I numerosi testi patristici, qui raccolti, che commentano il Vangelo di Matteo rientrano nel genere dei commentari e delle omelie. Esempi del primo genere sono i commenti di Origene, di Ilario di Poitiers, di Girolamo. Sono omelie seriali, concepite in modo da interpretare con sistematicità un libro scritturistico, le 90 omelie di Giovanni Crisostomo o quelle di Cromazio di Aquileia; appartengono al genere delle omelie isolate, frutto della predicazione domenicale, invece, gli scritti di Pietro Crisologo, Eusebio di Emesa, Gregorio Magno, Agostino.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
CENNI SULL'INTERPRETAZIONE PATRISTICA DEL VANGELO DI MATTEO
Dei quattro Vangeli compresi nel canone del Nuovo Testamento (NT), quelli di Matteo e di Giovanni furono di gran lunga i più letti e perciò i più commentati in età patristica; e l'utilizzazione di Matteo cominciò molto prima rispetto a Giovanni, sicché non è esagerato affermare che fu soprattutto su questo testo che i fedeli vissuti tra la fine del I e la fine del II secolo impararono a conoscere le parole e i fatti di Cristo. Già la Didachè, verso la fine del I secolo, dimostra conoscenza diretta di questo Vangelo e, non molti anni dopo, la lettera dello Ps. Barnaba già lo cita a modo di Scrittura divinamente ispirata: «...perché non avvenga che, come è stato scritto (ws yéypantai), molti di noi siano chiamati, ma pochi eletti» (Barn. 4, 14 [Mt 22, 14]). Agli anni 30 del II secolo rimonta la prima menzione esplicita di questo Vangelo, a opera di Papia, vescovo di Gerapoli in Frigia: «Matteo riunì i detti (Tà Aóra) (di Gesù) in lingua ebraica, e ognuno li ha tradotti come ha potuto» (presso Eusebio, Hist. Eccl. III, 39, 16). Col trascorrere degli anni l'utilizzazione si fa più frequente, denotando maggior interesse per le parole di Gesù che non per i fatti, soprattutto per il Discorso della montagna; e, verso la metà del secolo, accanto ai semplici riecheggiamenti, compaiono anche citazioni esplicite, soprattutto in Giustino. A questo scrittore dobbiamo, durante il suo soggiorno a Roma, la più antica descrizione della celebrazione eucaristica (1 Apol. 67); e possiamo tenere per certo che tra le memorie (intoptvijilata) degli apostoli, che egli dice esser lette durante la celebrazione, c'era anche il Vangelo di Matteo. Qualche decennio dopo, verso il 190, si ha la costituzione del canone cattolico del NT, e il Vangelo di Matteo, di uso ormai generalizzato non solo tra i cattolici ma anche tra gli eretici (gnostici), viene collocato al primo posto, precedendo gli altri tre.
Ireneo è il primo autore cattolico che attesti la costituzione del canone neotestamentario, e per conseguenza egli cita regolarmente il nostro Vangelo, insieme con gli altri libri, come Scrittura ispirata alla pari dell'Antico Testamento (AT), e così gli scrittori successivi (Ippolito, Tertulliano, Cipriano, Novaziano e così via). In effetti, questi scrittori fanno uso regolare e frequente degli scritti sia del AT sia del NT, sia che polemizzino con gli eretici sia che rivolgano ai loro fratelli di fede ammaestramenti e ammonimenti di carattere ascetico parenetico disciplinare: è chiaro che tale uso implica anche l'interpretazione dei testi scritturistici addotti a sostegno dell'argomentazione. Per altro, già verso gli anni 60 del II secolo, lo gnostico valentiniano Eracleone aveva composto un commento sistematico al Vangelo di Giovanni, e verso la fine del secolo Ippolito trasferì l'innovazione in ambito cattolico, dettando alcuni scritti specificamente dedicati all'interpretazione di testi scritturistici, ma la sua preferenza si indirizzò a testi del VT.
Per leggere il primo commentario sistematico a Matteo dobbiamo arrivare all'Origene maturo degli anni 40 del III secolo; e dato che la letteratura esegetica si sviluppò in Occidente molto dopo che in Oriente, dobbiamo aspettare ancora più di un secolo per avere, con Vario di Poitiers, il primo commentario a Matteo in lingua latina. Dato l'avvio con queste opere pionieristiche, il Vangelo di Matteo fu tra i testi più frequentemente commentati, anche se molto di questa produzione, soprattutto in lingua greca, non è giunta a noi se non frammentariamente. Riservando alla seconda parte di questa introduzione un cenno specifico ai testi che sono stati utilizzati per la nostra raccolta, presentiamo ora per sommi capi i tratti distintivi di questa letteratura esegetica su Matteo per quanto attiene sia alla forma esterna dei vari scritti sia al modo di interpretare adottato dai vari autori.
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Don ENZO NAPOLI il 11 ottobre 2018 alle 22:16 ha scritto:
Molto molto soddisfatto!!!
Don riccardo fanteria il 11 maggio 2020 alle 23:50 ha scritto:
Libro interessante per una lettura completa del Vangelo di Matteo. Una lettura certamente piacevole che da occasione di riflettere e meditare. La scrittura è di facile lettura visiva specialmente per chi deve portare gli occhiali. Rilegatura del libro direi sostanzialmente buona.
Suor Loredana Abate il 27 maggio 2023 alle 13:04 ha scritto:
Un ottimo strumento per la lettura e la comprensione del Vangelo di Matteo attraverso il commento degli antichi Padri. Parte di una collezione raffinata che aiuta la crescita teologico-spirituale del cristiano.