Numeri 1,10 - 10,10
-Nuova versione introduzione e commento
(I libri biblici) [Con sovraccoperta]EAN 9788831543453
È particolarmente utile conoscere qualche dato biografico di Innocenzo Cardellini, autore di questo lavoro: padre scalabriniano, ha studiato a Friburgo, allievo dei professori D. Barthélemy e A. Schenker; si è laureato presso l’Università di Bonn sotto la direzione del professor G.J. Botterweck. Una preparazione filologica accurata del testo ebraico e una conoscenza della metodologia storico-critica di stile nordico sono evidenti in questo suo commentario a Numeri 1,1-10,10 che presentiamo. Già nel titolo del volume troviamo una novità.
Mai, nella già lunga serie di testi pubblicati nella collana «I Libri biblici» dalle Paoline, un libro biblico è stato presentato in piú volumi. Credo che si possa individuare il motivo nelle numerose note e nei vari excursus inseriti nel commento e nelle ampie e dettagliate discussioni di natura storico-letteraria dedicate a ogni versetto del testo. L’impostazione comunque è sempre quella tradizionale della collana: sezione introduttiva, traduzione e commento, il messaggio teologico. Nm 1,1-10,10 è considerato da Cardellini come un complesso letterario, inserito nella pericope del Sinai, di cui è la conclusione.
Di esso egli tenta di spiegare il senso complessivo e innovativo – secondo la visione ideale dei sacerdoti retrodatata in epoche remote, anche se di fatto si tratta di una legittimazione nella Gerusalemme del tardo periodo persiano – di un sistema di governo, in cui l’autorità, vista come emanante da Dio, è esercitata dai sacerdoti, gli unici interpreti del vero re di Israele: JHWH. Non si tratta di un testo unitario ma di una testimonianza di un continuo lavoro redazionale che fa risaltare, in tarda epoca persiana, l’identità del nuovo Israele fondata sul culto, sull’ascolto attento della parola del Signore e sulla supremazia assoluta del sacerdozio aaronide (cf. p. 46). Solo in Nm 1, ad esempio, Cardellini distingue tre strati con almeno due rielaborazioni. Mi domando se gli studiosi tengano conto a sufficienza della fatica che doveva fare uno scriba nella scriptio textus. Solo delle minime variazioni potevano essere inserite in uno stesso rigo, cancellando il testo precedente.
Per variazioni piú lunghe, bisognava avere a disposizione un nuovo rotolo, materiale a quel tempo costosissimo. In Nm 1,1-10,10, secondo l’A., viene rappresentata, in una equilibratissima distinzione tra sacro e profano, un’immagine utopica e altamente positiva di Israele, la cui identità è definita dall’idea centrale della composizione sacerdotale, cioè dalla presenza della gloria del Signore nel santuario in mezzo al suo popolo. La caratteristica della santità, quindi, coinvolge a diversi livelli tutto Israele. Si sviluppa cosí una concezione teocratica in cui il sacerdote Aronne e i suoi figli sono gli unici interpreti autentici del volere di Dio. E per questo godono del grado di santità piú elevato tra tutti gli israeliti, compresi i leviti.
La protezione dall’impurità sia dell’accampamento, sia di tutto Israele ne preserva l’identità come popolo di Dio. Ecco come Cardellini spiega l’inserimento del nostro testo nel pentateuco. La redazione del pentateuco si è compiuta definitivamente in epoca persiana. Ci sarebbe stata una redazione dell’esateuco (prima parte del sec. V a.C.) e una redazione del pentateuco (seconda parte del sec. V a.C.); a queste due redazioni si aggiunge una fase ulteriore, detta elaborazione teocratica, del sec. IV a.C., suddivisa in sottofasi fino alla fissazione delle istituzioni. Proprio nel sec. IV a.C., in questa ultima fase di elaborazione del pentateuco, sarebbe avvenuto il completamento di Numeri con le storie sull’origine della teocrazia israelitica, gestita ormai da una forte ierocrazia. Nella terza parte del volume, Cardellini sintetizza il messaggio teologico.
In Nm 1,1-10,10 è racchiuso l’insegnamento teologico sacerdotale piú profondo: la presenza del Signore in mezzo al popolo e la sua santità di vita, l’importanza del sacro, del santuario, del culto, del puro, dell’impuro e soprattutto dell’obbedienza piena alle disposizioni divine comunicate a Mosè. Per chi scrive Cardellini? Egli stesso afferma: «Durante lo studio esegetico di Nm1,1-10,10 mi sono continuamente confrontato con le opinioni e i risultati delle ricerche di altri commentatori». In realtà egli sembra in dialogo con alcuni suoi colleghi di area tedesca, affezionati al metodo storico-critico. Peccato che pochi di loro conoscano la lingua italiana! È bene però che un esempio di questo tipo di commentari entri nella presente collana, perché anche il lettore italiano si renda conto della fatica che deve fare l’esegeta nel presentare oggi la Parola di Dio. Molte delle risposte semplici presenti in tanti commentari sono frutto del lungo lavoro di studiosi come Cardellini.
Un consiglio però si potrebbe dare all’A. riguardo alla composizione della seconda parte del commentario: non dimentichi il lettore italiano che si trova già di fronte a un testo che gli antichi consideravano difficilis ad intelligendum.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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