Alcuni caratteri emergono evidenti in questo nuovo libro di Giovanni Ingino, un libro che, in primo luogo, ne evidenzia una sicura maturità originale. Sul piano del linguaggio e delle scelte formali e stilistiche appare efficace la sua capacità di giostrare agevolmente su ritmi, registri, modi e metri diversi, prediligendo un tono medio di cui si avverte il desiderio di potersi a volte impennare verticalmente. Basta sfogliare il libro per rendersi conto della versatilità che gli consente di passare dal testo breve al testo più articolato, dal verso alla prosa poetica, muovendosi, all'interno di quest'ultima, da brevi linee proposte come fasi ancora intermedie, appunto, tra il verso ipermetro e la prosa, fino al prosimetro (come nell'importante poemetto conclusivo), fino a componimenti di più "massiccia" entità come appare evidente e sorprendente nel capitolo dei grotteschi. Ed ecco allora aprirsi un'altra realtà presente nel libro, quella che conduce il suo autore ad alternare punte liriche ad abbassamenti di tono, in un insieme, sia chiaro, dalle diverse sfaccettature ma internamente dotato di coerenza. E cioè nel suo insieme di libro organico, i cui caratteri anche opposti sono esattamente suggeriti dallo stesso titolo, "L'amore e la tabe", appunto. Passando alla varietà delle escursioni tematiche compiute da Ingino, risulta significativa la sua volontà di esplorare i grandi temi - ancora ce ne avverte il titolo - con l'acuta intelligenza puntuale di chi vuole conoscerne il dettaglio attraverso il variare concreto dell'esperienza vissuta in proprio, tanto che spesso il testo introduce elementi di una concretezza realistica prodotti da una sorta di sempre attenta narrazione lirica, con punte, talvolta, di improvvisa sintesi aforistica o sprazzi di elegante humour. Insomma, "L'amore e la tabe" è un libro eclettico, nel quale l'autore ci sa condurre con profitto nei mille rivoli circolanti di una meditazione lirica tra i poli estremi di amore e morte, attraversandone le numerose regioni intermedie che volta a volta incontra. E sempre nel rigore di chi sa che solo nel controllo personale della forma avrà modo di esprimersi e comunicare felicemente. Presentazione di Maurizio Cucchi.