Con il nome di Sibilla si indicava nel mondo antico, greco e romano, pagano e cristiano, fino al Medioevo, una tipologia di profetessa invasata che per volere del dio ed in preda alla possessione divina annunciava "tristi cose". Nel passaggio dal mondo pagano a quello cristiano, le profezie della Sibilla mutano di contenuto: la Sibilla continua a profetare poiché posseduta da un Dio (ora non più Apollo, ma Jahwé); i suoi oracoli sono sempre espressi in esametri e contengono l'annuncio di catastrofi che colpiranno l'umanità che ha tradito il volere divino, ma il suo è soprattutto l'invito alla conversione, poiché solo chi si affida alla "grazia" di Dio otterrà la salvezza. La presente raccolta degli Oracula Sybillina - 4230 esametri greci divisi in 12 libri - è il risultato di epoche differenti: i primi otto libri costituiscono la sezione più antica e furono probabilmente riuniti nel VI secolo da un "sibillista" senza rispettare alcun criterio filologico o cronologico. Il secondo gruppo di libri è di carattere prevalentemente storico.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Nel contesto della letteratura pseudoepigrafa dell'Antico Testamento la raccolta degli Oracula Sibyllina occupa un posto rilevante quale amalgama di diverse tradizioni: una straordinaria miscellanea il cui contenuto rispecchia una varietà di dottrine, assimilando le caratteristiche della letteratura profetica orientale e della cultura ellenistica.
È possibile distinguere nella raccolta due nuclei principali: oracoli di matrice giudeo-ellenistica e oracoli di matrice giudeo-cristiana.
I primi rispecchiano il mondo della religiosità giudaica, soprattutto alessandrina, e degli ambienti nei quali vissero gli ebrei della diaspora egiziana (fin dalla prima metà del II sec. a. C.): essi riadattarono le collezioni e lo stile degli oracoli circolanti nel mondo ellenistico e romano sotto il nome della Sibilla, per lo più della Sibilla Eritrea come dimostrano le citazioni di Oracula presenti negli autori giudei e cristiani, primo fra tutti Lattanzio. Tali oracoli, di contenuto propagandistico e apologetico con l'accentuazione di motivi apocalittici, furono destinati a diffondere le idee monoteistiche e messianiche.
I secondi, gli oracoli cristiani, scaturiscono da un riadattamento della tematica giudaico-sibillina, finalizzata questa volta alla propaganda cristiana 2: la Sibilla giudaica è posta ora al servizio del cristianesimo. Apologeti, teologi dei primi secoli e Padri della Chiesa ritennero la Sibilla realmente ispirata dal vero ed unico Dio, in maniera analoga ed insieme diversa rispetto ai Profeti dell'Antico Testamento: ella è il "tramite occasionale" della Parola divina e, di conseguenza, la sua testimonianza essendo più spontanea è più sconvolgente.
1. «SYBILLA DICITUR OMNIS PUELLA CUIUS PECTUS NUMEN RECIPIT»
«La Sibilla con bocca furente, parlando senza sorrisi, senza ornamenti e senza profumi, raggiunge con la voce dio» : in tal modo Eraclito, in un frammento trasmessoci nel De Pythiae Oraculis plutarcheo, definisce la Sibilla.
Con il nome di Sibilla si intese designare nel mondo antico, greco e romano, pagano e cristiano, sino al Medioevo, una tipologia di profetessa invasata che, annunciando "tristi cose" per volere del dio (dià tòn theòn) e in preda alla mania (la possessione divina), fa udire spontaneamente la sua voce veritiera e "senza sorriso" varcando ogni limite di tempo e di spazio.
La Sibilla fu una voce profetica in comunicazione con il divino, inviata dal dio «alle orecchie degli uomini», una voce piena di «presagi udibili avviluppati in intrigati enigmi». Fu voce di profetessa vagante e per questo voce di molteplici Sibille: una parola profetica che poté nascere e manifestarsi in luoghi diversi e presso popoli, nazioni e tradizioni diverse.
Gli autori antichi parlano, infatti, di una o più Sibille vaganti, sottolineando come l'essere Sibilla fosse «segno di uno statuto e di uno stile oracolare prima, e forse a preferenza, che espressione di una individuale singola personalità». Il primo autore a teorizzare l'idea di una molteplicità di Sibille fu Eraclide Pontico (IV a.C.) che, trovandosi nell'esigenza di dover associare oracoli e siti diversi, ipotizzò l'esistenza di varie profetesse dispensatrici di oracoli, tra cui la Sibilla di Marpesso, l'Eritrea e la Delfica.