sempre in uno stato di cattiva coscienza... Un uomo simile si avvia nella spiritualità e nella religiosità, però in modo da reprimere e scacciare i suoi impulsi. Il cambiamento riesce solo in parte. La luce che la coscienza getta sulla sua vita, il giudizio con il quale l'accompagna, il senso di colpa, che ovunque trapela, dimostrano come ancora tutto, in una simile anima, sia sotto il segno della costrizione e della contraddizione.
Per questa via, od altra simile, si giunge certo ad un'interpretazione psicologica, alla quale tuttavia manca ogni comprensione di ciò che sia una esistenza veramente religiosa in generale e, in particolare, cristiana. Quest'interpretazione lavora con strumenti finissimi, eppure è ancora del tutto primitiva. L'unica psicologia, che serve in casi del genere, deve conoscere le vie dello spirito e saper vedere l'effettuarsi di un destino spirituale. Deve conoscere ciò che è religiosità e saperla valutare nel suo significato originario, nelle sue crisi e realizzazioni. Deve sapere ciò che è il cristianesimo, oltre ogni spiritualità e religiosità ; rivelazione e fede e un'esistenza da ciò determinata. E deve pure sapere della molteplicità delle stratificazioni dell'esistenza; essa deve anche poter vedere come la medesima vita si compia, contemporaneamente, in diversi rami e su diversi piani, che possono essere non solo indipendenti l'uno dall'altro in modo sorprendente, ma addirittura contrapposti, pur realizzando da ultimo un intento comune.
La storia di Agostino si svolge in uno spazio morale e psichico ma anche in quello del pensiero e delle idee. Così si presenta, come terza, l'interpretazione storicistica. Essa ci induce a vedere nella « conversione » di Agostino non una conversione al cristianesimo, ma soltanto alla filosofica vita beata dell'Hortensius o del neoplatonismo. Solo più tardi, sotto l'influsso dello sta, dio delle Scritture e dell'attività pastorale, si sarebbe formato in Agostino un vero sentimento cristiano e si sarebbe compiuta una specie di seconda conversione: vera conversione alla parola di Dio ed alla fede. Da questo punto d'arrivo Agostino avrebbe poi volto lo sguardo alla sua vita passata, avrebbe sovrapposto la seconda conversione alla prima ; così sarebbero nate le Confessioni.
A prima vista, la teoria ha qualche cosa di seducente. Ma, prescindendo dal fatto che anch'essa, evidentemente, non sa come proceda un'esistenza veramente religioso-cristiana, che strana pretesa è mai quella di uno storico moderno che ritiene possibile, sedendo a tavolino, di spiegare ad un Agostino: tu dici che l'Hortensius non ti ha data un'ultima soddisfazione, perché non vi appariva il nome di Gesù; tu dici che l'avvenimento nel giardino è stata la più intima conversione alla parola di Dio, ma t'inganni; era soltanto l'orientarsi dello spirito verso la filosofia, era il compimento della vicenda dell'Hortensius, che allora ti ha pervaso del tutto. Il momento cristiano lo hai scorto soltanto più tardi!
Con una tale interpretazione viene svalutata un'intera serie di osservazioni vive, importanti per la comprensione dell'esperienza spirituale e soprattutto cristiana di Agostino, riducendole ad illusione generata dal giudizio posteriore, se non addirittura aia retorica. La psicologia di tutto questo diventa falsa, anzi assolutamente impossibile. Se, infatti, Si toglie, dal processo descritto dalle Confessioni, quanto vi è di cristiano, allora nessuno che conosca, anche solo in piccola parte, le cose, crederà più all'autore che egli abbia terribilmente sofferto per amore di quanto rimane. Con una tale interpretazione va perduto tutto.
No, il processo non può essere stato se non quello che afferra l'uomo per la vita e per la morte: il ritorno al Dio di Gesù Cristo, che tutto esige. Ma Agostino non è né Ilario, né Antonio, per i quali ogni decisione sta nella volontà. La sua vita si effettua in quel lavoro creativo che rifonde l'esistenza entro forme logiche, e in base a queste, di nuovo, plasma l'esistenza.
Così la storia della sua conversione deve essere intesa, contemporaneamente, come storia sia del suo pensiero che della sua vita spirituale. La rappresentazione della sua lotta morale, l'interpretazione dei processi morali che in lui si compiono, e la comprensione del suo affannarsi per giungere ad un punto spirituale stabile, da cui si possa procedere ad una strutturazione intellettiva dell'esistenza — tutto ciò dev'essere ugualmente tenuto presente, se la realtà Agostino dev'essere chiarita.
Ed ancora qualcos'altro: il Dio del cristianesimo, al quale si converte e dinanzi al quale scrive le sue Confessioni, non è l'essere assoluto della filosofia, bensì il Dio Santo e vivo dell'Antico e Nuovo Testamento. È il Dio che si rivela, che entra nella storia e vi agisce. È il Dio che chiama il singolo uomo e lo fa entrare in una storia. Questa storia si ripete tante volte, quanti sono gli uomini. Ogni volta viene in essa attirato tutto ciò che esiste, le cose del mondo e, prima, gli uomini; ogni volta tutto ha vita in funzione di essa, cosicché tutto ciò che esiste, mondo ed esistenza umana, ottiene in quella storia centro e nome. Se vi è un uomo convinto di ciò, quello è Agostino. Egli, che nella sua Civitas Dei intese comprendere la storia dell'umanità come procedente da Dio, ha visto anche se stesso in una storia. Le Confessioni sono il tentativo di narrarcela. Chi voglia rettamente interpretarle, deve rendere tangibile almeno qualche cosa di quest'operare divino di questa volontà divina, molteplice e, nello stesso tempo, così unitaria, operante, contemporaneamente, nella intimità più segreta e negli avvenimenti e sviluppi esteriori.
