Gli studiosi riconoscono Prudenzio come il più grande poeta latino dell'antichità cristiana per la ricchezza, varietà e qualità della sua produzione. Il volume pubblica il Cathemerinon e il Peristephanon, i suoi capolavori poetici. "Con i miei inni ho celebrato giorno e notte il Signore": questo dichiara Prudenzio nell'introduzione al Cathemerinon liber, che letteralmente significa "libro quotidiano", cioè raccolta degli inni con cui consacrare i momenti più significativi della giornata. Il Peristephanon liber, ovvero Libro sulle corone, si compone di quattordici inni poetico-religiosi che intendono esaltare i meriti e le virtù degli eroi della militanza e della santità cristiana.
INTRODUZIONE
1. UN POETA CRISTIANO E LA SUA EPOCA
Nonostante i suoi veri o presunti difetti (ne parleremo), tutti gli studiosi riconoscono in Prudenzio — per la ricchezza, varietà e qualità della sua produzione — il più grande poeta latino dell'antichità cristiana. Non a caso, la sua maturità e la sua opera si inquadrano nel tardo quarto secolo e all'inizio del quinto, cioè al centro di quella che viene tradizionalmente definita come l'età d'oro della letteratura patristica, fra il concilio di Nicea (325) e quello di Calcedonia (451).
Le notizie principali e sicure su Aurelio Prudenzio Clemente è lui stesso a darcele nella Praefatio all'intera sua opera, da lui scritta nel 405 all'età di 57 anni, dopo aver ultimato tutti i suoi lavori poetici. Nacque nella Spagna Tarragonese — coincidente grosso modo con l'attuale territorio di Navarra, Aragona e Catalogna — nel 348, probabilmente nella città di Calagurris, odierna Calaborra (in Navarra), bagnata dal fiume Ebro e prossima alle falde dei Pirenei. La sua famiglia doveva essere cristiana (il poeta non parla mai di una propria conversione dal paganesimo) e di livello sociale medio-alto, giudicando dall'educazione assicurata al figlio. Infatti, dopo un'infanzia e un'adolescenza anche troppo deprecate nei suoi versi, Prudenzio compì gli studi superiori di grammatica e di retorica che gli aprirono la strada a una brillante carriera professionale, prima come avvocato e poi nella pubblica amministrazione, dove raggiunse il grado di prefetto responsabile del governo di due "nobili città". Incarichi egregiamente espletati che, infine, valsero al capace funzionario l'ingresso nella corte imperiale e la nomina onorifica a comes primi ordinis al fianco del conterraneo Teodosio (379-395), o forse del figlio e successore Onorio (393-423), Augusto d'Occidente. Questi nomi di grandi protagonisti, specie il primo, ci schiudono l'orizzonte storico entro il quale si sviluppò l'esistenza e l' attività di Prudenzio: non sarà inutile ripercorrerlo a grandi linee per meglio situare storicamente l'uomo e l'autore, e per capire un po' più a fondo qualche aspetto della sua personalità, dei suoi orientamenti e dei suoi approdi.
L'infanzia e l'adolescenza del nostro poeta hanno come sfondo l'impero di Costanzo II (337-363) e di Giuliano l'Apostata (361-363). Si tratta di due figure importanti in rapporto a Prudenzio: l'uno come continuatore dell'impero cristiano fondato da Costantino e in cui la Chiesa, ormai libera e, anzi, per certi versi privilegiata dal potere, si consolida, ramifica e sviluppa potentemente, l'altro come espressione e massimo fautore della persistenza e della reazione del paganesimo greco-romano, che continua a perseguire tenacemente e pericolosamente (per i cristiani) la sua salvezza e addirittura un'impossibile rivincita. Prudenzio nasce e si forma primariamente in questo mondo romano già cristianizzato, ma ancora popolato e insidiato dalla presenza pagana.
La giovinezza del futuro poeta continua sotto il breve regno di Gioviano (363-364), che annulla le leggi anticristiane dell'Apostata e torna, sia pure con moderazione, all'impero di Costanzo, vietando di nuovo i riti pubblici pagani e richiamando i vescovi esiliati, fra cui Atanasio. Ma eretici e pagani trovano ancora un loro spazio nella vita religiosa dell'impero, grazie all'editto di tolleranza emanato da Gioviano all'indomani della sua elezione, sulla linea pluralistica e "laica" degli analoghi provvedimenti di Costantino (313) e del primo Giuliano (361).
In questa prospettiva si pone pure Valentiniano I (364-375), l'imperatore della giovinezza di Prudenzio, che alla sua morte avrà 27 anni. Più vicino fisicamente a Prudenzio e al suo Occidente — l'Oriente era stato affidato al fratello Valente (364-378) —, il nuovo imperatore è sì cristiano e cristiano vuole l'impero, ma porta avanti la linea morbida del predecessore, garantendo libertà sia ai fedeli di Cristo che ai cultori degli dèi tradizionali.