L'inconscio è come un iceberg: conosciamo per via diretta solo una piccola parte della psiche umana. Per quanto ci impegniamo a portare in superficie le parti sommerse, l'iceberg continuerà a riaffondare, fino a trascinare sott'acqua un'analoga porzione del sé. La percentuale emersa non può aumentare: è una legge «naturale» ineludibile, su cui la psicologia junghiana àncora la propria riflessione. È da questa premessa teorica che muove questo libro: l'inconscio è una massa dominante. Ci sembra di volere una certa cosa, e poi i fatti mostrano che volevamo tutt'altro (magari il contrario!): il desiderio vero era sommerso nella parte della mente a noi nascosta, l'inconscio. Anche ciò che ci è più caro – il lavoro, gli affetti – è spesso oggetto di passioni che ignoriamo. Non perché manchiamo di sincerità: semplicemente, non ne siamo consapevoli. In questa raccolta di articoli, saggi, conferenze, Luigi Zoja – con la sua pluridecennale esperienza sia di studio sia clinica – illumina i tortuosi sentieri dell'inconscio, a livello individuale ma soprattutto collettivo. Ecco che allora Medea e Sofocle, Borges e Neumann, la filosofia e il cinema, diventano – sotto le fini lenti di Zoja – caleidoscopi in cui osservare la nostra mente sociale. E così le tragedie storiche del Novecento, ma anche i fenomeni quotidiani piccoli e grandi: i sogni (e il loro apparente opposto, l'insonnia), il complottismo, i rapporti di genere. Filo conduttore è una constatazione inaggirabile: i pensieri coscienti sono solo una minima parte – e non la più rilevante – delle attività mentali. Una consapevolezza dalla quale dovremmo essere al contempo intimoriti e intrigati. Perché vale per tutti noi: la dimensione inconscia è la regola, la coscienza l'eccezione. I terapeuti dialogano di continuo con persone convinte di aver compiuto «scelte» sbagliate, delle quali si domandano angosciate le ragioni. La tragedia – antenata della psicoanalisi, come suggerisce Zoja – parlava, con ben altro potere evocativo, di destino. L'uomo moderno teme il senso tragico, e ha sostituito questo agente potente e misterioso con termini asettici. Che fanno meno paura, ma rischiano di offuscare parti decisive di noi.