Abbà padre
-La preghiera dei figli
(Al pozzo di Sicàr) [Libro in brossura]EAN 9788831535601
Commento parola per parola del Padre nostro, in cui sono inserite citazioni bibliche, aneddoti tratti dall’esperienza pastorale dell’a. e riferimenti a noti intelletuali. Il c. introduttivo sottolinea la portata rivoluzionaria di questa preghiera, dovuta al rapporto di reale figliolanza e confidenza rispetto a Dio e alla fratellanza universale, messaggi per i quali molti cristiani sono andati incontro al martirio. L’Appendice raccoglie una parafrasi personale dell’a. di questa preghiera, alcune sue riflessioni sulla parabola del padre misericordioso e una lettera immaginaria di Dio Padre rivolta a uno dei suoi molti figli distratti.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 22 del 2009
(http://www.ilregno.it)
Come la prima evangelizzazione, quella di Cristo e quella apostolica, la «nuova evangelizzazione», così la chiamava Giovanni Paolo II, trova il suo fulcro centrale nell’annunzio della fede, al fine di suscitare una rinnovata e consapevole professione di essa e promuovere la ricerca di vie per le quali possa «prendere carne» nella cultura e nelle vicende dell’uomo contemporaneo. Una via praticabile rimane certamente l’esperienza della preghiera: la «lex orandi» apre accessi larghissimi alla «lex credendi». Il Padre nostro è la preghiera di riferimento, la più alta e la più accessibile, per conoscere il mistero nascosto e penetrarlo per via di esperienza d’amore, «con il cuore e con i reni», sotto l’azione misteriosa dello Spirito, che dona intelletto e sapienza e pietà a chi lo invoca.
L’intento che P. Elio Farronato si propone in questo suo libro è quello di aprire i lettori al mistero, e, più che invitarli a proclamare una orazione, facilitare loro l’accesso a Dio in un colloquio personale e profondo, in cui non «audemus dicere» (osiamo indegnamente dire) ma «gaudemus dicere» (godiamo nel dire): «Abbà, Padre». Dovendo l’autore introdurre, in terra di missione, i Congolesi alla iniziazione cristiana, lui, missionario comboniano, snocciola in una esegesi, che nulla trascura dei segreti dell’antica lingua aramaica, i significati etimologici e nascosti delle parole che Gesù ha suggerito per la preghiera. E l’antichità delle parole si incrocia, nel testo, con una intrigante modernità di linguaggio, sussurrato all’orecchio e più al cuore del lettore, perché non si chiuda alla fede. Servendosi della preziosa eredità lasciataci da figure singolari di Santi, narrando fatti della propria esperienza di missionario, e attingendo, con citazioni suggestive, alla letteratura spirituale di scrittori, maestri e testimoni vari, l’autore confeziona collane preziose di suggerimenti di vita, tesi ad organizzare la Speranza, in vista di un serio impegno umano e cristiano insieme.
Questa appare una delle conclusioni che emergono dal testo: non si può pregare il Padre nostro e rimanere inerti di fronte alle attese di «salvazione» che il mondo reclama nel suo farraginoso andare. Il Padre nostro è una preghiera che provoca: – provoca Dio a «volgersi nella morte del Suo Figlio» contro se stesso e a donarsi, per rialzare ogni uomo e salvarlo; – provoca altresì chi lo recita ad offrire al mondo la testimonianza della tenerezza di Dio, resa viva nell’esercizio della carità verso chi è nel bisogno.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 1/2010
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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