Ecologia integrale
-Laudato sì. Ricerca, formazione, conversione
(Università/Ricerche)EAN 9788834332276
Mentre si apprende la decisione degli Stati Uniti d’America di ritirare la propria adesione agli impegni sanciti in precedenza per la collaborazione in favore di un’equilibrata sostenibilità ecologica e climatica, il dibattito sull’argomento però non si arretra e non si rimanda ad altri incerti tempi. Si è consapevoli dell’urgenza sociale ed economica per affrontare la grave crisi che minaccia la nostra “madre terra”.
Ne è consapevole pure la chiesa che ha avviato in modo rinnovato e profetico una seria discussione sulla questione ecologica e ambientale nello spirito del confronto, del dialogo con tutte le discipline, della proposta secondo lo spirito evangelico e della tradizione. In modo convinto e profetico papa Francesco con l’enciclica Laudato si’ ha attribuito alla questione ecologica un rilievo pastorale non di secondo piano. E dalla sua proposta magisteriale ne sono scaturite riflessioni, dibattiti, approfondimenti.
Si inserisce in questo percorso il testo curato da Claudio Giuliodori e da Pierluigi Malavasi. Si tratta di un volume assai interessante e rilevante nello stile altamente scientifico con cui si affronta il problema dell’ecologia, a partire proprio dal confronto con il testo dell’enciclica di papa Francesco.
Giuliodori è assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e vescovo emerito di Macerata-Tolentino-RecanatiCingoli-Treia, e Pierluigi Malavasi è professore ordinario di Pedagogia generale e direttore dell’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il testo curato dai due autorevoli autori comprende gli interventi di ben sedici scrittori, i quali intersecano in modo eccellente le riflessioni seguendo piste pedagogiche mirate a un’educazione per una “pastorale integrata”. Non si tratta quindi di una lettura della Laudato si’ in modo unilaterale nel senso ecclesiale-pastorale. Il discorso pastorale piuttosto prende spunto da un’analisi sociale e pedagogica dell’enciclica stessa.
Gli autori infatti sono docenti e ricercatori per lo più di Pedagogia e di economia. C’è una visione che accomuna i contributi offerti nel volume in questione: il creato è un dono. Per questo è quanto mai necessario e urgente orientare le riflessioni sociali, pedagogiche, politiche, economiche e teologiche verso un proficuo confronto per imparare a saper custodire il dono della creazione e consegnarlo ai posteri nella maniera dovuta. Secondo il comune pensare dei sedici autori, è quanto mai necessario oggi adottare nuovi stili di vita. Ecco perché nell’Introduzione i curatori si chiedono: “Come vogliamo lasciare questa terra?”.
Le riflessioni ben si collegano tra loro creando un’unica e armonica composizione letteraria. Il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Franco Anelli, nel saggio introduttivo del volume, partendo dalla lettura semantica della parola “crisi”, mette in evidenza che questa crisi non è unilaterale, ma è globale in senso completo, investe tutto l’uomo. Si precisa quindi la radice umana della crisi. La crisi interiore dell’uomo si ripercuote all’esterno: sull’ambiente, sulla società, sulle relazioni, sulle cose. È l’uomo a essere in crisi, un uomo che tende a rafforzare l’individualismo. Per questo viene richiamato subito il concetto di responsabilità. L’uomo non può continuare a vedere la natura in termini meccanicistici e materialistici, soggiogando la terra in modo sfrenato ed egoistico, ma mettendosi al servizio della terra stessa. Sostenendo il pensiero magisteriale della Laudato si’, Anelli afferma che l’uomo è chiamato a fare pace con la natura. Ecco perché è importante parlare di una “ecologia integrale” o di questione interiore.
Il vescovo Giuliodori subito evidenzia il primato dell’enciclica di papa Francesco. Si tratta di un intervento del magistero fatto in modo innovativo nell’affrontare la questione ambientale. Ed è per questo che si può oggi parlare di “morale ecologica”. Si potrebbe parlare anche di pastorale ecologica. Egli sottolinea che l’enciclica non adotta un linguaggio “ecclesialese”, ma risente di una marcata interdisciplinarietà. C’è un approccio integrale e integrante tra le diverse discipline per parlare della questione ecologica. Ed è per questo che è fondamentale richiamare la responsabilità di tutti e di ciascuno, di ogni uomo come di ogni disciplina per affrontare la grave crisi ambientale.
La “conversione ecologica” è una questione che coinvolge tutti. Francesco Botturi, offre la sua lettura dal punto di vista antropologico, non senza accennare a una critica alla tecnocrazia imperante nel mondo di oggi e sostenendo un ruolo fondamentale della politica nella questione della crisi ambientale. Non una politica sottomessa alla dittatura tecnologica e finanziaria, ma capace di instaurare un dialogo interdisciplinare con l’antropologia e la sociologia.
Malavasi si sofferma sull’aspetto educativo che miri a “un’alleanza tra l’umanità e l’ambiente” creando una coscienza critica e un progetto. Lo scopo è far fronte alla crisi ambientale e alle conseguenti sofferenze che subiscono i poveri con una proposta educativa che orienti a una cittadinanza planetaria. Ogni uomo ha diritto alla terra, al lavoro e alla casa. Si tratta di diritti sacri e inalienabili. E da ciò scaturisce l’impegno di tutti per impegnarsi a “globalizzare la solidarietà”.
Sulla stessa lunghezza d’onda muove la sua riflessione Sara Bornatici, che sottolinea l’importanza di adottare nuovi stili di vita quotidiana improntati alla sobrietà e che permettano di ristabilire un rapporto fondato sulla giustizia e sul rispetto verso l’ambiente circostante. In questo modo, come sostiene il papa nell’enciclica, potrà rinnovarsi una alleanza tra umanità e ambiente. In che modo l’umanità potrà realizzare tale alleanza? Sempre secondo l’idea espressa da papa Francesco, l’umanità deve imparare a considerare il pianeta come patria e la stessa umanità che la abita deve considerarsi un popolo che abita sotto lo stesso tetto.
