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Seconda Lettera ai corinzi
(I libri biblici) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831523837
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DETTAGLI DI «Seconda Lettera ai corinzi»
Tipo
Libro
Titolo
Seconda Lettera ai corinzi
Autore
Manzi Franco
A cura di
Franco Manzi
Editore
Paoline Edizioni
EAN
9788831523837
Pagine
472
Data
gennaio 2002
Peso
866 grammi
Altezza
23,5 cm
Larghezza
15,5 cm
Profondità
2,8 cm
Collana
I libri biblici
COMMENTI DEI LETTORI A «Seconda Lettera ai corinzi»
Recensioni di riviste specialistiche su «Seconda Lettera ai corinzi»
Recensione di Tiziano Lorenzin della rivista Studia Patavina
Franco Manzi, presbitero milanese, ha conseguito la licenza e il dottorato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico (1991-1996) e il dottorato in Teologia nella Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma (1999). È docente di Nuovo Testamento e di Lingua Ebraica nel Seminario Arcivescovile di Milano e di Antico Testamento nella Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale con sede a Milano
Nel presente commentario, inserito nella nuova collana coordinata da Olimpia Cavallo e diretta per il Nuovo Testamento da Rinaldo Fabris, Manzi integra gli esiti più sicuri della prospettiva diacronica di matrice storico-critica – irrinunciabile, ma non priva di limiti – con un’attenta considerazione sincronico-letteraria, che trova nello studio dell’«universo testuale» il suo culmine. Egli spiega la lettera quindi, presupponendo una visione del testo in sé, ma senza regredire alle precedenti prospettive fondamentalistiche e precritiche. Rifiuta perciò di ridursi a una minuziosa vivisezione dello scritto attuale, in nome di ricostruzioni testuali, ipotetiche e spesso arbitrarie, soprattutto per quanto riguarda i momenti compositivo-redazionali di questa lettera.
Egli è convinto che, al contrario, l’analisi accurata - a livello letterario e strutturale - dei procedimenti di composizione della lettera (annunzi del soggetto tematico, variazioni del genere letterario, vocaboli caratteristici, “parole gancio”, inclusioni, chiasmi, disposizioni simmetriche e parallelistiche) costituisca il punto di partenza per “entrare” in maniera corretta “nel” testo canonico della 2Corinzi e per comprenderne il messaggio teologico e pastorale.
Egli si lascia guidare da alcuni interrogativi. Se anche si ammettesse l’ipotesi che la lettera sia frutto della fusione di testi anteriori, si può riconoscere che lo scritto attuale ha un struttura letteraria ordinata? E se non si può riconoscere che lo scritto attuale ha un struttura letteraria ordinata, non si può veramente far altro che ammettere che esso si presenta come un semplice accostamento di due o più missive precedentemente autonome?
E se al di là dell’assenza apparente di un piano, è individuabile una struttura letteraria ordinata, qual è il messaggio unitario che ne emerge? Infine dal punto di vista retorico, qual è la reazione principale che la 2Corinzi provoca nel lettore, proprio grazie alla sua struttura letteraria attuale?
Manzi tenta di rispondere a questi interrogativi, mostrando come l’opera redazionale ha portato a una struttura letteraria piuttosto ordinata dello scritto epistolare, anche se la lettera non è esente da limiti sotto il profilo delle regole retoriche dell’epoca. Imperfezioni che possono essere però spiegate dall’irruente personalità di Paolo e dalla complessa situazione pastorale delle comunità cristiane di Corinto e dell’Acaia.
L’intento retorico della lettera è di tipo sostanzialmente apologetico e polemico. Lo stile letterario della 2Corinzi è legato alla personalità di Paolo, alla sua formazione culturale di stampo giudaico-ellenistico. Egli è un uomo all’incrocio di tre mondi: quello ebraico, quello ellenistico e quello romano. Lo stile letterario della lettera è anche legato alla situazione ecclesiale di Corinto. Senza esagerare la lettura psicologizzante della lettera si deve riconoscere in questo particolare rapporto con la situazione problematica dei destinatari uno dei motivi capaci di rendere ragione di varie imperfezioni stilistiche, anacoluti, costruzioni ellittiche, eccetera.