C'è, certamente, molta presunzione quando un autore, all'inizio del suo tentativo, dà al suo compito tanta importanza. Non ho bisogno certo di rilevare, in modo speciale, che non ho la minima pretesa che qui sia risolto il compito. Mi sembrerebbe già molto, se questo mio tentativo accendesse, più chiaramente, in altri l'ardente desiderio d'interpretare Agostino.
Comunque questo era il compito che mi si poneva dinanzi. Ciò che d'altro fu ancora trattato nel corso di lezioni universitarie, dal quale uscì questo libro, si pose, poi, innanzi all'immediata interpretazione delle Confessioni e ha lo scopo ora, in una serie di capitoli, più o meno lunghi, di fornire i concetti sui quali quella si regge. Così il libro sarà un invito ad accostarsi non solo alla vita cristiana di Agostino, ma anche alla sua opera.
Per ugual metodo di lavoro, il libro si ricollega alle due indagini su Dostojewski (Der Mensch und der Glaube, 1932) e su Pascal(Christliches Bewusstsein, 1935), pubblicate dall'autore presso lo stesso editore.
Non vuol portare alcun contributo all'indagine storica su Agostino, ma tentar di capirne la personalità e il pensiero nella sua forma perenne e come possibilità sempre aperta di un'esistenza cristiana.
Venendo, con ciò, diminuito di molto il valore delle ricerche presentate, bisogna lasciar giudicare il lettore di quanto ciò che viene realmente presentato giustifichi il tentativo.
L'intenzione del libro dev'essere limitata anche in un altro senso. Accanto alla storia di Agostino esiste anche una dottrina di Agostino : l'opera di ricostruzione delle sue vedute filosofiche e teologiche. Orbene, si potrebbe già avanzare la domanda se sia giusto, di fronte al suo modo particolare di pensare, parlare di una (( filosofia» e di una (( teologia », nel senso che i termini hanno nella cultura moderna. Anzi, si potrebbe andare più avanti e domandare addirittura se il pensiero agostiniano rappresenti una teoria in senso moderno, e se esso stia in tale contatto con la vita, soprattutto con quella intima, da non poter essere inteso, o da esserlo soltanto in parte, per via teoretica. Ma stiano, pur le cose come vogliono; ad ogni modo, l'esegesi cristiana ha, sin dal primo Medioevo, lavorato a portare l' Augustinus dicit a una chiarezza concettuale e ad una connessione sistematica. Tanto più che Agostino e Tommaso d'Aquino formano i due pilastri principali della teologia, e ad ogni teologo, come ad ogni singola scuola — né si dimentichi l'eresia e l'ortodossia nella loro lotta — doveva star a cuore di determinare esattamente ciò che veramente il Maestro insegna.
La presente indagine non si propone nulla di tutto ciò. Di quanto va sotto il nome di Agostino essa prende quel passo, quel campo vivo, dove filosofia e teologia non solo non sono ancora sufficientemente separate, in senso moderno, ma anzi nemmeno quanto era possibile nel Medioevo — dove l'esistenza cristiana è presa piuttosto come un tutto e il pensiero, senza preoccuparsi di separazioni metodiche, da questo tutto volge lo sguardo al tutto. Il luogo cui è rivolta questa indagine, sta, almeno in parte, persino ancor prima della separazione in pensiero teoretico e vita spirituale - pratica. Il nostro lavoro vorrebbe tentar di sapere quale aspetto abbia il pensiero di Agostino alla sua radice, là, dove non si tiene affatto conto della possibilità di un punto di vista « puramente naturale », che prescinda da quanto è cristiano, ma nel mondo, come esso si presenta dalla rivelazione, si ravvisa « il mondo » e, perciò nel pensiero della fede, s'individua il vero modo di pensare. Il lavoro vorrebbe afferrare il pensiero là, donde esso scaturisce dall'intimo agire ed essere, e vi ritorna senza essere ancora turbato dal compito di una teoria criticamente distaccata e metodicamente sviluppata. Il libro tende soltanto a vedere in Agostino il cristiano che lotta, che diviene e comprende se stesso nella fede. Così dovrebbe essere dunque inteso; e ciò vale anche per le indagini della prima parte, che, anzitutto, si presentano come pura analisi di pensiero. Sovente esse accentuano, distinguono e costruiscono più recisamente e liberamente di quanto sia consentito ad una rigorosa indagine sistematica. Credono di poterlo fare per questo motivo, che non importa tanto, se le asserzioni del momento siano astrattamente giuste, quanto se rendono chiaro ciò che dietro e sotto di esse vi è di vivo.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
LA CONFESSIONE
Agostino chiama il suo libro Confessiones. Confiteri significa, secondo il senso letterale, ammettere, riconoscere solennemente, annunciare, lodare: un uscire dunque, dalla segretezza dell'interno, all'esteriorità. Questa manifestazione avviene qui con un intento religioso, si indirizza a Dio. La propria vita e la propria condotta vengono apertamente presentate, così come si sono sviluppate dai sentimenti e dalla lotta spirituale. In devozione dinanzi a Dio; ma in modo che gli uomini lo odano.
La domanda sul significato di questa confessione viene esattamente esaminata più volte, nel corso delle Confessioni; ma specialmente al compimento del racconto vero e proprio, cioè all'inizio del decimo libro, nel quale si rende evidente la stessa nuova esistenza acquistata.
Vedi, Tu ami la verità, poiché soltanto chi la opera giunge alla luce. Io voglio operarla; con la confessione dinanzi a Te nel mio cuore, ma, con il mio scritto dinanzi a molti testimoni » (10, 1, 1). 1