Troppe volte distinguiamo la storia sacra dalla storia umana. È un po' il vizio di sempre: distinguere in modo manicheo il sacro dal profano, il buono dal cattivo. E invece Dio si è fatto carne, e non in modo poetico. Si è fatto carne e ossa, è entrato nel tempo e ha permesso allo scorrere degli anni, alle esperienze di cambiarlo. Paradossale storia di un Dio che i Vangeli raccontano, che Matteo racconta. Paradossale storia di un Dio che sceglie di entrare a far parte di genealogie umane, connotate dall'umano anche negativamente. È così che Matteo inizia il suo Vangelo. Don Paolo Scquizzato allora attraversa tutto il Vangelo secondo Matteo, commentandone oltre 40 brani, pagine scelte appunto, in modo breve ed efficace, facendo emergere l'umanità di cui le pagine evangeliche sono cariche, le molte conversioni che il Vangelo chiede, la pienezza a cui l'adesione al Vangelo può aprire.
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ARIELLA MASSARELLI il 23 marzo 2020 alle 09:58 ha scritto:
Molto, molto provocatorio! Bisogna leggerlo lentamente per gustarne ogni pagina e lasciarci smuovere dentro. È una breve "lectio divina" per ogni brano di vangelo che viene proposto dall'autore; brani scelti con molta cura
Chiara Uglietti il 20 ottobre 2020 alle 08:13 ha scritto:
da leggere ogni domenica. commenti al vangelo molto radicati nella vita reale.
Claudia Berto il 25 gennaio 2021 alle 15:26 ha scritto:
L'autore riesce sempre con la sua semplicità e il suo linguaggio immediato a catturare l'attenzione di chi legge aiutandolo a leggere la Parola e a fare una duplice immersione: della Parola nella sua vita e della vita nella Parola. Per chi magari ha letto qualche altro suo testo qualche passaggio può suonare come ripetitivo. Più che vederlo come una vera e propria ripetizione si potrebbe pensare che costituisca quel filo d'oro, quella luce che è entrata a far parte della sua stessa vita e diventa una chiave di lettura: la profonda vicinanza di Dio che per amore è entrato nella storia dell'Uomo per rivelargli la sua vera natura che niente può deturpare e allo stesso tempo la consapevolezza che Dio non chiede all'uomo di essere un eroe, ma semplicemente se stesso, accogliendo questo suo amore di prossimità.