È ancora sul rapporto umanità-ambiente che si sviluppa l’intervento di Cristina Birbes. Per poter realizzare un mondo sostenibile è necessario che le attività umane stabiliscano un rapporto di rispetto e non di conflitto con gli equilibri naturali. Punto di forza per creare rispetto ed equilibrio è fondare una cultura dell’ambiente a partire da una cultura dell’incontro, dell’agire in comune accordo, dell’impegno condiviso.
Roberto Zoboli, sulla scia di altri interventi, continua a sostenere l’indiscusso cammino integrale dello sviluppo umano. La sua riflessione si concentra sul versante economico. L’economia non è una “scienza tecnica”, ne è la sola soluzione per affrontare le questioni gravi del nostro mondo, ma è una “scienza sociale” che mira ad un miglioramento delle condizioni del momento per soddisfare i bisogni primari di tutti.
In continuità con tale lettura è l’attenta analisi dell’enciclica sviluppata da Stefano Pareglio, il quale sostiene che la scienza dell’economia è una disciplina chiamata ad interagire con le altre discipline scientifiche per sviluppare un’ecologia sociale, un’ecologia culturale, un’ecologia della vita quotidiana e anche un’ecologia economica, che facciano fronte all’efferata prepotenza della tecnologia che si impone su ogni scelta. È quanto mai necessario sollevare “una sfida educativa” che educhi le coscienze e le liberi da ogni dittatura tecnocratica rinsaldando la “critica ai miti”, ossia: l’individualismo, il progresso indefinito, la concorrenza, il consumismo, il mercato senza regole. Il comune intervento di Luigi Bruzzi, Francisco Serrano e Enrique Tosca no, appellandosi sempre all’enciclica Laudato si’, richiamano l’attenzione sulla grave questione del riscaldamento globale con le sue catastrofiche conseguenze (scioglimento dei ghiacciai, precipitazioni meno frequenti, estinzione delle specie terrestri e acquatiche, riduzione di calcificazione dei coralli, cambiamenti della flora e della fauna). Questa crisi è conseguenza della modernizzazione dello stile di vita umano e dell’accentuarsi delle attività industriali. Non si è in grado di rispettare il processo naturale che regola lo sviluppo della terra, e quindi della natura e di ciò che in essa è contemplato. Qualora la società non fosse in grado di far fronte alla crisi che minaccia la terra con le conseguenti mutazioni climatiche, non solo sarebbe un fallimento ma non sarebbe più in grado di far fronte alla situazione. Come dire, sarebbe troppo tardi. È urgente una reazione tramite misure di adattamento. Piccoli passi però sono stati compiuti.
Ilaria Beretta prende in considerazione il capitolo V dell’enciclica di papa Francesco e sviluppa il suo pensiero in cinque punti: l’importanza di un dialogo internazionale per una svolta radicale; il coinvolgimento locale e la partecipazione civile alle scelte di governo; il ruolo della tecnologia, fondamento della crisi umana; la questione della povertà legata a scelte governative sulla questione ambientale inadatte e ininfluenti.
Alessandra Vischi orienta la sua attenzione nella proposta di una progettualità formativa che susciti una reale “ecologia integrale”. Fondamentale è il ruolo del lavoro dell’uomo, visto come il prendersi cura di tutti e di ciascuno. Un lavoro svolto nell’ottica cooperativistica. La sua riflessione si sofferma perciò sulla modalità di impresa come opera sociale e culturale da valorizzare e sulla professionalità da sostenere e incrementare per attuare una migliore qualità di vita e il rispetto dell’ambiente.
Un tocco più giovanile lo ritroviamo con Caterina Calabria che, oltre a rimarcare l’importanza di una “conversione ecologica” e di una matura responsabilità, sottolinea il rapporto tra i giovani e il mondo dell’ecologia. Il giovane, espressione di un’umanità in costante ricerca, mediante processi formativi di fede, come il pellegrinaggio, può imparare nel suo cammino a guardare con occhi nuovi ciò che lo circonda e prendere consapevolezza del bene del creato. È da questo cammino di fede e da tale consapevolezza che può scaturire la sua attenzione e il suo impegno in favore dell’ambiente circostante. In questo senso assume un particolare rilievo per il mondo giovanile cattolico l’esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG). Giornate che variano da luogo a luogo, da culture a culture. Con le GMG i giovani, incontrando nuove culture, conoscendo nuovi posti, interagendo con nuove situazioni spazio-temporali possono responsabilizzarsi e esprimere una vera conversione verso l’ambiente che lo ospita e quindi verso l’ambiente in genere.
Le riflessioni offerte dal volume trovano una significativa sintesi nel pensiero di Orietta Vacchelli, la quale sostiene l’idea di un dialogo interdisciplinare per generare nella coscienza umana uno sviluppo integrale. Nel rispetto delle peculiari epistemologie e prospettive metodologiche di ogni disciplina, il dialogo e la riflessione condivisa non possono che portare frutti sperati per individuare insieme nuovi percorsi di sviluppo umano integrale.
Così pure Pier Sandro Cocconcelli sostiene la necessità di un dialogo tra ricerca scientifica e tecnologia per nuove proposte in favore della cura della casa comune.
La conclusione è che l’uomo, con la sua equilibrata e innata creatività, è capace di affrontare la grande sfida culturale, spirituale ed educativa che oggi si impone nel rapporto con l’ambiente. Soprattutto egli deve operare e attuare una vera e propria conversione.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 2-4/2017
(http://www.pftim.it)
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