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Descrizione
Non è l'osservazione esterna che suscita nell'uomo la certezza del dover morire. Piuttosto, è l'esperienza della morte dell'altro - di una persona amata, interlocutore di una comunicazione irripetibile - a porci all'interno della (non davanti alla) morte, a condurci alla conoscenza vissuta del dover morire. L'esistenza umana non è infatti coesistenza di mondi isolati, ma insieme di relazioni necessarie: la morte non costituisce un limite futuro, naturale nella nostra vita (una presenza assente sempre vicina); è invece, nell'esperienza della morte dell'altro, il venir meno di una persona, di quel noi che costituivamo insieme a chi ha preso congedo dalla vita. Di fronte all'assenza presente dell'altro che non è più, nonostante il suo corpo silenzioso sia ancora con noi, avvertiamo un senso di tragica infedeltà: la prossimità della persona cara era infatti come una promessa, che ora viene bruscamente interrotta. Ma la coscienza dell'uomo e la stessa riflessione filosofica si aprono all'intelligenza della vita in forza non di quell'abisso di cui parla l'angoscia della morte, bensì di quella pienezza a cui aspira l'Eros di ogni vita e di ogni filo-sofia. E proprio per questo, alla negatività che la persona deve limitarsi ad accettare, può opporsi solo una speranza che trascenda la morte.
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Recensioni di riviste specialistiche su «Il silenzio infedele. Saggio sull'esperienza della morte»
È il libro più conosciuto di Landsberg, il cui originale risale al 1937. Tratta della problematica rappresentata dal senso della morte e dalla speranza di un suo superamento. Come il toro nell’arena, presto o tardi l’uomo è destinato a soccombere al matador, e tuttavia un fondo di senso e di speranza rimane per lui, connaturato al suo stesso essere. L’Autore, filosofo tedesco di origine ebraica, avvicinatosi al cattolicesimo, docente universitario a Bonn, fu costretto all’esilio dalla Germania nazista; arrestato e deportato, nel 1944 trovò tragicamente la morte in un campo di concentramento
Tratto dalla rivista Concilium n. 4/2011
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
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