Nata in una famiglia numerosa, penultima di venticinque figli, Caterina da Siena (1347-1380) avverte da giovanissima una forte vocazione ascetica che la spinge ad entrare all'età di sedici anni nell'ordine delle mantellate di san Domenico, dedicandosi alla preghiera e all'assistenza ai malati. Negli ultimi anni della sua vita "entra nella grande storia": su richiesta del papa spinge i cristiani a difendere la fede, tenta di mettere pace tra Firenze e la Chiesa, si reca ad Avignone dove chiede e ottiene da Gregorio XI il ritorno del Soglio Pontificio a Roma. Proclamata santa nel 1461, eletta compatrona di Roma insieme agli Apostoli Pietro e Paolo (1866) e d'Italia con Francesco d'Assisi (1939), Patrona d'Europa con Benedetto, Cirillo e Metodio (1999), Caterina è stata la prima donna (insieme a santa Teresa d'Avila) ad essere insignita del titolo di Dottore della Chiesa (1970). Giuliana Cavallini ripercorre la vita, analizza gli scritti, approfondisce la spiritualità di questo straordinario personaggio, autentico "gigante" della storia della Chiesa e della civiltà occidentale.
PREFAZIONE
SANTA CATERINA DA SIENA (1347-1380) PATRONA D'EUROPA
di TIMOTHY RADCLIFFE OP
L'Europa di Caterina fu, come il mondo di oggi, segnata dalla violenza e dall'incertezza del futuro: il Papato si era rifugiato ad Avignone, lacerando la Chiesa, dividendo Paesi, città e Ordini religiosi, compreso il nostro; le città erano state decimate dalla peste bubbonica, nota come "peste nera"; vi furono declino di vitalità nella Chiesa, perdita di senso e crisi nella vita religiosa.
Caterina rifiutò di rassegnarsi di fronte a queste sofferenze e divisioni. Ecco le parole di papa Giovanni Paolo II: «Entrò con piglio sicuro e parole ardenti nel vivo delle polemiche ecclesiali e sociali della sua epoca». Si rivolse ad autorità politiche e religiose, personalmente o con lettere, e ricordò chiaramente i loro errori e il loro dovere di cristiani. Non esitò neppure a dire al papa che doveva essere coraggioso e ritornare a Roma. Andò nelle prigioni, curò i poveri e i malati. Fu consumata dall'urgenza di portare ad ognuno l'amore e la misericordia di Dio.
Soprattutto, Caterina lottò per la pace. Fu convinta che si poteva ottenere il bene «non con coltello né con guerra né con crudeltà», ma «con la pace e umili e continue orazioni». Però non sacrificò mai la verità o la giustizia per una pace facile, a poco prezzo.. L'operatore di pace è «un altro Cristo crocifisso». Anche il nostro mondo è lacerato dalle violenze: violenze etniche e tribali in Africa e nei Balcanz,- minaccia di guerra nucleare, violenze nelle nostre città e nelle famiglie. Caterina ci invita ad avere il coraggio di essere operatori di pace, anche se questo significa dover soffrire persecuzione e rifiuto.
Per Caterina pace significava soprattutto pace nella Chiesa, risanamento del grande Scisma. Qui vediamo sia il suo intenso amore per la Chiesa — che per lei «non è altro che esso Cristo» sia il suo coraggio e la sua libertà. Amò tanto la Chiesa da non esitare a denunciare le colpe del clero e dei vescovi nella loro ricerca di ricchezza e potere, e richiamò la Chiesa a essere mistero di Cristo nel mondo, umile serva di tutti. Osò perfino dire a Dio cosa fare quando pregò:
«Dunque ti costringo, poi che tu sai e puoi e vuoi , che tu facci misericordia al mondo e renda il calore della carità con pace e unione nella santa Chiesa. Io non voglio che t'indugi indugi più».
Anche la Chiesa del nostro tempo soffre divisioni, causate da incomprensioni, intolleranza e perdita del «calore della carità e della pace». Oggi l'amore per la Chiesa spesso ha assunto il significato di silenzio acritico: non si deve "far traballare la barca"! Ma Caterina non poté mai restare in silenzio. Scrisse ad un prelato: «Non più tacere! Grida con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la sposa di Cristo è impallidita, toltogli è il colore». Caterina ci insegni il suo profondo amore per il Corpo di Cristo e la sapienza e il coraggio di dire con verità e franchezza parole che uniscono invece di dividere, illuminano invece di oscurare e risanano invece di ferire.
