Levitico. Nuova versione, introduzione e commento
(I libri biblici) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831528184
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Anche le norme di purità, ritenute a torto una espressione marginale dell'autentica religiosità, comprese correttamente rappresentano una manifestazione esterna di un'autentica vita interiore. Il «codice di santità» (Lv 17-26) assume nella spiritualità dell’Antico Testamento una funzione particolare in quanto insegna a considerare la «vita santa» non come qualcosa di particolare riservato a individui privilegiati, ma uno stile di vita proposto a tutta la comunità, la quale nell’osservanza delle norme morali partecipa alla stesa essenza della divinità; per tale motivo in Lv 19,2 il Signore esorta il suo popolo a essere santo perché lui stesso, Dio, è santo.
Nella prima parte Deiana presenta un profilo storico-letterario del Levitico. Innanzi tutto il testo. Il Testo Masoretico non sembra sempre confermato dai 17 manoscritti ritrovati fra i testi del mar Morto. Lo stile e la struttura del Levitico: premettendo che la tradizionale separazione del pentateuco in fonti è ormai da adoperare con estrema cautela, l’autore richiama alcuni elementi indicatori dello stile: frasi ripetute (cf. «Il Signore disse a Mosè»), alcuni vocaboli tipici (cf. «assemblea»), alcuni termini che assumono un significato particolare, le costruzioni sintattiche del verbo «espiare». La struttura: il libro si può agevolmente dividere in due parti in base alla materia trattata: Lv 1-16 e Lv 17-26. L’autore richiama lo sviluppo degli studi sul «codice di santità», in particolare per quanto riguarda l’autore e la data. Il testo attuale non è frutto di una sola persona, ma ha dietro di sé una lunga storia letteraria. Per la data di composizione ci si orienta per un periodo connesso con l’esilio. Per quanto poi riguarda l’autore e la data dell’intero libro del Levitico, dopo aver passato in rassegna le recenti opinioni circa la datazione delle fonti tradizionali, Deiana pensa che si debba parlare di una scuola più che di un autore. Si deve ipotizzare una formulazione del testo protrattasi nel tempo. È ragionevole pensare che riti spesso antichi siano stati sottoposti a continue revisioni, adattamenti, mutazioni. E riguardo al contesto storico della composizione del Levitico e del pentateuco in generale si dovrebbe, secondo l’autore, tenere conto dei dati storici che oggi, grazie anche al contributo dell’archeologia, hanno ampliato le nostre conoscenze del periodo persiano. Sembra che la popolazione della Giudea in questo periodo non raggiungesse i 20.000 abitanti, di cui a Gerusalemme risiedevano 1500. Sembra quindi problematico ipotizzare un’attività letteraria intensa per un villaggio di 1500 abitanti in condizioni economiche precarie. Il periodo ellenistico sembrerebbe il più adatto per questo tipo di lavoro letterario. Trovo utile il parallelo che l’autore fa con il Messale romano adottato nelle nostre liturgie. Esso è uno strumento che rispecchia lo sforzo plurisecolare della chiesa per adattare il culto alle esigenze dei fedeli; sarebbe assurdo datare l’opera nel suo complesso in base a un singolo testo in esso contenuto; è evidente che alcuni testi sono antichissimi, mentre altri sono recentissimi.
Come sempre in questi commentari inseriti nella collana «I Libri Biblici», la parte centrale è dedicata alla traduzione e commento del testo diviso per unità letterarie significative. Mentre nella terza parte Deiana richiama il messaggio teologico senza ripetere i vari spunti già messi in evidenza nel commento, sintetizzandoli in questi titoli: teologia dei sacrifici (Lv 1-7), il puro e l’impuro, la sacralità di Dio e del popolo, il sacrifico del NT il Levitico e l’antropologia. Inoltre sono aggiunti un capitolo sul «Levitico e il Canone», e sulla storia dell’interpretazione del libro. Il Lessico biblico teologico, una bibliografia ragionata e generale conclude il lavoro. Per quanto riguarda l’inserimento del Levitico – e di altri libri – nel canone, credo che forse potrebbe essere ancora di aiuto un’osservazione di K. Rahner: «Dobbiamo distinguere solo due cose: da una parte la fondamentale rivelazione come tale (come evento) sull’ispirazione di uno scritto, e dall’altra la formulazione in proposizione riflessa. La prima deve essere stata completa “con la morte dell’ultimo apostolo”. Ma la seconda no» (Sull’ispirazione della Sacra Scrittura, Brescia 1967, pp. 72-73).
Il lettore che vorrà prendere contatto con il Levitico aiutato da questo commentario chiaro e aggiornato di Deiana, potrà nutrire direttamente la propria fede a una sorgente perenne di spiritualità biblica e scoprirà che tutta la propria vita può divenire una liturgia di santità, un culto spirituale gradito a Dio.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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