Paolo e i non credenti
(Paolo di Tarso) [Con risvolti di copertina]EAN 9788831535366
Ricordo ancora le lezioni di esegesi alla lettera ai Romani di S. Lyonnet negli anni ’60 quand’ero studente a Roma, e la difficoltà con cui si scontrava nella lettura di Rm 2,14-16 ove si parla della «opera della legge scritta nei loro cuori» (dei gentili), e la sua tendenza a leggere il testo alla luce di Ger 31,31-34 ed Ez 36,26.
Ebbene, questo libro del prof. Alessandro Sacchi proviene proprio da una tesi di dottorato suggerita e guidata dal prof. Lyonnet e discussa nel lontano 1971 al Pontificio Istituto Biblico (p. 9). Però quella tesi è qui svestita dei paludamenti accademici e adattata ad un pubblico non specialistico. Perciò nei primi quattro capitoli offre un ampio panorama del problema nell’ambiente ellenistico ed ebraico, e solo dopo affronta l’esegesi dei testi e termina con una breve e chiara sintesi conclusiva attorno ai tre temi trattati: la rivelazione universale della legge di Dio, il magistero della natura e l’opera nascosta dello Spirito Santo (pp. 351-57); segue una buona bibliografia accessibile al lettore medio.
Affascinante è la sintesi della tesi posta nella quarta di copertina: «Dio ha riconciliato a sé il mondo mediante Cristo. Coloro ai quali non è stato ancora annunciato e vivono con rettitudine lui già li conosce e li ama». Dato il nuovo rapporto con le altre religioni e gli uomini di buona volontà, intervenuto con il Concilio Vaticano II, il problema è di grande attualità e ben ha fatto il prof. Sacchi a renderlo accessibile ad una cerchia piú vasta di lettori in questo anno paolino.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Resta vero che il processo storico aiuta a capire meglio i testi, in quanto ci offre ulteriori “punti di vista”. Ciò vale in particolare per la Bibbia, essendo vera e propria matrice di una dottrina vitale che si accresce lungo tanti secoli. E questo avviene, quanto più l’argomento che viene tematizzato è importante ed attuale. Tale è certamente il nodo che riguarda la salvezza di quanti non conoscono Cristo. Ebbene Paolo che posizione assume?
L’A., esperto docente in uno studio teologico lombardo ed autore di molte opere bibliche, oltrechè membro di una famiglia missionaria sparsa nel mondo, prende in considerazione un motivo classico, quello della legge naturale, che – come tale – va oltre il perimetro strettamente cristiano. Si sa che tale concetto oggi richiede un ripensamento secondo nuove prospettive culturali. Il Sinodo recente sulla Parola di Dio nella Proposizione 13 richiama la validità del tema, citando esplicitamente Rom 2. Ed è proprio su questo testo che si sofferma l’A., compiendo due passi: anzitutto vede confermato da Paolo il valore della legge naturale, se intesa come legge morale universale; in un secondo passo, portando avanti la riflessione sui testi paolini, vede una possibilità della salvezza per chi tale legge osserva senza conoscere pienamente l’annuncio cristiano. L’A. sa bene che il contesto condannatorio di quanti non conoscono la rivelazione divina, così affermato nel testo paolino, trattiene molti esegeti di arrivare alle conclusioni salvifiche a cui lui perviene. Ma la condanna non vuol dir falsità del principio di salvezza, ma denuncia della sua non osservanza pratica a causa di una ignoranza colpevole. In verità – così conclude l’A. – una volta ammessa «la rivelazione universale della legge di Dio» che nella Bibbia antecede la più ristretta rivelazione della legge sinaitica; una volta accettato che la natura abbia un magistero morale che tocca per sé la coscienza di ogni creatura; una volta riconosciuta «l’opera nascosta dello Spirito» dell’amore, grazie alla salvezza universale di Cristo, opera che si estende ad ogni persona che vi corrisponde con l’amore, ebbene «in base a questa impostazione, colui che, pur appartenendo ad un’altra religione o dichiarandosi non credente, vive di fatto il precetto dell’amore, possiede già, almeno in germe, la salvezza» (p. 357).
Personalmente accolgo le conclusioni e d’altra parte vedo il bisogno di approfondire il pensiero di Paolo riguardo al Regno di Dio, cui il Sacchi si appella (p. 342 porta delle citazioni), e più in là sulla reale portata del suo pensiero escatologico.
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 4, 795-796
(http://las.unisal.it)
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