I rapporti di Caterina con gli amici, specialmente con i suoi fratelli e sorelle domenicani, furono segnati dalla stessa combinazione di amore e audacia nel parlare (parrhesia: cf. ad es. At 4, 31; 2 Cor 7, 4). Ella considerò ogni persona amica un dono di Dio, un dono di Dio da amare «strettamente d'amore singolare» 7. Credette che l'amicizia reciproca fosse un'opportunità per «partorirsi reciprocamente nel cospetto dolce di Dio» 8, e una proclamazione della «gloria e lode del nome di Dio negli altri» 9. Ma questo amore non le impedì di parlare molto francamente ai suoi amici e di dire ai suoi fratelli esattamente quello che dovevano fare, compreso il suo amato Raimondo da Capua, che divenne Maestro dell'Ordine nell'anno della sua morte. Non ci può essere amore senza verità, né verità senza amore. Per i suoi amici pregava così:
«Dio eterno, ti prego per tutti quelli che tu m'hai dati che io ami di singolare amore con singolare sollecitudine: che siano illuminati nel lume tuo e sia tolta da loro ogni imperfezione, a ciò che in verità lavorino nel giardino tuo dove tu li hai posti a lavorare».
Se la Famiglia domenicana deve essere, secondo le parole di Caterina, «tutta larga, tutta gioconda e tutta odorifera: uno giardino dilettissimo in sé», allora dobbiamo imparare la sua capacità di amicizia reciproca insieme alla pienezza di verità.
Come possiamo crescere nell'essere uomini e donne afferra ti dalla passione di Caterina per Dio? Come possiamo essere liberati dalla meschinità del cuore, che si accontenta di piccoli piaceri? Forse scoprendo, come fece Caterina, che Dio è presente nel centro del nostro essere e della nostra identità. La passioni per Dio non è un gusto da acquisire, come l'amore per il calcio È nel nucleo del mio essere, e, in attesa di essere scoperto. Il nostro mondo è segnato da una profonda fame di identità; per molte persone oggi l'interrogativo urgente è: "chi sono?". In quella che Caterina chiamava «cella del cognoscimento di sé», io mi scopro amato fin dalla radice del mio essere. Si descrisse come «dimorante nella cella del cognoscimento di sé, per meglio conoscere la bontà di Dio in sé». Se oso fare questo percorso verso l'autoconoscenza, allora scoprirò pure che sono profondamente amato e stimato. Dio disse a Caterina: «con la providenzia ti creai, e quando raguardai in me medesimo, inamora'mi della bellezza della mia creatura».
Perciò Caterina offre una risposta liberatrice alla ricerca contemporanea di identità: essa ci porta lontano da una falsa identità basata sulla condizione sociale, sulla ricchezza o sul potere, perché al centro del nostro essere c'è Dio, il cui amore ci mantiene nell'essere. La preghiera contemplativa è il luogo dove si incontra Dio, che si compiace di amare e perdonare e la cui bontà noi gustiamo. Qui scopriamo il segreto della pace di Caterina e del suo dinamismo, della sua fiducia e della sua umiltà: è proprio questo che fece di questa giovane donna, con poca istruzione regolare, una grande predicatrice; è questo che le diede il coraggio di immergersi nelle grandi problematiche del suo tempo e di dare degli orientamenti. Con l'aiuto delle sue preghiere possiamo fare lo stesso anche noi.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
GLI SCRITTI DI CATERINA DA SIENA
Le Lettere coprono un periodo di circa dieci anni (1370- 1380). Sono dirette a quasi ogni ceto sociale, dai due papi che furono oggetto principale dell'attività pubblica di Caterina, a re e regine, fino ad umili artigiani o a membri della sua famiglia: 381 destinatari in tutto.
Il Dialogo è uno scambio di domande e risposte tra Caterina e Dio Padre, riguardanti i più importanti problemi dell'umanità. Caterina lo dettò a intervalli, tra l'autunno del 1377 e l'ottobre del 1378.
Le Orazioni non furono dettate da Caterina, ma poiché ella aveva l'abitudine di pregare ad alta voce, i suoi discepoli pensarono di scrivere quanto ella diceva. La maggior parte delle Orazioni che ci sono giunte appartengono al periodo romano della vita di Caterina, dal dicembre del 1378 all'aprile del 1380.
Collezioni di manoscritti delle opere di Caterina da Siena si trovano in molte Biblioteche, in Inghilterra (Oxford, Cambridge, Londra), in Italia e altrove.
Pochi anni dopo la scoperta della stampa, mentre si dava quasi esclusiva preferenza alla stampa della Bibbia o di grandi classici, in Italia Azzoguidi pubblicò la prima edizione a stampa del Dialogo (Bologna 1472-1475).