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Descrizione
La salute ad ogni costo. È questa la parola d'ordine che domina le nostre vite, l'imperativo che guida comportamenti, attese, modi di essere e sentire. Sempre più viviamo nell'angoscia di una malattia imminente, avvolti in una sensazione di pericolo che ci spinge a sottoporci a divieti e limitazioni, ad affidarci alle mani di specialisti d'ogni genere, in un continuo monitoraggio di ogni singolo organo del nostro corpo. La medicina assume così il potentissimo ruolo di magico solutore dei nostri problemi, di risposta sicura alle nostre paure. Chi non ha un parente o un amico affetto da Alzheimer o da un tumore, o segnato da un handicap o dalla depressione? E come non affidarci, in questi casi, alla forza rassicurante della competenza medica? Ma, ci ricorda qui Miguel Benasayag, questa fiducia senza remore ha "effetti collaterali" importanti, su cui è bene riflettere. Il ruolo totalizzante che la medicina si trova a ricoprire ha a che vedere con una visione dell'uomo che travalica il campo propriamente medico e tocca più in profondo le nostre vite: un uomo, e soprattutto un uomo malato, sempre più ostaggio della tecnica spersonalizzante, che vede nel corpo un assemblaggio di organi da riparare, da perfezionare e, in definitiva, dominare.
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Il concetto di «biopotere», quella postmoderna forma di potere cioè che si esercita sulla vita e che spiega il posto centrale attribuito alla medicina nelle nostre società (il diritto di «far vivere e lasciar morire» secondo la definizione di M. Foucault), è il perno attorno al quale ruota il ragionamento dell’a., filosofo e psicanalista noto per il fortunato saggio L’epoca delle passioni tristi (Feltrinelli, Milano 2004; cf. Regno-att. 20,2004,683). Di contro a esso, che «ha costruito un modello di vita e di uomo che li concepisce come aggregati di organi, di parti da gestire», si propone non già un irrealizzabile ritorno alla centralità umanistica della figura umana, bensì di costruire pratiche e teorie che, date le possibilità d’intervento, non superino il punto a partire dal quale l’unità della specie umana viene messa in pericolo, e questo pensando in termini di organismo unificato piuttosto che d’individuo.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 20
(http://www.ilregno.it)
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