Composto successivamente al Concilio di Efeso del 431 d.C. il Commento al Cantico dei Cantici costituisce il primo lavoro esegetico di Teodoreto di Cirro. Opera in cinque libri, tale commento si caratterizza per la profonda influenza origeniana che spiega l'interpretazione prettamente allegorica del testo biblico.
Precede i libri un ampio prologo in forma di lettera indirizzata ad un amico vescovo, forse Giovanni di Germanicia, nel quale Teodoreto si propone di dimostrare il carattere ispirato del Cantico. Contro quanti infatti considerano il testo biblico un dialogo d'amore profano, l'Autore legge le espressioni bibliche in senso spirituale e non carnale: lo sposo e la sposa sono Cristo e la Chiesa. Nell'interpretazione dello sposo il Commento evidenzia talvolta la natura umana di Cristo, in altri momenti l'esistenza di due nature, divina e umana, divenendo così un documento importante della cristologia duofisita di Teodoreto.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. DATAZIONE
È impossibile individuare con assoluta certezza l'epoca di composizione del Commento al Cantico dei Cantici di Teodoreto. Comunemente esso è considerato la sua prima opera esegetica, in base ad elementi interni ed esterni. Tra i primi figurano un'evidente influenza origeniana e un'interpretazione del testo prettamente allegorica: dai caratteri di questa prima prova esegetica il nostro commentatore si sarebbe in seguito allontanato in varia misura nelle opere più mature.
In secondo luogo, soprattutto, nel prologo del suo Commento ai Salmi Teodoreto, per scusarsi di aver tralasciato fino ad allora l' esegesi del salterio, afferma di averlo fatto per dare la precedenza ad altri testi la cui interpretazione gli era stata richiesta da più parti: egli elenca, nell'ordine, il Cantico, Daniele. Ezechiele e i dodici profeti minori. È verosimile che tale ordine rispetti Li sequenza cronologica di composizione.
Stabilita, secondo criteri di probabilità, la cronologia relativa all'interno degli scritti esegetici di Teodoreto, quella assoluta comporta maggiori difficoltà.
2. LA STRUTTURA
Il Commento al Cantico dei Cantici di Teodoreto è Composto da un lungo prologo cui seguono quattro libri contenenti l'esegesi del testo biblico. La fine di ciascun libro è chiaramente marcata ogni volta dall'augurio di poter conseguire la salvezza vivendo in modo conforme ai precetti cristiani, un augurio espresso in forma parenetica e che si conclude con una dossologia, inoltre all'inizio dei libri terzo e quarto è presente una breve introduzione nella quale il commentatore, consapevole delle difficoltà interpretative, invoca l'aiuto divino per comprendere pienamente il testo sacro.
Riveste particolare interesse dal punto di vista metodologico il prologo, in forma di lettera indirizzata, come recita l'epigrafe, a un amico vescovo di nome Giovanni — da identificare forse con Giovanni di Germanicia — su richiesta del quale Teodoreto afferma di essersi accinto a commentare il Cantico, nonostante protesti la propria inadeguatezza morale e intellettuale e soprattutto accusi le occupazioni temporali di sottrargli il tempo e la serenità necessari: tuttavia egli confida che la fiducia in Dio, derivante dalla preghiera a lui rivolta, supplirà alle sue mancanze. Senza dubbio quando qui, come in altri casi, Teodoreto attribuisce l'origine dei suoi commenti alle pressioni di amici, lo fa anche in omaggio a una convenzione letteraria: il dedicatario del Commento al Cantico vi rimane infatti figura scialba ed evanescente.