Dopo aver delineato il profilo letterario della lettera, Manzi ne tratteggia quello storico: data di composizione, luogo di composizione, destinatari. Quindi offre una traduzione personale e un nutrito commento, corredato da numerose note.
Nella terza parte sintetizza il messaggio teologico della lettera. La 2Corinzi è la lettera più personale e autobiografica di Paolo. Essa però può essere considerata una “autobiografia teologica”: la vita di Paolo fa un tutt’uno con la sua fede e con la sua riflessione teologica.
In questa riflessione sono due le prospettive principali, la prospettiva cristologica e quella ecclesiologia. Riguardo alla prima, 2Corinzi insiste specialmente sul mistero della crocifissione di Cristo. Paolo lo fa, usando il genere letterario del paradosso, che ha lo scopo di provocare lo stupore e la meraviglia del credente, il quale si rende conto della logica trascendente di Dio, o di “una sapienza di Dio (avvolta) nel mistero”, (1Cor 2,7).
Fondata su questa manifestazione paradossale di Dio nel Crocifisso risorto, la concezione ecclesiologica di Paolo emerge con evidenza dalla difesa a oltranza del suo ministero apostolico: nella sua debolezza umana, l’autentico servitore di Cristo permette al Signore di continuare a dispiegare nella storia la sua onnipotenza salvifica.
Chi accoglie il vangelo di Cristo non può che lasciarsi avvolgere, coinvolgere e addirittura travolgere dalla carità, che ha spinto Cristo stesso a diventare povero per arricchire gli altri uomini. Questo è il senso profondo della colletta organizzata da Paolo per i cristiani bisognosi della comunità cristiana di Gerusalemme.
Altri temi trattati nella terza parte sono: la seconda lettera ai Corinzi nel canone biblico e nella storia dell’interpretazione. Segue un lessico biblico-teologico, una bibliografia generale, un indice degli autori, uno dei nomi e delle cose, e un indice analitico e uno, molto utile, di citazioni bibliche.
Mi sembra che Manzi, in questo suo lavoro, abbia risposto bene alle intenzioni degli ideatori di questa nuova collana di livello scientifico, che tenta però di usare un linguaggio comprensibile a coloro che non conoscono il gergo degli esperti nella Bibbia.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Nel presente commentario, inserito nella nuova collana coordinata da Olimpia Cavallo e diretta per il Nuovo Testamento da Rinaldo Fabris, Manzi integra gli esiti più sicuri della prospettiva diacronica di matrice storico-critica – irrinunciabile, ma non priva di limiti – con un’attenta considerazione sincronico-letteraria, che trova nello studio dell’«universo testuale» il suo culmine. Egli spiega la lettera quindi, presupponendo una visione del testo in sé, ma senza regredire alle precedenti prospettive fondamentalistiche e precritiche. Rifiuta perciò di ridursi a una minuziosa vivisezione dello scritto attuale, in nome di ricostruzioni testuali, ipotetiche e spesso arbitrarie, soprattutto per quanto riguarda i momenti compositivo-redazionali di questa lettera.
Egli è convinto che, al contrario, l’analisi accurata - a livello letterario e strutturale - dei procedimenti di composizione della lettera (annunzi del soggetto tematico, variazioni del genere letterario, vocaboli caratteristici, “parole gancio”, inclusioni, chiasmi, disposizioni simmetriche e parallelistiche) costituisca il punto di partenza per “entrare” in maniera corretta “nel” testo canonico della 2Corinzi e per comprenderne il messaggio teologico e pastorale.
Egli si lascia guidare da alcuni interrogativi. Se anche si ammettesse l’ipotesi che la lettera sia frutto della fusione di testi anteriori, si può riconoscere che lo scritto attuale ha un struttura letteraria ordinata? E se non si può riconoscere che lo scritto attuale ha un struttura letteraria ordinata, non si può veramente far altro che ammettere che esso si presenta come un semplice accostamento di due o più missive precedentemente autonome?
