Il Vangelo di Giovanni
-Commento esegetico e teologico
(Studi biblici)EAN 9788831136310
L'a., noto esegeta per le sue molteplici pubblicazioni, nella breve presentazione confessa di essere approdato allo studio del Quarto vangelo (QV) dopo aver concluso la sua ricerca sui Sinottici (p. 5). Come vi è approdato? Di fronte ad un volume di circa mille pagine si rimane al contempo ammirati e perplessi, con una grande aspettativa. Senza dubbio questo «commento esegetico e teologico» riserva al lettore parecchie sorprese per il suo piglio personale nella traduzione, nelle scelte esegetiche e nella stessa strutturazione dell'opera, ad iniziare dal titolo «Il Vangelo di Giovanni», che non corrisponde al titolo greco «Secondo Giovanni» (sottinteso «Vangelo»). La differenza potrà sembrare secondaria, ma è importante perché «secondo Giovanni» presuppone un Vangelo originario unico, quello di Gesú e ognuno dei quattro vangeli non ne è che una interpretazione («secondo»).
Venendo alla strutturazione dell'opera, l'a. rimanda tutte le solite questioni introduttorie alla fine denominandole «Parte conclusiva» (Il discepolo amato, L'autore del QV, Il QV e i Sinottici, L'uso dell'AT, Le influenze culturali e spirituali del QV, Storia della formazione del testo, La comunità del QV, Scopo dell'opera, Datazione, La cristologia e La figura del credente nel QV) per cui dovrebbero avere carattere di retrospettiva come nella breve postfazione della «Lettura dell'Evangelo secondo Giovanni di X. Léon-Dufour» (IV, 393-422), ma in realtà mantengono il loro usuale carattere introduttorio con frequenti elenchi di opinioni diverse. Alcune pagine iniziali invece presentano «Il piano dell'opera» (pp. 15-27), che si limita ad accogliere le due grandi articolazioni proposte dal Dodd: il libro dei segni (Gvv 1-12) e il libro della gloria (Gv 13-21) e ad aggiungere la proposta di una unità semantica delle due nel dono della «vita piena/eterna» per mezzo della fede, che parte dal prologo per finire nella prima conclusione del QV (20,30-31). Il «commento esegetico e teologico» comprende la maggior parte dell'opera in scansione di pericopi successive, 17 nella prima parte, 9 nella seconda, praticamente corrispondenti ai vari capitoli. Di ciascuna pericope dà la traduzione propria in italiano, quindi l'articolazione successiva delle scene o dei temi (non la struttura), l'analisi esegetica e teologica molto ampia di ogni versetto o serie di versetti e infine la bibliografia. L'esegesi si dilunga su tutte le questioni ad iniziare dalla filologia, l'aspetto letterario e quello teologico, sui paralleli interni ed esterni (intreccio intratestuale e intertestuale). Un pregio dal punto di vista metodologico mi sembra il suo ricorso in primo luogo al confronto interno, data l'unità letteraria, semantica e teologica del QV; tuttavia siccome il confronto viene condotto a tutto campo ogni volta (tutti i testi con una data parola oppure con una stessa espressione senza una selezione in ordine alla comprensione del testo presente), si finisce per sfuocare l'esegesi invece di metterla a fuoco. Alla fine di ogni pericope vi è una bibliografia u-sualmente molto aggiornata ed anche questo è un pregio, l'ampia documentazione bibliografica. Usando sempre uno stile paratattico ad iniziare dall'articolazione della pericope fino alla presentazione delle varie opinioni esegetiche, spesso si passano in rassegna opinioni diverse senza una presa di posizione precisa e argomentata; e perciò conclude con un «non liquet» (cf. ad esempio p. 860). Ne consegue che l'ampia esegesi, senza una linea unitaria ermeneutica ed una strutturazione dinamica dell'unità, è molto ricca, ma sfuocata e senza un ordine preciso. Non mancano traduzioni singolari come quella di logos con comunicazione (la giustificazione del termine non è data immediatamente dopo la proposta di traduzione, ma viene rimandata a quando si parla dei vari significati di logos all'interno della narrazione giovannea (pp. 41-42). Lo stesso si dica della traduzione di vita eterna con vita piena: «Dall'insieme del contesto giovanneo si può dedurre che la durata sia sinonimo di pienezza» (p. 162). E si potrebbe continuare. A mio parere la traduzione dovrebbe rispettare il più possibile il senso letterale, mentre la spiegazione si deve aprire ai vari significati del senso originario. Insomma io distinguerei senso letterale unico e significati molteplici e non li confonderei.
Il volume si conclude con una bibliografia generale (dei commenti importanti manca solo quello di Hartwig Thyen, Das Johannesevangelium, Mohr Siebeck, Tübingen 2005), un indice scritturistica ampio ed accurato, l'indice degli autori e l'indice generale.
Tutto sommato, un nuovo commento è sempre una ricchezza, tanto più un commento al QV che è una ricchezza inesauribile.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 3
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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