E se al di là dell’assenza apparente di un piano, è individuabile una struttura letteraria ordinata, qual è il messaggio unitario che ne emerge? Infine dal punto di vista retorico, qual è la reazione principale che la 2Corinzi provoca nel lettore, proprio grazie alla sua struttura letteraria attuale?
Manzi tenta di rispondere a questi interrogativi, mostrando come l’opera redazionale ha portato a una struttura letteraria piuttosto ordinata dello scritto epistolare, anche se la lettera non è esente da limiti sotto il profilo delle regole retoriche dell’epoca. Imperfezioni che possono essere però spiegate dall’irruente personalità di Paolo e dalla complessa situazione pastorale delle comunità cristiane di Corinto e dell’Acaia.
L’intento retorico della lettera è di tipo sostanzialmente apologetico e polemico. Lo stile letterario della 2Corinzi è legato alla personalità di Paolo, alla sua formazione culturale di stampo giudaico-ellenistico. Egli è un uomo all’incrocio di tre mondi: quello ebraico, quello ellenistico e quello romano. Lo stile letterario della lettera è anche legato alla situazione ecclesiale di Corinto. Senza esagerare la lettura psicologizzante della lettera si deve riconoscere in questo particolare rapporto con la situazione problematica dei destinatari uno dei motivi capaci di rendere ragione di varie imperfezioni stilistiche, anacoluti, costruzioni ellittiche, eccetera.
Dopo aver delineato il profilo letterario della lettera, Manzi ne tratteggia quello storico: data di composizione, luogo di composizione, destinatari. Quindi offre una traduzione personale e un nutrito commento, corredato da numerose note.
Nella terza parte sintetizza il messaggio teologico della lettera. La 2Corinzi è la lettera più personale e autobiografica di Paolo. Essa però può essere considerata una “autobiografia teologica”: la vita di Paolo fa un tutt’uno con la sua fede e con la sua riflessione teologica.
In questa riflessione sono due le prospettive principali, la prospettiva cristologica e quella ecclesiologia. Riguardo alla prima, 2Corinzi insiste specialmente sul mistero della crocifissione di Cristo. Paolo lo fa, usando il genere letterario del paradosso, che ha lo scopo di provocare lo stupore e la meraviglia del credente, il quale si rende conto della logica trascendente di Dio, o di “una sapienza di Dio (avvolta) nel mistero”, (1Cor 2,7).
Fondata su questa manifestazione paradossale di Dio nel Crocifisso risorto, la concezione ecclesiologica di Paolo emerge con evidenza dalla difesa a oltranza del suo ministero apostolico: nella sua debolezza umana, l’autentico servitore di Cristo permette al Signore di continuare a dispiegare nella storia la sua onnipotenza salvifica.
Chi accoglie il vangelo di Cristo non può che lasciarsi avvolgere, coinvolgere e addirittura travolgere dalla carità, che ha spinto Cristo stesso a diventare povero per arricchire gli altri uomini. Questo è il senso profondo della colletta organizzata da Paolo per i cristiani bisognosi della comunità cristiana di Gerusalemme.
Altri temi trattati nella terza parte sono: la seconda lettera ai Corinzi nel canone biblico e nella storia dell’interpretazione. Segue un lessico biblico-teologico, una bibliografia generale, un indice degli autori, uno dei nomi e delle cose, e un indice analitico e uno, molto utile, di citazioni bibliche.
Mi sembra che Manzi, in questo suo lavoro, abbia risposto bene alle intenzioni degli ideatori di questa nuova collana di livello scientifico, che tenta però di usare un linguaggio comprensibile a coloro che non conoscono il gergo degli esperti nella Bibbia.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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Paolo Di Girolamo il 14 luglio 2021 alle 18:16 ha scritto:
Interessante, ricco di spunti per meditare e arricchire le catechesi.